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Autore: lete89    22/04/2008    15 recensioni
Un Principe potente.
Una Principessa straniera.
Un matrimonio combinato.
Accettato e subito.
Cosa accadrà?
I pensieri lenti si trasformano in haiku.
L’ haiku rivela uno specchio vuoto: si inscrive nello spazio senza simbolizzare nulla e senza la pretesa di avere un significato. È un'immagine opaca, priva di riflessi.
Commentare un haiku è dunque impossibile. Si può solo dire che, in tutta semplicità, qualcosa avviene e basta.
Unendo i destini di un giovane guerriero e di un fiore di ciliegio.
Nell'iconografia classica del guerriero il ciliegio rappresenta insieme la bellezza e la caducità della vita: esso, durante la fioritura, mostra uno spettacolo incantevole nel quale il samurai vedeva riflessa la grandiosità della propria figura avvolta nell'armatura, ma è sufficiente un improvviso temporale perché tutti i fiori cadano a terra, proprio come il samurai può cadere per un colpo di spada infertogli dal nemico. Il guerriero, abituato a pensare alla morte in battaglia non come un fatto negativo ma come l'unica maniera onorevole di andarsene, rifletté nel fiore di ciliegio questa filosofia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sakura nascose il volto dietro il ventaglio, ridendo

Sakura nascose il volto dietro il ventaglio, ridendo.

Rin, invece, si coprì velocemente la bocca, lasciando però sentire le sonore risate.

La Regina, imperterrita, richiamò le ragazze all’attenzione, mordendosi l’interno delle guance e nascondendo un sincero sorriso dietro la tazza fumante di the.

Il Principe, in disparte nella grande sala, leggeva distrattamente una lunga pergamena, rilassato.

Una serata tranquilla.

L’ultima di una lunga serie nell’ultimo periodo.

Rin aveva ritrovato il solito sorriso, riportando una ventata di allegria e spensieratezza nel cuore di Sakura e nella mente di Sesshomaru.

Dopo l’ultimo litigio i due si erano ignorati.

Ma non con freddezza o odio.

Con semplice indifferenza.

Il calmo litigio della sera della scomparsa di Rin era solo un flebile ricordo annebbiato fra la paura e la stanchezza.

Non certo che adesso ci fossero buoni rapporti.

Ma la sopportazione si era consolidata tramutando l’obbligata convivenza in civile.

La neve fuori era ormai sciolta da tempo e le prime margherita rallegravano i prati.

 

E’ la primavera

filo da dipanare

nella passione

 

Un rumore improvviso ruppe la rara atmosfera di tranquillità che si era creata in quella stanza.

Le risate cessarono immediatamente e il tono autorevole e austero della Regina diede il permesso di entrare.

Un fiacco eunuco, con il naso aquilino e il passo torvo, fece il suo lento capolino nella sala.

Abbozzò un devoto inchino, portando un annuncio con voce gracchiante.

 

-Dei mercanti hanno portato qualcosa per la Principessa, Altezza…-

 

Gli occhi bovini si soffermarono sulla disinteressata figura del Principe, ancora assolto nella sua lettura.

Sakura si alzò, cercando di non pensare a quella richiesta…

Certo, ci voleva il suo consenso perché la Futura Regina ricevesse qualcosa…

Sesshomaru accennò distrattamente con la testa e due soldati entrarono con un enorme baule.

Sakura non riuscì a trattenere un gridolino di gioia, ricevendo lo sguardo di rimprovero della Regina e l’attenzione del Principe.

Sorrise imbarazzata, accarezzando il baule di rosso legno pregiato.

 

-Perdonate il mio entusiasmo Principe! Ma questo baule lo riconosco, viene da Haru! Lo conservavo nella mia stanza… Deve essere stato mio padre…-

 

Sentì le guance avvampare di gioia e l’odore di casa inebriarle la mente.

Haru

 

Quando sento il richiamo

Del cuculo che canta,

mi strugge la nostalgia

per la terra

ove lasciai il mio cuore

 

Sbatté le palpebre più volte, cercando di ricacciare indietro le lacrime di malinconia.

Con trepidazione percorse con le mani ogni piccola insenatura, ogni rilievo e rifinitura che abbellivano l’elegante cofano, mentre la mente vagava e accompagnava quei gesti con un viaggio fra le colline e il porto, nelle miniere delle montagne e nel cuore delle piantagioni di seta.

Rin, incuriosita, si mise vicino alla demone, incitandola ad aprirlo.

Sakura, riscossa dal torpore, fece scattare la serratura.

Quel suono così famigliare…

Aprì.

L’esclamazione di stupore di Rin incuriosì perfino il Principe, tornato alle sue carte.

Sakura si alzò, mostrando a tutti parte del contenuto.

Una bellissima seta azzurro cielo, con farfalle d’oro e di rubino.

Il fruscio della seta era morbido a contatto della pelle.

Una sensazione soffice e delicata.

Una carezza amorevole da una persona molto distante.

Depose la stoffa con cura, cercando nel baule altro.

Viola scuro e ricami bluastri.

Aveva capito.

Sorrise riconoscente al padre.

 

-Sono dei doni di mio padre… nell’ultima lettera che ho ricevuto diceva che aveva in serbo una sorpresa, ma non immaginavo si trattasse di questo!!! Sono delle pregiate stoffe di Haru, fatte apposta per tutti noi! Ecco, questa più piccola, per esempio, la prima che ho tirato fuori, deve essere per Rin, mentre questa viola per voi, Regina…-

 

La Sovrana si avvicinò ammirata a quelle stoffe, avvicinando al volto quella che Sakura le porgeva.

 

-Come fate ad esserne certa che sia per me, Principessa?-

 

Sakura rise.

 

-Perché io non indosserei mai dei colori del genere!-

 

L’occhiata fulminante della Regina interruppe le risate della demone e di Rin, già immersa nel baule e nella contemplazione di tutti quegli affascinanti colori.

 

-Sakura, qui sotto c’è qualcosa di strano…-

 

La piccola estrasse una specie di fagotto scuro, ben incartato.

La Principessa aggrottò incuriosita le sopracciglia.

Cosa poteva essere?

Lo scartò appena.

Nero.

Blu scurissimo.

Che strano abbinamento…

La stoffa era molto grande e di consistenza leggermente più ruvida.

La voce le tremò leggermente.

 

-Credo che questo sia per Voi, Principe…-

 

Sesshomaru, direttamente interpellato, si alzò, osservando indifferente la bellissima stoffa che la demone teneva in mano.

 

-…e allora questo deve essere per te!-

 

Rin agitò le manine, ponendo a Sakura un pacchetto uguale al primo, solamente di diverso colore.

Incantata e incuriosita, diede malamente la stoffa in mano al Principe, scartando con delicatezza quella nuova sorpresa.

Bianco.

Leggere tessiture, quasi impercettibili, che la ricamavano.

Trattenne il fiato.

Sembrava che anche quello potesse rovinarlo.

Temette che anche il più piccolo contatto potesse sporcare quella stoffa così pura.

Che regalo magnifico…

Un leggero colpo di tosse attirò la su attenzione.

Un soldato dall’aspetto un po’ tozzo, le pose un foglio piegato.

Una lettera.

Sakura sobbalzò.

Sentiva le mani tremare.

Eppure, non si stava sbagliando.

La avrebbe riconosciuta fra mille.

Quella era la calligrafia sbrigativa e formale di suo padre!

Iniziò a muovere velocemente gli occhi in su e in giù, cercando di catturare ogni sillaba, ogni lettera, ogni punto di quelle poche parole.

 

-Stanno venendo qui! Mio padre e i nobili di Haru! Ci sono anche Izumy e Ami! E Toryu è diventato capo delle guardie!-

 

Il suo concitato resoconto poteva godere solo dell’attenzione spaesata di Rin.

Era incuriosita da tutti quei nomi che non conosceva…

La Regina sbadigliò annoiata dietro il ventaglio mentre Sesshoamru, impassibile, appoggiava stancamente la stoffa sull’altra.

 

-Saranno qui fra qualche settimana!!! Chiede se abbiamo apprezzato le stoffe...e… sì! Avevo indovinato gli abbinamenti! Ne ha mandata una per ogni persona importante che vive qui a Palazzo! Le ha fatte fare apposta per noi… la mia era in lavorazione da mesi…-

 

Abbassò il tono di voce, inghiottendo le lacrime.

Il pensiero del padre che ordinava quella pregiatissima stoffa per la figlia lontana non poteva fare altro che accrescere il nodo che sentiva in gola.

Nostalgia.

Riaprì la lettera, ricominciando a leggere incuriosita.

 

-Dice… dice che, non potendo indossare il vestito tipico di Haru, spera che almeno il mese prossimo possa indossarne uno fatto di questa stoffa…-

 

Il tono era drasticamente calato alla fine e lo sguardo della giovane era passato esterrefatto sulla stoffa bianca appoggiata al basso tavolino, vicino a quella scura di Sesshomaru.

Allora era quello…

Allora quello sarebbe stato…

Sarebbe…

 

-Vostro padre ha avuto un’ottima idea, Principessa. Diventerà un magnifico abito da cerimonia. E lo stesso vale per voi, Principe.-

 

Voltò lo sguardo sul Principe che inespressivo, fissava la parete della stanza.

Sakura, impietrita, fissava a bocca aperta e con aria stupita il demone.

Il suo abito da sposa.

Il SUO abito da sposa.

L’abito con cui, fra un mese, si sarebbe sottomessa a lui.

Un mese…

Solo un mese…

 

-Un mese…-

 

Appena un sussurro.

Sesshomaru voltò la testa verso la futura moglie, imitato dalla Regina che le si avvicinò sorridente.

 

-C’è qualcosa che non va Altezza? Non avevate capito che era per questo motivo che la nobiltà di Haru si sta recando qui, con Vostro Padre? Io e Kamigawa abbiamo stabilito che saranno qui la mattina della vigilia, salvo contrattempi.-

 

Un mese…

Sakura seguiva a fatica quelle parole…

Un mese…

La sua mente era incatenata a una frase della lettera…

Un mese…

 

-Principessa? Qualcosa non va?-

 

Sakura si scossa dal torpore, sorridendo imbarazzata al volto preoccupato della Sovrana.

 

-No, no! Tutto bene… Solo che, beh… ecco… io… non ricordavo la data così vicina… ecco…

 

Si dice “ieri”

Si vive “oggi” e via,

come l’acqua del fiume “domani”.

Sì veloci scorrono i giorni e i mesi-

 

La Regina le sorrise, mentre lei abbassava la testa sconsolata.

Era così vicina quella data…

Sakura cercò lo sguardo del Principe, cercando di capire se i loro pensieri combaciassero.

Almeno quella volta.

Ma, naturalmente, lo sguardo ambrato del Principe era inespressivo.

 

Ritrovo sempre

Una nebbia infinita

nei tuoi occhi spenti

 

 

Sesshomaru lasciò elegantemente la stanza, senza farsi sentire da nessuno.

 

 

 


-Muovetevi voi altre! Su, forza!!! E voi, Principessa, non agitatevi così!-

 

La mastodontica figura della dama sovrastò le esili servette intente a far indossare l’elegante kimono di Sakura.

La Principessa, in piedi su u piccolo sgabello, muoveva agitata la testa da una parte all’altra, cercando di seguire tutte quelle mani suo corpo.

 

-Altezza! Vi prego!-

 

Sakura ridacchiò, scusandosi con la demone per il suo comportamento.

Con uno sbuffo, la dama riprese a sistemarle l’orlo della veste.

Sakura fissò fuori dalle sohjo la calda mattina di quel sonnolento aprile.

Sarebbe stato lì.

Fra poche ore sarebbe arrivato!

Ancora un po’ e avrebbe rivisto Kamigawa e tutti gli altri!

Non poteva crederci!

Ancora un giorno e sarebbe stata la Regina

Non poteva crederci…

Se quella visita le portava così tanta gioia nel cuore, lo stesso non si può dire per il significato di quella visita.

Era già passato un anno.

Un anno e, al massimo, aveva scambiato qualche frase di circostanza con lui.

O avevano litigato.

Chiuse gli occhi, sospirando.

Fa lo stesso.

Pazienza.

Haru il giorno dopo, a quest’ora, sarebbe stata salva.

E era questo ciò che importava.

Per il resto…

Ci avrebbe pensato più avanti…

In un altro momento.

Non voleva rovinarsi quell’incontro.

Un veloce rumore di passi frettolosi anticipò l’entrata nella stanza di Rin.

 

-Sakura!!! Stanno arrivando! Saranno nel cortile fra pochi minuti!-

 

Il sorriso tornò a regnare sul volto della Principessa che, incurante delle lamentele delle dame che non avevano ancora finito, prese Rin per mano e iniziò a correre fuori da Palazzo.

 

-Finalmente Sakura!-

 

La voce della Regina la raggiunse aspra e d rimprovero.

Il corteo era già entrato ma la portantina regale ancora non si vedeva.

 

-Perdonatemi Altezze…-

 

Ma in realtà, non stava badando né a lei, né tanto meno a Sesshomaru che, algido, fissava a scena con distacco e impazienza.

Sakura si mise al suo fianco, secondo il protocollo, ma scalpitava dalla voglia di scendere e abbracciare ogni singolo amico che riconosceva da lontano.

E infatti non riuscì a trattenersi.

Qualche passo mosso da incertezza…

E poi…

La corsa.

Verso quel popolo.

Verso il suo popolo.

Una valanga di costumi colorati e un allegro vociare invase il cortile dell’enorme Palazzo dell’Ovest.

Sakura si bloccò, a diversi metri da Sesshomaru.

Le carrozze dei vecchi, trainate da strani draghi bipedi, si alternavano lente ai suoi lati.

Alzò il braccio destro, muovendolo con lentezza.

Avrebbe voluto abbracciarli tutti.

Dalle carrozze venivano strani cenni a seconda delle persone.

I vecchi annuivano con il capo, i giovani muovevano le mani, i piccoli si sbracciavano e la chiamavano per nome, mentre le dame la salutavano con un sorriso per poi mormorare qualcosa nell’orecchio del marito, senza essere viste.

Certo, era lui l’argomento principale.

Così come lui , impassibile, non se ne curava.

Sakura nascondeva le lacrime dietro a sorrisi sinceri e increduli.

Le sembrava di morire.

Il cuore batteva troppo forte.

Il suo popolo era lì.

Haru era lì.

I suoi amici erano lì.

All’improvviso un’andata di bambini festosi la travolse, innondandola di domande curiose e ingenue, mentre i più temerari si avvicinavano a una curiosa Rin.

Solo i bambini sanno fare amicizia così in fretta.

Sakura, felice, li salutò.

Per poi rabbrividire.

Non erano venuti solo i nobili!

Quei piccoli erano anche umani e mezzo-demoni!

Si voltò di scatto preoccupata verso Sesshomaru.

 

-Solo per un saluto…-

 

Le tremava la voce.

Paura.

Era vicino ai piccoli.

Troppo vicino ai piccoli.

Non sapeva cosa temeva, ma sentiva il sangue gelato.

Come avrebbe reagito il Principe davanti a un’invasione di “esseri inferiori” nel suo castello?

Le uscirono poche parole di bocca.

Una triste preghiera.

Una richiesta sentita.

La fulminò con lo sguardo, annuendo controvoglia.

Sospirò.

Sorrise, ricominciando a dedicare l’attenzione a quel popolo allegro e esuberante.

Delle voci severe obbligarono i piccoli ad allontanarsi ridendo, ridendo dei rimproveri.

I loro genitori, con i pochi bagagli del viaggio, li seguivano.

Non ci poteva creder!

Il vecchio fabbro che aveva l’officina dietro l’angolo del fruttivendolo, il marinaio che non sapeva pronunciare la esse, la tessitrice, la vecchia pessimista, il medico presuntuoso, il fabbro incapace…

C’erano tutti…

Le passarono al fianco, non separandosi e facendo attenzione ad abbozzare inchini incapaci al suo cospetto.

Ma i sorrisi erano sinceri.

 

-Siete venuti anche voi…-

 

Ricacciò indietro le lacrime.

 

-Anche se non potremo essere presenti alla cerimonia, volevamo comunque esserti vicina…-

 

Veritiere erano anche le risa e gli schiamazzi poco lontani.

Una schiera di giovani armati e in sella.

L’esercito di Haru.

I ragazzi, demoni e non, iniziarono a gironzolare confusi attorno all’amica, rimproverandola di colpe fasulle e schernendola.

Sakura rideva, rispondendo a frasi che avevano sapore di antico.

Vecchie battute, qualche riferimento ad avventure che aveva vissuto con loro.

I suoi coetanei.

I suoi amici.

Le ragazze dietro di loro iniziarono a rimproverarli bonariamente.

Non ricordavano più cosa avevano detto Toryu, Ami e Izumy quando erano tornati l’anno prima?

Sakura adesso è importante, non può più mescolarsi con quella “plebaglia”…

Le risa aumentarono alle risposte un po’ sfacciate dei ragazzi.

Le giovani risero, rimproverando in quel gruppo uno “particolare” per lei.

La gioventù di Haru.

Gli scherzi, la spensieratezza e le amicizie che, fino a pochi mesi prima, viveva anche lei.

Adesso, invece, aveva solo il ricordo sbiadito di una malinconia lontana.

Niente protocollo.

Nessuna regola di corte.

Dì ciò che vuoi.

Comportati come vuoi.

Senza nessuno che faccia attenzione al tuo portamento, alla tua dizione…

Sii solo te stesso.

Una voce più forte delle altre obbligò tutti a riprendere il proprio posto, con un’efficienza incredibile.

Fra qualche sorriso e strizzatine d’occhi, accompagnati da uno stuolo di bellissime fanciulle, se ne andarono.

La aveva riconosciuta.

Quella voce.

Quella massa di capelli neri era inconfondibile.

Così come quello sguardo d’ebano serio e controllato.

Toryu.

Aveva appena varcato l’ingresso, a capo delle truppe imperiali.

I veterani del Padre.

Gli istruttori.

I saggi.

I consiglieri.

La saggezza militare del suo regno.

Nonostante però la mente abituata alla guerra, vide nello sguardo di molti rudi soldati, lacrime di ricordi.

Haru era un piccolo paese.

Si conoscevano tutti.

Tutti loro la avevano presa in braccio più di una volta, prima che fosse donna.

Alcuni di loro la avevano sgridata, dopo una marachella.

Molti di loro le avevano insegnato a essere ciò che era.

Sfilarono serrati nei ranghi, rivolgendo alla Principessa degli sguardi che non avevano bisogno di parole.

 

-Sakura…-

 

La demone si voltò, ritrovandosi davanti lui.

Toryu.

Aveva i capelli più lunghi dall’ultima volta.

E il mento più appuntito.

La mascella più marcata.

Le spalle più larghe.

Ma era sempre lui.

L’amico di una volta.

Riuscì a trattenere a stento l’impeto di abbracciarlo.

Dimostrare affetto verso un ragazzo che non era suo marito o il suo promesso alla vigilia delle nozze e dentro la corte.

Sarebbe stata una tragedia.

Si bloccò, indecisa sul da farsi, mentre Toryu la guardava incredula, con le braccia aperte, aspettando quel contatto.

Gli prese una mano, stringendola fra le sue.

 

-Sono felice che tu sia qui…-

 

Non poteva fare altro.

L’umano sorrise.

Aveva capito.

 

-Ti trovo bene… e il cane da guardia come si è comportato nei tuoi confronti? Devo forse mettergli la museruola?-

 

Il sorriso di scherno misto allo sguardo preoccupato mise una morsa nel cuore della giovane.

 

-Ti sembrano domande da farle, razza di idiota? Non hai il benché minimo tatto!-

 

La voce era uscita squillante da una piccola portantina alla quale Toryu si avvicinò prontamente.

 

-Stavo solo scherzando…-

-E ti sembrano cose da dire a un’amica che non vedi da un anno!? Scemo!-

-Quando la smetterete di litigare voi due? Dobbiamo sempre farci riconoscere…-

 

Izumy fu la prima a scendere, abbracciando l’esile figura delle Principessa, incredula a quella vista.

 

-Adesso tocca a te! Io li ho sopportati per tutto il viaggio!!!-

 

Sakura sorrise, ricambiando l’abbraccio.

Da quanto tempo nessuno la abbracciava più così?

Quell’odore di fiori così buono…

Izumy si allontanò presto, obbligata dal litigio di due piccoli.

 

-Allora? E‘ questo il modo di salutare un’amica?-

 

Sakura si volse nuovamente verso la piccola portantina, restando incantata.

Ami.

La sua Ami.

Non più uguale…

Aveva i capelli sciolti e lunghi, molto lunghi.

Una veste leggera la copriva appena, lasciando intravedere la carne rosa e il corpo formoso.

Era più robusta.

Molto più robusta.

Ma gli occhi vispi e il sorriso allegro, erano rimasti lo stesso.

Fu quel piccolo pachettino, quel fagottino che si muoveva fra le sue mani ad attirare l’attenzione della Principessa.

Non poteva crederci.

S’incamminò con lentezza verso le due figura in piedi, tremando.

Era mora.

Come Toryu.

E aveva due orecchiette feline.

Come Ami.

 

-Non posso crederci…-

 

La sua voce apparve roca e quasi incomprensibile, mentre due lacrime segavano le guance di Ami.

 

-Avrei voluto dirtelo prima, ma non credo che si possa scrivere in una lettera una cosa simile…-

 

Le accarezzò il braccio, lasciando che prendesse la piccola, addormentata.

 

-Adesso dorme, ma quando si sveglierà capirai perché Izumy in questi giorni è tanto nervosa! Tutta sua madre…-

 

Toryu stampò un bacio casto sulla guancia della moglie che rise, rimproverandolo.

Bella.

Era davvero bella quella piccolina.

 

-E’ magnifica… Quanto ha?-

 

Ami sorrise raggiante, mentre Toryu gonfiò il petto orgoglioso.

 

-Cinque settimane…-

 

Sakura scosse la testa, sorridendo agli amici.

 

-Siete degli incoscienti! Non dovevate farle affrontare un viaggi così lungo…-

 

Ami, fiera, riprese la piccola, coccolandola con una maternità nuova in lei.

 

-Voleva conoscere la sua Regina…-

 

Le due si abbracciarono, finalmente, e subito Ami scoppiò in lacrime.

Toryu le accarezzò le spalle, incitandola ad andare.

Avrebbero potuto parlare dopo.

Adesso, c’era un’altra persona che Sakura doveva incontrare.

La Principessa scosse la testa, sentendo in lontananza l’ennesimo litigio dei due amici.

Inutile sperarci.

Sebbene fossero amici e avessero una figlia, non sarebbero cambiati mai.

E dire che era passato solo un anno dall’ultima volta che li aveva visti.

Un rumore leggero alla sua destra la fece sobbalzare.

Lui.

Sesshomaru si era avvicinato.

Sguardo fisso davanti a lui.

Sakura lo fissò, con uno sguardo misto fra incomprensione e indifferenza.

Faceva fatica.

Faceva fatica a pensare che, il giorno dopo, sarebbe stata sua consorte.

La moglie del Sovrano.

Lei sarebbe stata…

Un rumore monotono e ripetitivo le fece dimenticare quei tristi pensieri.

Un’elegante portantina fece il suo ingresso trionfale e superbo.

Eccolo!

Era arrivato!

Mosse qualche passo, quasi correndo.

Non poteva crederci!

Non vedeva l’ora di vederlo scendere!

E temeva di vedere scendere solo il fantasma dei suoi sogni.

La carrozza si fermò con un singulto.

Strani rumori all’interno.

La porta della portantina si aprì.

Sakura tenne gli occhi fissi sulla portiera di legno rosso, aspettando di vederlo comparire.

Fiero e maestoso.

Uno scricchiolio intenso, accompagnato dalla vista dei sui stivali che facevano pressione sullo scalino.

Lenti.

Sicuri.

Sfrontati.

Eccolo.

Il Sovrano di Haru.

O meglio, il precedente sovrano di Haru.

L’attuale Governatore della Regione est dei territori dell’Ovest.

Kamigawa.

Suo padre.

Sakura gli si avvicinò correndo, gettando le braccia al collo del robusto demone.

Un sorriso illuminò il volto stanco e tirato del vecchio demone.

Il viaggio era stato lungo.

E faticoso.

 

E non credevo

D'arrivare sin qui

Un' altro ancora

 

Non credeva che il regno dell’Ovest fosse davvero così lontano.

Non credeva che sua figlia si sarebbe trasferita tanto lontano.

Le cinse le spalle con l’unico braccio che gli era rimasto, accarezzando i capelli violetti della figlia, così simili ai suoi di quando era giovane.

Adesso, per la lunga malattia, erano completamente bianchi con qualche riflesso dell’antico colore.

Sakura si staccò piano.

Non poteva crederci.

Suo padre era proprio lì.

Kamigawa l’aveva raggiunta!

Con l’unica mano che le molteplici guerre gli avevano risparmiato, asciugò le piccola lacrime di gioia della figlia.

Sorrise, specchiandosi in quello sguardo cristallino e sincero.

Smeraldo, come i suoi occhi.

Vivi, come i suoi occhi non erano più.

Un lento velo di dolore e tristezza li avevano appannati, sbiadendo il colore stanco di vivere.

 

-Benvenuto nelle Terre dell’Ovest, papà…-

 

Sorrise…

Da quanto tempo non dava più del tu a una persona?

Da quanto tempo quell’assurdo protocollo la aveva incatenata a quel voi distaccato e innaturale?

Kamigawa alzò lento una ciocca dei capelli della figlia, incredulo.

 

-Cosa ti hanno fatto…-

 

Sakura impallidì a quell’affermazione.

Tolse i capelli dalla mano del padre e li lasciò scendere naturali, afferrando la mano fra le sue.

 

-Sono solo capelli… ricresceranno!-

 

Sorrise, poco convinta delle sue affermazioni.

Kamigawa sospirò, trattenendo la rabbia contro quel destino crudele.

Non si riferiva solo ai capelli.

Si riferiva anche a quell’atteggiamento controllato, a quel camminare moderato…

A quegli occhi tristi.

Fece fatica a riconoscere nella demone davanti a sé la figlia vista e allegra di una volta.

Ma trattenne le parole.

No, non gliene avrebbe parlato subito.

Non avrebbe rovinato quel momento.

Avevano tante cose da dirsi.

 

-Parleremo più tardi, Padre. Adesso lasciate che vi presenti il Principe dell’Ovest.-

 

Sakura si era allontanata dalla possente figura paterna, alzando la voce.

Kamigawa si voltò incuriosito verso palazzo, incamminandosi seguito dalla figlia.

Presto si ritrovò davanti a quel giovane demone.

Sakura s’inchinò devotamente.

 

-Nobile Principe, ho l’onore di presentarvi il Potente Kamigawa, mio Padre…-

 

I due demoni si squadrarono, freddi e indifferenti per un po’.

Kamigawa superava Sesshomaru per tutta la testa e le sue vesti scure e nuove si opponevano a quelle chiare e tradizionali del Principe.

Come la Principessa aveva temuto, Kamigawa non s’inginocchiò, né abbassò la testa di fronte a quello che domani sarebbe stato il futuro Sovrano.

Inarcò invece un sopracciglio, con aria cattiva e canzonatoria.

 

-Intendi dire che questo bamboccio sarebbe Sesshomaru, il figlio di Inutaisho?-

-Padre!-

 

Kamigawa sorrise del rimprovero della figlia, non distogliendo però lo sguardo dal Principe.

Sesshomaru gonfiò altero il petto, fissando con quegli occhi inespressivi l’amico del Padre.

 

-Inutaisho era molto più alto…-

 

Insistenti, gli occhi verdi di Kamigawa si sfidavano in silenzio con quelli ambrati di Sesshomaru.

Nessuno dei due sembrava voler cedere.

Sakura, preoccupata, alternava ansiosa gli occhi sulle due figure.

 

-La prego di perdonare mio padre, Principe. Non conosce il protocollo di corte e…-

-Né lo avrei mai conosciuto se questo smidollato avesse rispettato i patti!-

 

Sesshomaru si avvicinò minaccioso al Sovrano.

I loro petti si toccavano.

Potevano sentire le contrazioni nervose dei muscoli e il pulsare del sangue nelle tempie dell’altro.

 

-Né voi lo avreste mai conosciuto se non foste così debole…-

 

Kamigawa assottigliò gli occhi, rabbioso.

Mostrò appena i canini affilati.

Con lentezza portò la mano sulla fodera della strana spada a due lame che gli pendeva al fianco, subito imitato da Sesshomaru.

 

-Padre, vi prego!-

 

Sakura appoggiò veloce le sue mani su quella del padre, evitandogli di togliere l’arma dalla fodera.

Kamigawa, finalmente, volse lo sguardo sulla figlia.

Gli occhi cupi di lei furono un monito sufficiente per convincerlo a mollare la presa.

 

-Finalmente ci incontriamo, Kamigawa…-

 

La Regina si avvicinò a passo lento e controllato.

Sesshomaru si spostò di lato, lasciando che il demone vedesse la Madre e ponendosi al fianco della Promessa.

Il sorriso sul volto del Governatore dell’Est s’acuì.

 

-La Regina… esattamente come ti immaginavo…-

 

La Regina sorrise senza inchinarsi.

 

-Il mio defunto marito mi parlò molto di voi, Potente Kamigawa-

-Anche Inutaisho mi parlava spesso della bellissima Principessa che avrebbe dovuto sposare…-

 

La demone sorrise del complimenti, con falso pudore.

 

-… ma che non amava…-

 

La Demone strinse nelle mani il ventaglio, fino a farlo scricchiolare.

 

-Sarete stanco per il viaggio, immagino. Nelle Vostre condizioni…-

 

Kamigawa La scostò con la spalla, avanzando.

 

-Sto molto meglio di quanto tutti voi crediate. Ma credo proprio che approfitterò della vostra generosa ospitalità. Ci vediamo presto, Principe-

 

Presa in giro.

Scherno.

Sarcasmo.

Sakura sospirò.

Era inutile.

Conosceva il carattere duro del padre, ma non credeva che potesse rivelarsi tanto scortese anche in quell’occasione.

S’inchinò più volte davanti al Principe, cercando di giustificarne il comportamento per il lungo viaggio, la malattia sfinente e il nervosismo per il matrimonio dell’unica figlia…

Sesshomaru, impassibile, fissò la possente figura del demone allontanarsi a fatica, aiutato da quell’umano.

 

 

 

 


Si strinse maggiormente al suo braccio.

Le era mancato.

Le era mancato moltissimo.

Stavano passeggiando assieme, nel silenzio dei giardini del Palazzo, avvolti da fiori e sentieri.

Un paesaggio idilliaco.

La quiete prima della tempesta.

Domani, al suo fianco ci sarebbe stato lui.

Per sempre.

Si strinse maggiormente a quel braccio, cercando conforto.

Peccato che non la rassicurasse più come quando era piccola…

 

-Tutto bene, Sakura?-

 

Kamigawa si fermò, preoccupato.

Improvvisamente Sakura aveva smesso di parlare e era diventata silenziosa.

Strano.

Ad Haru non restava zitta un attimo.

Ad Haru era diversa.

Non aveva quei vestiti leziosi e inutili.

Non aveva quel trucco perfetto e insignificante.

Non aveva quell’espressione triste…

 

-Forse perché penso

Alla lontananza

Che poi ci separerà,

ora che stiamo assieme

già sento la tua mancanza?-

 

 

Kamigawa aumentò l’abbraccio, rassicurandola.

 

-Anche se sarò separato

Da te, in una lontananza

Infinita al di là delle nubi, come potrei lasciarti

Distante dal mio cuore?-

 

Sakura sorrise e, distesi, ripresero a passeggiare.

Le era mancato quello scambio di battute.

Pochi a Palazzo parlavano così con lei, in quel modo magico e segreto.

Però lui conosceva quelle poesie.

Sbuffò contrariata.

Basta!

Era la millesima volta che pensava a lui in quel giorno!

Troppe!

Non ce la faceva più!

Voleva godersi questi ultimi attimi di libertà.

Senza quell’estranea figura in mente.

 

-Come ti senti?-

 

Si erano fermati vicino a uno dei laghetti artificiali.

Le ninfee ondeggiavano lente mentre le lacrime verdi del salice accarezzavano la superficie dell’acqua.

Si sedette, abbracciandosi le gambe.

Se la Regina l’avesse vista così…

Ma vicino a lei c’era solo lui, Kamigawa, semisdraiato sull’erba.

 

-Abbastanza bene… sono solo stanca. Quest’attesa è snervante. Ormai i preparativi sono finiti, tutto è pronto per… per la cerimonia… bisogna solo aspettare…-

 

Sospirò più volte, cercando di mantenere la lucidità.

Kamigawa l’attirò a sé, in un abbraccio paterno che sapeva di malinconia.

 

-Non temere. Presto sarà tutto finito.-

 

Sakura si staccò dubbiosa.

Conosceva suo padre.

Bene.

Troppo bene.

 

-Cosa vuoi dire?-

 

Il sorriso sul volto del vecchio demone si espanse,soddisfatto.

Accarezzò una spalla della figlia, cercando di tranquillizzarla.

 

-Non ti preoccupare. Stasera ci sarà l’attacco e dopo potrai tornare a casa con me e…-

-Di che attacco stai parlando!?-

 

Scattò in piedi, fulminandolo con gli occhi.

Quelli occhi verdi come i suoi.

Seri come i suoi.

Kamigawa, sentito il tono sostenuto della figlia, la imitò alzandosi e sovrastandola di molti centimetri.

La suo voce potente spaventò un piccolo grillo che si rintanò nel fogliame.

 

-La parte demoniaca dell’esercito è stata ammesse nelle scuderie imperiali. Stasera, quando Sesshomaru si allenerà, da solo, lo attaccheremo. Demoliremo il portone d’ingresso e così tutti gli abitanti di Haru, capitanati da Toryu entreranno. Ti prometto che lo ucciderò…-

 

Strinse a pugno l’unica mano, sotto lo sguardo incredulo della figlia.

No…

Non poteva essere vero…

 

-Sei forse impazzito? E’ un’impresa folle! L’esercito dell’Ovest è di gran lunga superiore al nostro! E parte delle nostre truppe sono dovute rimanere ad Haru, per evitare invasioni dai Demoni delle Isole! Sarà solo un massacro! E il Principe è un demone molto potente, l’ho visto combattere! Non puoi certo sconfiggerlo nelle tue condizioni!-

 

Punto nell’orgoglio, il Generale gonfiò il petto squadrando con rabbia l’amata figlia.

 

-Sono in grado di battere quel bamboccio quando voglio! Io ho insegnato a suo padre a combattere! E, se anche questo dannatissimo corpo non me lo permettesse, allora sarà Toryu a ucciderlo!-

 

Si strinse la testa fra le mani.

No!

Non poteva essere vero!

Ecco perché suo padre, da sempre caratterizzato da un temperamento focoso e irrazionale, era stato così accondiscendente in quelle lettere!

Voce preoccupata e nervosa.

Tristezza negli occhi.

 

-Ma perché vuoi condannare il tuo popolo al massacro?! Ho accettato queste nozze proprio per evitare uno scontro fra Haru e l’esercito dell’Ovest!-

-Non ha importanza! Haru sarà fiera di sacrificarsi per la sua sopravvivenza contro un despota straniero! Non gli darò mai mia figlia! Perché credi se no che sia venuto?-

-Per assistere al matrimonio della tua unica figlia!-

 

Kamigawa s’abbassò, sfiorando il volto della demone.

 

-Non gli permetterò di portarmi via mia figlia!-

-Non ti lascerò portare Haru al suicidio!-

 

Kamigawa sospirò sconfortato.

Sakura cercò di recuperare lucidità.

Entrambi si impegnarono ad affrontare il discorso senza urlare.

 

-Non posso permetterti di sacrificarti per Haru… non voglio perdere anche te…-

 

Aveva gli occhi lucidi, il grande guerriero.

Sakura lo fissò abbattuta.

Sapeva a chi si stava riferendo.

 

-Cerca di ragionare. Con queste nozze Haru sarà Regno annesso ai possedimenti dell’Ovest, non suddito! Se facessimo questa insulsa guerra, con esito scontato, tu e tutti gli uomini sareste uccisi e io con i bambini e le donne resi schiavi… Papà, non c’è altra scelta…-

 

Alzò gli occhi violetti al cielo, resi ancora più chiari dalla preoccupazione.

 

-Se tua madre fosse qui… lei sapeva come farmi ragionare… sapeva cos’era giusto…-

 

Sakura inghiottì le lacrime.

Almeno in quel soggiorno alla corte dell’Ovest aveva imparato un po’ a controllarsi.

Strinse il braccio paterno, incrociando le dita con quelle del padre.

 

-Non vorrebbe che Haru diventasse schiava, lo sai. E’ morta per difenderla. Tu hai sacrificato tutta la tua vita per la nostra terra… tutta la nostra famiglia si è sacrificata per Haru. Lascia che faccia qualcosa anch’io…-

 

Si voltò con un sorriso tirato, accarezzando la pelle bianca del volto della figlia.

 

-Non sai a cosa vai incontro… una battaglia è per un paio d’ore, un matrimonio per sempre…-

 

Afferrò nuovamente la mano, fissandolo.

Determinata.

Convinta.

 

-So cosa faccio-

 

Kamigawa sbuffò.

Per quanto fosse autoritario con i suoi sottoposti, non riusciva mai a farsi rispettare da quella figlia testarda e ostinata.

 

-Sai cosa… beh, insomma… sei ancora troppo piccola… io…. vedi Sakura, in un matrimonio… un matrimonio comporta…-

-La Regina mi ha già spiegato tutto. Con dovizia di particolari devo aggiungere. Mi sento pronta.-

 

Kamigawa voltò lo sguardo, impacciato.

Non aveva mai affrontato “quel” discorso con sua figlia.

La moglie lo avrebbe sicuramente fatto, se fosse stata in vita.

Le avrebbe spiegato in cosa consiste, cosa comporta…

Con quell’amore e quella dolcezza che caratterizzavano il volto della Regina di Haru.

Quell’affetto e grazia che non l’avrebbero mai abbandonata.

Non erano discorsi per lui, quelli!

Lui era un guerriero!

Non parlava di… di quelle cose con la sua bambina!

Sakura si voltò, arrossita.

Ma che razza di discorsi stava facendo Kamigawa?

Come se lei ancora non sapesse…

Certo, non era un argomento molto trattato, ma nel porto di Haru gli argomenti trattati erano molti, anche se fumosi e allusivi alla presenza di ragazze vergini e non promesse.

Per questo la Regina le aveva spiegato, pochi giorni prima, ogni cosa.

Chiuse gli occhi, cercando di non risentire nella sua mente quelle parole.

Di non riveder quelle immagini rielaborate dalla sua mente.

Le aveva spiegato motivi, cause, effetti, posizioni,… ogni cosa per la prima notte di nozze.

Quasi fosse un altro cerimoniale…

Certo, questo compito sarebbe toccato alla madre della Principesse, ma non essendoci più…

Rabbrividì, risentendo quelle parole fredde e tecniche.

Volgari e disgustose.

Cercò di non pensare a due corpi indistinti, avvinghiati dentro una stanza che veniva preparata da giorni.

La camera dei regnanti.

Un brivido lungo la schiena.

Disgusto.

Repulsione.

Paura.

 

-Ti ha rispettata?-

 

Doveva essersi accorto del lieve tremore.

Sorrise, accarezzandogli la mano.

 

-Sì… non è sembrato molto interessato nei miei riguardi…-

 

Sorrise.

Non aveva mai visto in quello sguardo ambrato alcun segno di desiderio o voglia.

Solo… lontananza.

Freddezza.

Indifferenza.

 

-Razza di stupido! E dire che lui è l’unico che ci guadagna qualcosa da questo matrimonio…-

 

Sakura sorrise all’ennesima carezza sulla pelle.

Inutile.

Non la avrebbe mai considerata una donna.

Neanche una ragazza.

Lei era solo…

Sakura.

Sua figlia.

La sua bambina.

 

-Lo ami?-

 

Quella domanda la spiazzò completamente.

Non ebbe la forza di voltarsi verso quella voce triste e bassa.

Rimase così, occhi e bocca spalancata.

In cerca di ossigeno.

E di una risposta.

La più ovvia e falsa, un “sì” dettato dalla disperazione, le morì sulle labbra.

Si era ripromessa di parlargli.

Si era ripromessa di dialogare con lui.

Per trovare dei punti di contatto.

Per trovare qualche lato positivo.

Per farsi affascinare da qualche emozione nascosta dell’algido demone.

E invece…

Poche parole, dettate dal protocollo.

Oppure… litigi.

Aveva avuto l’intenzione di conoscerlo meglio, per affrontare quelle data con maggior serenità.

Perché quel marito non fosse un totale sconosciuto.

Ma non aveva avuto la forza.

Nel vederlo così, sempre freddo e altero, insofferente al mondo che lo circondava, le mancava la forza.

Le parole le morivano sulle labbra.

Nessun pensiero le saliva alla mente per poter iniziare una discussione.

Un discorso.

Rimase lì, muta, a fissare l’erba che ondeggiava al frusciare del vento.

Quel lungo silenzio fu più esauriente di una risposta.

 

-Non lo ami…-

 

Sakura sentì un altro brivido sulla schiena.

No, non lo amava.

Non lo conosceva nemmeno.

Sapeva il suo nome, il suo titolo,… ma poi?

Che altro?

Nulla del suo passato delle sue passioni, delle sue idee…

Ma, forse, era meglio così.

Quel poco che sapeva l’aveva già disgustata abbastanza.

 

-Non lo amo, ma mi onora. Riuscirò a cavarmela.-

 

Mi balocco tra

Impossibili se... e

Vani perchè.

 

Non le era chiesto di amarlo.

La Regina glielo aveva detto.

Bastava che gli rimanesse fedele.

E che partorisse l’erede maschio.

Poi…

Non sarebbe stato più necessario alcun contatto fra i due, tranne che nelle occasioni importanti.

La Regina era rimasta presto incinta, appena a cinque mesi dal matrimonio.

Nonostante ci fosse stata una guerra in mezzo.

Dopo poco più che un anno, aveva assolto ai suoi compiti e aveva dunque potuto accedere ai suoi appartamenti personali.

Dove trascorrere la sua vita.

Slegata da quella del Sovrano.

Sarebbe stato questo, anche il suo futuro?

 

 

 


-… e dire che mi fidavo di voi!-

 

Sakura alzò gli occhi arrabbiati sulle figure dei tre amici.

Ami coccolava pigramente la figlia mentre Toryu fissava adirato la Principessa.

Izumy, seduta sul tronco al fianco di Sakura, disegnava strane figure geometriche per terra con un piede.

Sakura sbuffò, incassando la testa fra le spalle.

 

-Ci stiamo solo preoccupando per te!-

 

Toryu si avvicinò con aria sostenuta e sguardo stralunato.

Non capiva.

Non capiva perché il piano fosse saltato.

 

-Perché voleva fare una strage! Ecco perché!-

-Nessuno avrebbe rimpianto la morte di quel mostro…-

 

Izumy alzò il volto, fissando gli occhi scuri in quelli verdi della Principessa.

 

-Guarda! Non ti lasciano neanche uscire da sola! Solo pochi metri fuori da Palazzo e devi avere la scorta!-

 

Con un gesto eloquente della testa indicò alle amiche i tre soldati e il piccolo demonietto verde che vegliavano sulla Futura Regina.

Sakura si alzò in piedi, fronteggiando l’amico.

 

-Si preoccupano solo per me…-

-Beh, anche noi!-

 

Mani sui fianchi e sguardo severo.

Ami sorrise abbassando gli occhi sulla piccola che dormiva beata fra le sue braccia.

Sembrava di essere tornati a tanti anni prima, quando Sakura e Toryu litigavano e si fronteggiavano anche per la cosa più futile…

Ma questa volta l’oggetto della contesa non erano bacche o pezzetti di legno…

Sakura sbuffò voltando la testa.

Si sentiva terribilmente irritata.

 

-Credevo di potermi fidare di voi! Pensavo che avreste vegliato su mio padre! Lo conoscete! E ormai siete esperti anche dei suoi colpi di testa! Speravo che avreste cercato di dissuaderlo dal fare qualche pazzia, ma invece siete suoi complici!-

-L’unica pazza qui sei tu!!! Vuoi sacrificare la tua vita per qualcosa che sarebbe facilmente risolvibile in pochi minuti! E in modo anche del tutto indolore!-

 

Le guardie si voltarono verso la loro direzione, sentendo il tono di voce del ragazzo alzarsi.

Su segno di Jaken, un soldato mosse qualche passo in avanti, per accertarsi delle condizioni della Futura Regina.

Sakura fece loro un cenno con una mano, ammonendo poi con lo sguardo l’amico.

Toryu, scocciato, fece finta di niente.

 

-Non sarebbe affatto indolore! Il Principe è un guerriero formidabile! Mio padre non avrebbe alcuna speranza contro di lui in quelle condizioni!-

-Beh, allora lo avrei affrontato io!-

 

Toryu gonfiò il petto, avvicinandosi troppo a Sakura.

Izumy se ne accorse e fermò l’impeto dell’amico prima che le guardie intervenissero.

 

-Basta Toryu! Stai dando spettacolo!-

 

Il giovane si dimenò fra le braccia della curatrice.

 

-Non m’importa! Non mi piace questo posto, non mi piace il comportamento di Sakura e, soprattutto, non mi piace quel tipo! Hai visto come ci guardava quando siamo arrivati? I mercanti avevano ragione a descriverlo come un demone di ghiaccio! E non permetterò a questa stupida di rovinarsi la vita! Haru ha bisogno della sua Principessa, non di una martire!-

 

Sakura rimase zitta, cercando di controllare l’irrefrenabile desiderio di urlare.

 

-Haru avrà presto una Regina, ma soprattutto un Sovrano e un esercito potente pronto a difenderla.-

-A quale prezzo?-

 

Izumy non alzava la voce, ma gli occhi urlavano tutta la sua rabbia.

Sakura affrontò anche quello sguardo.

 

-Haru sarà Regione dell’Ovest. Godrà di particolari vantaggi e avrà una certa autonomia. Mio padre governerà in vece del Sovrano e Haru dovrà pagare delle tasse sulle sue attività al Regno dell’Ovest. L’arruolamento nelle schiere dell’Ovest sarà facoltativo per i demoni dell’est, mentre sarò vietato per gli umani e i mezzo-demone che potranno comunque difendere la loro terra. Mi sembra un accordo molto vantaggioso, senza spargimenti di sangue o perdite.-

-Ma tu …-

 

La vocina di Ami non riuscì a concludere la frase.

La gola era chiusa da un terribile nodo.

Sakura s’inginocchiò, accarezzando le spalle dell’amica.

 

-Sì, ma lo sapevate anche quando mi avete accompagnata qui…-

 

Toryu, finalmente calmo, fissò il terreno ghiaioso.

 

-Sì, ma avevamo già in mente quel piano… tornati ad Haru lo abbiamo esposto a Kamigawa e abbiamo stabilito tutto. Non pensavamo certo che, proprio tu, avresti impedito la battaglia per la tua salvezza…-

 

Sakura si rialzò, accarezzando da lontano il braccio muscoloso di Toryu.

 

-Mi dispiace, ma ho dato la mia parola…-

-Loro non hanno rispettato gli accordi!! Hanno schierato le loro truppe contro Haru! Per questo tu non devi sentirti obbligata a rispettare la parola data! Presto! Le guardie sono distratte! Toryu potrebbe stenderle facilmente e tu nasconderti in questi boschi! Non ti troveranno mai! Inventerò qualcosa per nascondere il tuo odore e…-

 

Sakura scosse la testa, zittendo Izumy che le aveva afferrato le spalle.

 

-Solo perchè loro non rispettano i patti, questo non è un buon motivo perché non li debba rispettare anch’io…-

 

Gli occhi della demone si riempirono di lacrime mentre abbracciava l’amica.

 

-Tu… tu non immagini neanche a cosa vai incontro! In un matrimonio in queste terre, il marito ha potere totale sulla consorte! E...e visto che finora tutto quello che i viandanti hanno raccontato su di lui era vero, immagina cosa potrebbe…-

-Basta Izumy!-

 

Ami scattò in piedi, consegnando la piccola beatamente addormentata all’amico.

 

-Se Sakura ritiene che questa sia la cosa giusta da fare, non possiamo opporci. E’ libera di decidere…-

 

Gli occhini azzurri della mezzo-demone evitarono accuratamente quelli dell’amica.

 

-Grazie Ami…-

-Il fatto che io difenda la tua scelta non significa che l’approvi!-

 

Qualche lacrima iniziò a segnarle il volto, attraversando le guance paffute e tuffandosi nella scollatura del kimono.

Sakura l’abbracciò, cercando di consolarla.

 

-Neanch’io sono felice di questa scelta, ma sono una Principessa e devo farlo…-

-E’ la prima volta che ci sbatti in faccia questa differenza!-

 

Izumy strinse a pugno le mani.

Non avrebbe premesso quelle nozze!

Non avrebbe permesso alla sua amica di soffrire!

 

-Dicendo che sono una Principessa non volevo dire che sono superiore a voi, ma che ho dei doveri verso di voi…-

-E anche noi ne abbiamo nei confronti di una nostra amica! O mi sbaglio? Forse adesso non lo sei più, visto come ti sei adattata al protocollo dell’Ovest!-

-Basta Izumy! Stai esagerando…-

 

Toryu cercò di calmare l’impeto della curatrice, ottenendo solo l’effetto contrario.

 

-Cosa!? Io sto esagerando!? Sakura è cambiata da quando è qui! Una volta avrebbe impedito che accadesse questo, non avrebbe mai voluto separarsi da noi o da Haru! Forse però adesso si è abituata troppo alla vita lussuosa dell’Ovest e si vergogna di noi.. ci vede come dei barbari… per quel che riguarda me, l’attacco si fa lo stesso, a costo di essere l’unica a combattere io…-

 

Il pianto nero,

silenzio di Tempesta

Torbido un suono

 

Uno schiaffò fermò lo sfogo della demone-fiore.

Sakura, di fronte a lei, la fissava fredda.

Glaciale.

 

-Haru e tutti voi siete al primo posto nel mio cuore. E’ solo per questo che sono qui. E speravo che mi avreste aiutata e supportata in un giorno come questo. Invece, vi state dimostrando solo d’intralcio. Vi consiglio di non mettere piede nel Castello, altrimenti avvertirò personalmente il Principe delle vostre intenzioni. Non vi permetterò di distruggere tutto quello che sto sacrificando per Haru.

 

Domani il sole

forse verserà una lacrima

prima che la grande notte arrivi

e laggiù

nel mare della tranquillità

inizia un viaggio

senza speranza.-

 

Izumy pianse lacrime amare, scusandosi per quelle parole mai pensate.

 

-Però, Sakura, giuro che ti libererò! Tornerai ad Haru! Sarai presto libera da quel mostro! Te lo prometto!!!-

 

Macchia di nero

nel nulla sbraitare

un solo pensiero

 

-Izumy, non farmi promesse inutili. Assicurami invece che farai attenzione alla salute di mio padre e gli starai vicino come hai sempre fatto. L’ho trovato leggermente migliorato e questo è un buon segno. Continua così.-

 

La demone singhiozzò un’affermazione, asciugandosi le lacrime nelle maniche.

Doveva tutto a Sakura.

Era stata quella Principessa sconosciuta ad ammetterla a corte, a curarla dalle ferite che covava nell’animo.

Senza chiederle niente.

Senza fare domande scomode.

Dandole un incarico di fiducia.

Assicurandole la sua amicizia.

Facendola sentire amata.

 

-Toryu, difendi Haru e la tua famiglia. Veglia su mio padre Ha molto rispetto verso di te, ti considera un bravo giovane.-

 

L’umano mosse la testa in modo affermativo, coccolando la figlioletta.

 

-Ami, occupati della tua piccola. Falla crescere felice e spensierata nella nostra terra. Libera e forte. Occupati anche di mio padre, dandogli tutto l’amore che una figlia deve al genitore.-

 

La mezzo- demone, ancora accoccolata fra le sue braccia, cercò di sorriderle rassicurandola.

Che stupidi erano stati!

Era Sakura quella che in quel momento aveva bisogno di aiuto.

Era lei che doveva essere consolata.

Non loro.

 

-Per la cerimonia…?-

 

Sakura sorrise, nascondendo il velo di malinconia e paura che quella parola faceva nascere nel suo cuore.

 

-Non potrete naturalmente mescolarvi agli altri invitati. Solo i demoni completi e nobili potranno salire su quella collina, dove sarà celebrato il matrimonio, come vuole la tradizione. Sarà una funzione non troppo lunga, ma i festeggiamenti dureranno tutto il giorno, dentro a palazzo però. Probabilmente potremmo vederci solo per poco. Ma sapere che comunque ci sarete e mi starete vicini, almeno con il pensiero, mi sarà di grande aiuto.-

 

Un ultimo abbraccio.

Le ultime lacrime sincere.

 

 

 


La figura danzava elegante nella luce serale.

Parata.

Affondo.

Ritiro.

Saluto.

Parata.

E di nuovo da capo.

Movimenti lenti e sinuosi.

Leggeri ma calibrati.

Precisi e vaporosi.

Sesshomaru muoveva la nuova Tenseiga, abilmente riparata da Totosai, testandone la capacità effettiva.

Quella spada…

Il regalo di quella persona…

L’unica persona che il giorno dopo non sarebbe stata presente…

L’unica persona che avrebbe voluto presente…

 

-Che razza di imbecille! Come diavolo la impugni!? Quella spada non è un bastone!-

 

Sesshomaru terminò lento la sua danza.

Solo lui a Palazzo usava un tono del genere nei suoi confronti.

Kamigawa.

Il suo futuro suocero.

Lo fulminò con uno sguardo inespressivo e raggelante.

Il vecchio demone zoppicò fino a lui, stanco per la lunga giornata ma altero nel volto.

 

Tersa si tende

come ala di gabbiano

l'ombra degli occhi

 

Un leggero venticello serale scompose i capelli del Principe e fece ondeggiare la manica vuota del braccio destro del demone in modo sinistro.

Sesshomaru non badò a quella mancanza.

Lo sapeva, ma non gli importava.

Kamigawa era ormai vicino.

Gli occhi ambrati e verdi si scontrarono in una lotta si sfumature e allusioni.

 

-Non vali neanche la metà di Inutaisho…-

 

Sorrise maligno.

Aveva capito che quello era il suo punto debole.

Ben nascosto e difficile da attaccare.

Perché sotto quella corazza fredda e inespressiva, c’era un cuore.

Davvero?

Sesshomaru si voltò, frustando il volto del demone con i lunghi capelli argentati e ricominciando l’allenamento.

Il vento era freddo così, sudato e a petto nudo.

Avrebbe potuto ammalarsi.

Lo sapeva.

Ma voleva distrarsi.

Voleva rilassarsi prima della noiosa e lunga giornata che lo aspettava.

 

-L’ho allenato io, so bene quanto era forte. E tu saresti il suo erede?-

 

Una risata maligna e stonata.

Quasi sforzata.

Sesshomaru strinse ulteriormente la presa al manico della spada.

Rabbia.

Kamigawa se ne accorse.

Allora era vero.

Non era poi così estraneo ai sentimenti.

 

-Tuo fratello sarebbe un Sovrano migliore…-

 

Un attimo, e la lucente lama di Tenseiga sfiorò il rude collo del demone.

Gli sorrise tranquillo, sgridato da due occhi severi.

 

-Che c’è? Non dovevo forse nominare Inuyasha?-

 

Una piccola pressione e un rivolo di sangue iniziò a scendere lungo il corpo del demone.

Sesshomaru chiamò a raccolta tutte le sue forze per non aumentare la potenza.

Si sforzò di parlare.

Non aveva più senso parlare di lui.

 

-Inuyasha è…-

-Lo so.-

 

Lapidario.

Serio.

Ma con quell’odioso sorriso di scherno.

Contrapposto a quella voce fredda e controllata.

Sesshomaru non abbassò la spada.

Ormai sapeva usare il colpo segreto di Tenseiga alla perfezione.

Sapeva uccidere anche con quella spada, disegnando una maestosa luna.

E aprendo un varco per gli inferi.

 

-Sakura non sa niente. Lasciala fuori da questa assurda rivalità.-

 

Adesso era severo.

Un monito.

Un ordine.

Sesshomaru era soddisfatto.

Adesso conosceva anche lui il punto debole del suo avversario.

Erano ad armi pari.

 

-Ormai non ha più senso…-

-Non si sa mai cosa ci riserva il destino…-

 

Sesshomaru abbassò la spada.

Non avrebbe mandato all’aria quel fruttuoso matrimonio per le pazzie di un vecchio.

 

-Guarda Inutaisho…-

 

A quelle parole si voltò di nuovo.

Suo padre…

 

-Era un grandissimo demone, potente e forte, forse anche più di me… Ma adesso non è qui…-

 

Abbassò gli occhi.

Il suo allievo.

Il suo attendente.

Il suo amico.

Parlava con voce solenne e rispetto.

Lo aveva sempre ammirato.

Tranne quando era partito da Haru.

Quando era tornato a casa per una stupida legge, per sposare una sconosciuta.

“E’ il protocollo”… Voce flebile e insicura di un giovane inesperto della vita e di cosa va incontro.

Ma si era riscattato.

Con quell’umana.

 

-Almeno lui non è diventato debole…-

 

Ghigno maligno.

Parole velenose.

 

-Mio padre è morto al culmine della sua forza… Non ha sofferto per la vecchiaia, non ha subito l’ingiuria degli anni. Non è diventato debole e inutile, come voi, obbligato a vendere la figlia a uno sconosciuto perché incapace di difendere il suo Regno.-

 

Il sorriso sul volto del vecchio demone si spense, cercando di mantenere la calma e lucidità.

Si conosceva bene.

Sapeva che, fosse stato per lui, quel ragazzino adesso sarebbe appeso a un albero del giardino.

Morto.

Ma Sakura non lo avrebbe mai perdonato.

Strinse la mano a pugno, ingoiando quella scomoda verità.

 

-Forse hai ragione… è meglio che sia morto… non ti ha visto crescere… non ha visto i mostro che sei diventato… non ha dovuto vergognarsi di te…-

 

Un attimo…

E il rumore pauroso di una lama che taglia l’aria.

Kamigawa si abbassò giusto in tempo per evitare il colpo, indirizzato alla sua testa, per poi indietreggiare da abile guerriero.

Fermato sempre da quella spada puntata alla gola.

A giudicare dal suo sguardo, lo aveva fatto arrabbiare.

Bene.

Benissimo.

Aveva proprio voglia di sfogarsi.

 

-Che c’è? Non mi credi forse?-

 

Sesshomaru non mosse la spada.

Nonostante la rabbia che sentiva crescere dentro di lui, non fece tremare la lama di Tenseiga.

Controllo.

Autodisciplina.

Freddezza.

 

-Non credo che una persona come voi possa dire queste cose. Se anche a voi fosse nato un erede maschio e non un inutile femmina, non sosterreste certo queste inutili argomentazioni.-

 

Kamigawa strinse la mano attorno all’elsa della sua spada a due lame.

Non lei.

Non poteva permettersi di parlare così di lei.

 

-Bada ragazzo! Se non fosse per mia figlia, adesso tu e tutti i tuoi leccapiedi sareste morti!-

 

Sesshomaru alzò un sopracciglio.

Segno di incredulità e strafottenza.

 

-Avevamo deciso di attaccarvi e di liberare mia figlia. Però Sakura rispetta i patti… non la meriti…-

 

L’ultima affermazione, pronunciata con rabbia e sconforto, fece abbassare la presa del demone.

La sua piccola…

Per sempre in quella terra straniera..

Per sempre lontana da lui…

Per sempre nelle braccia di quello sconosciuto…

Sesshomaru abbassò Tenseiga.

Era ora dell’attacco.

 

-Non le ho chiesto io di fermarvi nell’intento di ribellarvi, così come non le ho chiesto io di sposarmi. Ha risposto di sua volontà a una lettera che aveva chiare intenzioni di trovare una sposa al Principe. Non sono responsabile in alcuno modo.-

 

Kamigawa lo incenerì con lo sguardo.

Bugie!

Menzogne!

Falsità!

E quel damerino lo sapeva… lo sapeva bene!!!!

Quale scelta aveva lasciato al popolo di Haru!?

Possibile che Sesshomaru fosse davvero così diverso dal padre?

 

-Anche per te, in fondo, si tratta di un matrimonio combinato. Perché hai accettato se hai una così scarsa considerazione di mia figlia?-

 

Un solco sul volto del Principe si allargò sicuro.

Scherno.

Un sorriso di beffa.

 

-Questo matrimonio porta molti vantaggi al Regno dell’Ovest. Il mio popolo si arricchirà, sfrutterà il vostro porto e le vostre risorse oltre che ricevere un ingente pagamento in tasse. Vostra figlia, inoltre, è una demone pura e il suo unico compito, facile da assolvere, sarà quello di generare dei degni eredi, dei Principi dell’Ovest. Certo, questa cerimonia presenta anche alcuni svantaggi… Sarà una terribile perdita di tempo per me… e anche una donna, femmina inutile, non rappresenta un investimento proficuo per il mio tempo…

Però…

Devo ammettere che possedere una moglie è meglio che possedere un cane…

Ci sono cose che non si possono fare con un animale domestico…-

 

Un rumore metallico.

Scintille di rabbia.

 

Solo rabbia

superato l’attimo tremendo,

superata la paura,

faccio di rabbia uno scudo,

di ira una lancia,

faccio me stesso guerriero,

combatto fantasmi,

fatti di paure e rabbia....

 

La spada di Kamigawa si stava scontrando in un misto di odio e rabbia con quella di Sesshomaru.

Gli occhi impregnati di odio del Demone si scontravano con quelli derisori del Principe.

Dannazione!

Kamigawa lo sapeva!

Non era mai stato bravo a parole!

Ad Haru era sempre Sakura ad aiutarlo nelle questioni spinose di politica!

Lui era un uomo di fatti, di azioni!

E adesso, il desiderio di dare una lezione a quel vanesio e tronfio ragazzino era incontenibile.

E Sesshomaru questo lo aveva capito.

Non lo avrebbe mai piegato puntandogli la spada alla gola.

Non lo avrebbe mai ferito anche trafiggendolo con la lama.

Non si sarebbe mai piegato e mai si sarebbe sentito umiliato.

Perché aveva in sé la saggezza e l’orgoglio degli stranieri.

Dei nobili dell’Est.

Dei Sovrani.

Caratteristiche che aveva già appresso dalla ragazza.

La demone che aveva capito essere l’unico suo punto debole.

L’unica pecca in quel guerriero.

Attaccabile solo con una leggera allusione.

Poi, la fantasia faceva il resto.

Perché una frase lasciata in sospeso può ferire più di un colpo ben assestato.

Kamigawa sferzò un altro colpo, abilmente evitato dal Principe dell’Ovest.

Basta parole.

Era il tempo dei fatti.

Scintille e rumori metallici.

Nessuna paura.

La determinazione.

La sicurezza.

Lui era nel torto.

L’altro stava sbagliando.

Lui era forte.

L’altro era debole.

Entrambi pensavano questo l’uno dell’altro.

Per due modi di vedere e intendere il mondo, tropo diversi.

 

-Cosa state facendo!?-

 

Un tono alto e preoccupato.

E una figura viola che entrava senza timore in mezzo al campo, dividendo le figure dei due combattenti.

Kamigawa si inginocchiò al suolo, esausto.

Era dannatamente forte quel moccioso!

Non era riuscito disarmarlo!

E anzi…

Si sfiorò il petto, pulendosi del sangue che sgorgava lento…

Solo una ferita superficiale…

Prova sicura della sua superiorità.

Lo aveva toccato.

Anche se lo scontro non era finito, Sesshomaru era il vincitore.

Le domande insistenti di Sakura non lo toccavano.

Teneva lo sguardo fisso in quegli occhi inespressivi.

Aveva perso.

Non era più un abile soldato.

Non era più il sovrano del suo Regno.

Non era più l’unico “proprietario” di Sakura.

Presto avrebbe perso anche l’ultima cosa che gli importasse veramente.

 

-…e poi, nelle Vostre condizioni, Padre, non dovreste proprio sfidare così il Principe! Izumi non è la Vostra balia! Possibile che non potete essere lasciato solo un momento che vi cacciate in qualche pasticcio!-

 

Sorrise.

Quanto gli sarebbero mancati quei rimproveri?

 

-Non ti viene neanche il dubbio che abbia incominciato lui, eh?-

 

Quel volto arrossato per la rabbia e la preoccupazione…

Quanto la aveva fatta penare!!!

 

-No! Ti… Vi conosco abbastanza bene per sapere chi ha iniziato…-

 

Sospirò…

Se aveva la forza di ribatter voleva dire che non era tanto grave…

Certo che si sarebbe potuto trattenere anche lui!

Sapeva in che condizioni era Kamigawa!

Ma lui è il principe…

Sospiro.

Calma.

Si voltò, cercando di formulare delle scuse che sembrassero abbastanza accorate.

Kamigawa non poteva mandare all’aria le sue nozze alla vigilia!

Abbassò gli occhi, arrossendo violentemente.

Sesshomaru inarcò appena un sopracciglio.

Si aspettava delle scuse, non certo un atteggiamento simile…

Tutto gli fu più chiaro quando Jaken gli porse la parte alta del kimono.

Certo, Sakura aveva già visto altri “uomini” a torso nudo, Toryu ad esempio, ma … ma non lui!

Non quello che il giorno dopo sarebbe stato suo marito!

Sesshomaru s’infilò la veste, andandosene con alterigia.

Fece appena un cenno a un servo, lì vicino, affinché aiutasse il vecchio Demone.

L’eunuco mosse appena qualche passo, per poi essere bloccato da una voce stanca.

 

-Lascia perdere quel castrato, ragazzo! Posso alzarmi anche da solo!-

 

Facendo perno sulla spada e aiutato dalla figlia, si alzò.

Sconfitto.

Sesshomaru, impassibile, scomparve al calare del sole.

 

 

Chiedo umilmente perdono per il ritardo!!!!

La storia procede moooolto a rilento a causa di un sacco di miei impegni, ma comunque, non temete!

Procede!

Non possiamo lasciare la nostra coppietta così, a pochi passi dalle nozze, no?

A proposito!

Spolverate il vestito da sera, quello lungo e elegante perché siete tutte invitate alle nozze di un principe!

Ebbene sì, nel prossimo capitolo… fiori d’arancio… forse…

Ma non pensiamo al futuro triste!!!

Pensiamo al passato!

Vorrei iniziare i saluti ringraziando :

 

1 - ary22
2 - avalon9
3 - celina
4 - crilli
5 - flori
6 - Gemellina Dolly
7 - Kaimy_11
8 - ladyhellsing
9 - lucy6
10 - Manny
11 - Rayne
12 - rosencrantz
13 - Rufio_J
14 - sessho94
15 - sesshydil
16 - sweetprincess
17 - TsubasaChronicle
18 - uraniaglo
19 - Valery_Ivanov

 

 

Perché hanno messo la storia fra i preferiti!

Un bacione speciale!!!

 

Adesso, passiamo ai ringraziamenti:

 

sessho94: Far rimanere di stucco Sesshy non è cosa da poco… anzi! Però Sakura ci riuscirà, o potrebbe, o forse no… (ho le idee molto chiare…^^’ scherzo!!!! So benissssssimo cosa far accadere ma… preferisco sorprendervi!!!!) Grazie mille dei commento!!!! Bacione!!!

 

Ladyhellsing: Evviva! Davvero ti pace il rapporto Sakura-Rin? Ci ho messo un po’ a costruirlo ma ero stufa di vedere Rin angeliche e buone da tutte le parti… allora ho deciso di provare a creare una Rin diversa, “umana”, nel senso che soffre di gelosia come tutti noi! E a quanto pare l’esperimento è riuscito! Sono davvero contenta! Grazie del commento!! Bacio!

 

Rosencrantz: Tranquilla! Sesshomamma non è solo come nel capitolo precedente! E’ un personaggio al quale all’inizio volevo dare solo importanza secondaria, infatti doveva essere solo una fugace comparsa… dopo però mi ha affascinata e ho deciso di darle un ruolo più decisivo… certo è un personaggio “cattivo” nella storia, ma in fondo, tutti noi lo siamo stati almeno una volta per qualcuno, no? Se si comporta così è perché ha dei determinati motivi, chiariti più avanti ma già facilmente immaginabili… Verrà approfondita psicologicamente anche nei prossimi capitoli e non sarà solo una “suocera” per Sakura… anche perché i veri guai devono ancora venire… Grazie mille per il commento!!! Bacione!!!

 

Celina: Che bello! Sei gelosa di tuo fratello! Mi sembra una cosa NORMALISSIMA e non vedo perché anche Rin non debba “soffrire” di una malattia del genere! Mi sembra una cosa bellissima perché indica l’essere veramente affezionati a una persona (senza esagerare, ovvio!) Mando anch’io un grossissimo bacio a Avalon! Le voglio tanto bene!!! ^^ Ma… povera Sesshomamma! Non è poi così cattiva!!! Lei fa solo quello che crede sia giusto fare! Certo, in effetti è abbastanza freddina… ma non preoccuparti! Tutto verrà chiarito più avanti! Ci sentiamo presto!!! Bacione!!! (cmq io con Jaken ti ci vedrei bene… sareste una bella coppia! E non dire che non lo sopporti! “chi disprezza compra…”!!! Bacio!!!!)!

 

Valery_Ivanov: Ho scoperto perché scrivo sbagliato il tuo nick!!!! Word me lo modifica in automatico! CATTIVO! Ecco, l’ho aggiunto al vocabolario, non dovrebbero esserci più problemi! Scusa ancora!!! Credo di non averti stupita molto con questo capitolo… diciamo che voleva farvi respirare l’atmosfera in cui si celebrano le nozze… e spero di esserci riuscita! Comunque, anche se ho il sospetto che tu riesca a entrare di nascosto nel mio computer e a leggere i capitoli, credo di riuscire a stupirti nel prossimo capitolo! Almeno spero… se no non c’è gusto!!! ç__ç  Ce la farò!^^

Grazie mille del commento! Bacio!!!!

 

Sesshydil: Davvero ti piace Sakura? Io ogni tanto non la sopporto… troppo melanzana per i miei gusti (sarà per colpa dei capilli??^__^) Ma… scusa!!! Non guardarmi così!!! La faccio sposare con un bono (alla romana… credo…) come Sesshy e ancora si lamenta!?!!? Sarebbe come dire che io rifiuto le nozze con Seto!!!! Irreale!!! Okokok… la smetto di scherzare… ihih^^ Però la fatidica data si avvicina… che succederà? Pronta a sorprenderti (spero!!!)  Grazie della recensione!Bacione!!!!

 

Kaimy_11: Ne sei sicura? Ne sei davvero-davvero-davvero sicura? Davvero faccio innamorare Sesshy e Sakura? Ma… nel prossimo capitolo si sposano! Come faccio? ^^ sorpresa!!! E poi,… ma sesshy non piace a te?! Dovresti chiedermi di interrompere le nozze e di farlo sposare con te!!! O, furbetta, lo vuoi solo come amante? Eh… ti ho capita io!!!! Decadenza morale! Decadenza dei costumi! Questi giovani d’oggi … ai miei tempi…(Lete, intanto che straparla, nasconde le foto di Sesshy in pose… ehm… “imbarazzanti” sotto il materasso…) vergogna!^///^ Cmq spero proprio che apprezzerai il prossimo capitolo! Ci sarà da divertirsi!!! Bacione!!!!

 

AVVISO:

 

Volevo segnalarvi una storia che mi sta particolarmente a cuore:

 

 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=208860

 

cioèGarasudo no Uchi” della mitica Avalon9 nella sezione Yugioh

 

Ci tengo particolarmente perché questa storia davvero mi è rimasta dentro…

Una storia romantica senza amore… circa… lei saprebbe di sicuro spiegarvela meglio!

Comunque ha come protagonista il mio Seto e un nuovo personaggio…

Semplicemente fantastica!!!!!!!

Vi consiglio vivamente di leggerla!

Non preoccupatevi se non conoscete o non vi piace il gioco di carte Duel Monsters… tanto è una AU e si capisce veramente tutto!

Anche gli strani rapporti che esistono fra i personaggi…

Merita, merita davvero…

 

GRAZIE AVALON9 TI VOGLIO BENE!!!!!!!

 

Inoltre ricordo a tutte di comprare le calze nuove, lucidare le scarpe e ritirare l’abito in lavanderia…

E portate la scorta di fazzolettini!

La prossima volta che ci sentiremo sarà a una cerimonia!!!!

 

Grazie ancora a tutti quelli che hanno inserito la storia fra i preferiti e, soprattutto a quelli che recensiscono…

AVANTI!!!

Mi farebbe molto piacere sentire cosa ne pensate!

Non siate timidi!

I commenti, chiarimenti, discussioni, critiche… qualsiasi cosa sarà accettata con entusiasmo!!!!!

 

Grazie a tutti!!!!!

E scusate ancora il ritardo!!!!

 

Bacio!!!

 

Lete

 

   
 
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