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Autore: RedMarauder    07/11/2013    12 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 4
Dubbi, Sorrisi e Scommesse
 
 
 
 
 
 
Poco dopo essersi svegliata, Hermione aveva preso una decisione. Chiara, precisa e razionale. Era così convinta della decisione presa, da sentirsi quasi realizzata!
Sarebbe rimasta chiusa nel dormitorio per il restante anno scolastico, nonostante perfino le vacanze di Natale sembrassero ancora lontane, fingendo di essere stata contagiata da una grave malattia. Avrebbe spiegato alla McGranitt che le sarebbe bastato ricevere i compiti via gufo, o da sotto la fessura della porta. Si sarebbe fatta assegnare una stanza tutta per sé, dove non avrebbe ricevuto visite per non infettare altri studenti e amici. Avrebbe sostenuto l’esame dei G.U.F.O. in totale isolamento, magari parlando con gli esaminatori attraverso la porta, oppure permettendogli di entrare con l’Incantesimo Testabolla a proteggerli.
Era un piano perfetto. Poteva perfino funzionare! La McGranitt non avrebbe fatto troppe storie. Insomma, essere l’allieva migliore della scuola doveva pur aver i propri vantaggi! L’unica falla era, appunto, riuscire a dimostrare di essere così tanto malata da essere costretta all’isolamento. Nella sua mente, ripassò svariate malattie e infezioni magiche di cui era venuta a conoscenza durante le sue sedute in biblioteca, ma nessuna sembrava fare al caso suo. Maghi sicuramente più esperti di lei avrebbero capito all’istante che mentiva!
Poteva ammalarsi veramente! Ma reperire veleni potenzialmente mortali mettendosi in contatto con persone amabili come Mundungus e immettersi nel mercato nero le sembrava un tantino esagerato. 
A conti fatti, il suo piano aveva più di una falla! Non poteva funzionare, doveva farsene una ragione.
Seppellì la testa sotto il cuscino, mentre gli uccellini cinguettavano allegramente. L’alba stava sorgendo, il castello presto sarebbe stato illuminato da un nuovo giorno. Un giorno privo di lezioni, un giorno in cui le aule e lo studio ossessivo in biblioteca non l’avrebbero salvata. Perché quel sabato era in programma un’uscita a Hogsmeade e lei sarebbe uscita, o meglio, sarebbe stata costretta ad uscire, con Ginny, Harry e Ron.
Sospirò, soffocando la sua frustrazione tra le lenzuola, pensando a quanto fosse ironica la sorte: quando aveva deciso di passare la giornata al villaggio assieme ai suoi migliori amici era felice, e non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata travolta dall’improvviso desiderio di sparire da Hogwarts. O dal mondo in generale!
Poteva trovare una scusa, una abbastanza consistente da permetterle di rimanere a letto almeno fino a lunedì. Harry e Ron non avrebbero indagato oltre. Ginny sì, ma Hermione pensava ti poterla affrontare. A meno che non le scagliasse contro un incantesimo che la tenesse buona o che le impedisse di fare domande, ad esempio un Imperio, ma anche quell’opzione le sembrava un tantino esagerata!
Forse avrebbe dovuto tenersi una scorta di Merendine Marinare sotto il materasso. Potevano tornarle utili e al diavolo i suoi doveri e il distintivo da Prefetto!
Il pensiero delle Merendine Marinare la riportò immediatamente alla fonte principale dei suoi problemi e, con un lamento disperato, schiacciò la testa ancora più a fondo nel materasso.
Aveva baciato Fred Weasley.
Hermione sapeva che non sarebbe mai riuscita a dirlo a voce alta, anche se le parole, da sole, non avrebbero mai reso abbastanza bene il significato di ciò che era accaduto quanto le immagini nella sua testa, o il ricordo di quelle labbra, o del loro sapore, o il ricordo di quell’improvvisa fiamma che si era accesa dentro di lei.
Nulla avrebbe reso l’idea, nessuno avrebbe mai capito il suo sconforto. Perché baciare una persona non era poi così strano. Aveva baciato Krum. Ed era stato bello. Forse bello non era esattamente l’aggettivo giusto. Piacevole. Accettabile. Facilmente sorvolabile.
Quella notte, era stata tutta un’altra faccenda.
Il bacio di Krum, a confronto, era una parola cancellata più volte su una vecchia pergamena. Era un bacio come un altro, un bacio privo di emozione, un bacio che le aveva provocato solo un pensiero: “Quando finisce?”.
Il bacio di Fred era stato diverso. Non poteva nemmeno essere paragonato a un qualsiasi altro bacio. Non le aveva provocato pensieri, li aveva distrutti. Aveva aspirato via ogni cosa che non fosse rilevante, ogni sensazione che non fosse appartenuta a lui, alle sue mani, alla sua bocca. Era scomparso tutto. La sua mente era stata svuotata, come se non avesse potuto contenere altro che quel calore. In un unico, labile momento di lucidità, Hermione aveva desiderato che non finisse. Non le interessava respirare, non le interessava l’ossigeno. Perché preoccuparsene, quando aveva quella fonte a tenerla in vita? Le bastava.
Respirare.
Tossì e riprese a respirare. Non si era accorta di aver trattenuto il fiato. Stava sprofondando sempre di più nell’autocommiserazione. Perché per quanto fosse stato incredibile, quel bacio era finito. Erano passate quasi quattro ore. E ora Hermione Granger si sarebbe alzata. Sarebbe uscita, avrebbe affrontato il mondo esterno. Avrebbe affrontato Fred. E non era pronta. Non lo era nemmeno un po’! Come poteva guardarlo ancora negli occhi? Cosa le sarebbe successo, se l’avesse fatto? Lo avrebbe desiderato di nuovo? Sarebbe scappata via?
Ad infastidirla, era il pensiero che, sicuramente, solo lei in quel momento si stava caricando il peso di tutte quelle domande, di tutte quelle incertezze. Era stato un gioco. Un bacio dato per scherzo. Quali altre possibilità c’erano? Voleva prenderla in giro, voleva vendicarsi del fatto che l’avesse lasciato a bocca aperta per due volte nell’arco di una giornata. Stava proseguendo quello strano gioco che era cominciato la mattina prima. Il bacio era solo un modo diverso, e sporco, di giocare. Da Fred Weasley poteva aspettarselo.
Non è così, e lo sai bene!
No, non lo sapeva, rispose a se stessa. Non sapeva niente. Non voleva nemmeno scoprirlo! Aveva troppa paura di conoscere la risposta. Tanto valeva nascondersi. Tanto valeva scomparire e fingersi malata. Non ci sarebbe riuscita, lo sapeva. Doveva raccogliere ciò che rimaneva del suo coraggio e della sua dignità e uscire ad affrontare Fred, i suoi occhi, la sua voce. Doveva essere coraggiosa.
Magari, comincio da domani a essere coraggiosa..
No! Urlò nella sua testa. Comincerai oggi!
Mancavano ancora quattro ore all’uscita a Hogsmeade. Doveva dormire, doveva spegnere i suoi pensieri. Riemerse da sotto il cuscino e fissò la luce leggera dell’alba attraverso le tende del letto. Con un lieve sospiro, contemplò la polvere che vorticava nel riflesso della luce. Pensò a quanto dovesse essere facile la vita di un granello di polvere.
Poi, senza nemmeno aver avuto il tempo di realizzare le sue azioni, scostò le coperte con furia e uscì dal letto.
 
 
 
- Ginny!- mormorò.
Con l’indice, puntellò piano la spalla dell’amica. Era in ginocchio, nel buio, davanti al letto  e la guardava da uno spiraglio che si era ricavata scostando la tenda pesante.
- Ginny!- sussurrò, alzando leggermente la voce.
Nel dormitorio femminile del quarto anno regnava il silenzio. Come in tutti gli altri dormitori! Hermione si era precipitata in bagno, in silenzio, si era vestita in tutta fretta ed era entrata a passo felpato nella stanza dell’amica. Un’amica che aveva un’unica caratteristica in comune con Ron: il sonno pesante!
Tossicchiò e poi la scosse piano, afferrandole la spalla. – Ginny!-
La rossa borbottò qualcosa e sbadigliò.
- Ginny!- sbottò Hermione, concentrando tutta la furia possibile nella voce bassa.
Finalmente, il corpo di Ginny iniziò a muoversi e la ragazza aprì lentamente gli occhi, per poi sbarrarli come se avesse visto Lord Voldemort in persona. Scattò improvvisamente sul letto e fissò Hermione con sguardo folle. Almeno non aveva gridato!
- Hermione! Ma sei pazza? Vuoi farmi venire un infarto?- sbottò con furia, portandosi una mano al petto e cercando di calmare il respiro affannoso. Si appoggiò su un gomito e fissò Hermione. – Che ore sono?- mormorò. Vedendo la fioca luce oltre lo spiraglio e comprendendo che le compagne di stanza stavano ancora tutte dormendo, chiese: – Posso sapere la ragione sicuramente valida che ti ha fatto rischiare la vita svegliandomi?- Il sarcasmo traboccava da ogni parola.
Hermione voleva sinceramente dispiacersi e scusarsi con lei, ma non aveva tempo da perdere in inutili preamboli. Più temporeggiava, più perdeva il coraggio di fare quello che stava per fare.
- Ho baciato Fred!- confessò, sempre sussurrando, mentre il suo viso assumeva un’espressione buffa a metà fra il senso di colpa e la perplessità, come se non fosse del tutto sicura di averlo fatto.
Hermione, in seguito, si pentì di non aver chiesto in prestito la macchina fotografica a Colin Canon. Perché l’espressione di Ginny fu qualcosa di assolutamente memorabile.
All’inizio, rimase immobile, nella stessa identica posizione e con lo stesso sguardo sarcastico di pochi secondi prima. Poi, rallentati forse dal brusco risveglio, i suoi neuroni cominciarono ad assimilare le parole di Hermione e i suoi occhi si allargarono a dismisura. Poi, improvvisamente, si restrinsero, scrutando il volto dell’amica con uno sguardo preoccupato e attento.
- Non sei Hermione per effetto della Pozione Polisucco, vero? Sei quella vera, giusto?- chiese, seria.
Hermione si era aspettata di tutto, tranne quello!
- Che domanda è? Anche se lo fossi, non lo saprei!- sbottò Hermione, sfoderando il suo solito tono saccente. La verità era che, nelle ore di delirio notturno, aveva preso in considerazione l’idea di essere stata stregata o di aver assunto strane Pozioni dagli effetti pericolosi, ma non vedendone le ragioni aveva lasciato perdere.
- Giusto.- rispose Ginny, continuando però a fissarla con apprensione.
Evidentemente, qualcosa doveva essersi mosso nel cervello di Ginny, perché parve realizzare, in un secondo, la portata di ciò che Hermione aveva confessato. Scattò a sedere, spostando le coperte e facendo perdere l’equilibrio ad Hermione che si ritrovò seduta e dolorante sul pavimento freddo. Ginny scese dal letto, si gettò sul pavimento davanti ad Hermione, la afferrò per le spalle e la guardò dritto negli occhi con una scintilla folle nello sguardo.
- Tu hai fatto cosa?- chiese, a voce un po’ troppo alta.
- Abbassa la voce! Vuoi svegliare tutta la Torre?- borbottò Hermione.
- Parla!-
- Non chiedermi di ripeterlo, è stato già abbastanza difficile la prima volta. Comunque è successo e..diciamo che è stato lui a cominciare!- confessò Hermione, arrossendo e manifestando un improvviso interesse per i bottoni del pigiama di Ginny.
A quelle parole, Ginny scattò in piedi, si infilò le scarpe, afferrò il maglione della divisa, lo infilò bruscamente sul pigiama e trascinò Hermione fuori dal dormitorio, praticamente correndo. Uscirono dalla Sala Comune, corsero lungo il corridoio e, infilandosi fra vari passaggi e scorciatoie, raggiunsero un ala in disuso del sesto piano. Lei e Ginny l’avevano scoperta l’anno precedente. Era un’ala piuttosto piccola, c’erano solo due aule, un piccolo ripostiglio e un bagno. Non veniva mai frequentata, perché era uno dei posti preferiti di Mirtilla Malcontenta, quando il suo bagno la annoiava e voleva cambiare aria. Tutti si tenevano alla larga da Mirtilla, soprattutto da quando Harry si era rifiutato di andare a trovarla più spesso: Hermione e Ginny erano davvero convinte che, se avesse potuto, Mirtilla avrebbe architettato l’omicidio di Harry per poter frequentare il suo fantasma!
Una volta entrate in una delle vecchie aule, Ginny la spinse avanti e chiuse la porta con un tonfo. L’aula era piena di vecchi banchi impolverati e la cattedra era stata spezzata a metà da qualcosa di ignoto. Le finestre erano chiuse da pesanti tende, squarciate in vari punti che lasciavano penetrare fiochi raggi di luce. Non c’erano segni della presenza di Mirtilla, fortunatamente!
Ginny guardò Hermione e incrociò le braccia, facendole cenno di parlare.
Con un sospiro profondo, Hermione cominciò a raccontare. Si rese conto che le cose da dire erano tante. Raccontò degli sguardi, dei sorrisi, di quel bacio dato dietro il ritratto, delle parole che le aveva detto e poi di tutte quelle strane sensazioni che aveva provato, di quell’attrazione che la tormentava. Poi arrivò al bicchiere, a come avesse capito che era un messaggio. Raccontò che era tornata disotto, senza nemmeno sapere cosa fare. E poi raccontò delle mani che l’avevano avvolta all’improvviso e del bacio. Quel bacio.
Ginny ascoltò senza muoversi né interrompere, senza mostrare alcuna apparente emozione.
- Poi se ne è andato, dopo aver detto “Buonanotte, Granger!”. E questo è quanto!- concluse Hermione.
Osservò attentamente l’amica, che aveva cominciato a scuotere la testa, mordendosi le labbra e fissando il pavimento. Hermione stava tremando. L’espressione dell’amica non le piaceva per niente.
Poi Ginny alzò improvvisamente lo sguardo. – Sai, Hermione, per quattro lunghi anni ho temuto che il mio peggiore incubo si realizzasse!- commentò, in tono grave.
Hermione era già pronta a buttarsi sul pavimento e implorare la morte, ma rimase impassibile, in attesa.
Ginny scosse la testa un’ultima volta e poi un grande, radioso sorriso si aprì sul suo volto. – Ma non si è realizzato! Sia lodato Merlino, non sposerai Ron!- gridò e corse ad abbracciarla, stritolandola in una presa molto simile a quella di Hagrid.
Hermione era esterrefatta. Si sarebbe aspettata ogni tipo di reazione. Sicuramente non quella! Che diavolo centrava Ronald?
- Ginny, non respiro!- rantolò.
L’amica la lasciò andare e, ancora con un sorriso a trentadue denti e uno sguardo da folle, cominciò a parlare a raffica: - Ha sempre avuto una cotta per te, è evidente! Hermione qui, Hermione là, fa tanto lo sbruffone ma è solo un Vermicolo senza spina dorsale! È talmente cotto di te da essere arrivato ad odiare Viktor Krum per mesi! Per non parlare di quella faccia da pesce lesso quando gli hai detto che non c’era niente fra voi! In effetti, è stato in quel momento che ha ricominciato a ciarlare sulle doti di Cercatore di Krum. Ero così preoccupata che anche tu ricambiassi! Insomma, non mi hai mai detto niente, ma pensavo non volessi farlo perché sono sua sorella. Poi siamo diventate sempre più amiche e ho pensato che, se avessi avuto un cotta per lui, me lo avresti detto comunque! Speravo non arrivasse mai quel momento, una parte di me ne era terrorizzata! Insomma, è mio fratello, gli voglio bene, ma non è quello giusto per te! Tu meriti di meglio! Il che ci riporta a mio fratello! Cioè mio fratello il gemello...non Ron!- specificò, prendendo fiato.
Come se ci fosse stato bisogno di evidenziarlo!
Hermione era rimasta a bocca aperta, leggermente stordita da quel fiume di parole.
- Ginny?-
- Sì?-
- Io non sposerò Ron. Né Fred. Né George. Né il fantasma in soffitta, né nessun altro componente della famiglia Weasley!- sbottò, ritrovando il suo cipiglio severo.
- Non puoi saperlo!- rispose l’amica, sorridendo radiosa. Aveva capito che il commento di Hermione non significava quello che, solo apparentemente, poteva significare. Hermione si stava riferendo al fatto che non aveva senso porsi il dubbio!
- Ginny, sono al mio quinto anno a Hogwarts, sono un Prefetto, Voldemort potrebbe ucciderci tutti da un momento all’altro, sto portando avanti un gruppo di Difesa clandestino sotto gli occhi del Ministero e mezzo mondo magico desidera la morte del mio migliore amico: non ho tempo per chiedermi se e con chi mi sposerò!-
- Non sarà Ron, e questo risolve gran parte dei miei problemi!-
- Ma non risolve i miei, quindi falla finita!- borbottò Hermione.
Ginny scoppiò a ridere e la abbracciò, questa volta più teneramente. – Ok, stavo scherzando. Il punto è: ti piace Fred?-
Quella domanda, così semplice e banale, la disarmò. Conosceva la risposta. O forse no. Non sapeva più niente. Come poteva conoscere la risposta? Non sapeva quello che provava. Decise di essere sincera. C’erano due persone che potevano capirla, in quel momento, e una era di fronte a lei. L’altra stava dormendo allegramente, strofinandosi la cicatrice che portava sulla fronte.
- Non lo so!- rispose. Le braccia le si afflosciarono lungo i fianchi.
Ginny annuì e la prese per mano, trascinandola verso il centro della stanza. Si sedettero una di fronte all’altra sul legno di due banchi piuttosto puliti e si guardarono, ognuna persa nelle proprie riflessioni.
- Non so cosa fare- disse Hermione.
- Non devi fare niente!- rispose Ginny.
Hermione rise, senza nessuna allegria. – Devo fingere che non sia successo?-
- No, non intendevo questo!- la corresse l’amica, poi le rivolse un sorriso dolce che la rilassò. Ginny aveva questo potere.
- Quello che intendo dire è che dovresti affrontare le cose un passo alla volta. Invece di uscire di testa nel tentativo di capire che cosa provi, aspetta che il tuo cuore parli al posto tuo. Lasciati andare, non farti troppe domande, e aspetta di vedere cosa succede-
Hermione aggrottò la fronte. – Cioè mi stai dicendo che non devo controllare..questa..cosa?-
Ginny sollevò un sopracciglio con malizia. – Si chiama attrazione!-
- Quello che è!- commento lei, reprimendo una smorfia.
Era attratta da lui. Hermione Granger era attratta da Fred Weasley. Quello sì che era un Unicorno Rosa!
Ginny annuì. – Sei attratta da lui? Bene! Vuoi saltargli addosso? Fa pure!-
- Ginny!-
- Sul serio, hai la mia benedizione, ma non davanti a Ron: potrebbe essergli fatale!-
- Ginny, sii seria!- implorò Hermione con un lamento, passandosi le mani sulla testa, e scompigliando la coda già abbastanza disordinata per la corsa mattutina.
- Guarda che sono serissima! Lasciati andare, segui l’istinto!-
- E se lui non volesse la stessa cosa?-
Ecco. L’aveva fatto. Aveva fatto la domanda che da ore la stava assillando, che le aveva tolto il sonno, che l’aveva imprigionata in una morsa dolorosa. Perché era quello il punto della situazione: lui cosa voleva? Hermione non poteva rispondere a quella domanda per quanto riguardava se stessa, figuriamoci per lui. Aveva ancora il sapore di Fred sulle labbra, sulla lingua, ma erano passate troppe ore e quel sapore stava svanendo, diventava sempre più pallido, e sapeva, - oh sì, lo sapeva benissimo-, che desiderava sentirlo ancora, che desiderava ancora quelle mani calde sulla sua pelle.
L’espressione di Ginny la portò alla realtà. Fissava Hermione come se stesse parlando con Tiger.
- Hermione!- esordì, con voce tagliente – So che nella famiglia Weasley ci sono personaggi dal carattere alquanto strano o inconcepibile, vedi Ronald, e che, a volte, abbiamo la tendenza ad essere un pochino fuori dal comune, vedi Bill e Charlie, ma dubito fortemente che Fred, maschio di bell’aspetto e di ben nota intelligenza, ti avrebbe baciata in quel modo se non fosse stato attratto da te allo stesso modo in cui tu sei attratta da lui! È semplice logica!- concluse, schioccando le dita.
Hermione non vedeva nessuna logica in nessuno degli eventi della sera prima, ma lo tenne per sé.
- Quindi..?- balbettò.
- Quindi ora noi scendiamo a colazione, andiamo a Hogsmeade con Harry  e Ron, chiacchierando e scherzando con loro come sempre, vivendo la nostra giornata come sempre!-
- E se incontriamo Fred?- chiese Hermione, tremando.
Ginny le sorrise, un po’ comprensiva, un po’ divertita – Se incontreremo Fred, vedrò di trovare un modo per lasciarvi soli! Potrei Schiantare Harry e Ron e nasconderli nel retro di Mielandia! Madama Rosmerta affitta stanze?- si domandò, prendendosi il mento fra indice e pollice e fissando il soffitto con aria perplessa.
- Ginny!-
- Che c’è? Preferisci la Stamberga Strillante?-
- Piantala!-
- Ok, come vuoi! Lo dicevo per te..-
- Penso di potermi controllare, grazie!- scherzò Hermione, suo malgrado.
Ginny scoppiò a ridere e la prese per mano, scivolando allegramente giù dal banco.
- Avanti brontolona, Hogwarts si sta svegliando! Sarebbe meglio rientrare nel dormitorio prima che qualcuno si accorga che sto vagando per i corridoi in pigiama!-
Riluttante, Hermione la seguì. Il coraggio rinnovato dalle parole di Ginny aveva vacillato al pensiero che stava davvero per affrontare quella giornata.
Quando furono davanti alla porta, Hermione la bloccò e la fissò confusa.
- Ginny?-
- Sì?-
- Davvero Ron ha una cotta per me?-
L’amica scrollò le spalle. – Ormai penso lo sappiano anche i muri del castello!-
- Bene!- commentò lei, con evidente ironia. Non andava affatto bene.
- Ti piace?- chiese preoccupata Ginny, notando l’espressione confusa sul volto di Hermione.
Lei sollevò un sopracciglio. – Alla luce di quello che ti ho appena raccontato, pensi davvero che mi piaccia Ron?-
- No, ma volevo capire il punto della situazione!- rispose lei, facendo spallucce.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Sai, per un paio di anni ho avuto una specie di cotta per lui, ma niente di così eclatante!- iniziò.
- Sì, immagino! Ho sempre saputo che sei una persona intelligente!- ribatté Ginny.
- Ginny!-
- Dai continua!-
- Il punto è: io so che non provo niente per Ron, ma Ron prova qualcosa per me!- continuò, un leggero tremolio nella sua voce.
- E?- la incitò l’amica.
- E io ho questa..cosa..per suo fratello..- il tremolio divenne più intenso.
- Attrazione!-
- Sì, quella! Il punto è..- iniziò, ma si bloccò, incapace di proseguire.
Fu Ginny a riprendere il controllo. – Come reagirà quando scoprirà che ti fai suo fratello?- cantilenò.
Hermione le scoccò un’occhiata infuocata ed esterrefatta, poi tolse la mano dalla presa dell’amica e si girò sbottando: - Basta, mi rifiuto di parlare con te!-
Le risate di Ginny la seguirono lungo i corridoi, in sottofondo ai borbottii di Hermione. Quando furono davanti al ritratto, Hermione si bloccò e l’amica la riprese per mano.
- Ci sono io con te!- le mormorò all’orecchio.
Hermione sorrise, sfoderando un’espressione degna del simbolo della sua Casa. – Mimbulus Mimbletonia – esclamò.
Il ritratto si aprì e Hermione lo varcò, trascinata dalla consapevolezza che, in un modo o nell’altro, avrebbe affrontato quella giornata.
 
 
 
Nonostante la lunga assenza, gran parte del dormitorio era ancora silenzioso. Lavanda e Calì erano sveglie e chiesero a Hermione dove fosse stata. Lei mentì, dicendo che era andata a spedire una lettera per i suoi genitori. Scese la scala assieme a loro e trovò Ginny seduta accanto al fuoco a parlare con Harry e con, fitta allo stomaco, Ron. Avrebbe riconosciuto Fred di spalle lontano un miglio, ma la chioma rosso fuoco l’aveva comunque destabilizzata. Inoltre, alla luce dei recenti discorsi con Ginny, il sorriso che le rivolse Ron la spiazzò per qualche secondo, mentre decideva se essere divertita o se dispiacersi per l’amico. Non sarebbe stato bello, per lui, scoprire che la ragazza per cui aveva una cotta, aveva baciato suo fratello e aveva tutta l’intenzione di rifarlo. Sarebbe stato un grosso colpo alla sua autostima!
Hermione e Ginny si scambiarono un’occhiata complice e si avviarono verso l’uscita della Sala Comune, seguiti da Harry e Ron. Mentre facevano colazione, Harry chiese più volte ad Hermione se stesse bene e Hermione rispose ogni volta che andava tutto benissimo. Ginny cercò di distrarre Harry il più possibile, costringendolo a parlare dei sentimenti che covava per Cho, mentre Hermione approfittava di quella distrazione per fissare il suo piatto con un’espressione nauseata. Erano in Sala Grande da mezz’ora, ma di Fred Weasley neanche l’ombra. Stesso valeva per suo fratello e per Lee. Non li videro nemmeno lungo la strada per il villaggio, né da Mondo Mago, né all’ufficio postale. Incrociarono altri studenti di Hogwarts, ma dei gemelli non c’era traccia. Hermione cominciò a calmarsi. Forse erano rimasti al castello a progettare assieme a Lee un modo per ribaltare Hogwarts al contrario o per trasformare la Umbridge in uno Schiopodo Sparacoda.
Per tutta la mattina, Ginny aveva cercato di distrarla, e un paio di volte le aveva perfino mormorato all’orecchio che continuare a guardarsi intorno nervosamente non le sarebbe servito a niente e che doveva provare a rilassarsi.
Entrarono ai Tre Manici di Scopa, per una Burrobirra, e si unirono al tavolo di Seamus, Dean e Neville.
Davanti alla bevanda fumante, Hermione si rilassò definitivamente. Scoprì che non era poi così difficile parlare con gli altri e godersi quella giornata. Insomma, Fred non sembrava essere nei paraggi, perciò perché tanta tensione? Bevve due lunghe sorsate di Burrobirra e si divertì con gli altri a ripercorrere gli eventi della festa. Neville si era talmente divertito che la implorò di organizzarne un’altra. Sapeva perfettamente che l’unica persona che bisognava convincere era proprio Hermione.
- Ne riparleremo più avanti!- tergiversò lei. Tremava ancora al pensiero del rischio che avevano corso.
Poi Seamus nominò il Whisky Incendiario e ad Hermione andò di traverso la Burrobirra.
Neville le batté delicatamente sulla schiena. – Stai bene?-
Lei annuì tossendo e si girò a guardare Ginny, che sorrideva. La fulminò con lo sguardo e cercò di concentrarsi di nuovo sulla conversazione, evitando il più possibile alla sua mente di viaggiare verso ricordi ben precisi. Seamus sembrava avere molto a cuore l’argomento “Whisky” e la conversazione durò fin troppo per i gusti di Hermione.
- Fred e George sono stati grandiosi! Ancora non so come si siano procurati tutte quelle bottiglie!- esclamò Seamus.
- Ci sanno fare!- rispose Ron.
- Oh sì, decisamente!- commentò Ginny con un ghigno ed Hermione provò l’impulso di sfoderare la bacchetta e imbavagliarla. Lei le fece l’occhiolino senza farsi notare.
Poi, per farsi perdonare quella piccola battuta, Ginny spostò la conversazione al Quidditch e la discussione che ne seguì fu decisamente più tranquilla. Grifondoro aveva ottime possibilità di vincere, così i ragazzi cominciarono a parlare di tattiche, schemi, e cose simili. Hermione non capiva una Pluffa di Quidditch, ma si lasciò trasportare dall’argomento il più possibile, isolando ogni altro pensiero.
Seamus stava paragonando i giocatori di diverse squadre. Aveva esordito dicendo che Harry era sicuramente il Cercatore migliore della scuola, se non dell’intera Inghilterra. Harry arrossì vistosamente, ma non aggiunse commenti.
- E poi, insomma, abbiamo i gemelli Weasley come Battitori! Di cosa ci preoccupiamo? Sono i migliori!- esclamò.
Hermione si immobilizzò come se avesse appena visto un Lupo Mannaro entrare dalla porta e ordinare una Acqua Viola. Non poteva essere vero! Fred era sbucato di nuovo nella conversazione!
Ma l’incubo non era finito!
- Puoi dirlo forte, Seamus!- esclamò una voce fin troppo familiare, alle loro spalle.
- Senza di noi, la squadra sarebbe in rovina!- concluse una voce simile.
Hermione desiderò ardentemente che il pavimento la risucchiasse. Ingoiò la Burrobirra rimasta nel suo bicchiere, nella speranza che le desse abbastanza alla testa da calmarle i nervi. Ginny passò una mano sotto il tavolo e le accarezzò un gamba con una stretta incoraggiante.
C’era poco da incoraggiare. Non era pronta. Non poteva incrociare quegli occhi, vedere quel sorriso. Non era preparata a tutto questo!
I gemelli fecero il giro del tavolo e presero due sedie da una tavolata mezza vuota lì vicino, le insinuarono ai due lati di Harry e si sedettero.
Hermione avrebbe voluto tenere lo sguardo incollato sul suo boccale. Lo avrebbe voluto davvero. Fu la curiosità, con un pizzico di quel suo odioso vizio di voler sfidare sempre tutto e tutti, a farle alzare lo sguardo.
E fu l’oblio più completo.
Probabilmente nel medesimo istante, Fred aveva alzato lo sguardo per guardarla. Occhi negli occhi, rimasero sospesi in quell’istante, scrutando l’uno nello sguardo dell’altra, sperando forse di cogliere una risposta a quelle domande che, Hermione lo capì, avevano segnato anche i pensieri di Fred. Fu lui a fare il primo passo, come poche ore prima, come il pomeriggio prima. Fu lui a squarciare quell’istante sospeso fra dubbi e paure,  e a sorridere. Solo sorridere. Il cuore di Hermione perse un battito quando si rese conto che quel sorriso era rivolto solo a lei. Il mondo divenne improvvisamente un posto migliore. Il brusio si spense, le voci degli amici scomparvero, e lei rimase lì, a guardare quel sorriso, quegli occhi intensi e a pensare che forse era davvero stata una stupida. Le sue paure scomparvero. Come poteva avere paura? Finché quegli occhi l’avessero guardata così, allora poteva stare tranquilla. Era al sicuro.
Madama Rosmerta si chinò su di lei per prendere il boccale vuoto e posarne uno pieno. Con la bacchetta raccolse tutti gli altri e fece levitare i nuovi fino al tavolo. George aveva ordinato Burrobirra per tutti e stava proponendo un brindisi. Ginny guardava Hermione e Fred a intervalli alterni e sorrideva come una bambina il giorno di Natale.
- Vorrei proporre un brindisi in onore della meravigliosa festa di ieri sera!- annunciò George, - Cento di queste serate!-
Ridendo tutti insieme, fecero scontrare i boccali. Hermione bevve un lungo sorso e i suoi nervi si rilassarono. Tornare bruscamente alla realtà l’aveva innervosita, ma il calore della Burrobirra funzionava molto  bene come calmante.
- Allora, cosa dicevate riguardo alle nostre spettacolari doti da Battitori?- chiese Fred.
La conversazione ripartì da dove era stata interrotta. Non ci furono più momenti come quello di prima, ma si guardarono spesso. Hermione scoprì che era più facile del solito parlare con lui. Seduti a quel tavolo, erano Fred e Hermione, gli stessi Fred e Hermione di sempre. Senza imbarazzo, senza ostacoli. Erano loro.
Fu facile prenderlo in giro, o lasciarsi prendere in giro. Fu ancora più facile assumere il suo consueto cipiglio severo e sgridarli perché avevano testato i Pasticcetti Svenevoli su uno del primo anno. Hermione era a suo agio, non aveva bisogno di pensare a quello che era successo quella notte stessa. Le bastava incontrare il  sorriso di Fred per capire che, qualunque cosa fosse, l’avrebbero affrontata o, semplicemente, avrebbero lasciato che si evolvesse da sola.
Ginny le aveva detto di lasciarsi andare, di perdere il controllo. Hermione odiava perdere il controllo. Sotto lo sguardo di Fred, però, era facile. Fin troppo facile. Ne era consapevole: poteva farle perdere il controllo.
Hermione si chiese fino a che punto.
 
Sulla strada di ritorno al castello, cominciò a nevicare. Fred e George annunciarono subito che, se ci fosse stata la neve, il giorno dopo sarebbe scoppiata la consueta guerra a palle di neve stregate.
- Voi pensate di unirvi?- chiese George alle ragazze.
Hermione arricciò le labbra in una smorfia. – Veramente dovrei studiare!-
- In realtà non partecipiamo perché siamo nettamente superiori!- rispose Ginny – Rischieremmo di farvi fare una figuraccia!-
- Certo, come no!- mormorò Fred, con una risata.
Hermione sollevò un sopracciglio e lo squadrò. – Ricorda, Weasley: sono più brava di te con gli incantesimi! Potrei distruggerti, se volessi!-
Fred scoppiò a ridere, mentre George commentò: - Buona questa!-
- Granger, riconosco il tuo talento con la bacchetta!- disse Fred con un ghigno, - Ma non puoi pensare di battere il sottoscritto! Né il suo gemello!-
- Parole sante!- rincarò George.
- Io dico che potremmo battervi!-
- E io Granger dico che ti sbagli!- ribatté Fred.
- Non sfidarmi, Weasley. Non puoi competere con me!-
- E se invece volessi farlo?- continuò lui, testardo.
Hermione si fermò davanti a loro e lanciò un rapido sguardo a Ginny, che annuì.
- Ok, scommettiamo!- propose, allungando la mano destra. – Chi vince sceglierà la punizione per il perdente!-
Ginny le si affiancò e allungò la mano. Il resto del gruppo, deciso a non perdersi nemmeno un secondo di quella eclatante sfida, cominciò a smistarsi in una o nell’altra squadra. Ron, forse deciso a vendicarsi dei gemelli, diede fiducia al talento di Hermione e di Ginny e si unì a loro. Harry fece lo stesso, più per il fatto di essere nella stessa squadra del suo migliore amico. Seamus e Dean si schierarono dalla parte dei gemelli senza nemmeno pensarci. Lee, disse George, sarebbe sicuramente stato dei loro, perciò Neville prese parte nella squadra delle ragazze.
Una volta ufficializzata la scommessa, il gruppo riprese a camminare e arrivò al castello. Invece di salire nel dormitorio, passarono direttamente in Sala Grande per la cena. Come seguendo un rito precedentemente discusso, le due squadra in competizione si sedettero a qualche posto di distanza, pronti a discutere le tecniche che avrebbero applicato nella guerra del giorno dopo.
- Ok, quali incantesimi abbiamo a nostra disposizione?- chiese Harry. Per il Bambino Sopravvissuto quella infantile guerra a palle di neve era una distrazione più che bene accetta. Con Voldemort in agguato, l’essere continuamente ignorato da Silente, il fatto di essere ritenuto un bugiardo e tutti i suoi problemi sentimentali, aveva bisogno di una distrazione!
- Be’, ovviamente la Levitazione!- rispose subito Ginny.
- E anche gli Incantesimi di Locomozione- aggiunse Hermione. – Possono tornare utili!-
- Che ne dite di un Incantesimo di moltiplicazione?- propose Neville.
- Geniale, Neville!- commentò Harry.
Il ragazzo arrossì. – Sì, ma io non lo so fare!- borbottò sconsolato.
Hermione sorrise. – Io sì, e anche Harry e Ron! Tu potresti far levitare le palle di neve sopra le loro teste, mentre noi le moltiplichiamo, così che colpiscano tutte insieme!-
Ron la fissò sbalordito. – Miseriaccia, Hermione! A volte mi spaventi!-
Lei sorrise, arrossendo leggermente e proseguì. – Organizziamo un piano d’attacco!-
Passarono il resto della cena e il tempo libero in Sala Comune a pianificare ogni mossa. Avrebbero vinto, Hermione se lo sentiva. Ginny era convinta quanto lei!
 
 
 
Mentre cercava di prendere sonno, Hermione rifletté su quella giornata appena trascorsa. Si era svegliata la mattina convinta di camminare in uno dei suoi peggiori incubi. Invece, era stata una giornata positiva e, a modo suo, bella.
Hermione aveva riflettuto parecchio ed era arrivata ad una conclusione, l’ennesima nel giro di pochi giorni! Questa volta, però, era quasi sicura di averci visto giusto.
Fred Weasley aveva il potere di farle perdere il controllo. Sarebbe stato stupido negarlo. Prima il bacio, poi gli sguardi, poi i sorrisi: ogni cosa di lui le confondeva la mente, le impediva di essere razionale. Le soffiava via il suo amato autocontrollo.
Non poteva lasciarsi trascinare. Non così. Doveva prima capire che cosa provava, doveva prima capire che gioco stessero giocando. Ginny aveva ragione, ma Hermione la sapeva lunga su se stessa e sul suo carattere. Non poteva mostrarsi debole e indifesa, né mettersi in gioco senza poterlo controllare.
Sorridendo nel buio, Hermione provò uno strano senso di potere: era quella la risposta! Avrebbe preso in mano la situazione. Lei avrebbe avuto il controllo. Perché lasciarsi andare in balia di emozioni che la spaventavano? Perché farlo, quando poteva essere lei a controllarle?
Ora che aveva le risposte, sarebbe stato tutto più semplice. Doveva solo mantenere il controllo. Era un piano perfetto!
Cullata da questi pensieri, si addormentò serenamente.
Non si accorse subito che c’era l’ennesima falla nel suo piano e quella falla portava il nome di Fred Weasley.
 
 
 
 
Dice l'Autrice:
Salve :)
Eccomi qui con il nuovo capitolo! Voglio ringraziare tutte le persone che mi stanno seguendo, con recensioni e tutto! Siete fantastiche!! Non so come farei senza il vostro sostegno!! Voglio dirvi semplicemente: GRAZIE!! 
Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che vediamo un punto di vista più introspettivo! Un viaggio nella mente di Hermione, insomma :D 
Ah sì, cosa importante: in questa storia, Seamus non è arrabbiato con Harry, crede a tutta la storia dello zio Voldy ed è già un membro dell'ES! Mi ero scordata di dirlo, all'inizio! 
Detto ciò, a voi la parola!! Grazie ancora di tutto!
un bacio!
Amy :)
 
 
 
  
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