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I
miei garzoni erano come tenera erba
novella.
Sapevano poco di pittura, ancor meno di come si eseguiva la mistura
dei pigmenti. Non avevano mai preso in mano uno stilo, né a
momenti
conoscevano l'alfabeto. Erano però instancabili, attenti,
educati e
di bella presenza fisica.
Insegnai a loro ciò che un allievo d'arte avrebbe dovuto
conoscere a
memoria, ma di controparte esigevo dai due una costanza ai limiti
dell'accettabile. Non smisero mai di credere in se stessi e in
ciò
che io potevo donargli.
Presto si rivelarono capaci di riprodurre abbastanza fedelmente i
miei dipinti e a volte, di impreziosirli.