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Autore: Neryssa    05/11/2013    5 recensioni
Sulla strada che dai Monti Azzurri porta al Decumano Ovest scorre un lungo fiume dalle acque limpide e vivaci, poco profonde ma difficili a guadarsi; e seguendone il corso verso Nord, si giunge ai Colli di Vesproscuro, un modesto gruppo di dolci declivi che si stende per appena un miglio e mezzo o poco più. Thorin non li ha mai visitati, né durante le sue lunghe traversate della Terra di Mezzo né durante la permanenza sui Monti Azzurri. E se fosse per lui una giornata di lavoro alla fucina non andrebbe di certo sprecata per una scampagnata sulle colline! Ma da qualche tempo Fíli ha cominciato a cogliere al volo ogni possibile scusa, anche la più futile, per sgattaiolare nei boschi, e Thorin sa che i passi di suo nipote sono inevitabilmente rivolti verso quei Colli misteriosi.
Gli ultimi anni sui Monti Azzurri prima della partenza di Thorin, Fíli e Kíli con il resto della Compagnia, in un vortice di incontri, fughe e sentimenti contrastanti vissuto all'ombra dei Colli di Vespruscuro, nel cuore dei quali sorge una bella casetta di pietre e legno, abitata da...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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4 (seconda parte)- Il Re sotto la Montagna e un cuore innamorato contro gli artigli dell'orso


4 (seconda parte)- Il Re sotto la Montagna e un cuore innamorato contro gli artigli dell'orso



“Se Óin fosse venuto a caccia con noi non saremmo stati costretti a rifugiarci qui” rampognò il Nano con la barba rossa dalla sua sedia accanto al fuoco, sfilandosi uno stivale e allungando il grosso piede tozzo verso il ventre di pietra del camino, in cerca di calore; Lila smise per un momento di prestare attenzione all'acqua che bolliva nel paiolo e si voltò a rivolgergli una delle sue prodigiose occhiate eloquenti, una di quelle che riuscivano sempre a mettere in riga persino sua sorella Brid.
“Se qui non vi piace potete sempre tornarvene a casa vostra, mastro Nano” fece perentoria e subito il Nano si agitò sulla sedia, come se d'un tratto quella si fosse mutata in un letto di braci incandescenti.
“Non intendevo dire questo...” mugugnò imbarazzato, ma Lila aveva già smesso di ascoltarlo: amandosi di uno strofinaccio inumidito estrasse il paiolo colmo d'acqua bollente dal caminetto e con un grugnito di fatica lo poggiò sull'asse di legno per impastare il pane, concedendosi poi un momento per riprendere fiato.
Il grosso Nano con la testa rasata non l'aveva persa di vista nemmeno un secondo, dall'angolo opposto del tavolo seguitava a fissarla con in volto un'espressione cupa da fa gelare il sangue nelle vene e le grandi braccia nerborute incrociate al petto; Lila si sentì un po' in soggezione, sotto il suo sguardo inquisitore, ma lasciò correre e non permise a quel losco figuro di distrarla dai propri impegni: Thorin non era l'unico ferito, e per di più Brid aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile. Come se sua sorella fosse stata capace di leggerle nel pensiero, infatti, il buffo Nano dalla candida barba bianca biforcuta che la stava aiutando ad occuparsi delle ferite di Thorin si materializzò sulla porta della cucina.
“Vostra sorella domanda acqua calda, un ago e del filo, milady” fece gentilmente, e Lila balbettò frettolosamente un assenso confuso, lusingata da tutte quelle gentilezze a cui non era abituata.
“Come se la passa Thorin, fratello?” grugnì il Nano in fondo al tavolo, con quel suo vocione possente che a Lila ricordava tanto il rotolare dei massi sulle pietraie, in estate, durante i periodi di caccia; il Nano canuto sospirò, scuotendo appena la testa.
“Sono brutte ferite” ammise “Ma non credo ci sia da temere per la sua vita: Thorin è più temprato dell'acciaio che lavora nella fucina, supererà anche questa. E poi la sorellina di milady se la cava bene” fece poi, con l'accenno di un sorriso gentile che faceva capolino da sotto la folta barba bianca. Lila si ritrovò inconsciamente a sorridergli di rimando, grata, e ad assicurarsi che il canovaccio fosse ben avvoltolato attorno al manico bollente del paiolo, in modo che il Nano non potesse scottarsi.
“Qualcuno dovrebbe avvertire Dís” replicò l'altro.
“Potremmo mandare i ragazzi, restare qui li manterrebbe inutilmente sotto pressione” propose il Nano con la barba rossa, della cui presenza Lila si era quasi dimenticata.
“Fíli e Kíli non lasceranno il capezzale di Thorin finché non lo vedranno completamente ristabilito” dissentì il Nano gentile “Hanno fatto irruzione di sopra e non si è potuto far altro che confinarli in un angolo con la promessa di domandare il loro aiuto in caso di bisogno. É fuori questione rimandarli indietro”.
“Mastro Balin, fate presto per favore!” chiamò la voce di Brid dalle scale, e lui si affrettò a recuperare quanto richiesto.
“In ogni caso sarebbe meglio trovare una soluzione al problema, e dato che noialtri siamo tutti occupati in un modo o nell'altro...affido a voi l'incombenza! Fatevi onore!”. Detto questo, Balin (ora Lila sapeva di doverlo chiamare così) si congedò in fretta e furia ignorando le proteste del fratello, che incredibilmente dimostrò di possedere una qualche mimica facciale che non contemplasse solo ed esclusivamente un'espressione truce, mettendosi a sbottargli appresso improperi di ogni genere con gli occhi spalancati che sembravano voler incenerire il punto esatto in cui la schiena di Balin era scomparsa su per le scale; Lila si domandò come due individui tanto diversi potessero essere fratelli, ma poi parve ricordare quanto anche lei e Brid talvolta potessero apparire diametralmente opposte, e preferì passare al dubbio successivo.
“Chi è Dís?” domandò con il candore di una bambina, e subito il Nano dalla testa rasata smise di fare il diavolo a quattro, puntando i propri occhi piccoli ma penetranti nei suoi.
“La sorella minore di Thorin” rispose, guardandola come se da lei si fosse aspettato di tutto meno che una domanda simile.
“Ed è così terribile l'idea di andare a dirle che suo fratello è ferito?” replicò lei, mettendosi a trafficare con dell'acqua tiepida e qualche manciata di erbe officinali; i due Nani si scambiarono un'occhiata esterrefatta.
“Sciocchezze!” sbottò subito il fratello di Balin.
“In un certo senso...” fece contemporaneamente il Nano dalla barba fulva, guardingo, guadagnandosi un'occhiata curiosa da parte di Lila e una terrificante da parte dell'amico.
“Interessante...” replicò lei con voce suadente, intingendo una piccola pezzuola morbida nella ciotola colma d'acqua ed erbe e affiancandoglisi in un fluttuare di camicia da notte bianca e veste da camera variopinta. “Istruite una sorella maggiore sulle armi segrete di una sorella minore, allora” lo esortò, con gli occhi che brillavano di una luce stranamente perversa. “E sappiate che se non doveste collaborare spontaneamente potrei decidere di disinfettarvi le ferite con l'aceto!”.



Verso metà mattina Thorin smise finalmente di tremare per la febbre, e Brid decise che il peggio era passato: si lasciò cadere pesantemente sulla sedia accanto al letto, quasi rimpiangendo di averlo ceduto al ferito, e si concesse un sospiro esausto.
“Hai fatto un ottimo lavoro, piccola Brid” fece Balin prelevando una coperta dall'armadio aperto e posandogliela sulle spalle; lei levò gli occhi sul suo volto e gli concesse un sorrisino stanco.
“Non è stata una così gran fatica, ci è solo voluto del tempo. Assicurarsi che Fíli e Kíli non fossero d'intralcio è stata la parte più difficile!”.
“Immaginavo che l'avresti detto!”. Ridacchiando, Balin si voltò verso le due figure addormentate sulla cassapanca in fondo alla stanza, con le teste scompostamente appoggiate al gelido vetro della finestra e le bocche spalancate: Fíli e Kíli avevano reagito così bene all'ordine di restare fermi e zitti nell'angolo che appena qualche ora dopo il loro arrivo si erano messi a russare sonoramente, facendo un baccano d'inferno. Il vecchio Nano li guardava benevolente, un po' come un nonno che trova i propri nipotini addormentati nel fienile, ma Brid, per quanto stanca fosse, trovò la forza di preoccuparsi.
“Non finiranno per svegliarlo?” domandò volgendo un'occhiata apprensiva al Nano serenamente addormentato nel proprio letto, ma Balin agitò una mano per aria.
“Non preoccuparti, il sonno di un Nano non si disturba così facilmente! E se Thorin fosse in salute russerebbe anche più di loro due messi insieme!” rise, e inevitabilmente anche Brid si ritrovò a farlo. Quel buffo Nano le piaceva, aveva un viso fatto apposta per ridere e quando se lo concedeva ogni suo singolo lineamento sembrava partecipare, insieme a quella sua voce sempre allegra; dava l'idea di essere un tipo gioviale, che non si dava mai per vinto, ma che sapeva essere serio e concentrato se necessario, e Brid si rese conto che non avrebbe potuto desiderare compagnia migliore per affrontare un momento così drammatico.
“Cosa gli è successo?” domandò d'un tratto, tornando completamente seria, e proprio malgrado Balin si adattò al suo stato d'animo.
“Abbiamo involontariamente invaso il territorio di un orso durante una battuta di caccia” spiegò fissando il volto finalmente disteso di Thorin “E...beh, puoi immaginare come la bestia abbia reagito una volta che ci ha trovati sulla sua strada. Kíli è stato il primo a saggiarne gli artigli, e quando Thorin l'ha visto in balia dell'orso ha fatto di tutto per trarlo in salvo”. Brid si strinse involontariamente nella coperta, improvvisamente a corto di fiato: il sapere che un orso vagava libero per i boschi intorno a loro la inquietò, ma immaginarsi Thorin fronteggiare una bestia grande due volte lui la terrorizzò ancora di più.
“Siete...siete riusciti ad abbatterlo?” domandò con voce roca dopo un lungo silenzio, e Balin scosse la testa.
“No, sfortunatamente ci è sfuggito. Ma è ferito, la sua tana è distante e noi siamo salvi. Non abbiamo nulla da temere”.
Brid accennò un sorrisino teso e annuì: non disse a Balin che avrebbe di gran lunga preferito vedere Thorin cosciente e in forze, né che la vista del volto terrorizzato di Fíli l'aveva straziata; si limitò ad alzarsi e a posare con delicatezza una mano sulla fronte del ferito per controllare ancora una volta che la febbre non fosse tornata.
“Possiamo stare tranquilli, è appena tiepido” fece in tono assorto, rimboccandogli istintivamente le coperte come se fosse stato un bambino. “Dovremo tenere sotto controllo le ferite per qualche giorno, però, in queste condizioni non sarebbe saggio farlo viaggiare: è fuori pericolo, ma debole”.
“Ne parlerò con gli altri” assentì Balin, lisciandosi distrattamente la lunga barba. Poi gli occhi gli caddero nuovamente su Fíli e Kíli che continuavano a russare imperterriti, e il volto gli si illuminò di curiosità.
“Come li hai conosciuti?” domandò d'un tratto, e Brid sembrò cadere dalle nuvole.
“Ho incontrato Fíli nel bosco, l'anno scorso” fece poi, con una risatina. “Mi ha dato una grossa mano con la legna per l'inverno, con gli animali...talvolta persino a sopportare mia sorella...e un giorno si è presentato con Kíli e Thorin al seguito. Ecco come ci siamo conosciuti”.
“Allora eri tu il motivo delle sue fughe dai Monti Azzurri...” ridacchiò il vecchio Nano lasciando intendere di saperla lunga. Per tutta risposta, lei avvampò furiosamente.
“Sciocchezze!” borbottò irrequieta, attraversando la stanza a grandi passi, diretta alla cassapanca occupata dai due fratelli addormentati. “Vi sarei grata se scendeste ad avvisare gli altri che finalmente Thorin dorme tranquillo, e che dovrete decidervi al più presto su come affrontare la sua convalescenza. Di questi due me ne occupo io”.
Intuendo di averla messa a disagio, Balin le rivolse un sorrisetto impertinente che riuscì a farla arrossire ancora di più, e inchinandosi prodigiosamente fino a sfiorare il pavimento con la barba si congedò, varcando la porta con quella sua andatura un po' saltellante e un po' dondolante che in qualsiasi altro momento Brid avrebbe trovato estremamente buffa. Ma non dopo quei sorrisi e quei sottintesi.
Con un sospiro, si chinò sul Nano biondo e gli posò gentilmente la mano su una spalla.
“Fíli?” chiamò piano, dolcemente, senza ottenere risposta. “Fíli...Fíli!” riprovò scuotendolo un po', e stavolta il Nano cominciò a mugugnare qualcosa di indistinto tra una russata e l'altra.
“FÍLI!”. Al terzo tentativo Fíli sobbalzò violentemente e spalancò gli occhi celesti in un'espressione vitrea, come se non riuscisse realmente a vedere cosa stava guardando: gli bastò una manciata di secondi per riprendere da dov'era rimasto, e sotto allo sguardo divertito e al contempo intenerito di Brid cacciò una gomitata nelle costole del fratello biascicando un 'Ohi!'.
“Ventitré!” sbottò Kíli saltando su come un pupazzo a molla. Fíli aggrottò la fronte.
“EH?”.
“Ragazzi, mi dispiace dovervi svegliare ma non possiamo restare qui, rischieremmo di svegliare Thorin” mormorò Brid e immediatamente le espressioni di Fíli e Kíli si snebbiarono, facendosi preoccupate.
“Thorin! Come sta nostro zio?” domandò Kíli aggrappandosi al braccio di lei, che gli sorrise rassicurante.
“É fuori pericolo. Le ferite non erano infette e la febbre gli era venuta per la fatica di resistere al freddo senza cure e senza riposo, ma ora è scesa e finalmente dorme tranquillo”.
“Resto io con lui” proruppe Fíli, deciso, facendo per alzarsi.
“Assolutamente no! Tu vai di sotto, ti lavi, ti fai medicare e poi fili a dormire! E lo stesso vale per te, Kíli, è inutile che ti metti a ridacchiare!”. Come bambini capricciosi i due fratelli si produssero in coro di lamentele e borbottii contrariati, ma Brid fu irremovibile.
“Non voglio sentire storie! Siete gli unici che ancora non si sono lavati, e si dà il caso che voi non siate feriti come Thorin, quindi non avete scuse!”.
“Io sì! Guarda qua!”. Kíli saltò in piedi e scostandosi dal braccio la manica destra sbrindellata esibì il polso segnato da qualche brutto graffio, probabilmente opera degli artigli dell'orso ma nulla di preoccupante. Brid gli sorrise compassionevole, e ravviandosi i capelli dietro l'orecchio si chinò a dargli un bacio sul polso.
“Ecco, questo dovrebbe bastare a farti sopportare il bagno!” fece poi, ridacchiando alla vista del volto paonazzo del giovane Nano. “E se ti lavi persino dietro le orecchie magari anche Lila te lo dà, un bacio...”.
Improvvisamente motivato, Kíli spalancò gli occhi e borbottando qualcosa di incoerente si gettò a capofitto giù dalle scale, seguito dalle risate di Brid e del fratello.
“Che hai da ridere tu? Guarda che non mi sono dimenticata del tuo, di bagno!” Brid rimbrottò subito il povero Fíli, che inaspettatamente si imbronciò.
“E io non me lo merito, un bacio?” mugugnò per tutta risposta, contrariato e speranzoso ad un tempo. Brid lo guardò interrogativa, e lui si indicò il sopracciglio spaccato incrostato di sangue: come se i suoi occhi fossero rimasti velati per tutto quel tempo, Brid realizzò di colpo che anche lui era rimasto ferito esattamente come gli altri, e una strana preoccupazione strisciante la pervase. Prese tra le mani il volto di Fíli come se avesse avuto paura di romperlo e posò le labbra sul sopracciglio ferito, accarezzandogli piano le guance.
“Mi sei mancato, Nano della malora” sussurrò con un groppo in gola che le soffocò la voce mentre lo stringeva in un abbraccio caloroso ma prudente a cui Fíli rispose con trasporto, facendola sedere sulle proprie gambe; Brid gli si rannicchiò contro, in cerca di calore, e quando avvertì la mano di lui accarezzarle la nuca si rincantucciò sulla sua spalla.
“Anche tu mi sei mancata...avrei voluto tornare prima, e in un'occasione migliore di questa...”.
“Eri così preoccupato per Thorin...mi avete fatta spaventare a morte. Sia tu che lui. Quando guarisce per punizione lo prendo a calci nel sedere”. Fíli sbuffò una risatina posandole un bacio tra i capelli.
“Questa non voglio proprio perdermela!”.
“No che non te la perdi, dopo di lui ci sei tu sulla lista dei Nani da punire!”.
“Com'è che finisci sempre per farmi del male?” fece Fíli fingendo un grugnito lamentoso che la fece ridere.
“Perché te lo meriti” rispose Brid sollevandosi dalla sua spalla e sorridendogli felice. Felice di vederlo rinfrancato, felice di averlo con sé. Fíli le sorrise teneramente di rimando, sfiorandole una guancia con una delle sue mani che accostate al volto di lei sembravano enormi, e gli sembrò di non aver mai visto nulla di più bello di Brid sorridente fra le sue braccia.
“Coraggio, adesso: corri a lavarti mentre io ti preparo il letto!”. Con un'agilità inaspettata Brid sgusciò giù dalle sue gambe e si diresse verso il letto su cui Thorin dormiva beato; nel vederla rivolgergli un'occhiata apprensiva Fíli avvertì una fitta di gelosia attanagliargli il petto con violenza, e costringerlo a porle una domanda del tutto irrazionale.
“Do...dormirai con lui?” fece, e non ebbe bisogno di aspettare lo sguardo sconcertato di lei per vergognarsi come un ladro.
“Certo che no! Starò in camera con mia sorella...e poi Thorin non ha alcun bisogno di essere vegliato, non sta così male” rispose Brid in tono spiccio, lasciando una candela accesa sul comodino accanto all'infermo e prelevando la lanterna. Improvvisamente sopraffatto dalla sensazione di essersi comportato da sciocco Fíli annuì frettolosamente e si dileguò oltre la porta tartagliando qualcosa di simile a delle scuse; Brid annuì, senza badare al fatto che il Nano se l'era già battuta giù per le scale, e dopo aver scostato una ciocca di capelli dalla fronte distesa di Thorin si decise a seguirlo, tirandosi dietro la porta. Esitò un momento, prima di chiuderla, attardandosi a guardare ancora una volta l'ospite addormentato.
“É fatto di roccia, non hai nulla da temere”. La voce di Balin la raggiunse tanto inaspettatamente che la lanterna quasi le cadde di mano: portandosi una mano al cuore, Brid si voltò ad annuire al vecchio Nano che le sorrise gentilmente.
“Dwalin e Glóin concordano con me riguardo la partenza: ci tratterremo per qualche giorno, se l'invito è ancora valido”.
“Ma certo. E ora vi chiedo perdono mastro Balin, ma vado a coricarmi un poco...ho bisogno di riposo. Fate come se foste a casa vostra” rispose con uno sbadiglio, finalmente abbandonando la maniglia delle porta che nascondeva Thorin al suo sguardo; si trascinò stancamente fino alla camera da letto di Lila, in fondo al corridoio, e quando infine si intrufolò sotto le coperte rannicchiandosi contro il corpo caldo della sorella che meccanicamente l'abbracciò, il suo ultimo pensiero fu per Fíli. Quell'adorabile Nano della malora a cui inspiegabilmente non era riuscita a dire che se non fosse stata esausta avrebbe vegliato Thorin fino al suo risveglio.



Quando riaprì gli occhi era sola, immersa nell'oscurità della stanza di Lila e con le narici colme del suo odore familiare, mitigato da quello della stoffa delle lenzuola e della cera delle candele che sua sorella era solita abbandonare un po' qua e un po' là in giro per le stanze; rimase immobile per un po' e tentò di stabilire che ore fossero semplicemente guardando i coni di luce che riuscivano a filtrare attraverso le pesanti tende tirate davanti alla finestra, ma in capo a qualche minuto decise di rinunciare.
Stava nuovamente scivolando nel dormiveglia quando le sembrò di sentir parlottare al piano di sotto, in corrispondenza della cucina: frastornata, si tirò su con uno sforzo immenso e a tentoni cercò qualcosa con cui coprirsi. Calcatasi addosso la vestaglia di suo padre scivolò fino alla porta e poi giù per le scale, affacciandosi furtivamente sulla cucina come se avesse voluto passare inosservata.
Seduto davanti al camino con la testa rasata che rifletteva il bagliore delle fiamme mentre fumava la pipa, il grosso Nano che la sera prima le aveva quasi spezzato un braccio sembrava immerso in un'infinità di pensieri; era solo, e prendendosi tutto il tempo di osservarlo con curiosità Brid notò che là dove i capelli non crescevano la sua nuca era tatuata, così come sul dorso delle sue grandi mani tozze quel bizzarro ospite recava dei motivi geometrici, decisamente più semplici di quelli sulla nuca ma considerevolmente più grandi. Quello sconosciuto la incuriosiva a tal punto che se non fosse stato per Ferumbras, che vedendola sulla porta si gettò rumorosamente giù dal davanzale della finestra e le trotterellò incontro, festoso e tremolante come una palla di lardo molto contenta, si sarebbe seduta ad osservarne di nascosto le mosse ancora per un bel po'. Purtroppo, però, il gatto si era mosso, e quando un gatto come Ferumbras si muoveva di certo non passava inosservato. Quindi non le rimase che scendere l'ultimo scalino ed entrare definitivamente in cucina.
“Buongiorno” esordì senza mostrarsi troppo allegra né troppo seria. Il Nano voltò il capo verso di lei e di colpo Brid pensò che non era possibile pensare che fosse spaventoso. Un po' inquietante, tutt'al più, ma spaventoso proprio no.
“Buonasera, vorrai dire!” corresse lui con un vocione aspro che non aveva niente di cattivo, solo tanta, tanta rudezza.
“Ho dormito così tanto?” domandò perplessa.
“Più di Thorin no di sicuro”.
“Ah, non si è ancora svegliato...”.
“A meno che non l'abbia fatto nell'ultima ora e adesso stia giocando a carte con mio fratello non credo proprio”. Brid non seppe se ridere o preoccuparsi, e il fatto che il Nano non lasciasse trasparire alcuna emozione non l'aiutò affatto.
“Così...siete voi il fratello di Balin...” fece dunque, appuntandosi mentalmente di fare una capatina in camera sua per accertarsi delle condizioni di Thorin.
“Dwalin” annuì l'altro, contro la pipa.
“Bene, mastro Dwalin, sapreste dirmi per favore dove posso trovare mia sorella?”.
“É appena uscita per andare a prendere le uova”.
“Ah...”. D'un tratto colpita dall'atmosfera stranamente silenziosa che aleggiava in tutta la casa, Brid si guardò intorno. “E gli altri dove sono? Fíli e Kíli? E il vostro amico con la barba rossa?”.
“Cos'è questo, un interrogatorio?” sbottò Dwalin, e Brid non riuscì ad impedirsi di sorridere. “Glóin è partito per i Monti Azzurri, è lui il fortunato che avrà l'onore di portare alla sorella di Thorin la notizia dell'incidente. Fíli e Kíli lo accompagnano fino al ponte” brontolò poi il Nano, addolcendosi un poco di fronte al sorriso genuino di lei. L'improvviso refolo d'aria gelida che accompagnò lo spalancarsi della porta e l'ingresso frettoloso di Lila li interruppero.
“Per tutti i Valar, che freddo!” sbottò la nuova arrivata richiudendosi subito la porta alle spalle.
“Su con la vita, tempo tre mesi e la neve sarà soltanto un brutto ricordo!” sbadigliò sua sorella per tutta risposta, senza curarsi della coda di Ferumbras che nel frustare nervosamente l'aria si imbatteva ritmicamente nei suoi stinchi; Lila quasi si stupì di vederla in piedi, dovette fare attenzione a non lasciarsi reagire con troppa enfasi o le uova sarebbero finite sul pavimento.
“Ah, sei sveglia!” fece, posando la cena sul tavolo di legno mentre lanciava un'occhiataccia alla pipa accesa di Dwalin, che sembrò volerla sfidare degnandola soltanto di un monumentale sbuffo di fumo.
“Sì, pensavo di darti una mano con la cena...magari vado a vestirmi e poi possiamo metterci al lavoro!”. Lila annuì distrattamente, troppo presa a contare sottovoce le uova sotto lo sguardo vigile di Dwalin, e Brid sgusciò nuovamente oltre la porta, su per le scale. Sull'ultimo gradino indugiò, fissando la porta intagliata della propria camera da letto con il cuore inspiegabilmente colmo d'aspettativa; un moto d'impazienza a cui reagì stizzosamente la spinse ad afferrare la maniglia e a spingere piano, intrufolando appena la testa nella stanza alla ricerca di una qualsiasi novità.
“Balin?” chiamò, e al lume della candela accesa sul comodino il volto del vecchio Nano si voltò in direzione della sua voce.
“Piccola Brid” rispose con un sorriso che la fece sentire quasi coccolata. “Dormito bene?”.
“Sì, grazie. Voi vi siete riposato un po' prima di venire a vegliare Thorin?”.
“Mio fratello si è personalmente assicurato che dormissi qualche ora prima di concedersi a sua volta un po' di sonno. Mi tratta come un vecchio, quello sciagurato, dimenticando che sono più anziano di lui di appena nove anni!”.
“É soltanto più premuroso di quanto egli stesso sia disposto ad ammettere” ridacchiò Brid. Il suo volto tuttavia si fece subito serio quando lo sguardo le si posò sul Nano ferito ancora seppellito sotto le coperte: Thorin continuava a dormire profondamente, inespressivo e rilassato come se non avesse mai riposato in vita sua. Durante il giorno una spalla e un braccio erano sgusciati fuori da quel caldo bozzolo di coperte invernali, lasciando scoperto un po' del suo petto ampio e coperto di peluria scura che nel prestargli soccorso Brid era stata troppo impegnata per notare; ora che non aveva nulla di così pressante da fare lo osservò, e probabilmente arrossì con violenza nel ricordare che, anche se nascosto sotto le coperte, Thorin era mezzo nudo. Mezzo nudo e ferito, ma indubbiamente prestante.
“Bene, credo proprio che andrò ad aiutare mia sorella con la cena!” fece all'improvviso e con un po' troppa decisione, cogliendo Balin di sorpresa. “Mi raccomando, chiama per qualunque cosa! Appena è pronto vengo...cioè, Lila...insomma, qualcuno verrà a chiamarti!”.
Senza nemmeno prendersi il disturbo di aspettare una qualunque risposta Brid prese la porta e uscì con la furia di una valanga, aggrappandosi alla balaustra delle scale come ad un'ancora di salvezza. Di sotto, Lila e Dwalin discutevano animatamente sulla quantità di uova necessaria a sfamare ciascun Nano della compagnia, ma lei non li sentiva: ognuno dei suoi sensi, a parte la vista, era offuscato da una soffocante sensazione di vergogna. E in ogni caso i suoi occhi non volevano saperne di mettere a fuoco il cono di luce che dalla cucina filtrava nel locale delle scale, ancora rapiti dalla visione di Thorin mezzo nudo e addormentato nel suo letto.
Se non svenne per l'imbarazzo e i bollori fu in parte per il saldo appiglio della balaustra, e in parte per il rumore della porta d'ingresso che si richiudeva con un tonfo, annunciando il ritorno di Fíli e Kíli.
“Ehilà, gente! Che c'è per cena?”. Un ringhio preoccupante, la voce di Kíli che urlava 'Al riparo!' e il rumore di qualcosa di secco infranto contro una parete. Dwalin andò su tutte le furie.
“I miei complimenti, milady! Oltre che una pessima mira ora avete anche un uovo in meno!”.





Quella notte fece così freddo che, rigirandosi avanti e indietro tra le lenzuola, Brid si convinse di aver visto alla luce del plenilunio il gelo cristallizzarsi sul vetro della finestra in camera di Lila; così, armandosi di pazienza e anche di un po' di coraggio, scese le scale in punta di piedi e accese il camino, gettandovi poca legna e badando di tenere le fiamme basse. Rovistò il più silenziosamente possibile nella vecchia cassapanca che sua madre aveva portato da Brea, antico cimelio di famiglia ricolmo di altri cimeli di famiglia, e ne cavò quattro bei scaldaletti di ferro battuto che riempì di braci bollenti e avvoltolò in federe pulite, per poi distribuirli nelle camere degli ospiti. Riuscì inaspettatamente a non svegliare nessuno (o almeno così credette: il vecchio Balin finse di non essersi accorto di niente, ma nascosto dal buio un occhio lo aprì eccome), e si costrinse ad accontentarsi di quel poco che era riuscita a fare, accompagnata per tutto il tempo dal chiassoso russare dei Nani. Lasciò la propria camera da letto per ultima, e una volta abbandonato sul pavimento fuori dalla porta lo scaldaletto più malconcio che aveva deciso di tenere per sé e per Lila, indugiò un momento, dibattendosi tra l'imbarazzo, i dubbi e la confusione. Ben presto si stufò di quella nuova Brid incredibilmente emotiva e timida che proprio non aveva idea da dove fosse spuntata, e spingendo la porta con la spalla, una mano impegnata a reggere la candela e l'altra munita di scaldaletto, entrò, percorrendo la distanza che la separava dal letto a passo di marcia. Thorin non russava, e suo malgrado ciò la impensierì: poggiò la candela sul comodino chinandosi appena sul letto, attenta a non disturbare il respiro ritmico e pesante dell'infermo addormentato: gli occhi di Thorin, però, si spalancarono puntando dritti su di lei, e nonostante in quello sguardo non vi fosse alcuna traccia di allarme o diffidenza, Brid sobbalzò come se lui l'avesse sorpresa a frugargli nelle tasche. “Thorin!” esalò in un fil di fiato, portandosi una mano al petto laddove sentiva il cuore martellare impazzito. “Che...sollievo vederti sveglio!”. “Mi davate per morto, milady?” domandò lui con voce roca, bassa, la voce di chi non parla da ore. “Esagerato! Quante storie per qualche zampata d'orso, non è certo per le ferite che te la sei vista brutta, Nano!” sbottò immediatamente lei, piccata. Qualcosa illuminò gli occhi chiari di Thorin ma Brid era troppo impegnata a fare la sostenuta per indagare su cosa fosse. “Erano infette?”. “No, ma avevi comunque la febbre alta”. Con un sospiro Brid sedette sul suo letto, accanto a lui: Thorin tentò di scivolare di lato per farle un po' di spazio ma i lembi ricuciti delle ferite gli restituirono una sensazione sgradevole, strappandogli un gemito sofferente, e una mano di Brid volò subito ad inchiodalo con le spalle al materasso, impedendogli di muoversi. “Non ce n'è bisogno, posso stare sul bordo” disse solo. “Dunque, stavo dicendo...ah, sì: come ti è venuto in mente di ciondolare in giro per il bosco in pieno inverno dopo essere stato ferito da un orso?”. Incredibilmente, a quelle parole Thorin parve sentirsi un grandissimo stupido. “Non è che mi sia venuto in mente” borbottò a disagio “Ho dovuto farlo: Fíli e Kíli non erano al sicuro, con quell'orso nei paraggi, e nemmeno gli altri. Affrontarlo sarebbe stato uno spreco di tempo e di energie, l'unica soluzione era quella di tornare verso i Monti Azzurri”. “Però qualcosa è andato storto...o meglio, qualcuno è crollato”. “Mi stai facendo la predica, ragazzina?” sibilò Thorin, con lo sguardo improvvisamente acceso d'ira. Brid, però, non si scompose. “Figuriamoci, non mi permetterei mai!” sbottò sarcastica. “Intanto perdonami se non m'inchino al cospetto della tua monumentale incoscienza, ma stare chinata tutta la notte sulle tue ferite mi ha così provata che non ci penso proprio a ridurmi ancora peggio per gratificare il tuo ego!”. Gli occhi azzurri di Thorin si fecero cupi e si assottigliarono in due fessure tempestose; poi una delle sue grandi braccia da fabbro scivolò fuori da sotto le coperte con un fruscio sommesso, e con l'aria di chi sta cercando a tutti i costi di imporsi la calma il Nano si passò la mano sul volto. “Fíli e Kíli?” domandò poi, e Brid fu lapidaria. “Stanno bene”. “Allora perché ti scaldi tanto?”. “Perché mi hai fatta preoccupare, testa di mulo!”. In un impeto di rabbia che lo spiazzò completamente, Brid allungò un braccio verso di lui e gli spintonò il braccio nudo, scalzandogli via la mano dal volto: Thorin la guardò come se gli avesse appena confessato di essere un'assassina, per un momento combattuto tra l'indignazione e lo stupore più sincero. Poi Brid si mise a parlare, e qualunque cosa avesse desiderato risponderle si perse in quel fiume di parole. “Mi avete fatta preoccupare tutti quanti! Tu, con quella tua faccia da moribondo mentre ti reggevi a Kíli, l'espressione terrorizzata di Fíli che mi implorava di aiutarti...mia sorella che quasi piangeva, quel Nano gigantesco che per poco non mi spezzava un polso, la notizia di un orso ferito e rabbioso che si aggira nel bosco! Voci sconosciute alla porta di casa nel cuore della notte e sei Nani feriti in cucina la mattina dopo! E io sono soltanto una ragazza alta quattro piedi e mezzo che non sa nemmeno impugnare decentemente una roncola per difendersi, dannazione!”. Thorin si levò a sedere facendo leva sulle braccia intorpidite, e rabbrividendo appena nell'aria fredda della notte allungò le braccia verso di lei, posandole le mani sulle spalle: la trasse gentilmente verso di sé e d'istinto le baciò la fronte, come aveva visto fare a sua sorella Dís quando tempo addietro si ritrovava a dover consolare i suoi due piccoli nanetti dopo qualche incubo tremendo. A quel semplice contatto Brid parve rilassarsi e abbandonarsi contro le sue labbra con un sospiro tremante. “Perdonami se puoi” sussurrò il Nano carezzandole piano una spalla “E grazie...per tutto quello che fai per loro. E per me”. “Sei stato uno sciocco, Thorin...ma uno sciocco amorevole” concesse lei dopo qualche minuto di silenzio in cui aveva semplicemente lasciato che lui la confortasse. “Comunque sia andata non ha importanza, siete al sicuro ora. Glóin è tornato a casa con l'incarico di avvisare tua sorella”. Rinfrancato da quelle parole gentili Thorin si concesse un sospiro, annuendo contro la fronte di Brid. “Quasi mi rallegro di non essere nei suoi panni”. “Che diamine, tua sorella è davvero tanto tremenda?” saltò su Brid, divertita ed esasperata al tempo stesso. “Ma che Nani siete, tutti quanti, se vi fate terrorizzare da lei?”. “Tu non la conosci. Sono centosettantacinque anni che mi tormenta” fece Thorin in tono grave, e Brid si sciolse in una risata argentina che inaspettatamente strappò un sorriso anche a lui. Sotto gli occhi di Thorin, Brid si chinò a recuperare dal pavimento lo scaldaletto avvolto nella federa. “Ecco, con questo dovresti riuscire a superare la notte senza morire assiderato...o meglio, quanto resta della notte” fece con uno sbadiglio, alzandosi e cacciando il piccolo bozzolo di stoffa calda sotto le coperte. “Se hai bisogno di qualcosa chiama pure. Sveglierai tutta la casa e i tuoi allegri compari ti si fionderanno nel letto ma per lo meno avrai quanto più aiuto possibile”. Riscoprendosi improvvisamente mezzo nudo, Thorin si affrettò a scivolare sotto le coperte e un piacevole brivido caldo gli si propagò per tutto il corpo quando i suoi piedi sfiorarono lo scaldaletto; rivolse un'occhiata carica di gratitudine a Brid, che gli rispose con un sorriso, e rimase a guardare lei e la candela andarsene verso la porta. Un momento prima che l'uscio si richiudesse completamente, però, il volto della fanciulla si riaffacciò sulla stanza accompagnato da un cono di luce. “Ehi, Nano! Non hai mantenuto la promessa!” disse con un tono polemico che fece subito presagire uno scherzo, più che la minaccia di una tremenda vendetta. “Quale promessa?” domandò Thorin, spiazzato, scattando a sedere con una smorfia sofferente. Il volto di Brid si contrasse in un broncio offeso. “Quella che non ti saresti mai presentato alla mia porta con un'orda di Nani affamati al seguito!”. Colto alla sprovvista Thorin spalancò gli occhi in un'espressione ben poco da lui, ma indubbiamente sincera; prima ancora di potersene accorgere si lasciò sfuggire una risata bassa, divertita, e si trovò a levare le mani in segno di resa. “Troverò il modo di farmi perdonare” promise con voce inavvertitamente suadente, che costrinse Brid a mugugnare qualcosa d'indistinto battendo precipitosamente in ritirata: soltanto quando si richiuse alle spalle la porta della camera da letto di Lila si costrinse a smettere di borbottare e a controllare la respirazione, ignorando i lamenti contrariati della sorella quando alzò le coperte per ficcarci sotto lo scaldaletto. “Insomma, Brid, che ti prende? E poi si può sapere dov'eri finita? Ho sentito delle voci, pensavo ci fosse un altro battaglione di Nani in fin di vita alla porta!” fece Lila quando finalmente sua sorella si degnò di guardarla e prestarle attenzione: per tutta risposta Brid spense la candela soffiando con veemenza e si cacciò sotto le coperte. “Dal Nano-testa-di-mulo...sì, insomma, Thorin!”. Nascosta nell'oscurità, Lila spalancò gli occhi blu. “Da Thorin? E perché dia...?”. “Vuoi piantarla di fare chiasso?” ringhiò Brid con voce che traboccava ansia e terrore, premendole una mano sulla bocca: ne seguì una semi colluttazione al buio, in cui non ci furono vincitori né vinti ma solo un impressionante groviglio di coperte e il tonfo metallico dello scaldaletto caduto sul pavimento. Alla fine Lila riuscì ad afferrare entrambi i polsi di Brid, costringendola a rispondere. “Allora?” domandò con fare imperioso. “Allora niente, ficcanaso suprema, faceva un freddo cane e sono andata a riempire gli scaldaletti! Solo che quando ne ho portato uno a Thorin l'ho trovato sveglio, e...beh, ecco...abbiamo parlato”. Al ricordo delle labbra calde del Nano premute sulla propria fronte con gentilezza, Brid rabbrividì ancora e sentì la testa girare vorticosamente quando gli occhi le restituirono l'immagine di Thorin che le sorrideva dal cuscino. “Ti piace?” le domandò Lila senza preamboli, riportandola bruscamente alla realtà. “Che? Ma figurati!” annaspò senza fiato, avvampando violentemente. “É stranamente affascinante per essere un Nano...con quella sua aria burbera, altera...e ha bei lineamenti” considerò Lila come soppesando la questione; poi si fece improvvisamente seria e la sua voce suonò così adulta che per un momento, coadiuvata dall'oscurità, Brid credette di parlare con Camelia Boffin, la Hobbit di Brea che le aveva date alla luce in quella stessa casa. “Il problema è che il tuo Nano-testa-di-mulo è un principe, Brid”. “Co...cosa?” ansò la minore, scioccata; Lila annuì, per poi affrettarsi a rispondere adeguatamente non appena si ricordò che Brid non poteva vederla. “É l'erede al trono di Erebor, il reame della Montagna Solitaria: me l'ha detto Kíli. Cioè, se l'è lasciato sfuggire, e Dwalin l'ha guardato come se avesse tanto voluto mangiarselo. Poi però ho chiesto spiegazioni e quell'energumeno tatuato si è visto costretto a confermare tutto”. "Un...principe...” boccheggiò Brid, inspiegabilmente spaventata, imbarazzata e indignata al tempo stesso: si sentiva come in balia delle rapide del Lhûn, sballottata tra le sensazioni e intontita da tutti i sentimenti contrastanti che sentiva montare dentro di sé. Si costrinse a non mostrarsi troppo scossa, e con un repentino cambio d'umore strattonò le coperte fino a tirarsele fin sopra la testa, seppellendosi in un caldo e soffice bozzolo. "Principe o meno non cambia niente. Non è come dici tu, non mi piace” fece, con un tono talmente autoritario che Lila non si azzardò a replicare: si accoccolarono l'una contro l'altra, dividendosi equamente le coperte, e cercarono di riaddormentarsi. Brid, però, non ci riuscì.


*NOTE*
Non sarò loquace come al solito questa sera, sono di pessimo umore per tutta una serie di motivi, uno più spregevole dell'altro, e per di più mi sono appena votata all'odio puro nei confronti dell'HTML. Se fosse un'entità dotato di personalità lo ucciderei. Dico sul serio.
Vi domando scusa se non sono simpatica e loquace come al solito e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Vi ringrazio di cuore per essere sempre carini e coccolosi, di volta in volta, e avviso che risponderò quanto prima alle recensioni lasciate in sospeso. Adesso vado, che ho da sregolare i conti con un paio di questioni che minacciano la salute e l'integrità del mio fegato. Abbiate pazienza, tornerò quella di sempre. Vi amo <3

  
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