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Autore: Water_wolf    09/11/2013    5 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"I got the eye of the tiger, the fire
Dancing throught the fire
'Cause I am a champion, and you're gonna hear
me roar
Roar, Katy Perry"


 
Pre-angolino dell'autrice:
Sì, sì, riguardo al ritardo non c'è niente da dire né scusanti, quindi vedrò di auto-insultarmi sotto. Qui, invece, faccio presente che dopo tuto questo tempo in lavorazione il capitolo dovrebbe essere meraviglioso, mitico, straordinario, fantastico, idilliaco, magnifico, strabiliante... invece, credo sia tutto il contrario. Perciò, scusatemi tanto, spero possa piacere comunque.
Ci rileggiamo sotto.

 
 
Astra aveva sentito già altre scosse percorrere l’edificio, ma l’ultima era stata devastante. Aveva avvertito la torre smuoversi fin nelle fondamenta, ondeggiare paurosamente e poi fermarsi di colpo. Si era costretta a non pensare a suo padre e allo scontro coi Custodi; non aveva motivo di preoccuparsi, tutto era stato organizzato alla perfezione, ogni dettaglio preso in considerazione.
La parte del piano che contemplava la seconda morte, quella definitiva, però, aveva sempre faticato a mandarla giù. Era importante che lei pensasse a ciò che la riguardava direttamente, a quello che serviva ai Neri e non ad altro. Ma chi stava rischiando di perdere –o aveva già perso- era pur sempre suo padre.
Si era dovuta rimproverare da sola, farsi beffe della sua debolezza, prima di varcare la porta che conteneva il fluido che aveva trasformato così tanti angeli bianchi. Non era sicuro che l’idea di Astra e Zeigen funzionasse, ma non c’era altra scelta che provarla sulla propria pelle. Essere potenti oltre misura, riuscire a rimediare ai danni in ogni caso… sì, era stato per quello che l’aveva fatto: per il potere, per la capacità di poter schiacciare chiunque.
Aveva sfilato la pistola che portava alla cintura, aveva puntato contro l’enorme vasca di vetro, dove il fluido nero era attraversato da bagliori violacei, e aveva sparato. Il primo proiettile si era conficcato nella finestra, increspandone la superficie. Erano seguiti altri due colpi, ma solo al quarto il vetro aveva mostrato segni di cedimento.
Aveva gettato via la pistola e si era avvicinata, poi gli aveva dato una forte gomitata. La teca si era infranta e la sostanza scura ne era fuoriuscita di colpo. Astra, all’inizio, si era ritratta per il dolore intenso e aveva guardato i suoi vestiti, scoprendoli bruciati.
E’ quello che devi fare, per Upward, si era ricordata con rabbia verso se stessa e la sua debolezza. Aveva continuato a rompere il vetro, finché esso non era esploso del tutto. Il fluido nero l’aveva travolta con impeto. Si era sentita mancare il fiato e aveva provato a respirare, ma era stato come inghiottire benzina.
Aveva sentito i polmoni contrarsi con uno spasmo di dolore intenso e, mentre la sostanza nera divorava la sua pelle, la torre era caduta.

 
§

Chiara sentiva qualcosa di caldo colarle lungo la schiena, accarezzarle in un abbraccio viscido la spina dorsale, baciarle l’incavo tra spalla e collo con un brivido. I rumori le giungevano ovattati, mentre il campo nero che aveva davanti gli occhi si illuminava a sprazzi di punti luminosi. Il corpo era come anestetizzato, nessun muscolo rispondeva al comando.
Non che avesse molta forza per provare più di una volta a muoversi.
Il suo cervello le gridava un avvertimento, non un pensiero preciso, più che altro un’urgenza. Qualcosa interruppe la corsa del sangue che le colava lungo la schiena. Intuì si trattasse di una mano. Pian piano, la coscienza riaffiorò. Fu come emergere da un sogno, rendersi all’improvviso conto di possedere un corpo, e che ogni centimetro di quel corpo urlava dolore.
Il suo campo visivo si aprì su un cielo azzurro, che sembrava diviso tra nuvole nere cariche di pioggia e altre spumose come la panna. Immediatamente davanti a lei, un ragazzo dai capelli castani e gli occhi d’argento muoveva la bocca, diceva qualcosa, ma lei non riusciva a capire. L’odore del sangue le fece storcere in naso. L’udito riaffiorò per ultimo, e poté finalmente sentire le parole di Jonas.
<< Chiara! >>
Sì, smettila di urlare, J, ti sento! avrebbe voluto dire, ma tutto quello che le usci dalla bocca fu << Mmh … aah… m… >>
L’angelo imprecò. << Non ce la fai ad alzarti, vero? >> non  era quasi una domanda, ma piuttosto una riflessione ad alta voce.
<< Bene, ti metto seduta. Farò piano. Scusami tanto. >>
Chiara capì solo dopo il perché delle scuse. Non appena Jonas le mise un braccio intorno alla vita e uno sotto le gambe, tirandola su e sistemandola in modo da essere seduta, un dolore intenso esplose in tutto in corpo.
Il massimo che poté fare fu gemere e lottare per non ritornare nel gorgo dell’incoscienza. Jonas fischiettava un motivetto fatto di insulti di tutti i generi, spesso accompagnato da uno “scusa” o “perdonami” oppure “mi dispiace”. La schiena di Chiara toccò un muro, sprigionando altro dolore.
<< … cosa… >> rantolò.
L’angelo si passò una mano tra i capelli, nervoso, sporcandoseli di sangue non suo.
<< Mi credi se ti dico che sarebbe stato molto più facile morire? >>
Un sibilo tranciò l’aria e, un secondo dopo, un pugnale circondato da una melma nera era conficcato a qualche millimetro dalla testa di Chiara e la spalla di Jonas.
<< Quello era mio, scusate! >>
Dimitri.
<< Fa’ più attenzione, diavolo! >> urlò in risposta l’angelo.
<< … dimmi… sta suc-cedendo… >> riuscì ad articolare la Custode dell’Acqua, prima che il fiato le venisse strappato via dal petto. 
<< Abbiamo un problema. >> rispose Jonas. << E tu hai appena fatto un volo di centinaia di metri, con un atterraggio che sono riuscito ad ammorbidire all’ultimo. Se vogliamo dirla alla Dimitri, ‘potremmo usare le tue ossa come spiedini’. Quindi, direi che sono un idiota patentato, incapace, beota… >> e snocciolò una sequela di insulti a voce sempre più bassa.
Chiara riuscì a provare tenerezza per il fidanzato, nonostante tutto.  Rinunciò all’accarezzargli una guancia, ma mormorò <<… non è… colpa… tua. >>
L’angelo fece una risatina isterica. << Sono più bravo a fermare i proiettili che le cadute. >>
<< J, allontanati e lasciami fare, prima che quella rovini di più la situazione. >>
La voce di Emilia non lasciava spazio a obiezioni, così Jonas si allontanò dal campo visivo di Chiara.
La chioma bionda della Custode del Fuoco fece il suo ingresso, insieme a un viso solcato da un taglio da cui colava sangue. Emilia si sforzò di sorridere, così come Chiara, ma entrambe non ci riuscirono molto bene. L’amica si inginocchiò sull’altra.
Sussurrò << Ehi, ora sistemo tutto. Non ti preoccupare. >>
Posò le sue labbra sulla fronte di Chiara, che sapeva avrebbe chiamato a raccolta lo Xeyl, in grado di donare vita. Si sentì rinascere lentamente, finché il dolore non scomparì, lasciando il posto ad un’energia pronta all’uso. Quando Emilia si separò da lei, Chiara balzò in piedi.
Ricordava quello che era accaduto e quello che probabilmente stava succedendo adesso. La bionda si appoggiò al muro, barcollando per un attimo.
<< Tutto bene? >> domandò lei, allarmata.
Emilia annuì. << E’ lo Xeyl, risucchia parecchie energie. >>
Chiara scosse la testa, la prese per un braccio e la aiutò a riprendere stabilità sulle gambe. Le due amiche si scambiarono uno sguardo complice, sorrisero e scoppiarono a ridere.
<< Non raccontarmi mai quanto dovevo assomigliare a una frittella, ok? >>
Emilia si passò una mano tra i capelli, tastandosi il taglio sulla guancia.
<< Se fosse per me, il sinonimo esatto sarebbe ‘pasticcio’, ma credo lo riserverò per quella. >>
Indicò con il mento un punto a circa cinque metri da terra, dove Dimitri, Andrea, Shai e Jonas stavano combattendo contro qualcosa. Chiara non trovava una parola per definire il corpo, in precedenza di una ragazza, cui colava fluido nero e denso. Sembrava fosse una sostanza viva, che si nutrisse delle carni della persona cui era l’ospite, formandosi in continuazione, come magma in ebollizione.
<< E’ chi penso? >> domandò, non credendo ai suoi occhi.
<< Ah-ah. >> rispose Emilia. << Un po’ diversa dall’ultima volta in cui l’hai incontrata, vero? >>
<< Fin troppo. >>
In quel momento, Dimitri urlò. Colpito in pieno petto, fu scaraventato sull’asfalto di schianto, dove rimase immobile. Jonas roteò Chion e gridò per spronarsi all’attacco. La sua lama venne parata direttamente da un braccio della creatura, che sembrò non risentire per nulla del colpo. Emilia strinse le labbra, mormorò uno “scusa” veloce e corse verso il fidanzato.
Chiara osservò i suoi capelli biondi ondeggiarle sulla schiena, illuminati da un raggio di sole, prima di fissare lo sguardo sulla sua nemica. La considerava quasi una sua proprietà, una sfida personale, qualcosa che aveva il diritto di distruggere con le proprie mani.
Astra.
Con un moto di rabbia, calciò il terreno, da cui fuoriuscì un getto d’acqua proveniente da chissà quale tubatura. Creò un’onda di dimensioni enormi per librarsi in aria e partire all’attacco. Schizzi le bagnavano il volto e l’aria le spazzava i capelli all’indietro, dandole un cipiglio da dea furiosa e implacabile. Mosse le mani e dalle spalle scesero come serpenti dei tentacoli d’acqua, che le avvolgevano gli avambracci.
A pochi metri da Astra, l’onda che cavalcava si alzò di qualche metro, poi scomparì in una nuvola di schiuma bianca. Da essa, sbucarono una serie di schegge di ghiaccio, che costrinsero gli altri Custodi ad allontanarsi, ma che non ferirono la sua nemica.
Con un grido, dissolse il vapore e piombò sopra di lei e la colpì in pieno petto con un calcio, facendola precipitare. Solo poco prima che si schiantasse, si allontanò e chiamò << Jonas! >>
L’angelo rispose al suo nome, avvolse la ragazza con delle dolci correnti e la fece atterrare senza un graffio sull’asfalto. Due metri più in là, il corpo deformato di Astra si alzò in piedi, gocciolando fluido nero che, quando toccava terra, bruciava il cemento. Chiara sentì una scossa percorrerle la schiena, distese le spalle e allargò le gambe, piazzandosi perfettamente di fronte a lei.
<< Arrenditi, Astra! >> gridò, decisa a provare una soluzione diplomatica, senza ulteriori spargimenti di sangue. << Non hai visto come Zeigen ha fallito? Come stiamo vincendo questa battaglia? Non è necessario che anche un’altra anima muoia! >>
Le rispose un gorgoglio roco, che pian piano aumentò d’intensità, fino a riempire l’aria e a far accapponare la pelle.
<< Mi dispiace molto, Custode dell’Acqua, ma sarai costretta a uccidermi se vuoi che tutto questo finisca. Finché io vivrò, mio padre accompagnerà ogni Nero ad Upward e l'esercito marcerà su di voi. >>
Chiara avrebbe voluto ribattere, ma Astra balzò in avanti, la superò di slancio e atterrò Shai, dietro di lei. Il giubbotto che portava iniziò a corrodersi velocemente e la violinista cercò in tutti i modi di scrollarsi di dosso la nemica.
Quest’ultima, bloccò un attacco diretto di Andrea, che fu colpito nello stomaco da un pugno e gettato un metro più in là.
Shai vide una goccia colare dalla lingua di Astra sulla sua guancia, si riprese dall’attacco e fermò il tempo per l’avversaria. Chiara avvertì i confini della realtà farsi più morbidi, come se fossero all’improvviso entrati in una bolla di sapone. Controllò che tutti i suoi compagni stessero bene; Emilia e Dimitri si reggevano a vicenda, ma non riportavano gravi danni.
Il ladro le fece l’occhiolino, poi usò i suoi poteri per sollevare Astra, allontanarla di molto da loro e lasciarli da soli. Prima che Shai dissolvesse l’incantesimo, esordì << Lasciatela a me. >>
Jonas neanche pensò a un discorso sensato, opponendosi soltanto con un secco << No. >>
<< E’ pericoloso. >> replicarono all’unisono gli altri.
<< Tutto quello che stiamo facendo è pericoloso, andiamo! >> sbottò Chiara, che non voleva essere contraddetta. << Siete più stanchi e provati di me, avete consumato la maggior parte delle vostre energie, mentre io sono fresca come una rosa. Senza considerare che ho un conto in sospeso con Astra e che riuscirei a trovare un’altra fonte per finirla. >>
<< Non è necessario che tu ti offra come martire, possiamo sconfiggerla insieme >> protestò Jonas.
La Custode dell’Acqua si voltò verso di lui, lo invitò con lo sguardo a intrecciare la sua mano con la propria e lo fissò intensamente negli occhi. Dopodiché, continuò il suo discorso << Voi servite all’esercito, dovete aiutare la Winter, il maggiore Connor e tutti gli altri a sbaragliare altre truppe. Io mi occuperò di Astra , cercherò di convincerla ad arrendersi, anche se penso che non lo farà mai. Ma, vi prego, fidatevi di me: è così che dobbiamo agire. >>
I sei ragazzi si scambiarono uno sguardo, valutando la proposta. Infine, annuirono. Chiara sorrise, sentendosi sollevata al settimo cielo. Shai fece scorrere normalmente il tempo, Chiara, allora, diede un veloce bacio a Jonas e si diresse verso il punto in cui sarebbe comparsa Astra.
Le ultime parole che pronunciò furono << Non vi deluderò, ci vediamo alla fine di questa battaglia! >>
Percorse un isolato, quando sentì il tonfo di un corpo che cadeva. Si fermò un attimo a riprendere fiato, concentrandosi solo sulle sue capacità e traendo coraggio dalle proprie parole. Poi, si diresse verso l’edificio distrutto dalla caduta della sua nemica, altera e fiera come la tigre che ruggiva dentro di lei.
Astra si levò da un mucchio di cemento e calcinacci, senza ferite o dolori apparenti. Sembrò alzare un sopracciglio, quando avvistò Chiara, sola e innanzi a lei.
<< Uno contro uno? >> domandò, giusto per accertarsi che le sue congetture fossero corrette.
<< Esattamente. >> confermò la ragazza, riportandosi dietro l’orecchio un ciuffo ribelle.
Astra le mostrò un sorriso senza labbra. Fece un salto, spiegò le ali nere come la notte e spiccò il volo verso la parte Bianca. Chiara evocò un’onda, decisa a non lasciarsela scappare. Duellarono in aria, senza davvero iniziare né compiendo azioni spettacolari.
Astra schivava i colpi di Chiara, contrattaccava, mentre affidava alle ali il compito di tenerla sospesa in aria; la ragazza, invece, aveva diviso la mente in due tra la parte che la sorreggeva e quella che la spingeva a difendersi o attaccare.
Superata la prima cerchia dell’esercito, dove solo con una buona dose di fortuna Chiara non era rimasta uccisa da pallottole o quant’altro, i soldati avevano lasciato spazio alla visuale pulita del luogo dove vivevano i Bianchi, compreso, sullo sfondo, la Residenza del Presidente con la sua cupola e la statua di bronzo della donna angelo che brandiva la lancia. Ed era proprio a quella che puntava Astra.
Quando la raggiunsero, Chiara comprese che la scelta dell’avversaria non era casuale, bensì rappresentava la presa della sede del potere e del potere stesso dei Bianchi. Cercò di fermarla, di impedirle di posare piede sulla superficie marmorea della cupola, costringendola a pensare solamente a lei.
Ma, così impegnata a duellare, non si rese conto che stava precipitando. Picchiò con la schiena contro la parte bassa della statua, quella rappresentata dal pegaso. Stordita, dovette abbandonare ogni principio di attacco contro Astra per focalizzarsi sulla sopravvivenza. Schivò a fatica un pugno, che sprofondò di qualche centimetro nel bronzo, ritrovando stabilità issandosi sulla groppa del cavallo alato.
Non guardare giù o sei finita, pensò, cercando di mantenersi in equilibrio.
Astra fluttuava senza problemi innanzi a lei, perdendo fluido nero che corrodeva le superfici con cui entrava in contatto.
<< Sai come si chiama questa statua? >> chiese.
<< Credo di essermelo scordato. >> replicò, piccata, non capendo il perché di quella domanda.
<< E’ Fhried, l’antica della libertà e della vittoria. >> rispose, calma, Astra. << E nessuno, nemmeno un dio, potrà fermarmi dal rubarvi la libertà e prendervi la vostra vittoria. >>
Chiara aveva in mente di rimbrottarla per bene, invece disse << Non ci riuscirai. >>
<< Vedremo. >>
Astra batté le ali, sorvolando la Custode dell’Acqua, e atterrò sul braccio destro di Fhried, quello che brandiva la lancia. Il bronzo di cui era fatta resisteva, ma l’angelo nero prese a strattonare l’arma, come se volesse scardinarla. Chiara si aggrappò a un’ala del pegaso per non cadere per via degli scossoni.
<< Sei pazza! >> urlò, ma non ottenne risposta.
Con un grido, Astra strappò la lancia dalle mani della statua e, con una forza che non aveva nulla di umano, la levò al cielo. Il monumento tremò paurosamente, tanto che Chiara scivolò via dall’appiglio e cadde per alcuni metri, finché non riuscì a creare una piattaforma di ghiaccio su cui atterrare. Evitò di finire schiacciata da parti della statua, raggiungendo Astra a cavallo di un fiotto d’acqua.
La nemica ansimava pesantemente, gocciolando molto fluido, ma puntava ancora la lancia contro il cielo. Quando la distese, ricoprì la distanza che la separava da Chiara.
La Custode dell’Acqua trattenne il respiro, deglutì e si morse le labbra.
La situazione non sarebbe dovuta degenerare così.
Astra esplose in una risata selvaggia, ormai con l’avversaria in pugno perché, se anche avesse provato a scappare o a scansarsi, sarebbe riuscita a colpirla ugualmente. Premette la punto della lancia contro lo stomaco di Chiara, incapace di muoversi o pensare razionalmente.
Poi, quando Astra fece per trafiggere la ragazza, un fischio attraversò l’aria. L’arma fu tagliata in due e cadde dalle mani della figlia di Zeigen, che subito volse il capo in cerca di chi l’aveva interrotta. In un turbinio di piume bianche, Jonas comparve davanti a Chiara, come scudo, riprese Chion in mano e la puntò contro la nemica.
<< E tu cosa ci fai qui?! >> esclamò la ragazza.
L’angelo sorrise. << Non sei contenta? >>
Chiara sbuffò. << Certo, che domande, ovvio, stavo per essere trafitta… >>
<< E allora rimandiamo le spiegazioni a dopo. >> la interruppe Jonas, poi si schiarì la gola e dichiarò << In nome di Upward, e con il potere conferito dalla Presidentessa in carica Elisabeth Winter, io, Jonas King, ho il diritto e il dovere di eliminare una minaccia per la nostra città. >>
Si inumidì le labbra. << Quindi, solo due scelte di sono concesse: la tua resa incondizionata e quella del tuo esercito, o la morte. >>
Astra fremette e, quando rispose, quasi ruggì. << Così sia: uccidimi, se solo ci riuscirai. >>
Sbatté le ali, avvitandosi verso l’alto, ma Jonas non la seguì nemmeno. Lanciò Chion come un giavellotto, affidandosi alla mira e al vento che soffiava sempre a suo favore. Solo un sibilo, seguito da un gemito e Astra smise di volare.
Come la torre, crollò sulla terra, ma erano tanto in alto che non sentirono il tonfo né videro la scena chiaramente.
Jonas si passò una mano tra i capelli e mormorò << Mio Dio… >>
Chiara non aggiunse altro, sia perché non aveva niente da dire sia perché non ce n’era bisogno.
Si voltò verso la fidanzata, specchiandosi nei suoi occhi castani, e l’abbracciò. La Custode dell’Acqua iniziò a singhiozzare piano sulla spalla dell’angelo, il quale si abbandonò completamente a lei. Man mano che le sue lacrime di gioia, dolore, sollievo e paura rigavano il viso di Chiara, gli scontri dietro di loro si calmarono, fino a spegnersi nel silenzio di una nuova alba.

 
***
Angolino dell'autrice
Dopo un mese e qualche settimana, io esco dalla mia tomba e aggiorno questa storia come se niente fosse. Sono perfettamente consapevole che voi avete tutto il diritto di prendere un treno, venire a Milano e uccidermi, quindi se deciderete di farlo, vi aprirò la porta^^""
Perché solo una ragazza idiota, imbecille, indecente, impossibile, inconscente, instupidita e tutti gli insulti che iniziano con la "i" che vi vengono in mente può fare aggiornamenti sregolati come i miei, senza nemmeno ripagare il lettore con qualcosa di bello e sostanzioso.
Si vede proprio come "mi sbrigo a scrivere più in fretta".
Quindi, sono le benvenute le recensioni che contengono almeno un insulto al mio indirizzo, che tanto me li merito tutti ^^''''''''
Venendo ad Upward, posso finalmente annunciare che siamo ormai giunti alla fine dell'avventura: un capitolo ancora e l'epilogo, chiuderanno questa lunga storia urban-fantasy. E forse, per una buona volta, riuscirò a scrivere in tempi decenti?
Sono rimasta stupita da tutte le visualizzazioni che ha ricevuto il primo capitolo, nonché anche quelli a seguire. No, stupita è dire poco. Perché stavo video-chattando con un amico quando ho letto quel numero, e dopo aver partorito pensieri poco carini, aver spalancato la bocca come un'idiota, sono riuscita a malapena a balbettare un "oh mio dio", seguito dalla stessa espressione in altre lingue xD
Io tre zeri non me li merito per nulla, considerando gli aggiornamenti sballati e capitoli un po' deludenti come questo. Però mi fa un piacere immenso sapere che tutte queste persone hanno dato un'occhiata al primo chappy di Upward ^u^ hahah
Spero, comunque, che vogliate spendere due righe in una recensione e che gli avvenimenti di questa puntata non siano tutti negativi c:
Alla prossima


l'imbecille, idiota, impossibile Water_wolf

 
  
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