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Autore: ShanHoward    03/11/2013    2 recensioni
…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro.
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi???
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sedicesimo capitolo....siamo agli sgoccioli!!! Non uccidetemi >.< Un saluto alle due nuove recensitrici HillarySuellen e Giuly23...un bacio invece a LittleMaffoo e ad AmandaJamesSurvival che sono con me dall'inizio =) 
 

But i'm lost, crushed, cold and confused...


“Che vuol dire?”
“Vuol dire che diventerai padre, Dom” 


Ed eccolo li…il grande silenzio era tornato a farla da padrone in quella meravigliosa giornata di sole tipica della California. Gli autisti dei nostri bus erano andati a fare rifornimento; Matt era al telefono con Spencer; io stavo dormendo.
C’erano solo loro due lì fuori in piedi uno di fronte all’altro dando l’impressione che stessero giocando al gioco del silenzio. 


Chris era solo uscito, approfittando della breve sosta, per sapere come stavo dopo la baraonda della sera prima e Dom aveva bloccato la visita sul nascere. Così Chris non aveva potuto far altro se non scoppiare sotto l’infinito interrogatorio e le pretese di Dom; lui invece, stava ancora cercando di elaborare quello che aveva appena appreso. 


Aveva uno sguardo indecifrabile mentre i minuti passavano uno dopo l’altro, e non riusciva a fare a meno di sostenere lo sguardo di uno dei suoi migliori amici che gli aveva appena rivelato quel qualcosa che in qualche maniera avrebbe cambiato la sua vita. Due sguardi forti e decisi, ma persi chissà dove.


“Non è possibile” disse Dom rompendo il silenzio
“Si che lo è” rispose Chris
“Mi conosci da una vita Chris, sai che sto sempre molto attento” ribatté
“A quanto pare non stavolta” rispose cauto
“Da quanto lo sai?” chiese scrollando il capo
“Da un po’” ammise





“Te lo ha detto lei?” chiese dopo qualche secondo
“L’ho capito da solo”


Semplicemente Dom annuì, lasciando che il suo corpo lo portasse a sedersi sugli scalini del bus. Poggiò i gomiti sulle ginocchia e prese la testa fra le mani.


“Mi chiedo solo…” riprese gesticolando
“Ad Atlanta, durante la festa degli Avenged” concluse Chris indovinando i suoi pensieri
“Sarò stato talmente preso dall’euforia di riaverla, da non preoccuparmi di usare protezioni”


Mentre Dom ripercorreva con la mente quello che era successo a quella festa, Chris ripensava a quello che era successo DOPO quella festa.


Flashback: Chris point of view


Erano passati circa 5 o 6 giorni da che lasciammo Atlanta. Tra Cinzia e Dom era tornato tutto come prima anzi, ero sicuro al 100% che le cose non solo erano tornate al meglio ma ero pronto a giurare che si amassero il doppio di prima.
Lei era paziente e gentile in ogni sua sfaccettatura, mentre Dom non la perdeva d’occhio nemmeno per un singolo istante. Ne passavano veramente di tutti i colori e nonostante le urla, le litigate, i paroloni che si lanciavano ogni volta, erano sempre lì a riprendersi, dettati dalla consapevolezza che non potevano restare divisi. Era questo ciò che mi piaceva di più di loro…il fatto che niente riusciva a farli desistere dalle loro manie di bambini testardi, fin quando non si arrendevano e riuscivano a capirsi solo guardandosi negli occhi.
Si preoccupavano uno per l’altra, e già questo bastava per ammirarli.



Quando approdammo nel caldo soffocante di Austin, nel Texas, lei bussò al mio bus per avvertirmi che quel mattino avremmo fatto tutti colazione da Matt, che si era cimentato in qualche nuova ricetta.
Quando la vidi meglio durante il pomeriggio, notai qualcosa di diverso.



“Ehy bambolina…hai cambiato colore ai capelli?”
“No Chris, è sempre lo stesso” mi rispose
“Allora, li hai tagliati”
“Ehm, no” mi disse aggrottando le sopracciglia
“Non so, ti vedo diversa…è cambiato qualcosa”
“Non ho fatto nulla, giuro” rispose calma


Si aggirava per Austin al nostro fianco e non riuscivo a togliermi dalla mente il pensiero del perché insistevo tanto su quel fatto. Eppure, come aveva già detto lei stessa, nulla nel suo aspetto sembrava cambiato. Non aveva fatto nulla ai capelli, non aveva acquistato indumenti che non avessi visto, niente di niente.
Così alla fine mi arresi, pensando che tutto ciò che di positivo emanava, era dovuto al fatto che le cose con noi, e più precisamente con Dom, andassero a gonfie vele.



Così la giornata era proseguita tranquillamente, e la sera, dopo il concerto telefonai a Kelly. Ci dicevamo ogni cosa, e così la misi al corrente di quello che mi stava frullando nel cervello e lei mi rassicurò dicendo che forse era solo una mia impressione ma che se volevo capirci qualcosa dovevo parlargli e cercare di comprendere.
La sera successiva saremmo ripartiti per San Antonio, e dato che Matt e Dom dovevano sostenere un’intervista, pranzammo da soli e colsi la palla al balzo per studiarla meglio.


Subito dopo pranzo, ero arrivato al punto di arrendermi al fatto che fosse solo una mia stupida impressione. Uscimmo tranquillamente dal fast food dove avevamo pranzato, e ci incamminammo a piedi diretti verso i bus, quando nel bel mezzo di una conversazione si lanciò contro una bancarella per acquistare le noccioline tostate. Le divorò nel giro di 10 minuti, prima di comprarne altre, che divorò con altrettanta rapidità. Quando tornammo nel bus e notammo che Matt e Dom ancora non erano tornati, ci piazzammo davanti i videogiochi.

Dopo circa un’ora, affermò di star morendo di fame, e fu allora che mi scattò la malsana idea di fargli una battuta sull’appetito.


“Cavolo, se continui così mangerai anche me”
“Ho solo una fame tremenda tutto qui” rispose
“Ahahahah, non sarai mica incinta!!!” dissi sorridendo
“No, ma che dici” disse sorridendo di rimando


Improvvisamente mi resi conto di quello che gli avevo appena chiesto, e come un fulmine a ciel sereno, i tasselli delle mie idee presero forma un pezzo dopo l’altro: sprizzava gioia da tutti i pori, ma si notava che era sempre più stanca del solito; aveva una luce nuova negli occhi; e proprio quel giorno avevamo pranzato alla stragrande e aveva divorato due pacchi di noccioline tostate ed ero più che sicuro che da lì a qualche minuto avrebbe telefonato a Dom per comprargliene altre.
I segnali c’erano tutti e chi meglio di me poteva coglierli? Così tentai di affrontare quel discorso abbastanza seriamente, cercando le parole giuste, o quantomeno adatte, per non allarmarla troppo.



“Tesoro, siediti un attimo qui” dissi indicando il posto vuoto accanto a me
“Cosa c’è?” chiese spegnendo il videogioco
“Senti…non so se ci sia un modo adatto per dirtelo ma…vorrei che tu facessi una cosa”
“Sarebbe a dire?” disse guardandomi negli occhi confusa
“Vedi…ultimamente ho notato quei famosi cambiamenti di cui ti avevo parlato ieri mattina. Insomma… ti addormenti spessissimo e nei posti più disparati; sei sempre così premurosa con tutti noi quasi a livello maniacale; hai una luce nuova negli occhi nonostante affermi che non è cambiato nulla in te; e per finire ti sei strafogata un intero ristorante per poi farti prendere la mania delle noccioline tostate”


La vidi ascoltare rapita ogni sillaba che formulavo, per poi aggrottare le sopracciglia e ridistenderle non appena capì dove volessi andare a parare. Deglutì un istante e poi ruppe il silenzio che durava da cinque minuti…


“Quindi tu dici che…” lasciò la frase in sospeso
“Non è detto che sia così”
“Ma?”
“Ma cosa?”
“C’è sempre un ma, nelle frasi lasciate a metà” mi sorrise leggermente
“Ma…ho sei figli bambolina, riconosco i segnali. Ma…potrei anche sbagliarmi”


Fu così che il nostro discorso rimase incompiuto a causa dell’arrivo di Matt e Dom; e non ne accennammo più nulla per tutta la serata.
Si offrì volontaria per andare a prendere la cena in un posticino nelle vicinanze  indicatogli da Tom. Perdemmo la cognizione del tempo mentre quei due mi raccontavano dell’intervista.


Solo a notte fonda, dopo essersi accertata che Dom dormisse, la sentii bussare alla mia porta. Imbacuccata nella sua felpa, rimase immobile chiudendo la porta alle sue spalle. Dopodiché mi fissò col cuore e gli occhi gonfi di lacrime.



“Chris…” esclamò con la voce rotta


E lì, compresi…ormai ne aveva avuto la certezza. Ecco perché ci aveva messo un sacco di tempo per tornare con la cena!
La immaginai impaurita e nervosa davanti la prima farmacia nelle vicinanze che aveva incontrato. Probabilmente aveva utilizzato il bagno del posto in cui ordinò la cena e a quel punto doveva essergli crollato il mondo addosso.


Così mi avvicinai a lei e la abbracciai…era molto simile alla mia Kelly: piccolina, fragile e nello stesso tempo una che sapeva come si sta al mondo ma nei miei abbracci restavano piccole entrambe.


La vidi piangere e tormentarsi per ore, gli diedi diversi consigli e gli dissi che per qualunque cosa, poteva venire da me senza problemi, o che se ne aveva bisogno, poteva chiamare Kelly in ogni momento. Lei a sua volta mi fece promettere di non dire nulla  a Dom né a Matt. E sarebbe stata dura…


Finché fino a qualche minuto fa, avevo infranto quel solenne giuramento, dopo interi giorni passati perennemente appiccicati, e negli spazi vuoti la vedevo sorridere e stringere la mano di Dom come niente fosse. Poi era accaduto quel caos con Ethan, e a quel punto sotto le accuse di Dom, non ce la feci e confessai…



 
Terminato il flusso dei pensieri, gli autisti li pregarono di risalire ognuno nel proprio bus e che saremmo ripartiti nel giro di 10 minuti.


“Che cosa farai ora?” chiese Chris
“Non lo so, probabilmente tornerò a letto” rispose
“Hai ragione, sono a malapena le 7:00 del mattino”
“Già…dovrò dirglielo prima o poi”
“Lo so…e non arrabbiarti con lei. Non te lo ha detto perché ha paura, è normale”


Si congedarono ed ognuno tornò sui propri passi. Dom tornò a stendersi sul letto vicino a me tentando di addormentarsi cercando di far tacere tutte le infinite domande che gli balenavano in testa. Era leggermente irritato per il fatto di averlo dovuto scoprire da Chris e solo perché lo aveva tempestato di accuse.


Ma poi, infilandosi sotto le coperte e guardando i miei tagli sul viso, si rese conto che effettivamente non era una cosa facile da dire, soprattutto se la persona in questione aveva subito un’aggressione e per di più aveva rischiato grosso per difenderlo.


Un paio d’ore dopo aprii gli occhi e trovai Dom che dormiva come un ghiro, con addosso le felpa e le converse ai piedi. Aggrottai la fronte non volendo sapere cosa fosse successo. Lo lasciai immerso nel suo riposo, accorgendomi solo in quel momento che eravamo ancora in viaggio. Così non avendo altro da fare, bussai alla porticina della cabina dell’autista.


“Posso?” chiesi
“Certo signorina. Non riesce a dormire?”
“Oh no, sto bene”
“Non si direbbe dai graffi che ha” rispose “prego si segga sul sedile”
“Sono solo graffi…” commentai


Dieci minuti dopo, mentre tenevo compagnia all’autista, sentii la voce di Dom che mi cercava per tutto il bus. Trovò poi la porticina socchiusa e dedusse che mi trovavo lì. Entrò assonnato salutando l’autista.


“Ehy, sei qui”
“Si” risposi sorridendo


Si avvicinò a me stropicciandosi gli occhi  e sedendosi al mio posto con me in braccio.  Intrecciò le dita alle mie e poggiando il mento sulla mia spalla, sospirò.


“Tutto ok?” chiesi
“Tutto ok” affermò dandomi un bacio fra i capelli
“Allora, Mark, dove stiamo andando?” chiesi all’autista
“Oh, ehm, nei pressi di Los Angeles signora Howard” rispose prontamente
“Non sono la signora Howard” dissi sentendo Dom ridacchiare
“Mi scusi”
“E poi ti ho detto mille volte di darmi del tu” gli dissi incoraggiante
“Si, signora Howard…ops, scusa” sorrise


Scrollai il capo un paio di volte mentre Dom alle mie spalle sogghignava ancora assonnato.
Poggiai la testa indietro sul suo petto, addormentandoci nuovamente dopo che Mark ci disse che mancava ancora un’oretta all’incirca. Eravamo proprio di compagnia durante i viaggi.


Fummo svegliati dal frastuono di Matt che ci chiamava a gran voce. Come un bradipo, mi stiracchiai lentamente guardando il cellulare che segnava le 10:00 del mattino, accompagnate da tre chiamate.


“Oh, cavolo” esclamai
“Che succede?” proruppe Dom
“Dio santo, l’avevo completamente dimenticato!!!” dissi passando da una stanza all’altra
“Si può sapere cos’hai?”
“Finalmente oggi rivede sua sorella” rispose Matt al mio posto
“E’ qui a Los Angeles di nuovo?”
“Si. Altro servizio fotografico” continuò
“Aaah, ora capisco”
“Mi sa che oggi ti ignorerà per tutto il giorno” sorrise Matt ironico
“Eh, già…nessuno può dividere quelle due” sorrise di rimando


Più veloce della luce mi preparai per una pazza giornata con mia sorella. Dio quanto mi era mancata! Non la vedevo da mesi ed avevamo un sacco di cose da dirci che al telefono non avrebbero reso l’idea. Il caso aveva voluto che fosse stata chiamata per un servizio fotografico proprio lì ad L.A. così aveva prolungato il suo soggiorno di un paio di giorni e saremmo ripartiti tutti insieme. Così non volli perdere nemmeno un nanosecondo del nostro tempo insieme.


Dopo circa venti minuti, Tom arrivò con un taxi, portandosi dietro la mia dolce, schizofrenica, caotica sorella che era già su di giri, per qualcosa che all’inizio non compresi.


“Tesoro mio!!!” esclamò saltandomi in braccio
“Ehy, mi sei mancata da morire” risposi con il labbruccio
“Anche tu, non immagini quanto” disse scendendo
“Non vorrei interrompere il quadretto, ma ci sarei anche io” si intromise Matt
“Povero Bells, hai ragione” risposi


Li lasciai da soli per un po’ mentre chiacchieravo con Chris e Dom.
Dopodiché un urlo interruppe la nostra conversazione…


“Indovina, indovina, indovina!” proruppe Spencer
“Cosa, cosa, cosa” risposi
“Non immaginerai mai che cosa ha trovato la tua Spence” disse lei
“Non ne ho idea. Ormai conosci Los Angeles meglio delle guide turistiche”
“Oh, ma nulla può raggiungere il valore di questa” insistette “ è qualcosa che brami dall’età di 14 anni”
“Dimmi che non è quello che penso” sgranai gli occhi
“Invece si, ce l’abbiamo fatta…tu più di tutti, ma io con te”
“Li hai trovati…Io…Io…”
“Nessun ringraziamento, tu avresti fatto lo stesso”
“Ti voglio bene, lo sai questo” dissi abbracciandola forte
“Ehy, cos’è tutto questo affetto?” chiese Dom
“Oh, nulla. Stasera mia sorella vedrà il concerto che attende da una vita” rispose
“Come?”
“Si, Dom…andremo a vedere i 30 seconds to Mars”


Dom voltò lo sguardo verso Chris, cercando di mascherare la sua preoccupazione…però non disse nulla di nulla se non starsene lì fermo come un manichino mentre io prendevo tutto quello che mi sarebbe potuto servire.


“Sono pronta” esordii uscendo dal bus
“Bene, allora possiamo andare” disse Spencer
“Un attimo” disse Dom
“Si?” rispondemmo in coro


Lo vidi tentennare per qualche secondo, indeciso su cosa dire o non dire. Così mi avvicinai tendendogli la mano, che afferrò all’istante. Ci allontanammo di poco e cercai di tranquillizzarlo in qualche modo.


“So a cosa stai pensando” dissi
“No, non lo immagini neanche” ribatté
“Dom…non mi accadrà nulla, ok? Matt viene con noi” dissi guardandolo negli occhi
“Ah…meglio così allora. Ma ho un po’ paura lo stesso” ammise
“Andrà tutto bene…lo so che sei preoccupato” … “ma è una cosa importante per me, lo aspetto da anni”


Mi guardò in quel modo che solo lui sapeva fare: un insieme di preoccupazione, fiducia, paura e libertà. Era combattuto questo era certo, non se la sentiva di lasciarmi andare dopo quello che era accaduto e dopo ciò che aveva scoperto; ma nello stesso tempo ci teneva che fossi felice e che vivessi quel momento che attendevo da secoli. Spostò una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio e accarezzò il taglio sull’occhio.


“Sicura di voler andare, nelle tue condizioni?” ovviamente con un doppio senso
“So di aver rischiato Dom, ma per una sera non voglio doverci pensare” risposi con gli occhi bassi
“Vieni qui” disse accennando un debole abbraccio “chiama quando stai per tornare”
“Promesso” risposi
“Un’ultima cosa” disse tenendomi ancora la mano
“Dimmi”
“La volta scorsa era il chitarrista, stavolta?” chiese sorridendo
“Hai scarsa memoria Howard…te l’avevo già detto la volta che mi hai rimproverata a causa della canottiera” sorrisi
“Ah, già. È il batterista, giusto?”
“Si” sorrisi timidamente
“E ricordi anche quello che io ti ho risposto?” disse furbescamente
“Certo che me lo ricordo. Io ricordo sempre tutto”
“Lo so…ci vediamo dopo”
“Ok”


Mi aspettavo un bacio o qualcos’altro ma non arrivò nulla; così me ne andai sottobraccio a mia sorella e Matt subito dietro di noi. Spencer sapeva delle mie condizioni ma promise lo stesso di non rivelare nulla finché non fossi stata convinta. So che era difficile tenerlo nascosto a Matt, ma comunque quel segreto non sarebbe durato a lungo.


Andammo al concerto felici come non mai tra le prime file mentre Matt, per ovvie ragioni , seguì il tutto dal backstage.
Vedere i primi concerti è sempre un’esperienza più unica che rara, e come lo era stato con i Muse lo fu anche con i Mars. Tutto estremamente e fottutamente epico.
Tra urla, pianti e cori di accompagnamento, il concerto sembrò volare alla velocità della luce. Durante la versione acustica di The Kill io e Spencer, tenendoci per mano, ci lanciammo uno sguardo fugace indovinando come sempre una il pensiero dell’altra. In quel momento entrambe stavamo pensando a quando molto spesso mentre ci preparavamo per qualunque tipo di appuntamento avessimo, improvvisavamo davanti lo specchio una versione personalizzata di quella precisa canzone, armate di piastra e spazzola, una vicino l’altra.


Dopo il concerto, grazie a quell’essere adorabile e totalmente scapestrato di Bells, e soprattutto sfruttando la sua fama, riuscimmo a conoscere quei tre individui che come i Muse riempivano le mie giornate e la mia vita delle loro canzoni.
L’emozione arrivava a livelli esorbitanti: Jared, con i suoi occhioni azzurri e la sua capacità di farsi passare da uno stato di tenerezza infantile ad un grande artista che aveva affrontato molte difficoltà nella vita; Tomo, che mi trasmetteva la serietà e l’idiozia nel senso più innocente della parola e Shannon, per il quale stravedevo da prima che sfondassero. L’uomo che quando si dimenava dietro la sua batteria, sapeva trasmettere tutto il sacrificio e la fatica, stregando il pubblico o le persone che come me restavano a fissarlo per ore ed ore. A fine serata, non riuscivo a credere che sarei tornata a casa con in mano foto, cd autografati e niente di meno che le bacchette di Shan…


Durante il ritorno provai a chiamare Dom, ma non rispose. Quando tornai ed entrai in camera, lui dormiva già, così molto lentamente ed in estremo silenzio, mi cambiai nel buio per non svegliarlo. Mi avvicinai lentamente per abbracciarlo poggiando la guancia contro la sua schiena. Si mosse leggermente stringendo la mia mano sul suo petto.


“Bentornata” disse sottovoce
“Grazie”
“Divertita?”
“Si moltissimo” risposi con gli occhi chiusi
“Hai incontrato il tuo batterista?” chiese mogio mogio
“Si, mi ha regalato le sue bacchette autografate” sorrisi adorando la sua gelosia
“Mmh, ok” rispose “tipico”
“In che senso?”
“Che ti ha regalato le sue bacchette”
“Beh, ho anche foto e autografo” risposi
“Spaccone” pronunciò “siete andati anche a bere qualcosa?”
“Si, ma solo perché Matt era entusiasta di vedere Jared dopo tanto tempo”
“Oh, beh…tanto c’è posto solo per un batterista nella tua vita”
“Dom…” sorrisi nella notte
“E’ la verità…sei roba mia” concluse facendo il broncio come i bambini


Quando poi non aggiunse altro, credetti che ormai stesse dormendo, sentendo il suo respiro regolarizzarsi. Gli accarezzai piano i capelli lasciandoci sopra un bacio…


Il mattino dopo, io e Spencer eravamo indaffarate a preparare le valigie per ritornare finalmente a Londra per lo stop di due settimane. Non vedevo l’ora di tornare a casa per un po’, rivedere Kelly e le sue pesti, fare colazione da Starbucks e dormire nel mio letto.
Ero talmente eccitata all’idea, da non rendermi conto che Dom non stava facendo i bagagli come noi. Rimasi interdetta quando constatai quello che stava accadendo. Così mi avvicinai a lui, che evitava di incrociare il mio sguardo.


“Pronto?” esordii afferrandogli il braccio
“Ehm, non verrò con voi” disse scrollandosi di dosso la mia mano
“Cosa? E perché?”  chiesi ingenuamente
“Ho accettato di fare un’intervista…” rispose
“Ah, ok…e quando tornerai?”
“Non lo so” rispose freddo
“Ma avevi detto…”
“So cosa avevo detto…tornerò nei prossimi giorni”
“Come vuoi” … “ciao” dissi sporgendomi per baciarlo


Per tutta risposta mi lasciò solo un bacio sulla fronte con evidente distacco. Tornai così sui miei passi lasciandolo lì, con la speranza di rivederlo nei prossimi giorni e affrontare una volta per tutte la realtà dei fatti. Andammo in aeroporto trascinando dietro le nostre valigie, io un po’ meno entusiasta degli altri. Notando il fatto che ci fossi rimasta un po’ male, Chris si affiancò a me circondando la mie spalle con un braccio.


“Va tutto bene?” mi chiese durante il volo


Sorrisi leggermente facendo intuire che anche se non andava bene, dovevo abituarmi e basta.
Gli lasciai un messaggio una volta arrivati, al quale non rispose. Mi riaccompagnarono a casa congedandosi velocemente a causa della stanchezza. Salutai tutti e tre, e mi diressi in camera a disfare le valigie. Anche se stavo morendo di fame non misi nulla sotto i denti…io e la mia testardaggine!


I giorni trascorsero e di Dom nemmeno lo straccio di una telefonata. Nonostante mia sorella mi chiamasse tutti i giorni, non avevo voglia di vedere nessuno.
Durante l’inizio della seconda settimana, Spencer di presentò alla mia porta dicendo che sarebbe venuta con me alla visita per il bambino.


“Dai preparati. Ti aspetto qui”
“Sei sicura? Posso andarci sola”
“Non ti lascerò da sola in una cosa così importante”
“Grazie Spence”
“Dovere di sorella” fece spallucce


Uscimmo di casa di corsa, armate di tutto l’ottimismo di questo mondo, fin quando un paio di voci ci distrassero dall’entrare in macchina.


“Ecco dove eri finita” esclamò Matt
“Ti ho lasciato dormire in santa pace” rispose lei
“Si ma sei scappata in modo furtivo” controbatté
“Avevo una faccenda da sbrigare”
“A proposito…ciao stellina” sorrise a trentadue denti
“Ciao Matt. Ciao Chris” dissi ad entrambi
“Dove andate di bello?”
“Deve fare una visita”
“Oh, non stai bene?”  disse Matt
“No, no. Solo un piccolo accertamento” risposi io
“Possiamo venire anche noi?”


Guardai velocemente Chris nella speranza che lo convincesse a desistere.


“Ma no Matt, andiamo a fare un giro, che ne dici?”
“No dai, andiamo a tenergli compagnia” insistette
“Vedi Matt…è una visita un po’ personale” riprese Spencer
“Beh, se ci vai anche tu non sarà poi così personale”
“Matt…”
“Cioè, le visite molto personale si fanno quando c’è di mezzo la saluta vitale” farneticava “perciò sapendo per certo che  tua sorella non è in fin di vita, resta solo…” si interruppe


Silenzio tombale da parte di tutti: Spencer sospirò, Chris fece una faccia buffa ed io socchiusi leggermente gli occhi. Dopodiché ci guardò uno per uno prima di spalancare la bocca e gli occhi.


“Oddio! Dimmi che non è vero”
“Matt…io…”
“Tu cosa? Quando pensavi di dircelo?”
“In realtà loro due lo sanno” ammisi
“E Dom?”





“Lo sa anche lui” confessò Chris anticipandomi
“Che cosa?” gridammo all’unisono io e Spencer
“Mi ha stressato di domande il giorno dopo l’aggressione”
“O mio Dio” dissi in un sussurro mentre mi rendevo conto del perché fosse sparito e mi avesse evitata
“Ascolta…”
“No, Chris…lascia stare” dissi salendo in macchina
“Avrei dovuto dirglielo io” dissi sull’orlo del pianto “ecco perché non vuole vedermi”
“Mi dispiace tesoro” aggiunse Chris
“Andiamo, ti accompagniamo noi”
“Ehy…se volete potete entrare con me” dissi mentre li guardavo speranzosi


La visita andò alla perfezione sotto le attente considerazioni del dottore. Sorrisi a Chris che mi guardava con gli occhi pieni di scuse e fierezza nei miei confronti; e a Spencer che mi teneva la mano mentre Matt dell’altro lato della stanza,  piangeva a dirotto. Il mio Bells…non avrei mai finito di sorprendermi con lui. Mentre stavamo tornando a casa, dissi a Spencer che volevo stare un po’ con loro quella sera, ma Matt mi anticipò all’istante.


“No, la casa è un casino” si affrettò a dire
“Ma che dici Matt è tutto in ordine” rispose Spencer
“C’è il riscaldamento rotto” aggiunse
“Matt, si può sapere che ti prende?”
“Niente, ma visto il suo stato potrebbe ammalarsi”
“Finiscila con queste stronzate!” disse lei girando le chiavi nella serratura
“Ma no,  dammi retta stellina, torna a casa”


Mentre Spencer spalancava la porta ed entravamo in casa, Matt sospirò sollevato.


“Matt, dov’è quel dvd che cercavo? Matt? O cavolo!!!”


Alzando lo sguardo verso le scale, notai Dom affacciato dalla balaustra immobile come uno stoccafisso. Rimasi a fissarlo come un ebete, incapace di emettere un singolo suono.


“Dom” disse mia sorella “che ci fai qui?”
“E’ colpa mia” disse Matt
“Quando sei tornato?” proruppi io
“Mercoledì mattina”
“Mercoledì, oggi” affermai
“No…mercoledì scorso” ammise


Spencer era su tutte le furie, comprendendo alcuni atteggiamenti che Matt aveva tenuto con lei negli ultimi giorni.
Sorrisi amaramente. Presi le chiavi di casa mia e me ne tornai a piedi sbattendo la porta alle mie spalle. Camminavo a passo svelto nervosa come non mai, il cuore in fiamme e l’orgoglio ferito. Dopo circa 45 minuti aprii la porta di casa ed andai dritta a gettarmi sul letto. Non potevo crederci ma soprattutto non volevo crederci. Mezzora dopo la porta della camera si spalancò con forza rivelando la figura di Dom in piedi immobile.
All’improvviso, si avvicinò.


“Posso spiegarti tutto”
“No, io non voglio che tu mi spieghi niente”
“No, tu invece ascolti” … “ero furioso perché ho dovuto saperlo da Chris”
“Te lo avrei detto”
“Ah, si? E quando?” rispose ironico
“Quando saresti tornato!!” … “una settimana…ti sei nascosto da Matt per una settimana!! Ti ho mandato tipo un miliardo di messaggi porca miseria!!! Avresti potuto anche chiamare per dirmi che eri vivo” urlai
“Smettila di fare la ragazzina e assumiti le tue colpe!” urlò di rimando
“Tu ti nascondi per non farti vedere e sarei io la ragazzina?”
“Avresti dovuto dirmelo” si infuriò rompendo una cornice
“Dopo la storia di Ethan, dubito che avresti retto” risposi
“Che ipocrita” sentenziò
“Scusami se volevo essere sicura al 100% prima di dirti che aspettavo tuo figlio” risposi atona


Mi sedetti sul letto esausta, non ce la facevo più. Volevo solo smetterla con tutte quelle litigate. Si stava sfogando, nulla da ridire, ma avrei preferito che subito dopo il litigio, le cose si distendessero e gli avrei raccontato ogni cosa.


“Ormai è troppo tardi” incalzò
“Troppo tardi? Non capisco…ho sbagliato e l’ho ammesso ma non capisco cosa vuoi dire”
“Dico solo che ora come ora ho bisogno di spazio, Cristo santo!!!” urlò nuovamente
“Te lo avrei dato, stupido di un batterista!” dissi afferrando la mia borsa
“Dove pensi di andare ora?”
“Non lo so, da qualche parte andrò” risposi testarda
“Non puoi andartene in giro sola nelle tue condizioni!” disse capendo che mi stavo agitando troppo
“Posso eccome!” … “ed è quello che farò”
“Non voglio che la mia carriera finisca qui” confessò infine


Se voleva essere un tentativo per non farmi agitare, lo stava facendo nel modo più sbagliato del mondo. Mi avvicinai lentamente a lui, delusa e amareggiata dal modo in cui mi aveva rivolto quelle parole.


“Se non lo volevi bastava dirlo! Avevo messo benissimo in conto questa opzione Dom, non sono così stupida!!! Lo so che veniamo da due mondi completamente diversi. Non ti chiedo assolutamente nulla; non voglio né sposarti, né incasinare la tua vita, né tantomeno mettere fine alla tua carriera da Rockstar. Troverò un altro posto dove stare, o forse tornerò a casa mia e non mi avrai più fra i piedi. Se vorrai vederlo o vederla sarai liberissimo di farlo…
Va bene così Dom; voglio solo che tu sappia che nonostante il modo orribile in cui hai accusato tuo figlio, o cosa sarà, di far finire la tua carriera; io non rimpiango assolutamente nulla di quello che ho fatto. Ed io tornerò a cavarmela da sola come ho sempre fatto in tutti i miei 22 fottutissimi anni”


Me ne andai lasciandogli un bacio sulla guancia, e uscendo di casa senza una meta. Lui attonito e confuso più che mai.


Passarono altri giorni, ed io mi ero stabilizzata in un hotel nelle vicinanze. Erano tutti a conoscenza ormai di quello che era accaduto fra me e Dom, ma nessuno si esponeva per ovvi motivi.
Una sera, nonostante fossi ancora scossa, preparai un dolce e lo portai a Spencer. Era il compleanno di Dom, e sapevo per certo che si erano ritrovati tutti da Spencer per una cena fra di loro, a cui avevo preferito non partecipare.


“Abbi pazienza tesoro” disse lei
“Ne ho anche troppa…saluta tutti” dissi mentre con la coda dell’occhio scorsi Dom in giardino
“Lo farò” disse abbracciandomi


Il tempo continuava a passare. Spencer aveva detto a Dom che la sua torta di compleanno l’avevo fatta io; e lui mi mandò un messaggio di ringraziamento.


Una sera per distrarmi, accettai di andare al Luna Park con Matt, Spencer, Chris e Kelly. Fu una serata diversa, con l’unico scopo di distrarmi e farmi avere tutto il loro sostegno.
Arrivai a fine serata totalmente esausta, così lasciai che gli altri quattro si godessero un giro romantico sulla ruota panoramica.


Io li attesi sedendomi sulla prima panchina che trovai di fronte la giostra, mentre li guardavo partire con il sorriso sul volto.
Dicembre nei Luna Park, era qualcosa di spettacolare…luci ovunque, quel vento un po’ gelido ma che ti scalda il cuore insieme all’atmosfera delle attrazioni.


“Zucchero filato?”


Mi voltai lentamente osservando l’individuo seduto vicino a me.


“Ciao” proruppe
“Ciao” risposi
“Sono venuto a ringraziarti, e a tentare di farmi perdonare” rispose “ sempre se vuoi”


Rimasi in silenzio, indecisa su cosa fare, dire o pensare.
A quel punto avevo paura di qualunque cosa potesse accadere. Restai con lo sguardo fisso sulle mie mani, in attesa. Lui si avvicinò di più a me, sporgendosi verso la mia direzione per vedere meglio cosa stessi osservando.


“E’ lui?” chiese
“E’ lui…o lei” risposi mostrando la foto dell’ecografia
“E’ una cosa magnifica, e così piccola” disse col groppo in gola


Tirai su col naso in un gesto impercettibile che non gli sfuggì affatto. Mi guardò fisso pieno di rimorsi, spostando una ciocca di capelli per baciarmi una tempia socchiudendo gli occhi. Dopodiché mi circondò le spalle con un braccio, avvicinando la mia testa al suo petto, mentre io mi aggrappavo alla sua giacca porgendogli la foto e scoppiando in lacrime. Mi strinse ancora più forte quasi soffocandomi ed accarezzandomi i capelli per cercare di calmarmi.


“Perdonami piccola…ti scongiuro”
“Dom…” singhiozzai
“Siamo due ragazzini testardi ed orgogliosi, ma io più di tutti. Ho fatto un lungo esame di coscienza e mi sono reso conto che da quando so che sarò padre, sono entrato in paranoia. Ho tentato di mettermi nei tuoi panni e…non ho voluto immaginare quanto tu ti sia sentita in colpa dopo che Ethan ti ha aggredita in quel modo; quanto vulnerabile e spaventata eri; o quanto autocontrollo hai avuto per cercare di resistere dal dirmi qualcosa di così importante appena l’hai saputo; ma soprattutto ho immaginato le tue sensazioni mentre ti dicevo che questo figlio avrebbe rovinato tutto. Perdonami piccola, ho realizzato che in realtà questo figlio lo desidero con tutto me stesso e voglio crescerlo con te vicino. Ho incrociato molte famiglie prima di ritrovarti qui, e per la prima volta ho pensato che quella bambina con i codini che saltava la corda, o quel bambino che passeggiava con un buffo cappellino  e stringeva in mano un palloncino potesse essere il nostro”


Alzai il capo incrociando il suo sguardo e leggendo nei suoi occhi paura, coraggio e determinazione.
Soppesai attentamente le sue parole, guardandolo nel modo più dolce e comprensivo del mondo, e senza dire una parola, lo afferrai per il colletto del cappotto avvicinandolo a me, e lo baciai sotto le luci colorate di quel Luna Park. Lui mi strinse ancora di più, infilando una mano fra i miei capelli, non avendo nessunissima intenzione di interrompere quel momento.
Continuammo così per alcuni minuti, tra carezze, baci e ti amo sussurrati col fiato corto.


“Andiamo” dissi prendendolo per mano
“Dove?” rispose ingenuo
“A casa nostra”

   
 
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