Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: _Elahlea_    05/11/2013    5 recensioni
Loro: si sa ormai, One Direction. Internazionali, amati, desiderati, odiati, ricercati, giovani e infaticabili.
"Che la gente mi dica per quale motivo dovrei sbavare loro dietro! No davvero, nemmeno per Brad Pitt si fa tutto questo chiasso! Ma si può sapere che hanno di speciale? Insomma sì, musica che mette allegria e tutto il resto, però c'è bisogno di andare in visibilio come fosse resuscitato John Lennon? Dammi una buona ragione, Bob, una sola, e ti giuro che esco a cena con uno di loro!!!"
Lei: Emily, cantante, giovane, bella, piena di talento e...scettica. Perché a tutti piacciono gli One Direction? Emily è convinta di poter resistere al fascino che miete milioni di giovani ragazze in tutto il mondo: sarà vero o crollerà miseramente? E se dovesse cedere, quanto potrebbe farsi travolgere da questa febbre che impazza? L'occasione per mettersi alla prova sembra essere un incontro in uno studio televisivo. Ce la farà o no? Si accettano scommesse.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sonno. Quella meravigliosa barriera che ci abbraccia durante la notte e ci culla attraverso i sogni più dolci e sublimi o ci imprigiona negli incubi più soffocanti; quel muro inconsistente che ci aliena dalla realtà e ci offre di realizzare per un tempo fuggevole e inesistente anche i nostri più reconditi desideri. Talvolta ci viene persino data facoltà di scelta nei nostri sogni: possiamo cambiare quello che non ci piace per trasformare un'angoscia opprimente nel nostro ideale onirico.
"Emi, svegliati. Siamo arrivati"
Il sonno: una muraglia che si rompe molto, troppo facilmente.
La voce del suo manager giunse delicata come una mandria di elefanti inferociti, accompagnata da una mano possente che la scosse per le spalle.
"Oddio!" sbottò di soprassalto.
"Dannazione Bob! Ma c'è proprio bisogno di essere così delicati? Mi lasci sempre senza parole, davvero. Neppure gli ippopotami in "Fantasia" erano tanto aggraziati" inveì con la voce ancora mezza impastata dal sonno.
"Scusa, avevo paura non ti svegliassi" replicò distrattamente l'uomo mentre raccoglieva il proprio borsone dal divanetto.
"E se non mi fossi svegliata mi avresti sparato un colpo con un revolver, fammi capire?" brontolò alzandosi e guardandosi intorno.
"Come?"
"Dicevo che non trovo la valigia"  sbadigliò. Non le andava di iniziare con i loro interminabili battibecchi.
"Sarà nel cofano. Sarà meglio che tu prenda un caffè, abbiamo l'appuntamento tra poco"
"Poco? Mancano ancora tre ore!" si lamentò scendendo le scalette del mega camper.
I giornalisti la attorniarono subito, ma lei, fingendo noncuranza, si diresse verso il cofano dove l'autista era già pronto con le valigie in mano.
"Non preoccuparti David, ci penso io. Tu occupati di posteggiare questo...coso!" concluse non avendo trovato un sostantivo adatto.
I paparazzi continuavano a scattarle foto a due centimetri dalla faccia nonostante Bob, che era appena sceso, facesse del suo meglio per mandarli via.
"Per favore, sono stanca!" piagnucolò tra sé varcando le porte dell'albergo.
Il fattorino si fece subito avanti per alleggerirla dal carico dei bagagli.
"Lei non può neanche immaginare quanto le sia grata" gli disse sinceramente posandogli una mano sulla spalla.
"Ma lei...lo sa che mia sorella l'adora?" esclamò stupefatto il fattorino dopo che l'ebbe squadrata per qualche secondo.
"Ah sì? Più tardi ti farò tutti gli autografi che vuoi, anche una foto. Anzi, sai che ti dico? Domani puoi pure fare venire tua sorella e ce la facciamo insieme, la foto; però ora devo andare in camera".
La figura della ragazza avanzava elegante attraverso la hall, malgrado la stanchezza che non voleva ancora abbandonarla.
Diciotto anni, lunghi capelli castani che le ricadevano in morbidi riccioli sulla schiena, occhi nocciola e delle labbra che le avevano sempre invidiato, morbide e carnose; fisico asciutto, curvilineo quanto basta, che manteneva grazie alla palestra due volte la settimana, mani affusolate e ben curate che avevano imparato da sole a suonare la chitarra, e che fin da piccole avevano suonato il pianoforte sotto la supervisione del padre.
Eppure, Emily Davis era 1.70 m di pura insicurezza e modestia: quando fin da piccola riceveva complimenti per le sue doti canore, non sapeva rispondere se non con un sorriso timido per poi abbassare lo sguardo dopo due secondi e mezzo e arrossire come se avesse passato tre ore sotto il sole africano a mezzogiorno!!! Si truccava poco o nulla, giocava nervosamente coi capelli quando era in imbarazzo o si mordeva un angolo del labbro inferiore, si trovava più a suo agio con i ragazzi che con le ragazze, preferenza che non dispiaceva affatto al sesso maschile, il cui interesse per lei era sempre stato piuttosto intenso. Il vero problema era, come si poteva attirare il suo, di interesse? Non sapeva bene neppure lei cosa cercasse in un ipotetico fidanzato; certo non era tanto ingenua da credere ancora nel principe azzurro, biondo con gli occhi chiari, che arriva in groppa al cavallo bianco per salvare la damigella in pericolo! Della serie: giovane sì, stupida no.
Di certo vi era che malgrado non si considerasse particolarmente bella o pensasse di possedere doti fuori del comune e avesse avuto molti spasimanti anche prima di diventare una cantante famosa (cosa che, a dire il vero, si era verificata, a livello internazionale, solo nell'ultimo anno e mezzo), aveva avuto il suo primo fidanzato solo un anno prima, col quale purtroppo, era finita male: lui, lei e...l'altra, dove per altra si intende una "sciacquetta bionda senza arte né parte pronta a gettarsi su qualunque essere maschile che respiri, con più plastica in corpo delle fabbriche Coca Cola!". Questa formula descrittiva l'aveva usata così spesso che stava cominciando a perdere in efficacia.
Le porte dell'ascensore si chiusero e lei ammirò la propria immagine allo specchio.
"Sembro una reduce di guerra" osservò stancamente.
"Sì, Emily certo, come dici tu" la assecondò Bob. Era inutile dirle qualunque cosa: quando era convinta anche dell'idea più stupida, sii sprecava solo fiato cercando di farle cambiare idea.
"Ah no, hai ragione! Dopo la fine del tour che è durato in anno, un altro che sta per cominciare in America, otto ore di volo e due di sonno per colpa di quell'hostess infernale sto una favola, l'immagine del relax. Ho già detto che il tour è finito ieri e che il tutto è accaduto nell'arco delle ultime dieci ore?"
Le porte dell'ascensore si aprirono.
"Guarda il lato positivo no? Lo fai sempre!" replicò Bob dirigendosi verso le loro stanze.
"Illuminami, ti prego" lo invitò appoggiando una spalla al muro mentre lui usciva la chiave.
"Stai per apparire in uno show con una delle band più popolari degli ultimi anni"
"E questo me lo chiami lato positivo? Semmai è da mettere in conto insieme alle altre disgrazie! L'ho già detto che sta succedendo tutto in dieci ore?"
"Negli ultimi 5 secondi lo hai detto solo due volte mi pare. Guarda che ci sono ragazze che ucciderebbero per essere al tuo posto nello show"
"O mio Dio, gli One DIrection! Zyan, ti amo, sposami! Mi sento male, non respiro. Penso che sto per svenire". Emily si mise a fare la scena teatrale da ochetta isterica con la voce stridula fingendo di strapparsi i capelli. Bob la guardò e si mise a ridere.
"Guarda che è Zayn, stupida!" puntualizzò divertito.
"Vabbè è uguale, Zayn Zyan, è sempre lui"
"Emily, non farmi fare brutte figure"
"Io? Scherzi? Con questa faccetta innocente? Non vedo l'ora di incontrarli io, a quelli là" rispose entrando nella stanza.
"Ma perché ti stanno antipatici? Neanche li conosci"
"Intanto sono stanca, e quindi anche irritabile e poi...ma si può sapere che hanno di speciale? Insomma sì, musica che mette allegria e tutto il resto, però c'è bisogno di andare in visibilio come fosse resuscitato John Lennon?"
"Ma che discorso è? Piacciono e basta. Come dire, perché ti piacciono i Rolling Stones?"
"Senti, c'è una spiegazione scientifica e razionale per cui a qualcuno debbano piacere i Rolling Stones! Il motivo per cui debbano piacere gli One Direction me lo spiego con una sola parola: p-u-b-e-r-t-à!" scandì bene.
"Quando ti sarà passata l'acidità, fammi sapere. Ci muoviamo tra un'ora e mezza" la informò dirigendosi all'uscio.
"A.ah sì, tra un'ora e mezza. Scherzi vero?" chiese sarcastica.
La porta si chiuse.
"Vero?" ripeté sentendo il tic all'occhio che minacciava di giungere da un momento all'altro.
 
Quell'ora e mezza trascorse in fretta. Troppo in fretta. Emily si era addormentata e dopo quelli che gli erano sembrati cinque minuti, Bob aveva bussato alla porta per dirle di andare agli studios.
E così eccola che scende dalla limousine, pronta per farsi acconciare e truccare prima dell'inizio dello spettacolo.
"Ripetimi ancora una volta i nomi dei ragazzi"
"O santo cielo Bob, me li hai chiesti per tutto il tragitto!" sbottò la ragazza mentre camminava per il corridoio.
"Ripeti e basta"
"Joshua, Justin, Brad, Shannon e Morgan" elencò seria.
Si girò verso il manager.
"Ah già, c'è anche Zyan"
"Emily..." cominciò rosso in viso e urlando a mezza voce.
"Bob, calmati e ascoltami bene perché non te li ripeterò una seconda volta: Louis, Zayn, Liam, Niall e Harry. Contento? Pure in ordine decrescente! E ora non mi scocciare più!" concluse esasperata accasciandosi sulla sedia che le porgeva la propria make-up artist di fiducia.
"Complimenti, sono sbalordito" si congratulò riacquistando il colorito normale.
"Sbalordito? Melanie credimi, è un'ora che mi tartassa con questi cinque. Ancora un po' e saprò che marca di mutande usano e di che gruppo sanguigno sono" scherzò Emily rivolta alla donna che già stava aprendo la borsa con i cosmetici.
"Ci credo, Bob sa essere pesante come nessun altro"
"Grazie, meglio se vado prima di ricevere troppi complimenti da voi due" replicò.
"Comunque tesoro, a me stanno simpatici, sono così carini"
"No no no no Melanie ti prego. Parlami della fame nel mondo, dei tuoi amori adolescenziali, di come stanno i tuoi figli, delle crisi depressive dei pesci rossi e del grado di salinità dell'oceano Atlantico se proprio credi, ma ti supplico: non parlarmi più degli One Direction prima dell'inizio dello spettacolo o giuro che mi metto a piangere!"
Melanie rise e si mise al lavoro.
 
Gli One Direction erano entrati in studio per primi, Emily sarebbe dovuta arrivare solo dopo un po' di tempo. Si sentiva insolitamente nervosa.
"Questa è tutta colpa di Bob! A forza di parlare di loro mi ha fatto venire l'ansia. E One Direction di qua e One Direction di là...mi sento come se dovessi fare un esame, accidenti!" pensò tra sé.
Si impose di stare calma. In fondo doveva solo fare un'intervista e forse cantare una canzone, nulla di trascendentale, poteva farcela. 
"Tocca a te!" le disse l'aiuto regista.
"E andiamo!"
Abbassò lo sguardo, fece un respiro profondo e entrò nello studio a testa alta, con le luci puntate e gli applausi ad accoglierla.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _Elahlea_