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Autore: Alue    03/11/2013    3 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V
 
Dopo essere tornata a casa, spiegai a Jong cosa fosse successo nel giardino della scuola; questo si stupì molto nel sapere che Hyun Joong era stato l’artefice del mio salvataggio in extremis, ma vedendomi ancora scossa e presa dai miei pensieri cercò di non commentare e tenne il suo disappunto per se, anche se sapevo che sotto sotto gli era grato per ciò che aveva fatto.
Quando ebbi finito di raccontare l’accaduto, salii silenziosamente le scale, facendo attenzione a non svegliare nessuno e a non fare rumore ed entrai in camera. Mi appoggiai con la schiena sulla porta e decisi di mettermi il pigiama per andare a dormire. La testa pesante, aveva cominciato a farmi male quando Kibum mi aveva riaccompagnato, ma in quel momento mi sembrò che stesse quasi per scoppiare. M’infilai sotto le coperte e cercai di prendere sonno. Non ci riuscii. Per quanto mi rigirassi nel letto, non riuscivo ad addormentarmi. Ero nervosa per ciò che era successo e il mal di testa non aiutava, così decisi di scendere.
In cucina cominciai a preparare una tisana calmante, mettendo a bollire l’acqua, e presi una pasticca per i mal di testa. Mi sedetti al tavolo e aspettai che la medicina facesse effetto, poggiando la testa sulle braccia conserte.
-Yaya…?-, mi sentii chiamare e alzai lentamente la testa.
-Jong… pensavo che fossi già a dormire. Che succede?-, chiesi vedendolo scendere.
-Non riesco a dormire-, rispose. Jong che non riusciva a dormire? Stava male? No, sembrava preoccupato.
-Vuoi un po’ di tisana? La sto preparando per me, ma ne ho fatta un po’ di più-, proposi.
-Sì, grazie-, annuì distrattamente. Lo vidi sedersi accanto a me e lo fissai in viso, studiando la sua espressione: gli occhi erano piuttosto pensierosi e si stava mordicchiando un labbro nervosamente.
-Jong, qualcosa non va?-, domandai.
-Mmh? No, solo che…-, farfugliò.
Alzai un sopracciglio: -Cosa?-.
-Mi stavo chiedendo perché Hyun Joong si è preso la briga di tirarti fuori dai guai-, concluse.
Fissai mio fratello per un istante, poi rivolsi lo sguardo altrove, fuori dalla finestra di fronte a me e pensai a quello che Hyun Joong mi aveva detto prima di riportarmi nella palestra.
 
 -Perché sei così?-.
-Così come?-, domandò.
-Così… lunatico. Ogni volta cambi comportamento: prima sembra che tu non possa vedermi e l’attimo dopo mi salvi. Perché ti comporti così?-, continuai.
-Perché solo io ho il diritto d’infastidirti-, rispose.
 
Sospirai e risposi alla domanda di mio fratello senza staccare lo sguardo dal buio che inondava la strada di là dalla finestra: -Credo che l’abbia fatto perché anche lui è umano, Jong. Se lui avesse avuto una sorella, o un fratello, e questo fosse stato nei guai sotto i tuoi occhi… tu l’avresti aiutato?-, chiesi. Stavo cercando di allontanare Jong dall’idea che Hyun Joong stesse facendo di tutto per attirare le mie attenzioni.
-Beh, credo di sì-, rispose.
-Mh… -annuii sorridendo- ecco svelato il mistero. Tu a cosa pensavi?-, chiesi.
-Pensavo che ci fosse un motivo in più. Quel ragazzo ha sempre doppi fini nelle cose che fa-, rispose.
“Il mio fratellino ha inaspettatamente un cervello… peccato che lo usi proprio quando non debba”, pensai mentre tornavo a guardarlo. Ripensando a quello che era successo con Hyun Joong avevo capito che quella situazione potevo risolverla da sola. Se Jong avesse saputo tutto quello che Hyun Joong aveva combinato in ascensore, la mattina dopo sarebbe andato da lui per parlargli e di certo non da persona civile e pacata.
-Sta tranquillo, fratellone –sorrisi- so badare a me stessa-, lo tranquillizzai.
Mi guardò un po’ sospettoso, ma lasciò correre: -Va bene, ma dimmi se qualcosa non va o se t’infastidisce, ok?-.
Annuii sorridendo e sentii l’acqua bollire, così mi alzai per andare a preparare l’infuso. Portai la tisana a tavola e la versai in due tazze. Ne porsi una Jong e L’altra la tenni per me.
Finito di bere, tornammo in camera ed io cercai finalmente di trovare pace per quella sera. Presi sonno quasi subito sotto l’effetto della tisana e dormii serenamente. 
 
***
La mattina dopo mi svegliai tardi e piuttosto rilassata. Non avevo sognato, né avevo avuto incubi… la tisana era stata un vero sonnifero. Mi alzai dal letto e senza fretta mi vestii, indossando una tuta pesante. Fuori faceva freddo, ma avevo intenzione di andare a correre ugualmente al parco.
Mamma la domenica non lavorava, così ci faceva trovare sempre una bellissima colazione la mattina. Scesi di buon umore in cucina e mezza assonnata mi sedetti a tavola.
-Buongiorno, gente!-, sorrisi.
-Buongiorno-, disse papà guardandomi di sottecchi.
-E’ successo qualcosa di bello?-, domandò mamma maliziosa, mentre mi versava una tazza di tè caldo. Intuii che stava insinuando qualcosa su me e Kibum e la fulminai.
-No, mamma. Non è successo niente di cui tu potresti gioire. Sono felice però… non lo so perché. Ci sono quei giorni che una persona si sveglia felice senza un buon motivo. Forse perché sento che deve accadere qualcosa di bello?-, chiesi più a me che agli altri. Mamma si sedette a tavola con noi e cominciammo a mangiare.
-Dov’è Jong?-, chiesi non vedendolo.
-E’ ancora in…-, cominciò papà.
-Sì, non credo ci siano problemi…-, disse Jong al telefono. Scese le scale ed entrò in cucina, prese un po’ di latte dal frigo e si sedette con noi continuando a parlare: -No, l’ho già detto ai miei, puoi venire… Sì, ci divertiremo come i vecchi tempi-, rise e cominciò a mangiare.
Sentendo quelle parole alzai lo sguardo dalla mia tazza di tè e fissai mio fratello, poi guardai papà e mamma con un punto interrogativo stampato sulla faccia: -Chi deve venire?-, chiesi a bassa voce.
-Oh… un vecchio amico di Jong-, rispose distrattamente papà, come se volesse sviare il discorso. Mi sembrò un po’ turbato.
-I suoi genitori si stanno trasferendo a Seoul da fuori città, così lo ospiteremo per un po’ di settimane-, si affrettò a spiegare mamma.
In silenzio e un po’ perplessa continuai a mangiare, scrutando i visi di ognuno di loro a ogni pensiero. Avevo la strana sensazione che mi stessero nascondendo qualcosa.
Papà ha cercato una via di fuga alla mia domanda e mamma è stata abbastanza sbrigativa nel spiegarmi le cose. Jong sembra felice di questo nuovo arrivo. Io lo conosco? Bah… non credo, ma se si tratta di una vecchia amicizia forse me l’hanno fatto incontrare quando ero molto piccola… Jong sembra felice mentre gli parla, allora perché mi danno risposte sbrigative?”, pensai.
-Mamma, papà, Hongki sarà qui sta sera-, annunciò Jong rivolgendosi hai nostri genitori e interrompendo i miei pensieri.
-Hongki? Lo conosco?-, chiesi curiosa. Quel nome mi suonava nuovo.
-No, non lo conosci e sta lontana da lui-, rispose Jong irritante.
-Perché?-, domandai infastidita.
-E’ maschio ed è una persona molto espansiva. Una di quelle persone che potrebbe piacerti, perciò stai alla larga da lui-, rispose di nuovo.
-Espansiva in che senso?-, continuai a domandare. Non capivo tutta quell’astio da parte di mio fratello. Il suo amico per me poteva essere un tipo qualunque e lui cominciava a essere geloso ancora prima che arrivasse? Non aveva senso!
-Hongki è un tipo dalle buone maniere e molto premuroso. Tuo fratello ha paura che tu possa innamorati delle sue attenzioni-, spiegò papà con un sorriso malizioso, mentre fissava Jong.
-Non succederà mai-, dissi scettica e bevvi un sorso di tè.
-A me non dispiacerebbe affatto se tua sorella s’interessasse ad un ragazzo come lui-, continuò papà punzecchiando Jong.
-Papà! –urlai- Adesso ti ci metti anche tu oltre la mamma!?-, mi lamentai.
-Non sto dicendo niente di male. Conosco quel ragazzo da quando portava il pannolino con tuo fratello, sarei contento perché so che è un bravo figliolo-, si giustificò ridendo.
-Tua figlia s’innamorerà di Kibum. Non accetto altri ragazzi in casa mia-, aggiunse mamma.
I miei genitori ricevettero in tronco un’occhiataccia da Jong, il quale finì di bere il suo latte e stizzito se ne andò in camera sua a passo pesante. In compenso non capivo ancora le risposte evasive dei miei, ma lasciai correre, sicura che poi avrei indagato.
Nanà, che per tutto il tempo era stata in silenzio domandò dopo che Jong se ne fu andato: -Mami, non avevi detto che ti piaceva Hyun Joong?-.
-Mmh? Oh sì, quel ragazzo è tanto educato. Sì, mi piace anche lui, ma Kibum resta il mio preferito-, rispose.
-Allora… se Yaya non si metterà con Hyun Joong, lui aspetterà me e poi ci sposeremo-, concluse Angelica con uno sguardo sognante, mentre fissava il vuoto.
Povera la mia sorellina… Se solo avesse saputo che tipo di ragazzo era Hyun Joong, non credo le sarebbe andato tanto a genio. Mia sorella odiava le persone lunatiche e Joong era proprio una di quelle. La sua adorazione era destinata a morire.
 
Dopo aver fatto colazione, uscii di casa e andai al parco. La gente sedeva sulle panchine e alcune persone avevano portato dei cestini da pic-nic. I bambini giocavano felici con i loro cani e i loro genitori, mentre alcuni anziani sedevano sulle panchine.
Anche se era il primo di novembre, il sole quella mattina scaldava i visi di tutti e faceva sperare in una bella giornata. Preso l’mp3 e scelta “Jojo” come musica, cominciai a correre. Le gambe andavano da sole e ad ogni passo sentivo la tensione, che avevo accumulato i giorni indietro, scaricarsi. Ogni pensiero stava andando via, ma l’unico che rimaneva era: perché tutti cercavano di evitare il discorso “Hongki”, eccetto che per prendermi in giro?
Tra Hongki e la madre di mio fratello, Yoona, potrebbe esserci un collegamento? In fondo papà e Jong hanno detto che Hongki è un vecchio amico di famiglia, perciò… Aish! Che legame potrebbe esserci? Yaya sei una stupida! Saranno stati solo amici. Se ci fosse stato un legame più forte papà e mamma me l’avrebbero detto”, pensai. Le mie conclusioni in un certo senso potevano avere un fondo di verità. Quella mattina tutti erano stati strani: Jong voleva che stessi lontana da Hongki, papà cercava vie  di fuga e mamma non dava spiegazioni approfondite come sempre. Qualcosa era nascosto e dovevo scoprire cos’era. Odiavo i segreti più di qualsiasi altra cosa al mondo, specialmente se riguardavano la mia famiglia.
Continuai a correre e feci due giri del parco. I pensieri mi avevano preso completamente, tanto da non farmi stare attenta a dove andavo, così a metà del terzo giro andai a sbattere contro un ragazzo alto e snello, con i capelli castani ramati.
Mi tolsi velocemente le cuffiette e alzai gli occhi per scusarmi: -Choesong-inmida…-, m’inchinai e notai che il ragazzo era Hyung Jun. Mi sorrise divertito ed esclamò: -Sembra che noi due siamo destinati ad incontraci così!-.
-Sumbae!-, sorrisi.
-Come mai mi sei venuta addosso sta volta? Di nuovo in ritardo?-, chiese scherzando.
-No, ero immersa nei miei pensieri. Mi capita sempre quando ascolto la musica-, continuai a sorridere, felice di averlo incontrato.
-Capisco… Beh, giacché ci siamo, facciamo una passeggiata insieme no?-, propose.
-Sì, è una buona idea-, risposi.
Cominciammo a camminare silenziosamente e pian piano ci avvicinammo al laghetto con le anatre. Quel parco era piuttosto familiare, ogni volta che ci andavo mi ricordava sempre i miei primi anni di vita a Roma. Quanto mi mancava quella città… ero davvero felice, nonostante sapessi della presenza di Hyun Joong, che presto saremmo partiti per una gita in Italia e la tappa sarebbe stata la mia città natale.
Arrivati al laghetto, presi un pezzo di pane che era avanzato a casa e mi piegai sulle gambe, cominciando a distribuirlo agli animali, mentre Hyung Jun mi guardava.
-Adoro questo posto-, dissi fra me.
-Anch’io, quand’ero piccolo mio padre mi ci portava sempre la domenica. E’ un posto come un altro per passare la giornata in famiglia-, commentò Jun.
-Già… mi ricorda tanto l’Italia. Ho una foto con mio fratello in un posto molto simile a questo-, dissi.
 -Mmh? Per caso è la foto che ti ho restituito quel giorno a scuola quando ci siamo conosciuti?-. Hyung Jun sembrava molto curioso di quello che stavo dicendo.
-Sì, proprio quella-, mi rialzai sorridendo.
-Quel posto nella foto, Roma stessa… è una miniera di ricordi per me-, sorrisi e mi appoggiai alla ringhiera del lago, dandogli le spalle. Guardai le famiglie in giro che mangiavano.
-Sei nata a Roma?-, domandò Hyung Jun assumendo la mia stessa posizione, mentre annuivo con la testa.
-Ti manca, vero?-, continuò.
-Da morire. Ogni volta che vado e poi devo ritornare, per me è uno strazio. E’ come se dovessi lasciare una parte del mio cuore lì. So che c’è, ma la distanza da quella città mi provoca tanta nostalgia-, risposi.
-Capisco…-, commentò.
Da quel momento seguì un lungo silenzio. La presenza di Hyung Jun era rassicurante come al solito, così chiusi gli occhi e lasciai che il sole riscaldasse le mie guance, che poco a poco andavano colorandosi di rosso.
Inspirai ed espirai profondamente, per poi riaprire gli occhi e lo guardai.
-Grazie, Sumbae…-, dissi d’un tratto sorridendogli.
-Uh? Di cosa?-, chiese.
-Per aver trovato mia sorella ieri. Non ti ho nemmeno ringraziato a dovere-, risposi dispiaciuta.
-Non preoccuparti, ho solo avuto fortuna, tutto qui-, concluse.
-Ti ringrazia anche Jong. Lui… credo che ti stimi molto. Ti considera un ragazzo con la testa apposto, rispetto ai tuoi amici-, dissi.
Hyung Jun scoppiò a ridere e poi mi guardò: -Non sono cattivi, solo credono molto nelle loro potenzialità. Hyun Joong è il nostro leader perché ogni giorno ha nuove idee per i balli, le canzoni, ecc. mentre gli altri contribuiscono tutti ad alimentare le sue idee. Siamo come voi, una sottospecie di famiglia, anche se sembriamo un branco di lupi inferociti da cui stare alla larga-, spiegò sorridendo. Hyung Jun sembrava divertito della mia precedente affermazione. Sapeva molto bene cosa pensassero gli Shinee dei SS501, ma noi non sapevamo cosa pensassero loro di noi, così chiesi: -Perché ce l’avete tanto con gli Shinee? Hyun Joong non sembra comportarsi così con l’altro gruppo-.
-Già… questo perché gli Shinee fanno paura a Hyun Joong-, rispose.
-Stai scherzando, vero?-.
-No, Hyun Joong è semplicemente spaventato, perché siete molto bravi e avete una carica diversa dalla nostra sul palco. Noi sembriamo molto convinti in quello che facciamo, ma voi… gli Shinee... sembra che si esibiscano non per gareggiare, ma per divertirsi, non mostrando la tensione che hanno addosso-, continuò a spiegare.
Mentre parlava, lo fissai e studiai il suo volto: mi sembrò molto serio e lo assomigliai agli altri membri del suo gruppo. Aveva ragione, gli Shinee avevano la capacità di sdrammatizzare quando le cose andavano male e ci scherzavano sopra, sperando che volta dopo potesse andare meglio, ma i SS501 non erano così. Ogni volta che gli Shinee ricevevano punti a loro favore, per il leader il mondo cadeva giù e le sue emozioni si riversavano su tutti i suoi compagni.
Hyung Jun si girò all’improvviso: -Come mai mi fissi?-, chiese dolcemente.
-Eh? N-niente…-, mi girai.
Mi guardò per qualche secondo e cercai di nascondere il viso con i capelli, imbarazzata. Quando sentii che non mi fissava più, tornai serena.
-Ti va di uscire questa sera?-, chiese all’improvviso.
Mi girai di scatto verso di lui e lo guardai più imbarazzata di prima: -Eh?-.
Sorrise e ripeté: -Ti va di uscire insieme?-.
-S-sumbae… io…-, farfugliai.
-Da amici –scrollò le spalle- so che non provi niente per me, perciò non voglio metterti sotto pressione. Ho bisogno di stare lontano dai SS501 almeno per una sera e tu sei l’unica persona con cui riesco a non pensarci-disse.
-Ok, ma… è successo qualcosa?-, chiesi preoccupata. Da quando uno dei membri di un gruppo voleva stare lontano dagli altri?
-In un certo senso… sì –ammise- Ma se possibile ne parliamo sta sera. Allora ci stai?-, domandò sorridente.
Annuii: -Va bene. Non so come farò a dirlo a Jong, ma va bene-, sorrisi.
 
Tornata a casa, sporca e sudata, andai a farmi una bella doccia calda. Preparai una felpa e un pantalone di una tuta e m’infilai sotto l’acqua bollente. Lasciai che l’acqua scorresse sul mio corpo e distesi i nervi, pensando a cosa potevo inventarmi per uscire con Hyung Jun, senza che Jong potesse scatenare la terza guerra mondale.
Mi strofinai bene i capelli, m’insaponai e poi risciacquai bene tutto. Uscii dalla doccia e tolsi il vapore dallo specchio, incontrando i miei stessi occhi: -Che cosa potresti dire a tuo fratello?  -mi chiesi- forse… forse devi dire solo la verità. Jong non è la tua balia, né la tua babysitter. Se ne farà una ragione, in fondo usciamo solo d’amici Jun ed io…-, mi sorrisi e cominciai a tamponare e capelli per togliere l’acqua in eccesso.
Misi la spuma nei capelli e asciugai con il diffusore, ottenendo dei bei boccoli ribelli che incorniciarono il mio viso. Soddisfatta del risultato, mi vestii e scesi in cucina per il pranzo.
Mamma e papà erano a lavoro il pomeriggio, così avevano lasciato tutto pronto. Angelica era dalla tata e così trovai solo Jong che aveva cominciato a mangiare senza di me.
-Grazie per avermi aspettato…-, dissi ironica.
-Prego-, rispose lui piatto.
Stavo mettendo un po’ di ramen nel mio piatto, ma a quelle parole mi girai verso mio fratello e lo squadrai da capo a piedi. Era arrabbiato con me?
-Jong… qualcosa non va?-, chiesi. Tornai a mettermi il ramen nel piatto e poi mi sedetti a tavola, iniziando a mangiare.
-No-, continuò con le risposte a monosillabi. Sbattei la forchetta sul tavolo e lo fissai: -E’ per quello che ha detto papà sta mattina?-, continuai.
Jong alzò gli occhi dal piatto e mi guardò senza mostrare emozioni di nessun tipo: -Anche se fosse?-.
-Come mai sei arrabbiato per quello che ha detto? Sei così preoccupato che Hongki, o come si chiama lui, possa piacermi? Lo sai che se è una persona di casa non potrei mai interessarmi. Perché continui a preoccuparti?-, scrollai le spalle guardandolo male.
-Non è per quello che ha detto papà, è per…-, disse.
-Cosa?-, chiesi.
Sbuffò e tagliò corto, facendo cadere il discorso come papà quella mattina: -Lascia stare…-.
Cerca ancora di evitare i discorsi quando si tratta di Hongki! Che nervi! Devo assolutamente scoprire che cosa nascondono in questa casa!”, pensai.

Per cambiare il discorso e cogliere di sorpresa mio fratello, dissi dopo poco: -Sta sera esco con Hyung Jun, non ti dispiace, vero?-. . Lo dissi con innata calma e leggerezza, tanto che probabilmente a Jong andò di traverso un boccone di ramen, perché come finii di parlare cominciò a tossire, cercando disperatamente un po’ d’acqua.

-Non ho detto che ci esco come fidanzata o peggio come moglie! Semplicemente vuole un’uscita d’amici!-, spiegai passandogli la bottiglia. Bevve e mandò giù il boccone.
-Stai scherzando, vero!?!-, strillò.
-Calmati, Jong, tanto la mamma mi darà il permesso-, dissi tranquilla.
-Non credo, la zia sta mattina ha detto che non vuole nessuno all’infuori di Kibum come genero. Ricordi?-, chiese sarcastico.
-Sì, me lo ricordo, ma non ne faccio un dramma. Le dirò semplicemente che esco d’amica, proprio come l’ho detto a te-, conclusi tornando al mio piatto, ma lo vidi ancora più preoccupato.
-Jong… -dissi esasperata- papà mi lascia fare come voglio, la mamma mi lascia fare come voglio. Sanno bene che scelgo le persone con cui uscire solo dopo averle conosciute e inquadrate bene. Anche tu lo sai, allora perché non la smetti di preoccuparti per me? Io mi preoccuperei di Federica, non di mia sorella. Quella ragazza ha bisogno di un po’ d’attenzioni da parte tua e tu sei sempre dietro di me come se fossi un segugio!-, lo ammonii.
Jong sospirò profondamente e si rattristò: -Sì… oggi abbiamo litigato proprio per questo-, ammise.
-Per me?-, chiesi allibita.
-No, perché le presto poca importanza. Solo che… non riesco a trovare tempo, né momento. Vorrei stare un po’ con lei, ma allo stesso tempo devo stare appresso a te e agli Shinee-, confessò tristemente.
-Allora molla tutto, no?-, sorrisi.
-Cosa? Lasciare tutto? Non se ne parla per niente!-, esclamò.
-Cretino… non definitivamente. Intendevo: portala a cena fuori! Con il lavoretto che l’anno scorso hai fatto al bar del centro, hai messo da parte un bel gruzzolo. Prendi qualche soldo da lì e portala a mangiare fuori con te. Sono sicura che apprezzerà. Sarebbe un gesto carino e molto romantico-, gli proposi.
Jong si fece pensieroso ed io finii il mio ramen. Mi alzai e posai il piatto nel lavandino per poi dirigermi verso la mia camera.
-Sorellina…-, sentii che mi chiamava.
-Mh? Si?-, chiesi girandomi sulle scale.
-Grazie –mi sorrise- cerca di fare la brava sta sera. Mi fido di te e… seguirò il tuo consiglio-. Capii che mi stava lasciando via libera e gli sorrisi dolcemente.
-Grazie a te, fratellone-, ammiccai e salii di corsa le scale.
Arrivata in camera, accesi il pc e aspettai che entrasse nel sistema. Una volta dentro ricevetti un messaggio istantaneo in posta da parte di Minho. Lo aprii e lo lessi:
 
Dobbiamo parlare. Ci vediamo alle quattro al parco, dove vai a correre. A dopo
Minho.
 
Restai perplessa e un po’ stupita. Adesso ci si metteva anche lui? Dall’ultima volta che avevo cercato di fare pace non mi aveva più rivolto la parola, se non per insultarmi, quando avevo perso mia sorella, e dirmi che ero “Stupida e irresponsabile”.
Sospirai davanti alla posta elettronica e poi la chiusi. Diedi un rapido sguardo all’orologio e notai che erano le due e mezzo. Avevo ancora un’ora, ma mi preparai lo stesso per uscire.
Verso le tre e mezzo scesi le scale e annunciai a mio fratello, il quale era spaparanzato a vedere la tv: -Jong, io sto uscendo-. A piedi, da casa mia al parco, era mezz’ora di camminata, così uscii per le tre e mezzo.
-Dove vai?-, chiese guardandomi.
-Minho vuole parlarmi. Mi ha scritto in posta-, scrollai le spalle e mi misi la sciarpa.
-Forse vuole fare pace. Mi sembrava dispiaciuto ieri sera quando ho parlato con lui-, disse Jong.
-Non lo so. Puoi accompagnarmi tu? Non mi va di andare a piedi-, lo pregai.
-No, devo aspettare quella piattola di Hyun Joong per studiare e finire il progetto a coppie-, disse quasi schifato.
-Ok, allora cerca di non farci a botte. Non voglio spargimenti di sangue al mio ritorno. Per il resto… buon pomeriggio e buono studio. Bye bye!-, gli rivolsi un sorriso sarcastico e uscii di casa, incamminandomi.
 
Ero seduta su una panchina, con le mani dentro le tasche, quando qualcuno alle miei spalle mi coprì gli occhi con le mani. 
-Ma chi…?-, tolsi le mani dai miei occhi e vidi Minho dietro di me.
-Ciao, dolcezza-, sorrise dolcemente sedendosi accanto a me e mi scompigliò i capelli. L’odiai a morte: avevo faticato per renderli perfetti e lui aveva distrutto quello che avevo creato.
Lo osservai e notai che era di buon umore. Buon segno, significava che voleva far pace. Sorrisi fra me e aspettai.
-Come stai?-, mi chiese.
-Bene, tu?-, gli sorrisi.
-Bene-, mi guardò e lessi un filo d’imbarazzo nei suoi occhi, così senza pensarci due volte gli chiesi: -Ti sei divertito con Tiffany ieri sera alla festa?-.
-Sì, è stata una bella serata. E tu con Kibum?-, chiese.
Tasto dolente. Quella domanda mi fece venire in mente ciò che era successo con Hyun Joong. Minho probabilmente non sapeva niente. Jong aveva evitato di dirglielo? Forse sì, ma evitai comunque il discorso abbassando lo sguardo e mentendo: -Sì…-.
-Non mi suona un “sì” convinto-, disse scrutandomi.
-No, è stata una bella serata. Davvero. Ho trovato il tuo messaggio in posta, cosa volevi dirmi?-, tagliai corto e andai al sodo.
Minho assunse un’aria dispiaciuta e allo stesso tempo imbarazzata. Lo guardai e gli feci coraggio con un sorriso. Se voleva fare pace, per me era tutto risolto.
-Ecco… beh, io volevo farti le mie scuse-, disse d’un fiato. Non mi rivolse lo sguardo, ma fisso un punto indefinito di fronte a lui, così guardai avanti anch’io per non metterlo in soggezione.
-Minho… io credo di non poter…-, cominciai, ma mi fermò.
-Capisco, se non puoi scusarmi, non fa niente. Capisco…-.
-Stavo per dire: “Credo di non poterti non perdonare”, ma se vuoi che non accetti le scuse…-, scoppiai a ridere.
Lo vidi trarre un sospiro di sollievo e rise anche lui: -Mi dispiace di averti trattato male in questi giorni e di… averti dato della stupida ieri pomeriggio-, si scusò.
-Non preoccuparti. Eri arrabbiato con me perché ti ho trattato male senza un valido motivo. Mi dispiace tanto…-, ammisi più a me stessa che a lui.
Minho cercò il mio viso chinando la testa di lato: -Il motivo c’era invece…-, disse tranquillo incontrando miei occhi. Lui sapeva del mio debole? Ok, Jong non teneva la bocca chiusa con i suoi amici, ma addirittura dirlo al diretto interessato!
-Quale sarebbe stato? Illuminami-, chiesi scherzando e facendo finta di niente allo stesso tempo.
-Ti piaccio-, sorrise compiaciuto.
Lo guardai allibita per un istante. Aveva appena confermato che mio fratello era un pettegolo: -Piacevi-, precisai.
-Certo, certo-.
-Minho –lo ammonii- sono sicura di quello che dico. Ho represso i miei sentimenti subito, ma mi sentivo gelosa del rapporto che hai con Tiffany, tutto qui. Ti ho sempre considerato come uno dei miei migliori amici e vedervi insieme… beh, non è stato carino dato che cominciavi a interessarmi; però non posso farci niente, lei non lo sapeva. A proposito, dille che mi dispiace, se la vedi… Da quando ha saputo del nostro litigio non mi ha più rivolto la parola-, dissi sconsolata.
-Lo farò, ma non credo che le passerà facilmente-, disse Minho un po’ dispiaciuto.
Scrollai le spalle: -Se vuole essermi amica ci sarò, ma per il momento non posso stare molto appresso a lei, devo seguire quello che Jong sta combinando con Federica-, pensai ad alta voce. In effetti era vero, dovevo controllare ciò che faceva mio fratello, perché se si fosse allontanato troppo da lei, Federica si sarebbe di certo guardata intono. La cosa non mi piaceva. Jong stava bene con Feffe e anche lei con lui, il problema era la stupidità di mio fratello e io dovevo per lo meno distruggerla per farli riavvicinare.
-Sì, c’eravamo anche noi quando Feffe si è arrabbiata con Jong. In fondo non ha tutti i torti lei. Jong è sempre a preoccuparsi per te e non presta molta attenzione a Federica-, commentò.
-Lo so, infatti, oggi l’ho sgridato abbastanza. Dice che la porterà a cena fuori prossimamente e questo grazie a me!-, risi, gonfiandomi orgogliosa di me stessa.
-Allora spero che facciano pace. Jong diventa molto depresso quando discute con lei e sinceramente non mi va di starlo a sentire frignare anche questa volta-, commentò.
-Almeno tu non vivi insieme a lui. Mi riaccompagni a casa?-.
-Certo, volentieri-, sorrise e ci alzammo.
Ci incamminammo verso casa e sulla strada del ritorno Minho m’invitò a prendere una cioccolata calda. Entrammo nel “Paradise caffè”, dove un anno prima Jong aveva trovato lavoro, e ordinammo una cioccolata fondente per me e una bianca per lui.
La cameriera portò tutto in un lampo e cominciai a mangiare lentamente, assaporando la mia cioccolata un po’ per volta. Era molto amara, ma in quel momento l’amaro del fondente consolava il mio umore. Fissai la tazza e giocai con la cioccolata, facendo girare il cucchiaino più volte, mescolandola.
Tiffany non farà mai pace con me, ne sono certa. E’ troppo orgogliosa e dovrei fare io il primo passo. Sinceramente non mi va di stare a pregare nessuno. Se mi vuole come amica tornerà prima o poi…”, pensai.
-Credo che quest’anno verrò a dare una mano qui al bar come ha fatto Jong-, disse Minho all’improvviso e mi portò alla realtà.
-Come mai?-, chiesi.
-Beh, è pur sempre un’esperienza e poi così posso avere da parte dei soldi per comprare cose che mi piacciono, senza chiedere hai miei. L’idea di tuo fratello non era stata cattiva-, rispose.
Mi guardai intorno e vidi la cameriera molto indaffarata a servire quasi tutti i tavoli. In effetti, non c’era molto personale in quel bar e un altro dipendente avrebbe fatto di sicuro comodo.
-Credo che farò lo stesso –annunciai- anche a me farebbero comodo dei soldi. Chiedere ogni volta ai miei è abbastanza scocciante, considerando che non mi danno la paghetta-, commentai continuando a guardarmi in giro.
Finii di bere la mia cioccolata e Minho andò a pagare. Mi alzai e lo raggiunsi dopo poco. Quando arrivai al banco della cassa, lo sentii parlare con la cameriera dei posti liberi come camerieri: -Capisco… e quando potrei cominciare?-, chiese.
-Anche la settimana prossima. Ci serve disperatamente qualcuno che aiuti ai tavoli-, rispose la cameriera. Era molto bella: lunghi capelli neri le incorniciavano il viso a cuore e due occhi grandi erano evidenziati da un filo di matita nera. La sua figura era alta e longilinea e gli stivali con il tacco la facevano ancora più alta.
-C’è posto per due dipendenti?-, m’intromisi.
-Come? Certo-, rispose lei sorridente.
-Allora potrei iniziare a lavorare anch’io con voi?-, domandai. Minho mi stava osservando stupito. Forse non credeva che avrei lavorato nello stesso bar in cui avrebbe lavorato lui.
-Certamente! Sono felice di ricevere un po’ d’aiuto qui. La prossima settimana potete iniziare tranquillamente!-, cinguettò.
-Bene, allora inizieremo lunedì alle quattro, giusto?-, chiese Minho.
-Sì, e ricordate di non fare tardi, il direttore è molto intransigente -si raccomandò la ragazza- io sono Cloe, piacere di conoscervi-, sorrise dolcemente.
-Piacere nostro-, ribatté Minho.
Uscimmo dal “Paradise Caffè” che erano quasi le sei. Minho fu molto gentile e mi riaccompagnò a casa di buon umore.
Quando rientrai Jong mi fece il terzo grado, chiedendomi cosa avessimo fatto, dove fossimo andati e cosa avevamo fatto. Fortuna che era un suo amico, non osavo immaginare cosa mi avrebbe chiesto quando sarei rientrata dopo la serata con Hyung Jun.
Salii lentamente le scale e cominciai a prepararmi, scegliendo un look molto casual. Quella sera non avevo voglia di agghindarmi, né di farmi bella. Volevo che Hyung Jun non si sentisse in imbarazzo per niente, così presi una maglia nera elegante cosparsa di strass a maniche lunghe, un jeans, un paio di stivali lunghi fino al ginocchio e li indossai.
Andai in bagno e passai un leggero velo di matita nera sui miei occhi, contornai le palpebre con un ombretto bianco e sfumai il tutto. Misi un po’ di mascara e fui pronta in pochi istanti.
Chiamai mamma e l’avvisai che quella sera non avrei mangiato a casa per una cena con degli amici. Fu ben contenta di darmi libera uscita ed io lo fui più di lei. Sospettai, però, che avesse intuito qualcosa quando riagganciò il telefono con uno dei suoi urletti.
 
Quando arrivò, alle otto precise, Hyung Jun mi fece uno squillo al cellulare io scesi le scale per avviarmi alla porta di casa.
-Mamma, papà, io sto uscendo. Ci vediamo alle undici-, annunciai.
-Stai attenta, Bocciolo-, si raccomandò papà.
-Non preoccuparti, papà, so badare a me stessa-, gli sorrisi e vidi Jong lanciarmi uno sguardo preoccupato. Lo rassicurai facendogli l’occhiolino e uscii di casa.
Hyung Jun aveva accostato a due cancelli più giù da casa, così camminai fino alla macchina e bussai al finestrino quando fui li: -Buona sera, signor Kim-, dissi ridendo.
Jun sorrise e uscì dalla macchina abbracciandomi: -Ciao, miss sorriso! Come stai?-, chiese.
-Bene, grazie. E tu?-.
-Bene. Sei bellissima-, disse.
-G-grazie…-, arrossi. Ed io che avevo cercato qualcosa di semplice per non attirare l’attenzione!
-Sali in macchina. Sarai affamata, andiamo a mangiare-, disse d’un fiato risalendo in macchina.
Salii anch’io e una volta dentro chiesi: -Dove andiamo?-.
Mise in moto e partì senza essere brusco: “Fortuna che non guida come Jong e Kibum”, dissi fra me.
-Ho pensato a un ristorante italiano in centro, ti va?-, rispose.
Italiano… Perché tutti pensavano che mangiassi esclusivamente italiano solo perché non ero coreana come loro? Odiavo certe situazioni.
-Ecco… possiamo mangiare qualcosa che piace anche a te. Non per forza cibo italiano, no?-, lo guardai un po’ imbarazzata.
-Non preoccuparti. Non ho mai mangiato in un ristorante italiano, perciò mi farai gustare piatti nuovi. Non è male come idea… e poi so che la cucina italiana è la più buona di tutte. Tu sarai un ottimo giudice questa sera, così la prossima volta che deciderò di andare saprò cosa ordinare-, mi sorrise spensieratamente per un attimo e tornò a guardare la strada.
Hyung Jun Sumbae è molto dolce con me. Capisce che non potrò mai ricambiare i suoi sentimenti e fa di tutto pur di non farmi notare che in realtà ci sta male. Non assomiglia per nulla a Hyun Joong… Probabilmente se Hyun Joong non mi avesse attratto tanto, avrei sicuramente perso la testa per te…”, pensai abbozzando un mezzo sorriso.
-Perché mi fissi?-, chiese guardandomi di sottecchi senza perdere di vista la strada.
-Eh? No, niente…-, mi girai di scatto e guardai fuori dal finestrino, avvampando di nuovo in volto. Fortuna che avevo i capelli sciolti, così mi nascosi dietro di essi.
 
Arrivati davanti al ristorante, Jun aprì la mia portiera e, porgendomi una mano, mi fece scendere. Le mie guance s’infiammarono e non potetti più scappare dal suo sguardo sempre sorridente e scherzoso.
-G-grazie-, dissi e mi voltai a guardare altro. E quello doveva essere un appuntamento d’amici? Gatta ci covava.
-Prego-, rispose.
Alzai gli occhi per osservare il ristorante e notai che quello era il più costoso e il più chic della città. Hyun Jun non aveva badato a spese per me: -Sumbae… ma questo ristorante…-.
-Non preoccuparti, baderò io alle spese. Voglio che questa sera tu stia bene-, mi zittì e un altro sorriso mi fece diventare viola.
Entrammo nel locale e una ragazza ci venne in contro. Hyung Jun le disse di aver prenotato quel pomeriggio e lei ci portò a un tavolo per due. Jun mi fece sedere accostandomi la sedia ed io volli solo sparire per l’imbarazzo.
Si mise seduto di fronte a me mentre aspettavamo il menù, osservai come fosse stata apparecchiata la tavola: tovaglie di seta scendevano quasi fino a terra, mentre sul tavolo erano stati cosparsi petali di rosa. Due piatti di ceramica erano davanti a noi, mentre i tovaglioli bianchi di stoffa, come la tovaglia, erano stati ripiegati a ventaglio e poggiati su di essi. Due bicchieri coronavano il tutto.
Più la serata va avanti e più mi sento fuori luogo. Hyung Jun Sumbae ha esagerato…”, pensai.
-Ecco i vostri menù, ragazzi-, la cameriera ci diede il menù e la ringraziai. Andò via con un sorriso sulle labbra che lasciava intendere molto. Sicuramente aveva pensato che stavamo insieme? Meglio non pensarci.
-Che cosa prendiamo? Sei tu il giudice sta sera-, Hyung Jun mi sorrise e neanche prese il menù.
-Beh, non so quali sono le specialità della casa, ma se vuoi mangiare cucina italiana, possiamo ordinare lasagna, una bistecca e dell’insalata; oppure possiamo ordinare tutto a base di pesce come gli spaghetti con le vongole, cozze, pesce spada…-, mentre la mia parlantina cominciava a farsi sentire e sfogliavo il menù parlando quasi da sola, Hyung Jun intervenne: -Non conosco nessuno dei piatti che hai nominato. Fai tu e mangerò tutto-.
-Oh… -dissi sorpresa- allora vada per lasagna, bistecca e insalata-, dissi chiudendo il menù.
La cameriera arrivò con il solito sorriso e le dissi cosa ci doveva portare. Fu molto carina interessandosi di dirci cosa offrivano i piatti della sera, ma non sapendo bene come fossero, mi limitai a dargli l’ordinazione che avevo scelto e in più aggiunsi un antipasto di terra.
I piatti arrivarono in un batter d’occhio e cominciammo a mangiare. A ogni piatto annunciavo cosa fosse e Jun, con un sorriso a ogni portata, cominciava a mangiare di buona forchetta.
-La lasagna è buona-, disse a un tratto.
-Sì, e spero che la carne sia altrettanto-, commentai.
Continuammo a mangiare, parlando del più e del meno senza troppi pensieri: come andava a scuola lui, come andavo a scuola io (in sostanza mi descrissi come l’ultimo dei somari, ma ci prestò poca attenzione), che cosa avrebbe fatto dopo la scuola e che cosa avrei fatto io.
-Non so… –cominciai- sinceramente non so che fare nella mia vita. Mi piace scrivere e leggere, ma al contempo amo disegnare. Da piccola volevo diventare un’illustratrice di fiabe, ma da qualche tempo sto considerando l’ipotesi che forse potrei anche scegliere un indirizzo di lettere per diventare scrittrice o qualcosa del genere-, dissi.
-Beh, non è male come idea. Due artisti in famiglia, no? Tuo fratello rincorre il sogno di diventare un cantante-, commentò.
-Sì, e per inseguire quel sogno ce la sta mettendo tutta-, sorrisi mentre parlavo di Jong.
Hyung Jun mi sorrise dolcemente e tornò a mangiare. Seguii il suo esempio e finii il mio piatto.
La serata trascorse piacevolmente, a parte l’inizio imbarazzante per me, ci comportammo da amici, proprio come mi aveva promesso. Arrivati al dolce, feci portare un tiramisù che Hyung Jun gradì molto.
Finito di mangiare, ci alzammo e Jun andò a pagare. Mi sentii un po’ in colpa, quella cena costò un finimondo.
Uscimmo dal locale e si guardò intorno per poi incontrare il mio viso: -Che cosa vogliamo fare adesso? Sono solo le dieci e tu hai detto che hai la possibilità di rientrare a casa alle undici, no?-, mi chiese.
-Sì. Beh, non so… dove vuoi andare per me va bene-, gli sorrisi.
-Mmm? –fece una faccia pensierosa- facciamo una passeggiata nei dintorni?-, domandò.
-Va bene-.
 Cominciammo a camminare e riprendemmo a chiacchierare di tutto ciò che ci passava per la mente e, tra una discorso e l’altro, senza farlo apposta, arrivammo a parlare dei nostri gruppi. Hyung Jun cominciò a descrivermi come si fossero conosciuti, come gli venne in mente l’idea di formare un gruppo e il loro sogno di andare a studiare all’estero per diventare un vero gruppo musicale. Hyung Jun, infatti, li descrisse come ragazzi ambiziosi e orgogliosi, ma non scontrosi e arroganti. Dalle sue parole capii che il loro legame era molto forte e radicato, quasi quanto quello degli Shinee. In fondo i due gruppi erano molto simili, seppur diversi.
-Com’è… Hyung Joong?-, chiesi a un tratto con lo sguardo perso tra le nuvole. Hyung Jun, che fino a quel momento aveva sorriso parlando dei suoi compagni, cambiò espressione nel momento in cui pronunciai quel nome. Sembrò piuttosto seccato di quella domanda improvvisa.
-Ho detto qualcosa che non dovevo, Sumbae?-, domandai preoccupata.
-Eh? –disse sorpreso- no, no… solo che non mi aspettavo che chiedessi di lui-, disse e tornò a sorridere. Intuii che quello era un sorriso abbastanza forzato che nascondeva qualcosa.
-Beh, non c’è molto da dire su Hyun Joong. Come ti ho già detto non è come sembra. Alle volte può sembrare scontroso e altezzoso, ma in realtà è molto buono. Sa essere dolce con le ragazze, non scorbutico e acido com’è successo il giorno delle prove, ed è nonostante tutto un bravo ragazzo. Forse un po’ troppo orgoglioso. In compenso la sua testardaggine e determinazione lo aiutano ad avere buoni voti a scuola e quasi la media più alta della classe-, commentò. Notai una punta d’amarezza nella sua voce, ma non riuscii a capirne la provenienza.
-Se è veramente come dici, perché si comporta così? Voglio dire… perché si comporta come se non glie ne importasse nulla di ciò che lo circonda?-, continuai a domandare. I comportamenti di Hyun Joong cambiavano in un secondo. Il ragazzo era molto volubile, per non parlare poi dell’egocentrismo che lo caratterizzava. Avevo conosciuto molti aspetti di lui: lo Hyun Joong sbruffone e irritante, quello buono e gentile, quale si era mostrato quando mi aveva aiutato nei compiti, e lo Hyun Joong preoccupato per un’altra persona.
-Molti non sanno che Hyun Joong ha problemi in famiglia-, rispose. La sua risposta mi lasciò stupita e mi rattristai, prestando più attenzione a ciò che disse Jun.
-Sua madre nell’ultimo periodo non è stata molto bene e suo padre è fuori città per lavoro. Non può tornare fino al prossimo anno e così deve pensare Hyun Joong a tutto. La mamma ogni settimana è sottoposta a visite mediche di ogni genere e lui le fa da tassista tutto il pomeriggio. Le prende appuntamento e l’assiste anche a casa. Lei non vuole che si preoccupi così tanto, ma Hyun Joong è fatto così-, continuò.
Eravamo arrivati in un piccolo parco giochi per bambini, così decidemmo di sederci su una panchina e restare li per un po’: -Mi dispiace. Il padre quando tornerà?-.
-Non lo so, ma forse è meglio che resti lontano. Hyun Joong non è in buoni rapporti con lui. Qualche anno fa è scappato di casa dopo una lite molto brutta con lui e quando è rientrato in casa… beh, non l’ha passata liscia. Ogni volta che è nervoso, lunatico e impulsivo c’è sempre suo padre di mezzo, così comincia a puntare chiunque gli capiti a tiro e se lo fa nemico. L’ultima volta sono stati gli Shinee le sue vittime e tu in particolar modo-. Restai sbigottita. Ora capivo perché il giorno delle prove era così nevrotico.
-Tuo fratello com’è?-, mi chiese.
-Jong? Un vero idiota-, dissi scherzando e Jun scoppiò a ridere.
-No, in realtà vuole solo apparire così. E’ un bravo fratello, forse troppo appiccicoso e iperprotettivo, ma piano piano ci fai l’abitudine e impari a sopportare ogni suo difetto. Ogni volta che c’è qualche problema posso andare a parlare con lui, ma negli ultimi tempi è troppo impegnato a pensare cosa possa combinare con i ragazzi per preoccuparsi di cosa mi succede veramente-, dissi alzando gli occhi al cielo.
-E che cosa succede veramente?-, chiese sorridendo con un sorriso rassicurante.
Scrollai le spalle e sorrisi: -Non credo ti possa interessare e… sinceramente non ho voglia di parlarne-.
“Hyung Jun Sumbae… un ragazzo sta entrando nel mio cuore, ma non posso parlare di lui con te”, pensai.
-Non preoccuparti, tranquilla-, sorrise. Un altro di quei sorrisi finti e intrisi di mistero.
-Grazie lo stesso-, gli dissi.
*°*°*°*
Quella sera ero piuttosto nervoso. Avevo litigato furiosamente con Hyung Jun per colpa della sorella di Kim Jonghyun, di cui tra l’altro neanche ricordavo il nome in quel momento, ma gli strascichi di nevrosi li sentivo ancora addosso.
Avevo detto espressamente a Hyung Jun di stare lontano da quella ragazza, ma lui se l’era presa dopo aver capito la mia intenzione di farla innamorare di me. Che idiota… Io non ero minimamente interessato a lei. Se lei fosse caduta ai miei piedi, avrebbe dato talmente tanto filo da torcere al fratello, che sicuramente non si sarebbe impegnato per gara della scuola. Volevo solo allontanare uno dei componenti del loro gruppo, anche a costo di giocarmi una carta bassa per i miei standard. Era sbagliato, lo sapevo, ma desideravo troppo quella borsa di studio per giudicare i mezzi.
Dopo cena decisi di fare una camminata per le strade di Seoul, così dopo aver rassicurato mia madre che sarei rientrato prima di mezzanotte, uscii di casa e mi avviai per il centro.
Se continuo ad infastidirla, Hyung Jun me la farà pagare cara. E’ pacato e buono, ma se si arrabbia potrebbe diventare un vero problema. Ho sempre pensato che la rabbia dei buoni sia spaventosa”, pensai mentre percorrevo le vie del centro e osservavo le vetrine ancora addobbate per halloween.
Misi le mani in tasca, l’aria si stava facendo a poco a poco più fredda e continuai a pensare: “Se gli raccontassi del bacio di sicuro mi distruggerebbe, ma in quel momento il tappo mi ha fatto perdere il lume della ragione. Perché l’ho baciata poi? Non lo so nemmeno io… Che ti succede Hyun Joong? Quando sei in presenza di quella ragazza il tuo cervello impazzisce non capisci più niente. No… sono sicuro che non mi piaccia. Dovrei essere impazzito per farmi piacere una donna del genere”.
Arrivai al piccolo parco giochi e ancora immerso nei miei pensieri guardai lo scivolo con cui molte volte da bambino avevo giocato. Mi sedetti su una panchina poco illuminata e fissai le luci accecanti della città.
Perché hai sentito una scossa nel momento in cui le vostre labbra si sono sfiorate? Non sarà che…”, rimuginai.
-Aish! Hyun Joong stai diventando pazzo!-, esclamai all’improvviso.
Beh, in effetti potevo anche esserlo in quel momento. Chiunque mi avesse visto avrebbe pensato che ero mentalmente instabile, dopo tutto stavo parlando da solo.
Il parco era deserto, ma dopo un quarto d’ora vidi due figure in lontananza che si avvicinavano alla panchina sotto il palo della luce. Si sedettero e continuarono a parlare, come già stavano facendo. Probabilmente non si erano accorti di me, ero troppo nascosto per esser visto, ma loro erano abbastanza illuminati.
Sembrano dei visi familiari”, pensai e prestai più attenzione ai loro volti, mettendo a fuoco la vista.
Li riconobbi quando il ragazzo scoppiò in una sonora risata. La voce era sicuramente di Hyung Jun e la ragazza accanto a lui era…
“Non è possibile!”. O forse si? Mi alzai dalla panchina e mi avvicinai senza farmi vedere. Erano proprio loro. Hyung Jun e la sorella di Jonghyun!
Il nervoso s’intensificò ancora di più e sentii lo stomaco contorcersi dalla rabbia. Era gelosia? Non poteva essere uscito con lei, non dopo quello che gli avevo detto.
 
-So che è interessata a me da quando mi ha visto alle prove. Rassegnati-, dissi a muso duro.
-Che diavolo ne sai tu di quello che prova o pensa lei!-, ribatté.
-L’ho sentita parlare con Key al ballo. L’ ha detto lei-, ammisi.
 
I due piccioncini continuarono a parlare, finché non li vidi rialzarsi. Lui le sorrise, ma lei mi sembrò abbastanza imbarazzata da cercare una via di fuga. Si girò nervosamente e fece per incamminarsi, ma Hyung Jun la prese per un braccio e l’attirò a se. La stava baciando?! Fu la goccia che fece traboccare il vaso quella sera e stizzito, prima che potessi scatenare un pandemonio, me ne andai a passo pesante.
 
*°*°*°**
-Sono le undici meno un quarto. Vieni ti accompagno-, mi disse dopo che lo ebbi ringraziato.
-Oh… sì, è meglio che ritorni a casa-, dissi.
Ci alzammo dalla panchina e mi sorrise dolcemente: -Se vorrai sfogarti ci sarò-, ammiccò.
Arrossii e lo ringraziai ancora per la serata e per la chiacchierata della sera. Ero stata bene in fondo: -Sumbae… grazie per la bella serata. Sono stata bene e… sei un ottimo cavaliere. Spero che prima o poi riuscirai a trovare qualcuna che possa ricambiare ciò che provi-, sorrisi.
-Lo spero anch’io-, disse scompigliandomi i capelli.
Mi girai e cominciai a incamminarmi per ritornare alla macchina, ma mi sentii presa per un braccio e tirata indietro. Mi ritrovai attaccata al petto di Hyung Jun, il quale mi circondò con le braccia in un caldo abbraccio.
Fui sorpresa da quel gesto, ma lo fui ancora di più quando accostò il suo viso al mio orecchio e mi sussurrò: --Grazie a te per avermi fatto tornare il buon umore oggi. Starò lontano, ma se avrai bisogno di me sappi che ci sarò sempre. Rimango a vegliare su di te-, sciolse l’abbraccio e ancora frastornata ricevetti un dolce e delicato bacio sulla fronte.
-Dai… si sta facendo tardi, non voglio che i tuoi ti sgridino-.
Detto questo tornammo alla macchina e mi riaccompagnò a casa. Fui molto silenziosa in macchina. Era stato molto carino a dirmi quelle cose, ma avevo paura che la sua infatuazione si potesse trasformare in qualcosa di molto più forte.
“Hyung Jun Sumbae… per favore, abbi cura di te stesso e cerca di non fare stupidaggini. Non so perché, ma sento di volerti davvero bene, anche se ci conosciamo da poco. Non voglio che tu stia male per colpa mia”, mentre pensavo lo fissai per un istante e notai che nonostante tutto stava bene. Forse la mia vicinanza gli bastava e non pretendeva che io provassi qualcos’altro oltre la semplice amicizia.
Tornai a guardare la strada fuori dal finestrino e aspettai in silenzio di ritornare a casa.
 
Arrivati davanti al cancello, notai che tutti erano già andati a dormire. Le luci in casa erano spente, neanche Jong era sveglio. Molto strano da parte sua.
-Grazie per la bella serata, sumbae-, dissi sorridendo una volta fuori dalla macchina.
-Grazie a te! Ci vediamo a scuola-, mi rivolte un gran sorriso e, chiusa la portiera, andò via.
Lo guardai svoltare l’angolo e poi entrai in casa, dirigendomi in punta di piedi  in camera mia. Nessuno si accorse della mia presenza. Bene, almeno Jong non mi avrebbe fato il terzo grado quella sera.
Entrai in camera e mi misi il pigiama. Avevo abbastanza caldo ed ero agitata a causa di quello che era successo alla fine della serata, così misi una canotta e un pantaloncino e scesi di sotto per prepararmi qualcosa. Passai di fronte alla camera senza fare rumore, ma disgraziatamente urtai un giocattolo di Angelica davanti alla stanza di Jong e per poco non caddi dalle scale. Mi ressi alla ringhiera e pregai di non aver svegliato nessuno. Rimasi lì per qualche istante, in ascolto di qualche rumore, ma non sentii nulla.
Bene, non si è svegliato nessuno. Meglio così”, pensai e con un piede dolorante scesi le scale.
Arrivata in cucina, aprii lo sportello del mobile e scelsi una tisana alla camomilla vanigliata, misi l’acqua sul fuoco e mi sedetti a braccia conserte al tavolo. Poggiai la nuca sulle braccia e chiusi gli occhi per un po’.
Tof. Tof. Tof. Il rumore di ciabatte mi fece alzare lentamente la testa: “No… l’ho svegliato, ora mi toccherà raccontare tutto”, pensai in preda al panico.
Poggiai di nuovo la testa sulle braccia e chiusi di nuovo gli occhi cercando una via di fuga: -Ciao Jong. Mi dispiace averti svegliato, ma Nanà ha lasciato i suoi giochi in giro e sono inciampata. La serata è andata bene. Ho ancora due braccia, due gambe e tutti i miei adorati capelli. Non preoccuparti, sono ancora viva-, dissi in tono piatto e senza dargli troppa importanza.
Lo sentii fermarsi accanto al tavolo, ma la voce che sentii non era di mio fratello: -Mi dispiace, ma non sono Jong. Piacere di conoscerti comunque!-.
Alzai nuovamente la testa e vidi un ragazzo biondo e con i capelli medio lunghi, raccolti una piccola coda, che sorrideva spensieratamente. Lo squadrai dall’alto in basso e scattai in piedi distanziandomi da lui e rischiando di far cadere la seria: -Chi sei tu? Perché sei in casa mia? Non ti conosco!-, quasi urlai, ma il ragazzo non si scompose, anzi mi guardò con uno sguardo alla “questa è pazza”.
-Piacere, Lee Hongki-, mi porse la mano e fui sempre più sconvolta. Quello era… non male, ma…
-Ma tu non dovevi arrivare fra una settimana?-, esclamai ricomponendomi a poco a poco.
-Sì, ma i miei genitori avevano fretta e così sono arrivato sta sera all’insaputa di tutti, facendovi una sorpresa-, spiegò e ritirò la mano. Sorpresa?! Ero quasi morta d’infarto!
-Tu devi essere Yaya, giusto?-, continuò sorridendo e si sedette al tavolo come se mi conoscesse da una vita. Perché si comportava così?
Alzai un sopracciglio: -Come fai conoscere il mio nome, anzi il mio soprannome?-, chiesi e mi avvicinai lentamente al tavolo, neanche ci fosse poggiata una bomba sopra.
-Me l’ha detto Jong -scrollò le spalle- sei sua sorella, no?-, chiese e continuò a sorridere come un bambino.
“Che bel sorriso”, pensai.
-Fino a prova contraria, sì-, confermai e mi sedetti.
Hongki era un bel ragazzo dal viso paffuto, ma non troppo. Il genere di persona che riempiresti di coccole solo perché assomiglia a un cucciolo. Indossava una canotta nera e il pantalone grigio di una tuta. Continuava a guardarmi come un bambino guarda per la prima volta qualcosa d’interessante.
-Ehm… credo che l’acqua per l’infuso sia pronta-, disse guardando prima il gas e poi me.
-Mmh? Oh…-, mi alzai e andai a spengere il gas. Misi la tisana in una teiera e lasciai il filtro dentro per poi portare tutto a tavola.
-Ne vuoi un po’?-, chiesi e gli sorrisi per la prima volta.
-No, torno a dormire. Il viaggio mi ha stancato molto… Buona notte-, sorrise dolcemente e tornò di sopra, lasciandomi gustare la tisana in silenzio e fra i miei pensieri. Lo seguii con lo sguardo finché non prese le scale. Spostai lo sguardo sulla teiera, in quell’istante più interessante di qualunque altra cosa.
“Il suo viso è molto familiare… E’ come se l’avessi già visto in passato, ma quando? Se è un amico di vecchia data di Jong, è impossibile che io lo conosca. Possibile però che papà e mamma mi abbiano nascosto qualcosa su di lui?”, pensai e mi versai un po’ di tisana nella tazza: “Bah... per il momento voglio solo bere quest’infuso e andarmene a letto. Penserò poi a scoprire qualcosa, se davvero c’è da sapere”.
Bevvi un sorso e mi bruciai la lingua: -Ah! Scotta! Scotta!-.
*°*°*°*°*
Dopo aver salutato Yaya, la sorella di Jong, e averle augurato la buona notte, mi diressi verso le scale che portavano alle stanze da letto, ma mi fermai a metà strada sporgendomi e rimanendo nascosto dietro il muro, per osservarla.
Era molto pensierosa e mi fece ridere quando la vidi e sentii piagnucolare dopo essersi scottata con la tisana. Scossi la testa vedendola dimenarsi dal dolore improvviso e pensai che negli anni non fosse cambiata per niente: scema come il fratello e identica alla madre fisicamente.
 “Chissà se ha qualche ricordo di me… In fondo ci siamo incontrati tanto tempo fa ed eravamo bambini”, pensai. Sorrisi fra me e la lasciai gustarsi l’infuso, risalendo le scale silenziosamente.

{Spazio Alue! :D}

Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeed eccomi qui di nuovo! Piaciuto? Curiosi di sapere chi mai sarà Hongki? E soprattutto come si evolverà la storia tra Hyun Joong e la protagonista? Si? Continuate a leggere allora! :3 Ben accette ogni tipo di recensione, anche se vorrete solo dirmi che vi ha fatto veramente schifo XD Bene, è tutto! Alla prossima! E grazie per essere passate! 
P.S. : Se siete curiose di sapere come si evolve la storia attraverso il punto di vista di Federica (la ragazza di Jonghyun) passate nella sezione SHINee e li troverete la FF "You Stole My Heart - Another Story", dove potrete capire un po' di più! 
Bye- bye! :D

 

  
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