Sakura nascose il volto dietro il ventaglio, ridendo.
Rin, invece, si coprì velocemente la bocca, lasciando però sentire le sonore risate.
Il Principe, in disparte nella grande sala, leggeva distrattamente una lunga pergamena, rilassato.
Una serata tranquilla.
L’ultima di una lunga serie nell’ultimo periodo.
Rin aveva ritrovato il solito sorriso, riportando una ventata di allegria e spensieratezza nel cuore di Sakura e nella mente di Sesshomaru.
Dopo l’ultimo litigio i due si erano ignorati.
Ma non con freddezza o odio.
Con semplice indifferenza.
Il calmo litigio della sera della scomparsa di Rin era solo un flebile ricordo annebbiato fra la paura e la stanchezza.
Non certo che adesso ci fossero buoni rapporti.
Ma la sopportazione si era consolidata tramutando l’obbligata convivenza in civile.
La neve fuori era ormai sciolta da tempo e le prime margherita rallegravano i prati.
E’
la primavera
filo da dipanare
nella passione
Un rumore improvviso ruppe la rara atmosfera di
tranquillità che si era creata in quella stanza.
Le risate cessarono immediatamente e il tono autorevole e
austero della Regina diede il permesso di entrare.
Un fiacco eunuco, con il naso aquilino e il passo torvo,
fece il suo lento capolino nella sala.
Abbozzò un devoto inchino, portando un annuncio con voce
gracchiante.
-Dei mercanti hanno portato qualcosa per
Gli occhi bovini si soffermarono sulla disinteressata
figura del Principe, ancora assolto nella sua lettura.
Sakura si alzò, cercando di non pensare a quella richiesta…
Certo, ci voleva il suo consenso perché
Sesshomaru accennò distrattamente con la testa e due
soldati entrarono con un enorme baule.
Sakura non riuscì a trattenere un gridolino
di gioia, ricevendo lo sguardo di rimprovero della Regina e l’attenzione del
Principe.
Sorrise imbarazzata, accarezzando il baule di rosso legno
pregiato.
-Perdonate il mio entusiasmo Principe! Ma questo baule lo
riconosco, viene da Haru! Lo conservavo nella mia
stanza… Deve essere stato mio padre…-
Sentì le guance avvampare di gioia e l’odore di casa
inebriarle la mente.
Haru…
Quando sento il
richiamo
Del cuculo che
canta,
mi strugge la
nostalgia
per la terra
ove lasciai il mio
cuore
Sbatté le palpebre più volte, cercando di ricacciare
indietro le lacrime di malinconia.
Con trepidazione percorse con le mani
ogni piccola insenatura, ogni rilievo e rifinitura che abbellivano
l’elegante cofano, mentre la mente vagava e accompagnava quei gesti con un
viaggio fra le colline e il porto, nelle miniere delle montagne e nel cuore
delle piantagioni di seta.
Rin, incuriosita, si mise vicino alla demone,
incitandola ad aprirlo.
Sakura, riscossa dal torpore, fece scattare la serratura.
Quel suono così famigliare…
Aprì.
L’esclamazione di stupore di Rin
incuriosì perfino il Principe, tornato alle sue carte.
Sakura si alzò, mostrando a tutti parte del contenuto.
Una bellissima seta azzurro cielo, con farfalle d’oro e di
rubino.
Il fruscio della seta era morbido a contatto della pelle.
Una sensazione soffice e delicata.
Una carezza amorevole da una persona molto distante.
Depose la stoffa con cura, cercando nel baule altro.
Viola scuro e ricami bluastri.
Aveva capito.
Sorrise riconoscente al padre.
-Sono dei doni di mio padre… nell’ultima lettera che ho
ricevuto diceva che aveva in serbo una sorpresa, ma non immaginavo si trattasse
di questo!!! Sono delle pregiate stoffe di Haru, fatte apposta per tutti noi! Ecco, questa più
piccola, per esempio, la prima che ho tirato fuori, deve essere per Rin, mentre questa viola per voi, Regina…-
-Come fate ad esserne certa che sia per me, Principessa?-
Sakura rise.
-Perché io non indosserei mai dei colori del genere!-
L’occhiata fulminante della Regina interruppe le risate della demone e di Rin, già immersa
nel baule e nella contemplazione di tutti quegli affascinanti colori.
-Sakura, qui sotto c’è qualcosa di strano…-
La piccola estrasse una specie di fagotto scuro, ben
incartato.
Cosa poteva essere?
Lo scartò appena.
Nero.
Blu scurissimo.
Che strano abbinamento…
La stoffa era molto grande e di consistenza leggermente più
ruvida.
La voce le tremò leggermente.
-Credo che questo sia per Voi, Principe…-
Sesshomaru, direttamente interpellato, si alzò, osservando
indifferente la bellissima stoffa che la demone teneva
in mano.
-…e allora questo deve essere per te!-
Rin agitò le manine, ponendo a Sakura un pacchetto uguale al primo,
solamente di diverso colore.
Incantata e incuriosita, diede malamente
la stoffa in mano al Principe, scartando con delicatezza quella nuova sorpresa.
Bianco.
Leggere tessiture, quasi impercettibili, che la ricamavano.
Trattenne il fiato.
Sembrava che anche quello potesse rovinarlo.
Temette che anche il più piccolo contatto potesse sporcare
quella stoffa così pura.
Che regalo magnifico…
Un leggero colpo di tosse attirò la su attenzione.
Un soldato dall’aspetto un po’ tozzo, le pose un foglio
piegato.
Una lettera.
Sakura sobbalzò.
Sentiva le mani tremare.
Eppure, non si stava sbagliando.
La avrebbe riconosciuta fra mille.
Quella era la calligrafia sbrigativa e formale di suo
padre!
Iniziò a muovere velocemente gli occhi in
su e in giù, cercando di catturare ogni sillaba, ogni lettera, ogni
punto di quelle poche parole.
-Stanno venendo qui! Mio padre e i
nobili di Haru! Ci sono anche Izumy
e Ami! E Toryu è diventato capo delle guardie!-
Il suo concitato resoconto poteva godere solo
dell’attenzione spaesata di Rin.
Era incuriosita da tutti quei nomi che non conosceva…
-Saranno qui fra qualche settimana!!!
Chiede se abbiamo apprezzato le stoffe...e… sì! Avevo indovinato gli
abbinamenti! Ne ha mandata una per ogni persona importante che vive qui a
Palazzo! Le ha fatte fare apposta per noi… la mia era in lavorazione da mesi…-
Abbassò il tono di voce, inghiottendo le lacrime.
Il pensiero del padre che ordinava quella pregiatissima
stoffa per la figlia lontana non poteva fare altro che accrescere il nodo che
sentiva in gola.
Nostalgia.
Riaprì la lettera, ricominciando a leggere incuriosita.
-Dice… dice che, non potendo indossare il vestito tipico di
Haru, spera che almeno il mese prossimo possa indossarne uno fatto di questa stoffa…-
Il tono era drasticamente calato alla fine e lo sguardo
della giovane era passato esterrefatto sulla stoffa bianca appoggiata al basso
tavolino, vicino a quella scura di Sesshomaru.
Allora era quello…
Allora quello sarebbe stato…
Sarebbe…
-Vostro padre ha avuto un’ottima idea, Principessa.
Diventerà un magnifico abito da cerimonia. E lo stesso vale per voi, Principe.-
Voltò lo sguardo sul Principe che inespressivo, fissava la
parete della stanza.
Sakura, impietrita, fissava a bocca aperta e con aria
stupita il demone.
Il suo abito da sposa.
Il SUO abito da sposa.
L’abito con cui, fra un mese, si sarebbe sottomessa a lui.
Un mese…
Solo un mese…
-Un mese…-
Appena un sussurro.
Sesshomaru voltò la testa verso la futura moglie, imitato
dalla Regina che le si avvicinò sorridente.
-C’è qualcosa che non va Altezza? Non avevate capito che era per questo
motivo che la nobiltà di Haru si sta recando qui, con
Vostro Padre? Io e Kamigawa abbiamo stabilito che
saranno qui la mattina della vigilia, salvo contrattempi.-
Un mese…
Sakura seguiva a fatica quelle parole…
Un mese…
La sua mente era incatenata a una frase della lettera…
Un mese…
-Principessa? Qualcosa non va?-
Sakura si scossa dal torpore,
sorridendo imbarazzata al volto preoccupato della Sovrana.
-No, no! Tutto bene… Solo che, beh… ecco… io… non ricordavo
la data così vicina… ecco…
Si dice “ieri”
Si vive “oggi” e
via,
come l’acqua del fiume
“domani”.
Sì veloci scorrono
i giorni e i mesi-
Era così vicina quella data…
Sakura cercò lo sguardo del Principe, cercando di capire se
i loro pensieri combaciassero.
Almeno quella volta.
Ma, naturalmente, lo sguardo ambrato del Principe era
inespressivo.
Ritrovo sempre
Una nebbia infinita
nei tuoi occhi spenti
Sesshomaru lasciò elegantemente la stanza, senza farsi
sentire da nessuno.
-Muovetevi voi altre! Su, forza!!!
E voi, Principessa, non agitatevi così!-
La mastodontica figura della dama sovrastò le esili servette intente a far indossare l’elegante kimono di Sakura.
-Altezza! Vi prego!-
Sakura ridacchiò, scusandosi con la
demone per il suo comportamento.
Con uno sbuffo, la dama riprese a sistemarle l’orlo della
veste.
Sakura fissò fuori dalle sohjo la calda mattina di quel sonnolento aprile.
Sarebbe stato lì.
Fra poche ore sarebbe arrivato!
Ancora un po’ e avrebbe rivisto Kamigawa
e tutti gli altri!
Non poteva crederci!
Ancora un giorno e sarebbe stata
Non poteva crederci…
Se quella visita le portava così tanta gioia nel cuore, lo
stesso non si può dire per il significato di quella visita.
Era già passato un anno.
Un anno e, al massimo, aveva scambiato qualche frase di
circostanza con lui.
O avevano litigato.
Chiuse gli occhi, sospirando.
Fa lo stesso.
Pazienza.
Haru il giorno dopo, a quest’ora, sarebbe stata salva.
E era questo ciò che importava.
Per il resto…
Ci avrebbe pensato più avanti…
In un altro momento.
Non voleva rovinarsi quell’incontro.
Un veloce rumore di passi frettolosi anticipò l’entrata
nella stanza di Rin.
-Sakura!!! Stanno arrivando!
Saranno nel cortile fra pochi minuti!-
Il sorriso tornò a regnare sul volto della Principessa che,
incurante delle lamentele delle dame che non avevano ancora finito, prese Rin per mano e iniziò a correre fuori da
Palazzo.
-Finalmente Sakura!-
La voce della Regina la raggiunse aspra e d rimprovero.
Il corteo era già entrato ma la
portantina regale ancora non si vedeva.
-Perdonatemi Altezze…-
Ma in realtà, non stava badando né a lei, né tanto meno a
Sesshomaru che, algido, fissava a scena con distacco e impazienza.
Sakura si mise al suo fianco, secondo il protocollo, ma scalpitava
dalla voglia di scendere e abbracciare ogni singolo amico che riconosceva da
lontano.
E infatti non riuscì a
trattenersi.
Qualche passo mosso da incertezza…
E poi…
La corsa.
Verso quel popolo.
Verso il suo popolo.
Una valanga di costumi colorati e un allegro vociare invase
il cortile dell’enorme Palazzo dell’Ovest.
Sakura si bloccò, a diversi metri da Sesshomaru.
Le carrozze dei vecchi, trainate da strani draghi bipedi,
si alternavano lente ai suoi lati.
Alzò il braccio destro, muovendolo con lentezza.
Avrebbe voluto abbracciarli tutti.
Dalle carrozze venivano strani cenni a
seconda delle persone.
I vecchi annuivano con il capo, i giovani muovevano le
mani, i piccoli si sbracciavano e la chiamavano per nome, mentre le dame la
salutavano con un sorriso per poi mormorare qualcosa nell’orecchio del marito,
senza essere viste.
Certo, era lui
l’argomento principale.
Così come lui , impassibile, non se ne curava.
Sakura nascondeva le lacrime dietro a sorrisi sinceri e
increduli.
Le sembrava di morire.
Il cuore batteva troppo forte.
Il suo popolo era lì.
Haru era lì.
I suoi amici erano lì.
All’improvviso un’andata di bambini festosi la travolse, innondandola di domande curiose e ingenue, mentre i più
temerari si avvicinavano a una curiosa Rin.
Solo i bambini sanno fare amicizia così in fretta.
Sakura, felice, li salutò.
Per poi rabbrividire.
Non erano venuti solo i nobili!
Quei piccoli erano anche umani e
mezzo-demoni!
Si voltò di scatto preoccupata
verso Sesshomaru.
-Solo per un saluto…-
Le tremava la voce.
Paura.
Era vicino ai piccoli.
Troppo vicino ai piccoli.
Non sapeva cosa temeva, ma sentiva il sangue gelato.
Come avrebbe reagito il Principe davanti a un’invasione di
“esseri inferiori” nel suo castello?
Le uscirono poche parole di bocca.
Una triste preghiera.
Una richiesta sentita.
La fulminò con lo sguardo, annuendo controvoglia.
Sospirò.
Sorrise, ricominciando a dedicare l’attenzione a quel
popolo allegro e esuberante.
Delle voci severe obbligarono i piccoli ad allontanarsi
ridendo, ridendo dei rimproveri.
I loro genitori, con i pochi bagagli del viaggio, li
seguivano.
Non ci poteva creder!
Il vecchio fabbro che aveva l’officina dietro l’angolo del
fruttivendolo, il marinaio che non sapeva pronunciare la esse, la tessitrice, la vecchia
pessimista, il medico presuntuoso, il fabbro incapace…
C’erano tutti…
Le passarono al fianco, non separandosi e facendo
attenzione ad abbozzare inchini incapaci al suo cospetto.
Ma i sorrisi erano sinceri.
-Siete venuti anche voi…-
Ricacciò indietro le lacrime.
-Anche se non potremo essere presenti alla cerimonia,
volevamo comunque esserti vicina…-
Veritiere erano anche le risa e gli schiamazzi poco
lontani.
Una schiera di giovani armati e in sella.
L’esercito di Haru.
I ragazzi, demoni e non, iniziarono a gironzolare confusi
attorno all’amica, rimproverandola di colpe fasulle e schernendola.
Sakura rideva, rispondendo a frasi che avevano sapore di
antico.
Vecchie battute, qualche riferimento ad avventure che aveva
vissuto con loro.
I suoi coetanei.
I suoi amici.
Le ragazze dietro di loro iniziarono a rimproverarli
bonariamente.
Non ricordavano più cosa avevano detto Toryu, Ami e Izumy quando erano tornati l’anno prima?
Sakura adesso è importante, non può più mescolarsi con
quella “plebaglia”…
Le risa aumentarono alle risposte un po’ sfacciate dei
ragazzi.
Le giovani risero, rimproverando in quel gruppo uno
“particolare” per lei.
La gioventù di Haru.
Gli scherzi, la spensieratezza e le amicizie che, fino a
pochi mesi prima, viveva anche lei.
Adesso, invece, aveva solo il ricordo sbiadito di una
malinconia lontana.
Niente protocollo.
Nessuna regola di corte.
Dì ciò che vuoi.
Comportati come vuoi.
Senza nessuno che faccia
attenzione al tuo portamento, alla tua dizione…
Sii solo te stesso.
Una voce più forte delle altre obbligò tutti a riprendere
il proprio posto, con un’efficienza incredibile.
Fra qualche sorriso e strizzatine d’occhi, accompagnati da
uno stuolo di bellissime fanciulle, se ne andarono.
La aveva riconosciuta.
Quella voce.
Quella massa di capelli neri era inconfondibile.
Così come quello sguardo d’ebano serio e controllato.
Toryu.
Aveva appena varcato l’ingresso, a capo delle truppe
imperiali.
I veterani del Padre.
Gli istruttori.
I saggi.
I consiglieri.
La saggezza militare del suo regno.
Nonostante però la mente abituata alla guerra, vide nello
sguardo di molti rudi soldati, lacrime di ricordi.
Haru era un piccolo paese.
Si conoscevano tutti.
Tutti loro la avevano presa in braccio più di una volta,
prima che fosse donna.
Alcuni di loro la avevano sgridata, dopo una marachella.
Molti di loro le avevano insegnato a essere ciò che era.
Sfilarono serrati nei ranghi, rivolgendo alla Principessa
degli sguardi che non avevano bisogno di parole.
-Sakura…-
La demone si voltò, ritrovandosi davanti lui.
Toryu.
Aveva i capelli più lunghi dall’ultima volta.
E il mento più appuntito.
La mascella più marcata.
Le spalle più larghe.
Ma era sempre lui.
L’amico di una volta.
Riuscì a trattenere a stento l’impeto di abbracciarlo.
Dimostrare affetto verso un ragazzo che non era suo marito
o il suo promesso alla vigilia delle nozze e dentro la corte.
Sarebbe stata una tragedia.
Si bloccò, indecisa sul da farsi, mentre Toryu la guardava
incredula, con le braccia aperte, aspettando quel contatto.
Gli prese una mano, stringendola fra le sue.
-Sono felice che tu sia qui…-
Non poteva fare altro.
L’umano sorrise.
Aveva capito.
-Ti trovo bene… e il cane da guardia come si è comportato
nei tuoi confronti? Devo forse mettergli la museruola?-
Il sorriso di scherno misto allo sguardo preoccupato mise
una morsa nel cuore della giovane.
-Ti sembrano domande da farle, razza di idiota? Non hai il
benché minimo tatto!-
La voce era uscita squillante da una piccola portantina
alla quale Toryu si avvicinò prontamente.
-Stavo solo scherzando…-
-E ti sembrano cose da dire a un’amica che non vedi da un
anno!? Scemo!-
-Quando la smetterete di litigare voi due? Dobbiamo sempre
farci riconoscere…-
Izumy fu la prima a scendere, abbracciando l’esile figura delle
Principessa, incredula a quella vista.
-Adesso tocca a te! Io li ho sopportati per tutto il
viaggio!!!-
Sakura sorrise, ricambiando l’abbraccio.
Da quanto tempo nessuno la abbracciava più così?
Quell’odore di fiori così buono…
Izumy si allontanò presto, obbligata dal litigio di due piccoli.
-Allora? E‘ questo il modo di salutare un’amica?-
Sakura si volse nuovamente verso la piccola portantina,
restando incantata.
Ami.
La sua Ami.
Non più uguale…
Aveva i capelli sciolti e lunghi, molto lunghi.
Una veste leggera la copriva appena, lasciando intravedere
la carne rosa e il corpo formoso.
Era più robusta.
Molto più robusta.
Ma gli occhi vispi e il sorriso allegro, erano rimasti lo
stesso.
Fu quel piccolo pachettino, quel
fagottino che si muoveva fra le sue mani ad attirare l’attenzione della Principessa.
Non poteva crederci.
S’incamminò con lentezza verso le due figura in piedi,
tremando.
Era mora.
Come Toryu.
E aveva due orecchiette feline.
Come Ami.
-Non posso crederci…-
La sua voce apparve roca e quasi incomprensibile, mentre
due lacrime segavano le guance di Ami.
-Avrei voluto dirtelo prima, ma non credo che si possa
scrivere in una lettera una cosa simile…-
Le accarezzò il braccio, lasciando che prendesse la
piccola, addormentata.
-Adesso dorme, ma quando si sveglierà capirai perché Izumy in questi giorni è tanto nervosa! Tutta sua madre…-
Toryu stampò un bacio casto sulla guancia della moglie che
rise, rimproverandolo.
Bella.
Era davvero bella quella piccolina.
-E’ magnifica… Quanto ha?-
Ami sorrise raggiante, mentre Toryu gonfiò il petto
orgoglioso.
-Cinque settimane…-
Sakura scosse la testa, sorridendo agli amici.
-Siete degli incoscienti! Non dovevate farle affrontare un viaggi così lungo…-
Ami, fiera, riprese la piccola,
coccolandola con una maternità nuova in lei.
-Voleva conoscere la sua Regina…-
Le due si abbracciarono, finalmente, e subito Ami scoppiò
in lacrime.
Toryu le accarezzò le spalle, incitandola ad andare.
Avrebbero potuto parlare dopo.
Adesso, c’era un’altra persona che Sakura doveva
incontrare.
Inutile sperarci.
Sebbene fossero amici e avessero una figlia, non sarebbero
cambiati mai.
E dire che era passato solo un anno dall’ultima volta che
li aveva visti.
Un rumore leggero alla sua destra la fece sobbalzare.
Lui.
Sesshomaru si era avvicinato.
Sguardo fisso davanti a lui.
Sakura lo fissò, con uno sguardo misto fra incomprensione e
indifferenza.
Faceva fatica.
Faceva fatica a pensare che, il giorno dopo, sarebbe stata
sua consorte.
La moglie del Sovrano.
Lei sarebbe stata…
Un rumore monotono e ripetitivo le fece dimenticare quei
tristi pensieri.
Un’elegante portantina fece il suo ingresso trionfale e
superbo.
Eccolo!
Era arrivato!
Mosse qualche passo, quasi correndo.
Non poteva crederci!
Non vedeva l’ora di vederlo scendere!
E temeva di vedere scendere solo il fantasma dei suoi
sogni.
La carrozza si fermò con un singulto.
Strani rumori all’interno.
La porta della portantina si aprì.
Sakura tenne gli occhi fissi sulla portiera di legno rosso,
aspettando di vederlo comparire.
Fiero e maestoso.
Uno scricchiolio intenso, accompagnato dalla vista dei sui stivali che facevano pressione sullo scalino.
Lenti.
Sicuri.
Sfrontati.
Eccolo.
Il Sovrano di Haru.
O meglio, il precedente sovrano di Haru.
L’attuale Governatore della Regione est dei territori
dell’Ovest.
Kamigawa.
Suo padre.
Sakura gli si avvicinò correndo, gettando le braccia al
collo del robusto demone.
Un sorriso illuminò il volto stanco e tirato del vecchio
demone.
Il viaggio era stato lungo.
E faticoso.
E non credevo
D'arrivare sin qui
Un'
altro ancora
Non credeva che il regno dell’Ovest fosse davvero così
lontano.
Non credeva che sua figlia si sarebbe trasferita tanto
lontano.
Le cinse le spalle con l’unico braccio che gli era rimasto,
accarezzando i capelli violetti della figlia, così simili ai suoi di quando era giovane.
Adesso, per la lunga malattia, erano completamente bianchi
con qualche riflesso dell’antico colore.
Sakura si staccò piano.
Non poteva crederci.
Suo padre era proprio lì.
Kamigawa l’aveva raggiunta!
Con l’unica mano che le molteplici guerre gli avevano
risparmiato, asciugò le piccola lacrime di gioia della
figlia.
Sorrise, specchiandosi in quello sguardo cristallino e
sincero.
Smeraldo, come i suoi occhi.
Vivi, come i suoi occhi non erano più.
Un lento velo di dolore e tristezza li avevano appannati,
sbiadendo il colore stanco di vivere.
-Benvenuto nelle Terre dell’Ovest, papà…-
Sorrise…
Da quanto tempo non dava più del tu a una persona?
Da quanto tempo quell’assurdo protocollo la aveva
incatenata a quel voi distaccato e innaturale?
Kamigawa alzò lento una ciocca dei capelli della figlia, incredulo.
-Cosa ti hanno fatto…-
Sakura impallidì a quell’affermazione.
Tolse i capelli dalla mano del padre e li lasciò scendere
naturali, afferrando la mano fra le sue.
-Sono solo capelli… ricresceranno!-
Sorrise, poco convinta delle sue affermazioni.
Kamigawa sospirò, trattenendo la rabbia contro quel destino
crudele.
Non si riferiva solo ai capelli.
Si riferiva anche a quell’atteggiamento controllato, a quel
camminare moderato…
A quegli occhi tristi.
Fece fatica a riconoscere nella demone
davanti a sé la figlia vista e allegra di una volta.
Ma trattenne le parole.
No, non gliene avrebbe parlato subito.
Non avrebbe rovinato quel momento.
Avevano tante cose da dirsi.
-Parleremo più tardi, Padre. Adesso lasciate che vi
presenti il Principe dell’Ovest.-
Sakura si era allontanata dalla possente figura paterna, alzando
la voce.
Kamigawa si voltò incuriosito verso palazzo, incamminandosi seguito
dalla figlia.
Presto si ritrovò davanti a quel giovane demone.
Sakura s’inchinò devotamente.
-Nobile Principe, ho l’onore di presentarvi il Potente Kamigawa, mio Padre…-
I due demoni si squadrarono, freddi e indifferenti per un
po’.
Kamigawa superava Sesshomaru per tutta la testa e le sue vesti
scure e nuove si opponevano a quelle chiare e tradizionali del Principe.
Come
Inarcò invece un sopracciglio, con aria cattiva e
canzonatoria.
-Intendi dire che questo bamboccio sarebbe Sesshomaru, il
figlio di Inutaisho?-
-Padre!-
Kamigawa sorrise del rimprovero della figlia, non distogliendo però
lo sguardo dal Principe.
Sesshomaru gonfiò altero il petto, fissando con quegli
occhi inespressivi l’amico del Padre.
-Inutaisho era molto più alto…-
Insistenti, gli occhi verdi di Kamigawa
si sfidavano in silenzio con quelli ambrati di Sesshomaru.
Nessuno dei due sembrava voler cedere.
Sakura, preoccupata, alternava ansiosa gli occhi sulle due
figure.
-La prego di perdonare mio padre, Principe. Non conosce il
protocollo di corte e…-
-Né lo avrei mai conosciuto se questo smidollato avesse
rispettato i patti!-
Sesshomaru si avvicinò minaccioso al Sovrano.
I loro petti si toccavano.
Potevano sentire le contrazioni nervose dei muscoli e il
pulsare del sangue nelle tempie dell’altro.
-Né voi lo avreste mai conosciuto se non foste
così debole…-
Kamigawa assottigliò gli occhi, rabbioso.
Mostrò appena i canini affilati.
Con lentezza portò la mano sulla fodera della strana spada
a due lame che gli pendeva al fianco, subito imitato da Sesshomaru.
-Padre, vi prego!-
Sakura appoggiò veloce le sue mani su quella del padre,
evitandogli di togliere l’arma dalla fodera.
Kamigawa, finalmente, volse lo sguardo sulla figlia.
Gli occhi cupi di lei furono un monito sufficiente per
convincerlo a mollare la presa.
-Finalmente ci incontriamo, Kamigawa…-
Sesshomaru si spostò di lato, lasciando che il demone
vedesse
Il sorriso sul volto del Governatore dell’Est s’acuì.
-
-Il mio defunto marito mi parlò molto di voi, Potente Kamigawa…-
-Anche Inutaisho mi parlava
spesso della bellissima Principessa che avrebbe dovuto sposare…-
La demone sorrise del complimenti, con falso pudore.
-… ma che non amava…-
-Sarete stanco per il viaggio, immagino. Nelle Vostre
condizioni…-
Kamigawa La scostò con la spalla, avanzando.
-Sto molto meglio di quanto tutti voi crediate.
Ma credo proprio che approfitterò della vostra generosa ospitalità. Ci vediamo presto, Principe…-
Presa in giro.
Scherno.
Sarcasmo.
Sakura sospirò.
Era inutile.
Conosceva il carattere duro del padre, ma non credeva che
potesse rivelarsi tanto scortese anche in quell’occasione.
S’inchinò più volte davanti al Principe, cercando di
giustificarne il comportamento per il lungo viaggio, la malattia sfinente e il
nervosismo per il matrimonio dell’unica figlia…
Sesshomaru, impassibile, fissò la possente figura del
demone allontanarsi a fatica, aiutato da quell’umano.
Si strinse maggiormente al suo braccio.
Le era mancato.
Le era mancato moltissimo.
Stavano passeggiando assieme, nel silenzio dei giardini del
Palazzo, avvolti da fiori e sentieri.
Un paesaggio idilliaco.
La quiete prima della tempesta.
Domani, al suo fianco ci sarebbe stato lui.
Per sempre.
Si strinse maggiormente a quel braccio, cercando conforto.
Peccato che non la rassicurasse più come quando era
piccola…
-Tutto bene, Sakura?-
Kamigawa si fermò, preoccupato.
Improvvisamente Sakura aveva smesso di parlare e era
diventata silenziosa.
Strano.
Ad
Haru non restava zitta un attimo.
Ad
Haru era diversa.
Non aveva quei vestiti leziosi e inutili.
Non aveva quel trucco perfetto e insignificante.
Non aveva quell’espressione triste…
-Forse perché penso
Alla lontananza
Che poi ci
separerà,
ora che stiamo
assieme
già sento la tua
mancanza?-
Kamigawa aumentò l’abbraccio, rassicurandola.
-Anche se sarò
separato
Da te, in una
lontananza
Infinita al di là
delle nubi, come potrei lasciarti
Distante dal mio
cuore?-
Sakura sorrise e, distesi, ripresero a passeggiare.
Le era mancato quello scambio di battute.
Pochi a Palazzo parlavano così con lei, in quel modo magico
e segreto.
Però lui conosceva quelle poesie.
Sbuffò contrariata.
Basta!
Era la millesima volta che pensava a lui in quel giorno!
Troppe!
Non ce la faceva più!
Voleva godersi questi ultimi attimi di libertà.
Senza quell’estranea figura in mente.
-Come ti senti?-
Si erano fermati vicino a uno dei laghetti artificiali.
Le ninfee ondeggiavano lente mentre
le lacrime verdi del salice accarezzavano la superficie dell’acqua.
Si sedette, abbracciandosi le gambe.
Se
Ma vicino a lei c’era solo lui, Kamigawa,
semisdraiato sull’erba.
-Abbastanza bene… sono solo stanca. Quest’attesa è
snervante. Ormai i preparativi sono finiti, tutto è pronto per… per la
cerimonia… bisogna solo aspettare…-
Sospirò più volte, cercando di mantenere la lucidità.
Kamigawa l’attirò a sé, in un abbraccio paterno che sapeva di malinconia.
-Non temere. Presto sarà tutto finito.-
Sakura si staccò dubbiosa.
Conosceva suo padre.
Bene.
Troppo bene.
-Cosa vuoi dire?-
Il sorriso sul volto del vecchio demone si espanse,soddisfatto.
Accarezzò una spalla della figlia, cercando di tranquillizzarla.
-Non ti preoccupare. Stasera ci sarà l’attacco e dopo
potrai tornare a casa con me e…-
-Di che attacco stai parlando!?-
Scattò in piedi, fulminandolo con gli occhi.
Quelli occhi verdi come i suoi.
Seri come i suoi.
Kamigawa, sentito il tono sostenuto della figlia, la imitò
alzandosi e sovrastandola di molti centimetri.
La suo voce potente spaventò un piccolo grillo che si rintanò nel fogliame.
-La parte demoniaca dell’esercito è stata ammesse nelle
scuderie imperiali. Stasera, quando Sesshomaru si allenerà, da solo, lo
attaccheremo. Demoliremo il portone d’ingresso e così tutti
gli abitanti di Haru, capitanati da Toryu entreranno.
Ti prometto che lo ucciderò…-
Strinse a pugno l’unica mano, sotto lo sguardo incredulo
della figlia.
No…
Non poteva essere vero…
-Sei forse impazzito? E’ un’impresa folle! L’esercito
dell’Ovest è di gran lunga superiore al nostro! E
parte delle nostre truppe sono dovute rimanere ad Haru, per evitare invasioni dai Demoni delle Isole! Sarà
solo un massacro! E il Principe è un demone molto potente, l’ho visto
combattere! Non puoi certo sconfiggerlo nelle tue condizioni!-
Punto nell’orgoglio, il Generale gonfiò il petto squadrando
con rabbia l’amata figlia.
-Sono in grado di battere quel bamboccio
quando voglio! Io ho insegnato a suo padre a combattere! E, se anche
questo dannatissimo corpo non me lo permettesse, allora sarà Toryu a ucciderlo!-
Si strinse la testa fra le mani.
No!
Non poteva essere vero!
Ecco perché suo padre, da sempre caratterizzato da un
temperamento focoso e irrazionale, era stato così accondiscendente in quelle
lettere!
Voce preoccupata e nervosa.
Tristezza negli occhi.
-Ma perché vuoi condannare il tuo popolo al massacro?! Ho accettato queste nozze proprio per evitare uno scontro
fra Haru e l’esercito dell’Ovest!-
-Non ha importanza! Haru sarà
fiera di sacrificarsi per la sua sopravvivenza contro un despota straniero! Non
gli darò mai mia figlia! Perché credi se no che sia venuto?-
-Per assistere al matrimonio della tua unica figlia!-
Kamigawa s’abbassò, sfiorando il volto della
demone.
-Non gli permetterò di portarmi via mia figlia!-
-Non ti lascerò portare Haru al
suicidio!-
Kamigawa sospirò sconfortato.
Sakura cercò di recuperare lucidità.
Entrambi si impegnarono ad affrontare il discorso senza
urlare.
-Non posso permetterti di sacrificarti per Haru… non voglio perdere anche te…-
Aveva gli occhi lucidi, il grande guerriero.
Sakura lo fissò abbattuta.
Sapeva a chi si stava riferendo.
-Cerca di ragionare. Con queste nozze Haru
sarà Regno annesso ai possedimenti dell’Ovest, non suddito! Se facessimo questa
insulsa guerra, con esito scontato, tu e tutti gli uomini sareste uccisi e io
con i bambini e le donne resi schiavi… Papà, non c’è altra scelta…-
Alzò gli occhi violetti al cielo, resi ancora più chiari
dalla preoccupazione.
-Se tua madre fosse qui… lei
sapeva come farmi ragionare… sapeva cos’era giusto…-
Sakura inghiottì le lacrime.
Almeno in quel soggiorno alla corte dell’Ovest aveva
imparato un po’ a controllarsi.
Strinse il braccio paterno, incrociando le dita con quelle
del padre.
-Non vorrebbe che Haru diventasse
schiava, lo sai. E’ morta per difenderla. Tu hai sacrificato tutta la tua vita
per la nostra terra… tutta la nostra famiglia si è sacrificata per Haru. Lascia che faccia qualcosa anch’io…-
Si voltò con un sorriso tirato, accarezzando la pelle
bianca del volto della figlia.
-Non sai a cosa vai incontro… una battaglia è per un paio
d’ore, un matrimonio per sempre…-
Afferrò nuovamente la mano, fissandolo.
Determinata.
Convinta.
-So cosa faccio-
Kamigawa sbuffò.
Per quanto fosse autoritario con i
suoi sottoposti, non riusciva mai a farsi rispettare da quella figlia testarda
e ostinata.
-Sai cosa… beh, insomma… sei ancora troppo piccola… io…. vedi Sakura, in un matrimonio… un matrimonio comporta…-
-
Kamigawa voltò lo sguardo, impacciato.
Non aveva mai affrontato “quel” discorso con sua figlia.
La moglie lo avrebbe sicuramente fatto, se fosse stata in
vita.
Le avrebbe spiegato in cosa consiste, cosa comporta…
Con quell’amore e quella dolcezza che caratterizzavano il
volto della Regina di Haru.
Quell’affetto e grazia che non l’avrebbero mai abbandonata.
Non erano discorsi per lui, quelli!
Lui era un guerriero!
Non parlava di… di quelle cose con la sua bambina!
Sakura si voltò, arrossita.
Ma che razza di discorsi stava facendo Kamigawa?
Come se lei ancora non sapesse…
Certo, non era un argomento molto trattato, ma nel porto di
Haru gli argomenti trattati erano molti, anche se
fumosi e allusivi alla presenza di ragazze vergini e non promesse.
Per questo
Chiuse gli occhi, cercando di non risentire nella sua mente
quelle parole.
Di non riveder quelle immagini rielaborate dalla sua mente.
Le aveva spiegato motivi, cause, effetti, posizioni,… ogni cosa per la prima notte di nozze.
Quasi fosse un altro cerimoniale…
Certo, questo compito sarebbe toccato alla madre della Principesse, ma non essendoci più…
Rabbrividì, risentendo quelle parole fredde e tecniche.
Volgari e disgustose.
Cercò di non pensare a due corpi indistinti, avvinghiati
dentro una stanza che veniva preparata da giorni.
La camera dei regnanti.
Un brivido lungo la schiena.
Disgusto.
Repulsione.
Paura.
-Ti ha rispettata?-
Doveva essersi accorto del lieve tremore.
Sorrise, accarezzandogli la mano.
-Sì… non è sembrato molto interessato nei miei riguardi…-
Sorrise.
Non aveva mai visto in quello sguardo ambrato alcun segno di
desiderio o voglia.
Solo… lontananza.
Freddezza.
Indifferenza.
-Razza di stupido! E dire che lui è l’unico che ci guadagna
qualcosa da questo matrimonio…-
Sakura sorrise all’ennesima carezza sulla pelle.
Inutile.
Non la avrebbe mai considerata una donna.
Neanche una ragazza.
Lei era solo…
Sakura.
Sua figlia.
La sua bambina.
-Lo ami?-
Quella domanda la spiazzò completamente.
Non ebbe la forza di voltarsi verso quella voce triste e
bassa.
Rimase così, occhi e bocca spalancata.
In cerca di ossigeno.
E di una risposta.
La più ovvia e falsa, un “sì” dettato dalla disperazione,
le morì sulle labbra.
Si era ripromessa di parlargli.
Si era ripromessa di dialogare con lui.
Per trovare dei punti di contatto.
Per trovare qualche lato positivo.
Per farsi affascinare da qualche emozione nascosta
dell’algido demone.
E invece…
Poche parole, dettate dal protocollo.
Oppure… litigi.
Aveva avuto l’intenzione di conoscerlo meglio, per
affrontare quelle data con maggior serenità.
Perché quel marito non fosse un totale sconosciuto.
Ma non aveva avuto la forza.
Nel vederlo così, sempre freddo e altero, insofferente al
mondo che lo circondava, le mancava la forza.
Le parole le morivano sulle labbra.
Nessun pensiero le saliva alla
mente per poter iniziare una discussione.
Un discorso.
Rimase lì, muta, a fissare l’erba che ondeggiava al
frusciare del vento.
Quel lungo silenzio fu più esauriente di una risposta.
-Non lo ami…-
Sakura sentì un altro brivido sulla schiena.
No, non lo amava.
Non lo conosceva nemmeno.
Sapeva il suo nome, il suo titolo,…
ma poi?
Che altro?
Nulla del suo passato delle sue passioni, delle sue idee…
Ma, forse, era meglio così.
Quel poco che sapeva l’aveva già disgustata abbastanza.
-Non lo amo, ma mi onora. Riuscirò a cavarmela.-
Mi balocco tra
Impossibili se...
e
Vani perchè.
Non le era chiesto di amarlo.
Bastava che gli rimanesse fedele.
E che partorisse l’erede maschio.
Poi…
Non sarebbe stato più necessario alcun contatto fra i due,
tranne che nelle occasioni importanti.
Nonostante ci fosse stata una guerra in mezzo.
Dopo poco più che un anno, aveva assolto
ai suoi compiti e aveva dunque potuto accedere ai suoi appartamenti
personali.
Dove trascorrere la sua vita.
Slegata da quella del Sovrano.
Sarebbe stato questo, anche il suo futuro?
-… e dire che mi fidavo di voi!-
Sakura alzò gli occhi arrabbiati sulle figure dei tre
amici.
Ami coccolava pigramente la figlia mentre
Toryu fissava adirato
Izumy, seduta sul tronco al fianco di Sakura, disegnava strane
figure geometriche per terra con un piede.
Sakura sbuffò, incassando la testa fra le spalle.
-Ci stiamo solo preoccupando per te!-
Toryu si avvicinò con aria sostenuta e sguardo stralunato.
Non capiva.
Non capiva perché il piano fosse saltato.
-Perché voleva fare una strage! Ecco perché!-
-Nessuno avrebbe rimpianto la morte di quel mostro…-
Izumy alzò il volto, fissando gli occhi scuri in quelli verdi
della Principessa.
-Guarda! Non ti lasciano neanche uscire da sola! Solo pochi
metri fuori da Palazzo e devi avere la scorta!-
Con un gesto eloquente della testa indicò alle amiche i tre
soldati e il piccolo demonietto verde che vegliavano
sulla Futura Regina.
Sakura si alzò in piedi, fronteggiando l’amico.
-Si preoccupano solo per me…-
-Beh, anche noi!-
Mani sui fianchi e sguardo severo.
Ami sorrise abbassando gli occhi sulla piccola che dormiva
beata fra le sue braccia.
Sembrava di essere tornati a tanti anni
prima, quando Sakura e Toryu litigavano e si fronteggiavano anche per la
cosa più futile…
Ma questa volta l’oggetto della contesa non erano bacche o
pezzetti di legno…
Sakura sbuffò voltando la testa.
Si sentiva terribilmente irritata.
-Credevo di potermi fidare di voi! Pensavo che avreste
vegliato su mio padre! Lo conoscete! E ormai siete esperti anche dei suoi colpi
di testa! Speravo che avreste cercato di dissuaderlo dal fare qualche pazzia,
ma invece siete suoi complici!-
-L’unica pazza qui sei tu!!! Vuoi sacrificare la
tua vita per qualcosa che sarebbe facilmente risolvibile in pochi minuti! E in
modo anche del tutto indolore!-
Le guardie si voltarono verso la loro direzione, sentendo
il tono di voce del ragazzo alzarsi.
Su segno di Jaken, un soldato
mosse qualche passo in avanti, per accertarsi delle condizioni della Futura
Regina.
Sakura fece loro un cenno con una mano, ammonendo poi con
lo sguardo l’amico.
Toryu, scocciato, fece finta di niente.
-Non sarebbe affatto indolore! Il Principe è un guerriero
formidabile! Mio padre non avrebbe alcuna speranza contro di lui in quelle
condizioni!-
-Beh, allora lo avrei affrontato io!-
Toryu gonfiò il petto, avvicinandosi troppo a Sakura.
Izumy se ne accorse e fermò l’impeto dell’amico prima che le
guardie intervenissero.
-Basta Toryu! Stai dando spettacolo!-
Il giovane si dimenò fra le braccia della curatrice.
-Non m’importa! Non mi piace questo posto, non mi piace il
comportamento di Sakura e, soprattutto, non mi piace quel tipo! Hai visto come
ci guardava quando siamo arrivati? I mercanti avevano
ragione a descriverlo come un demone di ghiaccio! E non permetterò a questa
stupida di rovinarsi la vita! Haru ha bisogno della
sua Principessa, non di una martire!-
Sakura rimase zitta, cercando di controllare l’irrefrenabile
desiderio di urlare.
-Haru avrà presto una Regina, ma soprattutto un Sovrano e un
esercito potente pronto a difenderla.-
-A quale prezzo?-
Izumy non alzava la voce, ma gli occhi urlavano tutta la sua
rabbia.
Sakura affrontò anche quello sguardo.
-Haru sarà Regione dell’Ovest. Godrà di particolari vantaggi e
avrà una certa autonomia. Mio padre governerà in vece del Sovrano e Haru dovrà pagare delle tasse sulle sue attività al Regno
dell’Ovest. L’arruolamento nelle schiere dell’Ovest sarà facoltativo per i
demoni dell’est, mentre sarò vietato per gli umani e i
mezzo-demone che potranno comunque difendere la loro terra. Mi sembra un
accordo molto vantaggioso, senza spargimenti di sangue o perdite.-
-Ma tu …-
La vocina di Ami non riuscì a concludere la frase.
La gola era chiusa da un terribile nodo.
Sakura s’inginocchiò, accarezzando le spalle dell’amica.
-Sì, ma lo sapevate anche quando mi avete accompagnata qui…-
Toryu, finalmente calmo, fissò il terreno ghiaioso.
-Sì, ma avevamo già in mente quel piano… tornati ad Haru lo abbiamo esposto a Kamigawa e abbiamo stabilito tutto. Non pensavamo certo
che, proprio tu, avresti impedito la battaglia per la tua salvezza…-
Sakura si rialzò, accarezzando da lontano il braccio
muscoloso di Toryu.
-Mi dispiace, ma ho dato la mia parola…-
-Loro non hanno rispettato gli accordi!!
Hanno schierato le loro truppe contro Haru! Per
questo tu non devi sentirti obbligata a rispettare la parola data! Presto! Le
guardie sono distratte! Toryu potrebbe stenderle facilmente e tu nasconderti in
questi boschi! Non ti troveranno mai! Inventerò qualcosa per nascondere il tuo
odore e…-
Sakura scosse la testa, zittendo Izumy
che le aveva afferrato le spalle.
-Solo perchè loro non rispettano i patti, questo non è un
buon motivo perché non li debba rispettare anch’io…-
Gli occhi della demone si
riempirono di lacrime mentre abbracciava l’amica.
-Tu… tu non immagini neanche a cosa vai incontro! In un
matrimonio in queste terre, il marito ha potere totale sulla consorte! E...e
visto che finora tutto quello che i viandanti hanno raccontato su di lui era
vero, immagina cosa potrebbe…-
-Basta Izumy!-
Ami scattò in piedi, consegnando la piccola beatamente
addormentata all’amico.
-Se Sakura ritiene che questa sia la cosa giusta da fare,
non possiamo opporci. E’ libera di decidere…-
Gli occhini azzurri della mezzo-demone
evitarono accuratamente quelli dell’amica.
-Grazie Ami…-
-Il fatto che io difenda la tua scelta non significa che
l’approvi!-
Qualche lacrima iniziò a segnarle il volto, attraversando
le guance paffute e tuffandosi nella scollatura del kimono.
Sakura l’abbracciò, cercando di consolarla.
-Neanch’io sono felice di questa scelta, ma sono una Principessa e
devo farlo…-
-E’ la prima volta che ci sbatti in faccia questa differenza!-
Izumy strinse a pugno le mani.
Non avrebbe premesso quelle nozze!
Non avrebbe permesso alla sua amica di soffrire!
-Dicendo che sono una Principessa
non volevo dire che sono superiore a voi, ma che ho dei doveri verso di voi…-
-E anche noi ne abbiamo nei confronti di una nostra amica!
O mi sbaglio? Forse adesso non lo sei più, visto come ti sei adattata al
protocollo dell’Ovest!-
-Basta Izumy! Stai esagerando…-
Toryu cercò di calmare l’impeto della curatrice, ottenendo
solo l’effetto contrario.
-Cosa!? Io sto esagerando!? Sakura
è cambiata da quando è qui! Una volta avrebbe impedito
che accadesse questo, non avrebbe mai voluto separarsi da noi o da Haru! Forse però adesso si è abituata troppo alla vita
lussuosa dell’Ovest e si vergogna di noi.. ci vede
come dei barbari… per quel che riguarda me, l’attacco si fa lo stesso, a costo
di essere l’unica a combattere io…-
Il pianto nero,
silenzio di Tempesta
Torbido un suono
Uno schiaffò fermò lo sfogo della
demone-fiore.
Sakura, di fronte a lei, la fissava fredda.
Glaciale.
-Haru e tutti voi siete al primo posto nel mio cuore. E’ solo
per questo che sono qui. E speravo che mi avreste aiutata e supportata in un
giorno come questo. Invece, vi state dimostrando solo d’intralcio. Vi consiglio
di non mettere piede nel Castello, altrimenti avvertirò personalmente il
Principe delle vostre intenzioni. Non vi permetterò di distruggere tutto quello
che sto sacrificando per Haru.
Domani il sole
forse verserà una lacrima
prima che la grande notte arrivi
e laggiù
nel mare della tranquillità
inizia un viaggio
senza speranza.-
Izumy pianse lacrime amare, scusandosi per quelle parole mai
pensate.
-Però, Sakura, giuro che ti libererò! Tornerai ad Haru! Sarai presto libera da
quel mostro! Te lo prometto!!!-
Macchia di nero
nel nulla sbraitare
un solo pensiero
-Izumy, non farmi promesse inutili. Assicurami invece che farai
attenzione alla salute di mio padre e gli starai
vicino come hai sempre fatto. L’ho trovato leggermente migliorato e questo è un
buon segno. Continua così.-
La demone singhiozzò un’affermazione, asciugandosi le lacrime nelle
maniche.
Doveva tutto a Sakura.
Era stata quella Principessa sconosciuta ad ammetterla a
corte, a curarla dalle ferite che covava nell’animo.
Senza chiederle niente.
Senza fare domande scomode.
Dandole un incarico di fiducia.
Assicurandole la sua amicizia.
Facendola sentire amata.
-Toryu, difendi Haru e la tua
famiglia. Veglia su mio padre Ha molto rispetto verso di te, ti considera un
bravo giovane.-
L’umano mosse la testa in modo affermativo, coccolando la
figlioletta.
-Ami, occupati della tua piccola. Falla crescere felice e
spensierata nella nostra terra. Libera e forte. Occupati anche di mio padre,
dandogli tutto l’amore che una figlia deve al genitore.-
La mezzo- demone, ancora accoccolata fra le sue braccia, cercò di
sorriderle rassicurandola.
Che stupidi erano stati!
Era Sakura quella che in quel momento aveva bisogno di
aiuto.
Era lei che doveva essere consolata.
Non loro.
-Per la cerimonia…?-
Sakura sorrise, nascondendo il velo di malinconia e paura
che quella parola faceva nascere nel suo cuore.
-Non potrete naturalmente mescolarvi agli altri invitati.
Solo i demoni completi e nobili potranno salire su quella collina, dove sarà
celebrato il matrimonio, come vuole la tradizione. Sarà una funzione non troppo
lunga, ma i festeggiamenti dureranno tutto il giorno, dentro a palazzo però.
Probabilmente potremmo vederci solo per poco. Ma
sapere che comunque ci sarete e mi starete vicini, almeno con il pensiero, mi
sarà di grande aiuto.-
Un ultimo abbraccio.
Le ultime lacrime sincere.
La figura danzava elegante nella luce serale.
Parata.
Affondo.
Ritiro.
Saluto.
Parata.
E di nuovo da capo.
Movimenti lenti e sinuosi.
Leggeri ma calibrati.
Precisi e vaporosi.
Sesshomaru muoveva la nuova Tenseiga,
abilmente riparata da Totosai, testandone la capacità
effettiva.
Quella spada…
Il regalo di quella persona…
L’unica persona che il giorno dopo non sarebbe stata
presente…
L’unica persona che avrebbe voluto presente…
-Che razza di imbecille! Come diavolo la impugni!? Quella spada non è un bastone!-
Sesshomaru terminò lento la sua danza.
Solo lui a Palazzo usava un tono del genere nei suoi
confronti.
Kamigawa.
Il suo futuro suocero.
Lo fulminò con uno sguardo inespressivo e raggelante.
Il vecchio demone zoppicò fino a lui, stanco per la lunga giornata ma altero nel volto.
Tersa
si tende
come ala di gabbiano
l'ombra degli occhi
Un leggero venticello serale scompose i capelli del
Principe e fece ondeggiare la manica vuota del braccio destro del demone in
modo sinistro.
Sesshomaru non badò a quella mancanza.
Lo sapeva, ma non gli importava.
Kamigawa era ormai vicino.
Gli occhi ambrati e verdi si scontrarono in una lotta si sfumature e allusioni.
-Non vali neanche la metà di Inutaisho…-
Sorrise maligno.
Aveva capito che quello era il suo punto debole.
Ben nascosto e difficile da attaccare.
Perché sotto quella corazza fredda e inespressiva, c’era un
cuore.
Davvero?
Sesshomaru si voltò, frustando il volto del demone con i
lunghi capelli argentati e ricominciando l’allenamento.
Il vento era freddo così, sudato e a petto nudo.
Avrebbe potuto ammalarsi.
Lo sapeva.
Ma voleva distrarsi.
Voleva rilassarsi prima della noiosa e lunga giornata che
lo aspettava.
-L’ho allenato io, so bene quanto era forte. E tu saresti il suo erede?-
Una risata maligna e stonata.
Quasi sforzata.
Sesshomaru strinse ulteriormente la presa al manico della
spada.
Rabbia.
Kamigawa se ne accorse.
Allora era vero.
Non era poi così estraneo ai sentimenti.
-Tuo fratello sarebbe un Sovrano migliore…-
Un attimo, e la lucente lama di Tenseiga
sfiorò il rude collo del demone.
Gli sorrise tranquillo, sgridato da due occhi severi.
-Che c’è? Non dovevo forse nominare Inuyasha?-
Una piccola pressione e un rivolo di sangue iniziò a
scendere lungo il corpo del demone.
Sesshomaru chiamò a raccolta tutte
le sue forze per non aumentare la potenza.
Si sforzò di parlare.
Non aveva più senso parlare di lui.
-Inuyasha è…-
-Lo so.-
Lapidario.
Serio.
Ma con quell’odioso sorriso di scherno.
Contrapposto a quella voce fredda e controllata.
Sesshomaru non abbassò la spada.
Ormai sapeva usare il colpo segreto di Tenseiga
alla perfezione.
Sapeva uccidere anche con quella spada, disegnando una
maestosa luna.
E aprendo un varco per gli inferi.
-Sakura non sa niente. Lasciala fuori da
questa assurda rivalità.-
Adesso era severo.
Un monito.
Un ordine.
Sesshomaru era soddisfatto.
Adesso conosceva anche lui il punto debole del suo
avversario.
Erano ad armi pari.
-Ormai non ha più senso…-
-Non si sa mai cosa ci riserva il destino…-
Sesshomaru abbassò la spada.
Non avrebbe mandato all’aria quel fruttuoso matrimonio per
le pazzie di un vecchio.
-Guarda Inutaisho…-
A quelle parole si voltò di nuovo.
Suo padre…
-Era un grandissimo demone, potente e forte, forse anche
più di me… Ma adesso non è qui…-
Abbassò gli occhi.
Il suo allievo.
Il suo attendente.
Il suo amico.
Parlava con voce solenne e rispetto.
Lo aveva sempre ammirato.
Tranne quando era partito da Haru.
Quando era tornato a casa per una stupida legge, per
sposare una sconosciuta.
“E’ il protocollo”… Voce flebile e
insicura di un giovane inesperto della vita e di cosa va incontro.
Ma si era riscattato.
Con quell’umana.
-Almeno lui non è diventato debole…-
Ghigno maligno.
Parole velenose.
-Mio padre è morto al culmine della sua forza… Non ha
sofferto per la vecchiaia, non ha subito l’ingiuria degli anni. Non è diventato
debole e inutile, come voi, obbligato a vendere la figlia a uno sconosciuto perché
incapace di difendere il suo Regno.-
Il sorriso sul volto del vecchio demone si spense, cercando
di mantenere la calma e lucidità.
Si conosceva bene.
Sapeva che, fosse stato per lui, quel ragazzino adesso
sarebbe appeso a un albero del giardino.
Morto.
Ma Sakura non lo avrebbe mai perdonato.
Strinse la mano a pugno, ingoiando quella scomoda verità.
-Forse hai ragione… è meglio che sia morto… non ti ha visto
crescere… non ha visto i mostro che sei diventato… non
ha dovuto vergognarsi di te…-
Un attimo…
E il rumore pauroso di una lama che taglia l’aria.
Kamigawa si abbassò giusto in tempo per evitare il colpo,
indirizzato alla sua testa, per poi indietreggiare da abile guerriero.
Fermato sempre da quella spada puntata alla gola.
A giudicare dal suo sguardo, lo aveva fatto arrabbiare.
Bene.
Benissimo.
Aveva proprio voglia di sfogarsi.
-Che c’è? Non mi credi forse?-
Sesshomaru non mosse la spada.
Nonostante la rabbia che sentiva crescere dentro di lui, non
fece tremare la lama di Tenseiga.
Controllo.
Autodisciplina.
Freddezza.
-Non credo che una persona come voi possa dire queste cose.
Se anche a voi fosse nato un erede maschio e non un inutile
femmina, non sosterreste certo queste inutili argomentazioni.-
Kamigawa strinse la mano attorno all’elsa della sua spada a due
lame.
Non lei.
Non poteva permettersi di parlare così di lei.
-Bada ragazzo! Se non fosse per mia figlia, adesso tu e
tutti i tuoi leccapiedi sareste morti!-
Sesshomaru alzò un sopracciglio.
Segno di incredulità e strafottenza.
-Avevamo deciso di attaccarvi e di liberare mia figlia.
Però Sakura rispetta i patti… non la meriti…-
L’ultima affermazione, pronunciata con rabbia e sconforto,
fece abbassare la presa del demone.
La sua piccola…
Per sempre in quella terra straniera..
Per sempre lontana da lui…
Per sempre nelle braccia di quello sconosciuto…
Sesshomaru abbassò Tenseiga.
Era ora dell’attacco.
-Non le ho chiesto io di fermarvi nell’intento di
ribellarvi, così come non le ho chiesto io di sposarmi. Ha risposto di sua
volontà a una lettera che aveva chiare intenzioni di trovare una sposa al
Principe. Non sono responsabile in alcuno modo.-
Kamigawa lo incenerì con lo sguardo.
Bugie!
Menzogne!
Falsità!
E quel damerino lo sapeva… lo sapeva bene!!!!
Quale scelta aveva lasciato al popolo di Haru!?
Possibile che Sesshomaru fosse davvero così diverso dal
padre?
-Anche per te, in fondo, si tratta di un matrimonio
combinato. Perché hai accettato se hai una così scarsa considerazione di mia
figlia?-
Un solco sul volto del Principe si allargò sicuro.
Scherno.
Un sorriso di beffa.
-Questo matrimonio porta molti vantaggi al Regno
dell’Ovest. Il mio popolo si arricchirà, sfrutterà il vostro porto e le vostre
risorse oltre che ricevere un ingente pagamento in tasse. Vostra figlia,
inoltre, è una demone pura e il suo unico compito,
facile da assolvere, sarà quello di generare dei degni eredi, dei Principi
dell’Ovest. Certo, questa cerimonia presenta anche
alcuni svantaggi… Sarà una terribile perdita di tempo per me… e anche una
donna, femmina inutile, non rappresenta un investimento proficuo per il mio
tempo…
Però…
Devo ammettere che possedere una moglie è meglio che
possedere un cane…
Ci sono cose che non si possono fare con un animale
domestico…-
Un rumore metallico.
Scintille di rabbia.
Solo
rabbia
superato l’attimo
tremendo,
superata la paura,
faccio di rabbia uno
scudo,
di ira una lancia,
faccio me stesso
guerriero,
combatto fantasmi,
fatti di paure e
rabbia....
La spada di Kamigawa si stava
scontrando in un misto di odio e rabbia con quella di Sesshomaru.
Gli occhi impregnati di odio del Demone si scontravano con
quelli derisori del Principe.
Dannazione!
Kamigawa lo sapeva!
Non era mai stato bravo a parole!
Ad
Haru era sempre Sakura ad aiutarlo nelle questioni
spinose di politica!
Lui era un uomo di fatti, di azioni!
E adesso, il desiderio di dare una lezione a quel vanesio e
tronfio ragazzino era incontenibile.
E Sesshomaru questo lo aveva capito.
Non lo avrebbe mai piegato puntandogli la spada alla gola.
Non lo avrebbe mai ferito anche trafiggendolo con la lama.
Non si sarebbe mai piegato e mai si sarebbe sentito
umiliato.
Perché aveva in sé la saggezza e l’orgoglio degli
stranieri.
Dei nobili dell’Est.
Dei Sovrani.
Caratteristiche che aveva già appresso dalla ragazza.
La demone che aveva capito essere l’unico suo punto debole.
L’unica pecca in quel guerriero.
Attaccabile solo con una leggera allusione.
Poi, la fantasia faceva il resto.
Perché una frase lasciata in sospeso può ferire più di un
colpo ben assestato.
Kamigawa sferzò un altro colpo, abilmente evitato dal Principe
dell’Ovest.
Basta parole.
Era il tempo dei fatti.
Scintille e rumori metallici.
Nessuna paura.
La determinazione.
La sicurezza.
Lui era nel torto.
L’altro stava sbagliando.
Lui era forte.
L’altro era debole.
Entrambi pensavano questo l’uno dell’altro.
Per due modi di vedere e intendere il mondo, tropo diversi.
-Cosa state facendo!?-
Un tono alto e preoccupato.
E una figura viola che entrava senza timore in mezzo al
campo, dividendo le figure dei due combattenti.
Kamigawa si inginocchiò al suolo, esausto.
Era dannatamente forte quel moccioso!
Non era riuscito disarmarlo!
E anzi…
Si sfiorò il petto, pulendosi del sangue che sgorgava
lento…
Solo una ferita superficiale…
Prova sicura della sua superiorità.
Lo aveva toccato.
Anche se lo scontro non era finito, Sesshomaru era il
vincitore.
Le domande insistenti di Sakura non lo toccavano.
Teneva lo sguardo fisso in quegli occhi inespressivi.
Aveva perso.
Non era più un abile soldato.
Non era più il sovrano del suo Regno.
Non era più l’unico “proprietario” di Sakura.
Presto avrebbe perso anche l’ultima cosa che gli importasse
veramente.
-…e poi, nelle Vostre condizioni, Padre, non dovreste
proprio sfidare così il Principe! Izumi non è
Sorrise.
Quanto gli sarebbero mancati quei rimproveri?
-Non ti viene neanche il dubbio che abbia incominciato lui,
eh?-
Quel volto arrossato per la rabbia e la preoccupazione…
Quanto la aveva fatta penare!!!
-No! Ti… Vi conosco abbastanza bene per sapere chi ha
iniziato…-
Sospirò…
Se aveva la forza di ribatter voleva dire che non era tanto
grave…
Certo che si sarebbe potuto trattenere anche lui!
Sapeva in che condizioni era Kamigawa!
Ma lui è il principe…
Sospiro.
Calma.
Si voltò, cercando di formulare delle scuse che sembrassero
abbastanza accorate.
Kamigawa non poteva mandare all’aria le sue nozze alla vigilia!
Abbassò gli occhi, arrossendo violentemente.
Sesshomaru inarcò appena un sopracciglio.
Si aspettava delle scuse, non certo un atteggiamento
simile…
Tutto gli fu più chiaro quando Jaken gli porse la parte alta del kimono.
Certo, Sakura aveva già visto altri “uomini” a torso nudo,
Toryu ad esempio, ma … ma non lui!
Non quello che il giorno dopo sarebbe stato suo marito!
Sesshomaru s’infilò la veste, andandosene con alterigia.
Fece appena un cenno a un servo, lì vicino, affinché
aiutasse il vecchio Demone.
L’eunuco mosse appena qualche passo, per poi essere
bloccato da una voce stanca.
-Lascia perdere quel castrato, ragazzo! Posso alzarmi anche
da solo!-
Facendo perno sulla spada e aiutato dalla figlia, si alzò.
Sconfitto.
Sesshomaru, impassibile, scomparve al calare del sole.
Chiedo umilmente perdono per il ritardo!!!!
La storia procede moooolto a rilento a causa di un sacco di miei impegni, ma comunque, non temete!
Procede!
Non possiamo lasciare la nostra coppietta così, a pochi passi dalle nozze, no?
A proposito!
Spolverate il vestito da sera, quello lungo e elegante perché siete tutte invitate alle nozze di un principe!
Ebbene sì, nel prossimo capitolo… fiori d’arancio… forse…
Ma non pensiamo al futuro triste!!!
Pensiamo al passato!
Vorrei iniziare i saluti ringraziando :
1 - ary22
2 - avalon9
3 - celina
4 - crilli
5 - flori
6 - Gemellina Dolly
7 - Kaimy_11
8 - ladyhellsing
9 - lucy6
10 - Manny
11 - Rayne
12 - rosencrantz
13 - Rufio_J
14 - sessho94
15 - sesshydil
16 - sweetprincess
17 - TsubasaChronicle
18 - uraniaglo
19 - Valery_Ivanov
Perché hanno messo la storia fra i preferiti!
Un bacione speciale!!!
Adesso, passiamo ai ringraziamenti:
sessho94: Far rimanere di stucco Sesshy non è cosa da poco… anzi! Però Sakura ci riuscirà, o potrebbe, o forse no… (ho le idee molto chiare…^^’ scherzo!!!! So benissssssimo cosa far accadere ma… preferisco sorprendervi!!!!) Grazie mille dei commento!!!! Bacione!!!
Ladyhellsing: Evviva! Davvero ti pace il rapporto Sakura-Rin? Ci ho messo un po’ a costruirlo ma ero stufa di vedere Rin angeliche e buone da tutte le parti… allora ho deciso di provare a creare una Rin diversa, “umana”, nel senso che soffre di gelosia come tutti noi! E a quanto pare l’esperimento è riuscito! Sono davvero contenta! Grazie del commento!! Bacio!
Rosencrantz: Tranquilla! Sesshomamma non è solo come nel capitolo precedente! E’ un personaggio al quale all’inizio volevo dare solo importanza secondaria, infatti doveva essere solo una fugace comparsa… dopo però mi ha affascinata e ho deciso di darle un ruolo più decisivo… certo è un personaggio “cattivo” nella storia, ma in fondo, tutti noi lo siamo stati almeno una volta per qualcuno, no? Se si comporta così è perché ha dei determinati motivi, chiariti più avanti ma già facilmente immaginabili… Verrà approfondita psicologicamente anche nei prossimi capitoli e non sarà solo una “suocera” per Sakura… anche perché i veri guai devono ancora venire… Grazie mille per il commento!!! Bacione!!!
Celina: Che bello! Sei gelosa di tuo fratello! Mi sembra una cosa NORMALISSIMA e non vedo perché anche Rin non debba “soffrire” di una malattia del genere! Mi sembra una cosa bellissima perché indica l’essere veramente affezionati a una persona (senza esagerare, ovvio!) Mando anch’io un grossissimo bacio a Avalon! Le voglio tanto bene!!! ^^ Ma… povera Sesshomamma! Non è poi così cattiva!!! Lei fa solo quello che crede sia giusto fare! Certo, in effetti è abbastanza freddina… ma non preoccuparti! Tutto verrà chiarito più avanti! Ci sentiamo presto!!! Bacione!!! (cmq io con Jaken ti ci vedrei bene… sareste una bella coppia! E non dire che non lo sopporti! “chi disprezza compra…”!!! Bacio!!!!)!
Valery_Ivanov: Ho scoperto perché scrivo sbagliato il tuo nick!!!! Word me lo modifica in automatico! CATTIVO! Ecco, l’ho aggiunto al vocabolario, non dovrebbero esserci più problemi! Scusa ancora!!! Credo di non averti stupita molto con questo capitolo… diciamo che voleva farvi respirare l’atmosfera in cui si celebrano le nozze… e spero di esserci riuscita! Comunque, anche se ho il sospetto che tu riesca a entrare di nascosto nel mio computer e a leggere i capitoli, credo di riuscire a stupirti nel prossimo capitolo! Almeno spero… se no non c’è gusto!!! ç__ç Ce la farò!^^
Grazie mille del commento! Bacio!!!!
Sesshydil: Davvero ti piace Sakura? Io ogni tanto non la sopporto… troppo melanzana per i miei gusti (sarà per colpa dei capilli??^__^) Ma… scusa!!! Non guardarmi così!!! La faccio sposare con un bono (alla romana… credo…) come Sesshy e ancora si lamenta!?!!? Sarebbe come dire che io rifiuto le nozze con Seto!!!! Irreale!!! Okokok… la smetto di scherzare… ihih^^ Però la fatidica data si avvicina… che succederà? Pronta a sorprenderti (spero!!!) Grazie della recensione!Bacione!!!!
Kaimy_11: Ne sei sicura? Ne sei davvero-davvero-davvero sicura? Davvero faccio innamorare Sesshy e Sakura? Ma… nel prossimo capitolo si sposano! Come faccio? ^^ sorpresa!!! E poi,… ma sesshy non piace a te?! Dovresti chiedermi di interrompere le nozze e di farlo sposare con te!!! O, furbetta, lo vuoi solo come amante? Eh… ti ho capita io!!!! Decadenza morale! Decadenza dei costumi! Questi giovani d’oggi … ai miei tempi…(Lete, intanto che straparla, nasconde le foto di Sesshy in pose… ehm… “imbarazzanti” sotto il materasso…) vergogna!^///^ Cmq spero proprio che apprezzerai il prossimo capitolo! Ci sarà da divertirsi!!! Bacione!!!!
AVVISO:
Volevo segnalarvi una storia che mi sta particolarmente a cuore:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=208860
cioè “Garasudo no Uchi” della mitica Avalon9 nella sezione Yugioh…
Ci tengo particolarmente perché questa storia davvero mi è rimasta dentro…
Una storia romantica senza amore… circa… lei saprebbe di sicuro spiegarvela meglio!
Comunque ha come protagonista il mio Seto e un nuovo personaggio…
Semplicemente fantastica!!!!!!!
Vi consiglio vivamente di leggerla!
Non preoccupatevi se non conoscete o non vi piace il gioco di carte Duel Monsters… tanto è una AU e si capisce veramente tutto!
Anche gli strani rapporti che esistono fra i personaggi…
Merita, merita davvero…
GRAZIE AVALON9 TI VOGLIO BENE!!!!!!!
Inoltre ricordo a tutte di comprare le calze nuove, lucidare le scarpe e ritirare l’abito in lavanderia…
E portate la scorta di fazzolettini!
La prossima volta che ci sentiremo sarà a una cerimonia!!!!
Grazie ancora a tutti quelli che hanno inserito la storia fra i preferiti e, soprattutto a quelli che recensiscono…
AVANTI!!!
Mi farebbe molto piacere sentire cosa ne pensate!
Non siate timidi!
I commenti, chiarimenti, discussioni, critiche… qualsiasi cosa sarà accettata con entusiasmo!!!!!
Grazie a tutti!!!!!
E scusate ancora il ritardo!!!!
Bacio!!!
Lete