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Autore: Lapam8842    06/11/2013    4 recensioni
AU: Tutti umani
Elena e Damon si incontrano su un aereo diretto in Canada. Entrambi hanno scheletri nell'armadio, sentimenti nascosti e un passato troppo livido. Riusciranno a tornare ad amare?
Dal testo:
«Una tenda e un sacco a pelo?» il ragazzo cercò di trattenere le risate, per rispetto delle idee della giovane donna che aveva accanto, e si scoprì particolarmente stupito del clima piacevole che si stava creando, con quella sconosciuta.
«Rida, rida pure. –lo ammonì la bruna- Mi prenderò un anno sabbatico. Niente lavoro, niente famiglia e niente amore.» Diceva questo contando con le dita, in modo autorevole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mal d'aria





 

“E’ il comandante che parla. Volevo solo tranquillizzarvi. C’è una piccola turbolenza. State calmi e tenete allacciate le cinture di sicurezza. Grazie.”

Elena sapeva che non avrebbe dovuto prendere quel volo e nessun altro volo. Non sarebbe dovuta partire. Sarebbe dovuta rimanere a casa, sotto il suo morbido plaid rosso, senza più mettere piede fuori casa. Il suo futuro era distrutto per colpa del suo sposo, o meglio ex futuro sposo. Stefan l’aveva tradita con la sua migliore amica, cioè la sua ex migliore amica.

Cominciava a sentire l’aria mancare all’interno dei polmoni. Non aveva mai preso l’aereo, e prima di recarsi all’aeroporto, aveva controllato su Google le statistiche riguardanti gli incidenti aerei. Era certa di non aver letto “Morte causata da una turbolenza aerea”. Come mai, allora, sentiva quel peso all’interno del petto? Ne era certa: sarebbe morta. Decise di farsi aria con la mano libera, perché con l’altra strava stritolando, senza troppi complimenti, il braccio del ragazzo seduto accanto a lei.

 «E’ la prima volta che vola?» Chiese gentilmente, cercando di togliere le unghie della donna dal suo completo costoso.

«Sì. Pensare che ero seduta sul mio comodo divano, sotto una mega coperta a mangiare quintali di gelato alla stracciatella, quando mia madre ha detto: “Elena, hai solo 25 anni. Devi goderti la vita. Non puoi stare chiusa qui dentro, mentre il mondo là fuori è in fermento.” In fermento, capisci? Ma che me ne frega se il mondo va avanti?! Stefan, il mio ragazzo... cioè, il mio ex ragazzo, mi ha tradito con Bonnie. Quella grandissima troia della mia migliore amica... ops, ex migliore amica. Ci saremo dovuti sposare alla fine dell’anno ed io li ho trovati a letto insieme.» disse fra i mille singhiozzi, che non riuscì a trattenere.

«Sua madre le ha dato un ottimo consiglio, signorina. Ha una vita davanti a sé. Se quello Stefan l’ha tradita, evidentemente non l’amava come meritava di essere amata. Lei è una persona che sprizza simpatia e dolcezza, sono sicuro che presto troverà il suo vero principe azzurro.»

«Le chiedo scusa. –ritrasse la mano che stringeva energicamente il braccio del suo compagno di viaggio- Le ho fatto male?»

«Non si preoccupi, non è niente che non si possa aggiustare.» Le regalò un sorriso rassicurante, che la fece sentire meno in colpa per il suo comportamento.

Decisa a presentarsi, porse la mano destra: «Mi chiamo Elena.»

Lui la strinse con vigore:«Io sono Damon.»

Era un ragazzo moro, con un taglio di capelli piuttosto lungo sulla nuca e corto ai lati della testa. Aveva dei capelli così belli che Elena avrebbe voluto toccarli, e li osservava con una punta d’invidia perché i suoi sembravano stoppa da quanto erano privi di forma e di un castano spento. Damon aveva il viso magro e latteo, non come quello della ragazza leggermente abbronzato, ma segnato dall’insonnia dei giorni precedenti. Il giovane aveva gli occhi grandi di un bellissimo azzurro, mentre quelli di Elena erano color nocciola, troppo espressivi da tradire ogni sua emozione. Le labbra del ragazzo erano carnose e molto provocanti. Il solo guardarle fece nascere nella giovane donna il desiderio di poterle sfiorare con le sue, piccole e sottili.

«Posso chiederle cosa la porta in Canada?» continuò poi, con un tono basso e neutro.

«Sto scappando.» Rispose sinceramente, cercando di sorridere senza guardarlo negli occhi.

«E’ consapevole del fatto che la distanza non è d’aiuto? Le sue paure saranno lì, anche all’atterraggio.» Damon non smise di osservare la ragazza, che cominciava a mangiarsi le unghie nervosamente.

«Lo so, ma sarò completamente sola.»

«Non la spaventa essere sola?» domandò curioso il moro, senza staccare gli occhi dalla giovane seduta accanto a lui.

«Mia mamma diceva sempre: “chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova.” – finalmente si girò a scrutare il volto del suo interlocutore, con un nuovo interesse - Non mi preoccupa vivere in uno stato diverso. Non m’impaurisce dover ricominciare da zero. Sono pronta a farlo. Ho perso tutto quello che contava.» La voce le si era un po’ incrinata, quasi affievolita dalla punta di dolore che provava all’interno del petto, che l’appesantiva.

«Mi scusi se mi permetto, ma dove andrà a vivere?»

La ragazza non ci pensò due volte prima di rispondere e in modo istintivo affermò sicura:«Ho una tenda in valigia e un sacco a pelo.»

«Una tenda e un sacco a pelo?» il ragazzo cercò di trattenere le risate, per rispetto delle idee della giovane donna che aveva accanto, e si scoprì particolarmente stupito del clima piacevole che si stava creando, con quella sconosciuta.

«Rida, rida pure. –lo ammonì la bruna- Mi prenderò un anno sabbatico. Niente lavoro, niente famiglia e niente amore.» Diceva questo contando con le dita, in modo autorevole.

«Mi sta dicendo che viaggerà per un anno all’interno del Canada?» la guardava in modo confuso, toccandosi la lieve barba a ridosso del mento.

«L’idea è quella.» Asserì, giocando distrattamente con una ciocca di capelli che tentava di mettere dietro l’orecchio, ma che continuava a ricader davanti perché troppo corta.

«E’ molto coraggiosa per essere una ragazza di 25 anni.»

Elena lo fulminò con lo sguardo e lo guardò in modo glaciale: «Significa che le donne della mia età devono mettere su famiglia o ambire ad una carriera elevata per sentirsi realizzate professionalmente?» affermò in modo tagliente, alzando di un’ottava il tono della voce.

«Non volevo dire quello che ha rozzamente pensato, ma non è affar mio. Le chiedo scusa. Mi ha fatto piacere distrarla dalla turbolenza, ma se mi vuole scusare..» si slacciò la cintura e si alzò, senza lasciar controbattere la giovane.

Elena guardò fuori dal finestrino e questo le provocò ulteriore ansia. Vedeva i nuvoloni grigi tutt’intorno all’aereo, sembrava quasi che fossero intrappolati in una coltre di fitta nebbia. Si augurò che il comandante riuscisse a vedere la strada davanti a sé. In cielo non ci sono strade, si ritrovò a ridere da sola per lo stupido pensiero fatto poc’anzi.

«Mi dispiace che lei abbia pensato quelle cose.»

La giovane sussultò alle parole del ragazzo.  Non l’aveva sentito né visto ritornare al posto.

«Mi scusi. Non era mia intenzione spaventarla.» La rassicurò, toccandole dolcemente il braccio, posto sul bracciolo.

Elena scostò l’arto, come se quel contatto l’avesse scottata:«Non importa. Sono io che sono agitata. Non ho mai volato prima.» Tentò di scusarsi regalandogli uno sguardo dispiaciuto.

«Stava dicendo che si avventurerà per il Canada con tenda e sacco a pelo, in completa solitudine. –la guardò dritta negli occhi- è sicura di non voler compagnia?» chiese in modo sfacciato e malizioso, aggrottando leggermente la fronte.

Le guance della ragazza si colorarono violentemente, diventando paonazze: «No. Sì. – Damon le regalò un sorriso furbo e lei si ritrovò a roteare gli occhi in aria.- Non ho bisogno di compagnia.» Concluse infine.

«E’ un vero peccato. Ho letto sul Times (New York Times ndr) che sono aumentati gli abusi sessuali rivolti alle giovani donne che s’improvvisano amazzoni.»

Elena lo guardò sgomenta. Non aveva letto quell’articolo. Lei non comprava i giornali e non aveva sentito il notiziario nelle ultime settimane, perché continuava a guardare film strappalacrime, che la facevano stare ancor più male. Come aveva potuto partire senza prima informarsi? Stava corrugando le sopracciglia, assumendo un’espressione accigliata.

Damon scoppiò in una risata gioiosa ed inaspettata: «Dovrebbe vedere la sua faccia.- cercò di tornare serio.- Elena, la stavo prendendo in giro.»

«Ma come si permette? Io sono terrorizzata a morte su questo coso diabolico –disse roteando il polso, con l’indice puntato al soffitto, per indicare l’aereo in cui si trovavano.- e lei si prende gioco di me?»

La bocca di Damon si aprì in un sorriso spensierato:«Non si arrabbi, sono solo scherzi di cattivo gusto.»

«Si diverte con poco.» Fece notare al ragazzo vestito di tutto punto, nel suo completo di Armani.

«Fortunatamente si, altrimenti sarei veramente troppo serio. Bisogna ridere un po’ di più, tutti i giorni, per non essere colpiti dagli eventi più grossi di noi. Non trova?» chiese mordendosi il labbro inferiore.

Elena con un velo di ironia, canzonò il ragazzo seduto al suo fianco:«Il suo vestito sarà costato più di 1.000 $. Mi spieghi il motivo per il quale lo indossa, se vuole fare il buffone?»

Damon sembrò non prendersela, anzi, pareva abituato a parlare con persone dalla risposta pronta: «Perché l’apparenza è molto importante, soprattutto negli affari.» Concluse convinto, spostando un pelo invisibile dalla sua giacca al pavimento.

Elena, decisa a spostare l’argomento di conversazione in qualcosa di più tranquillo, chiese: «Quindi va in Canada per affari?»

Damon annuì, senza proferir parola.

La ragazza tentò, di nuovo, di tenere viva la conversazione, che la stava aiutando a distrarsi dal rumore che sentiva provenire dalle ali dell’aereo:«Che genere di affari, se posso chiedere?»

«Affari molto importanti e delicati.» Damon accavallò le gambe e distolse lo sguardo dagli occhi della giovane donna.

“Forse è un tipo riservato”, si costrinse a pensare Elena. Tentò di fare una battuta per cercare di allungare la conversazione:«Spero che non riguardino droga e prostituzione.»

La ragazza ottenne l’attenzione del giovane, che la stava osservando nuovamente e sussurrandole nelle orecchie le disse:«Le sembra che i miei vestiti siano appropriati per tali incontri?» e allontanò il volto, per godersi l’imbarazzo che presto avrebbe colorato le guancie della donna.

Elena, dal canto suo, cercò di recuperare un briciolo di sicurezza tentando di scacciare la leggera scossa elettrica che le aveva attraversato la schiena, quando lui si era avvicinato lentamente al suo orecchio, e quel lieve profumo di dopobarba, che le aveva invaso le narici inebriandola.  

«Non saprei. Non ho mai conosciuto un magnaccio.»

Damon non si fece cogliere impreparato e si accostò velocemente al viso della bruna. Le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza. Prima si guardarono dritti negli occhi, in seguito lui spostò l’attenzione alla piccola bocca di Elena, per poi finire a fissare quei pezzi di cioccolato fuso, vagamente lucidi, che aveva al posto degli occhi.

«Beh, ce l’ha proprio seduto accanto.» Disse soffiando in un bisbiglio, mettendo poi, più distanza fra loro.

Il cuore di Elena perse un battito. Cominciò a sudare freddo e cercò di guardarsi in giro, mandando segnali d’aiuto utilizzando i suoi grandi occhi marroni. Nessuno però, sembrava accorgersene.

«Stavo scherzando.» Riferì fra le risate Damon.

«Ma vaffanculo. Mi vuoi far prendere un colpo?» asserì fulminandolo con lo sguardo.

«Oh, vedo che siamo passati ad un linguaggio meno formale. Ne sono felice. Mi ero stancato di darti del lei. Alla fine sei più giovane di me, sei tu che devi portarmi rispetto, non il contrario.»

Elena sbottò in tono acido:«Ma sei proprio uno stronzo.»

Damon le sorrise maliziosamente:«Il viaggio è lungo, che ne dici se ritorniamo a conversare come poco fa? Sai non mi piace essere insultato.»

Elena senza staccagli gli occhi di dosso rispose piccatamente: «Oh credimi, te lo meriti.»

«Forse sei tu che sei un po’ come lo yogurt bianco.»

«Cioè?»

«Acida.»

Elena lo guardò sgomenta e ancor più alterata rispose:«Sei veramente uno stronzo.»

«E siamo a due. Forse hai solo bisogno di lasciarti andare un po’ di più. Alla fine se il tuo ex ragazzo ti ha tradito, un motivo deve esserci. Forse sei un po’ frigida.»

«Ma come ti permetti?! Non mi conosci neanche. Taci, brutto stronzo!!»

Damon sogghignò:«Si, hai ragione. Non sono nessuno per giudicare la tua apatia sessuale.»

«Smettila!»

«Perché non mi dimostri il contrario?»

«Non ne ho nessuna intenzione. Sei uno stronzo, antipatico, volgare… non so se le altre donne ti caschino ai piedi, ma io ho intenzione di star seduta qui, a godermi il panorama.»

«Ti ho visto guardare fuori dal finestrino e sembravi terrorizzata. Se hai paura dell’altezza perché hai voluto prendere l’aereo?»

«Un’ora e mezza di volo posso sopportarla.» Si ritrovò a scrollare le spalle, più rilassata. Sebbene il suo compagno di viaggio fosse presuntuoso ed arrogante, riusciva a calmarla e a distrarla.

«Se ne sei convinta tu.» si affrettò a rispondere, sfiorandole leggermente il braccio.

Elena bruciò sotto quel lieve contatto. Si sentì la gola secca e deglutì cercando di far passare quella strana sensazione. Respirò a fondo. Una volta ritrovato il controllo di sé stessa chiese: «Quanto manca all’atterraggio?»

Damon, guardando l’orologio da polso, rispose:«Circa cinquanta minuti.»

Elena sbottò agitata:«Cinquanta minuti??! Non siamo ancora arrivati a Montreal?» cominciava a sentir l’aria venire meno all’interno del petto. Stava andando in iperventilazione continuando a respirare rumorosamente.

Damon le afferrò il polso e la costrinse a guardare i suoi profondi occhi azzurri. Le rispose lentamente: «Calmati, andrà tutto bene. Non manca molto.» Le accarezzò dolcemente la guancia, cercando di rincuorarla.

«Dici così perché tu non soffri. Credo di avere il mal d’aria.»

Damon senza staccarle gli occhi di dosso, continuando ad accarezzarle la guancia lentamente, sapeva che l’unico modo di distrarla sarebbe stato uno solo: «No che non hai il mal d’aria. Devi solo rilassarti. Conosco un metodo infallibile.» Sorrise malizioso alzando un sopracciglio. Elena sembrava non capire, ma quando colse l’espressione sensuale disegnata sul volto di Damon, si affrettò a rispondere:«Oh no. Non ci penso neanche per idea.» E scosse forte la testa per essere ancor più convincente.

Damon però non sembrava persuaso e ci riprovò: «Eh andiamo, tu sei sola e io sono solo. Non c’è nulla di male.»

Elena lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite:«Ma finiscila!»

Il moro sorrise compiaciuto:«Vedo che il tuo mal d’aria è passato.»

 

 

 

 

Oo_oO

Buongiorno a tutti,

sono "nuova" del fandom e ho deciso di scrivere questa storia Delena perchè... 

amo il Delena e adoro il Canada.

Vorrei che fosse anche una specie di guida per le città canadesi. 

Spero di poter aggiornare settimanalmente.

Se avete consigli o notate gravi errori ortografici, non vi fate remore, siete OBBLIGATI a segnarlarli! =)

Spero che, se a voi va, ci si sente mercoledì prossimo!

 

  
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