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Autore: Im_Not_Okay    08/11/2013    2 recensioni
E se Frank avesse fatto qualcosa di estremamente sbagliato?
E se Gerard lo stesse coprendo a suo rischio e pericolo?
E se due amici che hanno sempre avuto qualcosa di speciale si ritrovassero ancora più uniti?
Dal primo capitolo: Non sapeva cosa fare, per la prima volta nella sua vita Gerard Arthur Way non aveva la minima idea di come uscire da un casino.
Per quanto si possa essere grandi ci sarà sempre qualcosa di più grande che non sapremo come affrontare.

______________________
Detto ciò... il rating è arancione, ma visto che sono quasi sicura che metterò scene rosse boh, devo decidere se lo cambierò o meno, ecco...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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E ora vi starete chiedendo: "Perché quella stupida ha aggiornato così tardi? E' andata in coma per una settimana??" 
No, semplicemente qui c'erano le
giostre e non ho avuto un secondo di tempo (breve anedoto: le mie amiche mi hanno comprato il biglietto a tradimento e trascinato di peso su una giorstra chiamasi "Extreme" ad Halloween. Io mi stavo cagando in mano. Quando è partita le mie ultime parole a parte "E' stato un piacere avervi conosciuto ragazze" - sono melodrammatica - sono state "Se non dovessi farcela dite a Gerard che l'amo!!". Non scherzo *-*)

In primis faccio migliaia di 
AUGURI al nano... ragazze ma vi rendete conto?? 32 anni!! E non li dimostra minimamente... ah, i nostri cuccioli crescono (?) - va bene, questa cosa non ha senso...

Ringrazio le persone che passano di quì e leggono, le
8 persone che seguono la fanfiction, le 2 che ricordano, le 4 che preferiscono e le 12 persone che preferiscono me come autrice <3<3

E poi le
4 persone che hanno recensito lo scorso capitolo!!

I hope you
like it! :P



 
Skyline - Now we're alone












Hospital




- Gerard, Frank è in ospedale. 

- Cos'è successo?

- Lo ho trovato in camera sua con u-un.... taglio... sul braccio. Sembrava aver perso molto sangue così lo ho portato qui.

Un singhiozzo dall'altra parte della linea. 

- Oddio... E' grave?

- Non ha ancora ripreso conoscienza. 

- Cristo... 

- Ti prego, vieni qui subito.

- Io... non so se sia il caso e...

- Gerard, ti scongiuro!

- Okay, certo. Mi dia un quarto d'ora e sono lì. 

- Bene, a dopo.

- A dopo. 



-


Dopo che Linda aveva interrotto la chiamata, Gerard era rimasto ancora dieci minuti con il cellulare stretto in mano e posato sull'orecchio, incapace di compiere qualsiasi movimento. 
Gli pulsavano le tempie, come se tutto il sangue gli fosse affluito in testa. 
Con uno sforzo si alzò in piedi e rimise il cellulare nella tasca dei jeans, poi si appoggiò con la schiena alla parete e iniziò a fissare il soffitto, sbattendo un paio di volte la nuca sul muro. Era colpa sua? Era colpa sua se tutto quel casino era successo? Se in quel momento Frank stava male? Aveva davvero fatto lui tutti quei danni?
Era ancora confuso da quello che era successo appena qualche ora prima, il bacio, il "ti amo", tutto. 
Magari le cose sarebbero andate diversamente se si fosse controllato e gli avesse detto che non era il caso... insomma, sapeva perfettamente che Frank era un cazzo di immaturo che non era nemmeno in grado di badare a se stesso per due ore, come poteva pretendere che prima o poi non avrebbe ceduto allo stress di tutto e non avrebbe fatto l'ennesima stronzata? Avrebbe dovuto fare sì che si spostasse e poi dirgli che ne avrebbero riparlato quando tutto si fosse risolto, che quello non era il momento e che poteva essere qualcosa che non voleva fare davvero. Ma che razza di amico era?!

Ma non poteva evitare che quel pensiero sbucasse ogni tanto da qualche angolo della sua mente; e se davvero Frank avesse provato qualcosa nei suoi confronti? Cosa avrebbe dovuto fare? Non voleva di certo perderlo, era la cosa più vicina ad un migliore amico che avesse più o meno da sempre, ma non poteva nemmeno rischiare di fargli del male facendo l'egoista e pretendendo che gli restasse vicino - ma non nel modo in cui Frank sperava, provocandogli solo altro dolore. 
Ma poteva davvero essere? Poteva davvero essere che quel piccoletto sentisse per lui qualcosa di più forte dell'indissolubile legame di forte amicizia che li aveva uniti fino a quel momento? E cosa avrebbe dovuto fare lui in proposito?

Decise che doveva smetterla di tormentarsi; oltre a essere una cosa inutile e dannosa per la sua mente già stanca era probabilmente anche una stronzata. Sicuramente era stato tutto un errore, un malinteso che avrebbero chiarito appena il ragazzo si fosse svegliato. 
E a proposito, doveva correre in ospedale il prima possibile, voleva sapere come stava il suo piccolo punk. 
Si morse il labbro e tentò di scacciare definitivamente quei pensieri; non era il momento di perdersi in strane riflessioni, doveva andare da Frank e non importava quello che avrebbe detto una volta che si fosse svegliato, dovevano chiarire un sacco di cose. 

Il breve viaggio in macchina fu atroce. 
Ci mise più tempo del previsto per colpa di un incidente - da nulla, peraltro - che aveva bloccato un'intera corsia e rallentato tantissimo il traffico. 
Strinse le dita sul volante fino a far sbiancare le nocche e poi iniziò a tamburellarci nervosamente sopra con l'indice destro. Se c'era realmente qualcosa che gli dava ai inervi era il restare bloccato nel traffico. Le auto servivano a qualcosa no? A spostarsi più velocemente da un posto all'altro. E allora per quale motivo era certo che sarebbe arrivato molto prima se fosse andato a piedi? 
Sbuffo pesantemente, in attesa che quell'ammassamento di lamiere sfoltisse.

Quando arrivò all'ospedale la prima cosa che si trovò di fronte appena imboccò il corridoio che una gentile infermiera gli aveva indicato fu Linda, la madre di Frank, seduta su una di quelle sedie che si trovano negli ospedali, quelle tutte in fila attaccate al muro, che si teneva la fronte con una mano. 
Aveva un'aria molto stanca, i capelli in disordine e le guance rigate dalle lacrime. Sembrava a pezzi e Gerard la capiva perfettamente. E si sentiva dannatamente in colpa perché in buona parte era colpa sua. Si passò le dita fra i capelli corvini, spostandoli dalla fronte e districando qualche nodo, poi eliminò in qualche passo la distanza che lo separava dalla donna e le appoggiò una mano sulla spalla. 
Linda aveva sempre riconosciuto ed apprezzato il legame che c'era fra Gerard e suo figlio. Aveva subito capito che di Gerard poteva perfettamente fidarsi di quel ragazzo che era diventato come un altro figlio per lei, tanto che ormai era abituata a chiamarlo se succedeva qualcosa senza aspettare che le voci girassero. 
Appena Linda sentì il suo tocco si alzò in piedi, abbracciandolo in un singhiozzo soffocato. 

- Gerard! - esclamò stringendolo a sé e lasciandosi a sua volta abbracciare. Gerard era davvero dispiaciuto, aveva sempre saputo che la madre di Frank era una donna molto emotiva e empatica e si sentiva un po' a disagio: lui era l'esatto opposto di emotivo ed empatico. 

- Come sta ora? - disse cercando di mantenere un tono di voce pacato, mentre in realtà voleva solo correre dentro quella fottuta stanza a verificare di persona e, nel caso fosse stato abbastanza bene, distruggergli il setto nasale con un destro da pugile. Gerard era stato un grandissimo deficiente, avrebbe dovuto fermarlo subito, prima che facesse danni e, inspiegabilmente, non ci era riuscito, però Frank non doveva ridursi in quello stato per un coglione come lui. Non poteva e non doveva. 
Eppure non poteva essere altro che una cazzata... una stupidaggine che Frank aveva fatto perché lo stress lo aveva lacerato e aveva bisogno di sentirsi molto vicino a qualcuno di cui si fidasse. Sì, non poteva essere che così. 

- E'... per ora non si è ancora svegliato. I medici dicono che adesso va un po' meglio ma che non sanno quando aprirà gli occhi. 

- Era svenuto?

- S-sì, lo ho trovato così. Aveva il braccio sinistro... - fece una pausa sofferta - quasi aperto in due. Hanno detto che avrebbe potuto morire! - poi iniziò a singhiozzare e pianse per qualche minuto sulla spalla del ragazzo. 

Gerard, dal canto suo, non sapeva cosa pensare. Non riusciva a distogliere i pensieri dal perché non lo avesse spinto via appena si fosse reso conto di quello che stava succedendo. Perché non si era scostato e non gli aveva detto che non era il caso? Perché non gli aveva detto niente per fermarlo prima che succedesse tutto quel disastro? Beh, aveva pensato che fosse solo la confusione dovuta al momento. Insomma, era ancora sotto shock, no? Per quello che aveva fatto, per quello che era successo. Era plausibile che fosse ancora disorientato, probabilmente si sarebbe dato dello stupido una volta che fosse ritornato in sé. 
Basta, era la decima volta che si poneva le stesse domande e si dava le medesime risposte... avrebbe dovuto tapparsi i pensieri, che diavolo. 

Linda lo fece sedere accanto a lei su una di quelle scomode sedie che ti costringevano a cambiare posizione ogni secondo se non  volevi rischiare una scogliosi prematura e che ogni volta che lo facevi cigolavano come le molle dei materassi nei film porno. 
Si appoggiò con la schiena al muro e puntò lo sguardo sulla parete che aveva di fronte, fissando insistentemente i volantini che erano appesi sulla bacheca, tutta roba sulla prevenzione, sulle malattie, sui vaccini... dio, vaccini. Ricordava perfettamente quando l'anno prima che lui partisse per l'università avevano praticamente costretto gli abitanti di metà del Jersey a farsi un vaccino per colpa di un'epidemia che stava dilagando e faceva stragi. E sapeva di essere diventato famoso per la sua scenata da checca isterica quando l'infermiera aveva tirato fuori la siringa. 
Aveva una fottuta paura degli aghi, okay, e allora?! Non poteva vivere felicemente anche senza vaccino? E se si fosse ammalato pazienza, tanto prima o poi muoiono tutti.

- Gerard... - iniziò Linda, facendo calamitare su di lei l'attenzione del ragazzo - Io so che tu e Frank avete un rapporto... speciale... e posso capire che abbiate dei segreti, anzi, penso sia una cosa bella potersi fidare di qualcuno tanto da dirgli qualunque cosa. Ma ti supplico, se è successo qualcosa di grave, se sei a conoscenza di qualcosa di importante, ti prego devi dirmelo. Sono pursempre sua madre, credo di avere il diritto di sapere certe cose, non credi?

Gerard rimase in silenzio. Non sapeva cosa fare, cosa dire, cosa rispondere. Non sapeva cosa sarebbe stato meglio per Frank, se continuare a tenere nascosta la verità oppure dire tutto e accettare le conseguenze. Non ne aveva la minima idea.
Così nella risposta cercò di tenersi piuttosto sul vago. 

- Io... credo che Frank sia in grado di decidere da solo se dirle o meno della sua vita e... non penso di avere il diritto di parlarne con persone esterne. Dopotutto suo figlio ha diciannove anni ormai, quasi venti. 

- Gerard, per favore, lo so che ti sto chiedento tanto ma...

- Non voglio tradire la sua fiducia. - la interruppe - Non voglio che smetta di parlare con me. 

- Io lo capisco, su serio, ma vedi...

Proprio in quel momento, chissà se per grazia divina, per fortuna o altro, la porta della stanza che Linda gli aveva indicato prima come quella di Frank si aprì e da lì spuntò un medico che aveva l'aria di essere abbastanza competente. Meglio così, lo irritava abbastanza l'idea che il suo Frankie fosse nelle mani di sconosciuti. 

- Buongiorno, parlo con la madre di Frank Iero? - disse il dottore, avvicinandosi a loro. 

- Sì, sono io. - rispose la donna, con tono angosciato - Come sta?

- Si riprenderà presto, può stare tranquilla. - a Gerard sfuggì un sospiro di sollievo - Il taglio che aveva sul braccio era profondo, ha perso molto sangue, abbiamo dovuto usare due unità di plasma per colmare il danno. Sa come potrebbe esserselo procurato? Inoltre abbiamo trovato delle cicatrici sulle braccia, alcune molto vecchie, altre più recenti o addirittura di pochi giorni fa. 

Più recenti? Frank aveva ricominciato a tagliarsi e lui non lo sapeva? Frank aveva ripreso a tagliarsi e non gli aveva detto nulla...
Questo lo costringeva a riflettere; se non gli aveva parlato di quella cosa voleva dire che si erano allontanati davvero. 

Linda si fissò le dita che si intrecciavano e si scioglievano nervosamente e poi rispose: - Io... io credo che se li sia fatti da solo. Non so perché o da quanto andasse avanti, comunque. 

- Mmh, d'accordo. 

- Quando potrà tornare a casa? - se ne uscì Gerard, parlando senza pensare. 

- E lei sarebbe?

- Gerard Way, un... amico. - biascicò. Gli sembrava un po' riduttivo. Misaki era sua amica, Ray era suo amico, Brian era suo amico. Frank non era suo amico e basta. Forse il suo migliore amico. Era già qualcosa. 

- Non sappiamo quando potrà essere dimesso. Intanto dobbiamo tenerlo sotto osservazione per il braccio e poi quando è venuto qui aveva i capelli e i vestiti bagnati, quindi suppongo che sia stato sotto il diluvio di qualche ora fa, e adesso ha la febbre alta. Potrebbe essersi preso qualcosa. 

Gerard annuì e si portò una mano alla tempia che non aveva smesso un attimo di pulsare dolorosamente. 

- Potete entrare e stare un po' con lui se volete. Quando si sveglierà dovremo fare altri esami ma per ora potete andare. 

- La ringrazio. - concluse Linda, mentre Gerard stava già camminando in fretta verso la porta che il medico aveva lasciato semiaperta. 

Prese un respiro profondo prima di spingerla ed entrare; non sapeva in che condizioni avrebbe trovato Frank né era sicuro di volerlo sapere. 
Dopo qualche frazione di secondo sbattè un paio di volte le palpebre ed entrò. 

La stanza nel complesso era una normale camera d'ospedale, con i muri lasciati bianchi, una finestra da cui i raggi di sole morente entravano deboli e smorzati da una tenda azzurrina, i macchinari il cui unico suono era quel "beep" che assicurava a Gerard che il piccolo cuore distrutto di Frank continuava a pulsare e la flebo appesa in alto. 
Si morse il labbro a sangue quando individuò il corpicino piccolo e debole di Frank disteso fra le lenzuola. Aveva gli occhi chiusi, specchio di un sonno vuoto e senza sogni, la pelle troppo pallida e i capelli attorcigliati in un groviglio che lo faceva sembrare ancora più piccolo e indifeso. 

E poi quei due tubicini di palstica posizionati sotto al naso gli davano un'aria davvero malata. 

Si era incantato a fissarlo, in un misto di paura di perderlo, rabbia e tenerezza, quando un singhiozzo di Linda lo riportò con i piedi per terra. 

Trascinò una sedia accanto al letto e vi si sedette, prendendo fra le dita la mano gelida di Frank. Solo allora si rese conto della fasciatura bianca che gli avvolgeva tutto il braccio e parte dell'avambraccio, macchiata di qualche chiazza scura opaca, segno che gli strati più interni delle garze si erano macchiati di sangue. 
Senza contare l'ago della flebo infilato in una vena sul dorso della mano. 
Ma non poteva permettersi di farsi venire i giramenti di testa per una stupidaggine del genere, così si costrinse a farsi passare il fastidio e intrecciò le dita alle sue.
Sospirò e gli passò le dita fra i capelli, mentre Linda si sistemava dall'altra parte del letto. 

Sarebbe stata una lunga notte. 


-


Abbandonare il mondo dei sogni non gli era mai piaciuto. La realtà era un tale schifo, nel mondo dei sogni eri libero, libero di volare, di correre, di... di stare con Gerard. Lo aveva sognato talmente tante volte che aveva perso il conto ed erano sempre stati sogni dove erano insieme, dove si baciavano... ma quello non era stato un sogno, era stato un terribile incubo. In pratica lui aveva fatto la grandissima stronzata di rivelargli i suoi sentimenti e-e poi era entrato quel coglione di Michael e aveva rovinato tutto. Allora era corso a casa, sotto la pioggia, e... poi non ricordava. 

Forse sarebbe stato meglio aprire gli occhi e uscire definitivamente da quell'incubo orrendo, non voleva ricordare gli occhi spaventati di Gerard, la sua indifferenza al bacio, voleva solo risvegliarsi e rivedere il ragazzo per cui aveva una cotta pazzesca e farsi coccolare come al solito. Era più che felice che niente di tutto quello che si era immaginato fosse reale, perché se lo fosse stato lui...

- Oh, merda... - si lasciò scappare quando, una volta alzate le palpebre, si ritrovò a fissare insistentemente il soffitto male illuminato da una luce fioca di quella che era evidentemente una stanza d'ospedale e ad ascoltare il "beep" che era sincronizzato con il battito del suo cuore che stava rapidamente accellerando. Cazzo, non era un fottuto incubo. 

- Frankie? - mormorò accanto a lui una voce sonnacchiosa.

- Gerard? 

- Frank! Ehi, finalmente ti sei svegliato... Come stai? - gli chiese in fretta, ansioso, accendendo una luce più potente che per poco non gli fece perdere la vista. 

- Ah, cazzo spegni quella cosa, ti prego...

- Scusa... - borbottò e nella stanza calò di nuovo l'oscurità - Ora mi vuoi rispondere?

- Sto bene ma... cos'è successo?

- E' successo che sei un deficiente! - la sua voce, da assonnata e zuccherosa, era diventata incazzata e stanca. Gerard faceva abbastanza paura quando si arrabbiava - Adesso dimmi, spiegami cosa cazzo ti è passato per la testa quando hai deciso di farti quel fottuto taglio! 

Oh... iniziava a ricordare qualcosa. Sì, okay, più o meno ricordava cosa aveva fatto e appena la memoria gli tornò sentì le guance avvampare. Non voleva che Gerard lo scoprisse.

- Io... mi dispiace. - sussurrò, realmente mortificato. Non voleva, non voleva che andasse così. 

- Ti dispiace? Ti dispiace?! Ma hai una vaga idea di quello che hai rischiato? Se tua madre non ti avesse trovato in tempo ora non saresti qui, non staresti parlando con me e non avresti aperto gli occhi! Saresti in un fottuto sacco bianco senza battito cardiaco e la cosa peggiore è che sarebbe stata tutta colpa mia! Te ne rendi conto o no, eh? - per tutto il tempo aveva tenuto la voce alta e lo aveva guardato con uno sguardo cupo, preoccupato e furente. 

Frank iniziava a sentire gli occhi pungergli come spilli e le lacrime solcargli la pelle degli zigomi. Singhiozzò rumorosamente e si girò su un fianco. Non ce la faceva, non poteva guardarlo ancora in faccia. Non poteva credere che lo stesse trattando davvero così, non lo aveva mai fatto. Cazzo, Frank era pursempre un essere umano! Tutti gli umani commettono errori. 
Soffocò i singhiozzi nel cuscino. Era stato uno stupido, un deficiente, non aveva pensato e ora tutti stavano male per colpa sua. Ecco, non avrebbe potuto dimostrarsi più immaturo e irresponsabile di così. 

- Ehi... no, Frankie... dio, sono un coglione, scusa. - e lo sentì avvicinarsi da dietro, posandogli una mano sul fianco - Frank, mi dispiace è solo che... ero nervoso, sono stato sveglio tutta la notte e lo sai che dopo una notte in bianco non sono la migliore delle compagnie. - ridacchiò. 

Frank da parte sua non reagiva, era stanco, stremato da tutto, stressato come non mai e ora anche Gerard gli si rivoltava contro. Le tempie gli scoppiavano, sapeva di avere la febbre perché sentiva che avrebbero potuto cuocerci un uovo sulla sua fronte e poi i punti sul braccio tiravano a morire. 

- Frank... - sussurrò il moro, passandogli sul viso le dita fredde - Cazzo, ma tu scotti davvero. 

- Mia madre? - sussurrò, senza voce. 

- E' scesa a prendersi qualcosa da mangiare e penso che stia aspettando tuo padre. 

- M-mio papà? Ma non era a Seattle per qualche cazzo di colloquio di lavoro?

- Ha preso il primo volo appena ha saputo quello che è successo. 

- Ho fatto un casino, vero?

- Anche bello grosso. 

- Anche con te ho fatto un casino? - la domanda era un po' azzardata... ma non voleva tenersi ancora dentro quel mattone, se aveva rovinato qualcosa, se ora Gerard avrebbe smesso di concedergli tutto il contatto che avevano prima lo avrebbe capito. E accettato. Però doveva saperlo subito. 

- Vuol dire che... che eri serio? - perché era così stupito? Non si era capito che stava parlando per davvero?

- S-sì, io... dicevo davvero. 

- Da quanto tempo? - non aveva una risposta precisa... era un sacco di tempo ma non si ricordava esattamente quando. 

- Non lo so... da prima che tu partissi per l'università, comunque. 

- Ma sono più di cinque anni, Frankie... 

- Mmh. E non te ne sei mai accorto. 

- No. - ammise - Scusa, sarai stato di merda in tutto questo tempo. 

- Veramente no. Cioè, sì, ma non per colpa tua. Stavo male quando te ne andavi. Però quando c'eri era tutto fantastico. - ormai non si doveva più trattenere o stare attento a quello che diceva per non compromettersi. Andava molto meglio.

- E ora?

- Dovresti dirmelo tu. Che vuoi fare? Ma sappi... sappi che non mi devi niente, che non sei costretto a restare e che puoi mandarmi affanculo quando vuoi, okay? - quasi ricominciava a singhiozzare dicendo quelle parole - Non mi va che ti senta in obbligo. 

- Non lo farei mai. E poi... non lo so, mi serve tempo, Frankie. Sei disposto a darmelo?

- Tutto il tempo che ti serve. 

Rimasero in silenzio per un po', Frank che stringeva una mano di Gerard fra le sue e quest'ultimo che gli accarezzava i capelli con quella libera. Frank ancora non si capacitava che Gerard fosse ancora lì con lui, che non se ne fosse andato dandogli dello stronzo approfittatore o altro. Iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore e iniziò a sentire piccoli tremori diffondersi nel suo corpo, fino a diventare veri e propri brividi che lo portavano a fare movimenti convulsi e ad appallottolarsi su se stesso. 

- Hai freddo? - gli domandò teneramente il moro.

Lui annuì e subito sentì addosso il lieve calore delle coperte rimboccate fino a sopra le spalle e il braccio di Gerard stringergli i fianchi. 

- Che ore sono adesso? - domandò sentendo di nuovo il sonno impossessarsi del suo corpo. 

- Le cinque del mattino. Puoi dormire ancora un po' se ti va. 

- Okay... però dormi anche tu, che non stai in piedi. 

Sbadigliò sommessamente e guardò l'alone etereo che la finestra proiettava sulla parete, poi chiuse gli occhi e sprofondò nell'ennesimo sonno senza sogni. 















Allooooooora, che dire... questo capitolo non mi ha soddisfatto tantissimo. Diciamo che non ero al massimo delle mie capacità, ecco tutto ^^
MA so come sdebitarmi...

Allora, che mi rispondete se vi dico che per la fine della settimana - se è tutto okay - pubblico il prossimo capitolo di
Paura della Luce?? :D 
Felici?? *non la caga nessuno* va bene, non importa... io intanto avviso u.u

Se qualcuno avesse voglia di farci un salto, questo qui è il link dell'ultimo parto della mia mente malata, una micro
OS rossa tanto per placare la mia follia...
Non è nulla di estremamente pesante, ma è drammatica T-T

Questo è il link ----> http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2263454&i=1




Angolo delle domanduole inutili:

Domanda del giorno: colore preferito? Perché?

Risposta mia che non frega a nessuno: Vado a momenti e alterno nero, rosso e viola. Il primo quando ho un umore piuttosto stabile, il secondo quando sono particolarmente felice o particolarmente incazzata e il terzo quando sono triste o comunque quando non sto bene... sono ancora all'oscuro del perché. 

bye


xoJas
   
 
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