Capitolo uno
Fitzwilliam Darcy
era più del solito irritato con sua zia e le sue
presunzioni. Era passata quasi
una settimana dalla sua disastrosa proposta di matrimonio a Miss
Elizabeth
Bennet a Hunsford, e da allora il suo desiderio più grande
oltre a quello che
non fosse mai avvenuto, era di fuggire. Fuggire i boschi dove aveva
passeggiato
con lei, credendo scioccamente che apprezzasse la sua compagnia.
Fuggire dal
salotto di sua zia, dove aveva erroneamente creduto che Elizabeth aveva
amoreggiato con lui vicino al pianoforte. Fuggire da suo cugino, il
colonnello
Richard Fitzwilliam e la sua tendenza irritante di discutere i
molteplici
fascini di Miss Bennet, i suoi occhi, il viso, lo spirito –
come se Darcy non
li conoscesse! No, non aveva certamente bisogno di essere ricordato il
fascino
di Miss Elizabeth Bennet; al contrario voleva dimenticare lei, la sua
attrattiva e più di ogni altra cosa, dimenticare quanto
l’amava. E il parlare
incessante di Richard di lei non aiutava certo la sua causa.
Sfortunatamente,
non era destino che fosse così. Appena era sembrato
possibile che potesse
fuggire, sua zia decise, in una delle sue solite manovre per rimandare
la sua
partenza, d’informarlo di un problema nella tenuta. Non si
trattava di un
problema nuovo; no, il problema era sorto al suo arrivo, una quindicina
di
giorni fa e sfortunatamente, era di una natura abbastanza seria e
richiedeva
un’azione immediata, come incontrarsi con i legali della zia.
Così dovette
rimanere e occuparsi del problema di sua zia, quasi una settimana dopo
la
partenza prevista.
Darcy era
riuscito ad evitare la canonica e i suoi occupanti, per tutto il tempo.
Vide
Elizabeth molto brevemente in chiesa, la domenica dopo la proposta.
Dalla
distanza notò il pallore e la riservatezza della ragazza, ma
siccome era
riuscito ad arrivare tardi e uscire subito, non ci fu bisogno di
conversare.
Durante la messa, però, il vederla fece riaffiorare in lui
sentimenti che credeva
sepolti. Perché era così pallida? Era colpa sua?
Anche lei era incapace di
dormire? Lo odiava? Era così bella, anche nella sua pena
– come voleva essere
il suo consolatore. Naturalmente non poteva farlo perché
Elizabeth lo
detestava. E lui, la detestava? No, non lo faceva, né era la
sua indifferenza
verso di lei niente più che una messinscena.
L’esperienza
di
domenica era stato il suo unico incontro con lei fino a oggi. Darcy si
accigliò
frustrato, e calciò un pezzo di carta che era caduta sul
pavimento della sua
camera. Era l’ultima sera che lui e Richard passavano in
Kent, e per qualche
ragione Lady Catherine aveva pensato di invitare gli abitanti della
canonica,
così da poter giocare un gioco di carte che sua zia aveva
imparato di recente.
Quindi sarebbe costretto di vedere Elizabeth, possibilmente anche
parlarle.
Come poteva sopportarlo? Il suo stomaco si annodò
dolorosamente al solo
pensarci.
Un colpo alla
porta della sua camera interruppe i suoi pensieri, e
l’aprì trovando il cugino
pronto per scendere.
“Ah
Fitzwilliam,
pronto per la cena? Ci aspetta una serata incantevole,” disse
Darcy sarcastico.
Colonnello
Fitzwilliam gemette in falsa disperazione e si gettò sulla
sedia nella camera
di Darcy. “E io che pensavo di poter evitare di cenare
un'altra volta con
Collins! Almeno Lady Catherine avrà qualcun altro su cui
dispensare i propri
consigli, lasciando me in pace.”
Darcy rotolò
gli
occhi in commiserazione, ma non potè resistere una
frecciatina astuta. “Credevo
che la tua impazienza di godere un ultima volta della compagnia di Miss
Elizabeth, ti avrebbe reso la compagnia del signor Collins un
po’ più
tollerabile.”
Colonnello
Fitzwilliam gettò a Darcy uno sguardo perplesso. "Miss
Elizabeth? Pensavo
fosse già partita.”
“Bè,
forse ho capito
male,” replicò Darcy in modo casuale, attizzando
il fuoco per mascherare la sua
curiosità. “Pensavo che rimaneva dai Collins fino
a sabato.”
“Sì,
credo che
questo era il piano originale, ma a quanto sembra disse alla signora
Collins di
avere nostalgia della sorella, che era appena ritornata
nell’Hertfordshire da
Londra e quindi chiese a suo zio se poteva mandargli la carrozza prima
del
previsto. Ci volle un giorno o due per cambiare le sistemazioni, ma
credo che è
partita lunedì mattina.”
Queste notizie
fecero sentire Darcy in modo strano. Sono alleviato! Sostenne tra se ma
sfortunatamente il suo cuore non sembrò della stessa
opinione. Invece fu
lasciato con una strana sensazione di sconforto, che aumentò
il suo stato di
frustrazione e agitazione. Non sarò una buona compagnia
stasera, fu il suo
pensiero finale mentre lui e Fitzwilliam uscivano dalla stanza.
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La cena quella
sera era esattamente come Darcy si era aspettato. Collins era
servizievole in
modo irritante, sua zia come al solito era ciarliera e altezzosa, Anne,
la
signora Jenkinson e la signora Collins, invece, rimassero in silenzio.
Anche
Darcy e Fitzwilliam parlarono poco, preferendo di meditare i propri
pensieri.
Mentre sedevano
nel salotto in attesa del tavolo da gioco, Darcy conobbe il motivo
della
partenza improvvisa di Elizabeth. Anche se lui non era abbastanza
intimo con la
signora Collins da domandare della partenza improvvisa di Miss
Elizabeth, sua
zia non aveva tale restrizione. Darcy ascoltò attento la
loro conversazione
senza farsi notare.
“Miss Bennet
se
n’è andata alquanto all’improvviso.
Avevo capito che sarebbe rimasta due mesi
interi, invece è già ripartita!” Lady
Catherine fissò la signora Collins,
indicando la chiara intenzione di ricevere delle risposte per il
comportamento
indecente di Miss Bennet.
“Sì,
Vostra
Signoria,” rispose la signora Collins, “Elizabeth
ha espresso il desiderio di
riunirsi con la sorella maggiore che è stata a Londra questi
tre mesi ed è
tornata di recente a Longbourn.”
Lady Catherine
sbuffò, mostrando di trovare la risposta della signora
Collins insufficiente.
“Eppure se fosse rimasta tutto il mese, l’avrei
potuta portare a Londra con il
mio calesse.” La signora Collins non rispose a questo esempio
di beneficenza da
parte di Lady Catherine ma il signor Collins, fortunatamente era ben
preparato
con un discorso fiorito e verboso di lodare la condiscendenza, la
generosità e
altri attributi eccellenti di Sua Signoria, finchè Lady
Catherine non lo zittì
con un impaziente, “sì, sì, ma
è assai fastidioso.”
La signora
Collins non diffuse altre informazioni e sembrò che la
faccenda fosse finita lì
fino a quando Lady Catherine non s’intromise di nuovo.
“Miss Bennet sembrava
piuttosto avvilita in chiesa domenica scorsa. Certamente il suo mal di
testa
non sarà durato per tre giorni consecutivi.”
La signora
Collins comprese che il discorso non sarebbe lasciato cadere
finchè non avrebbe
fornito una ragione accettabile per il comportamento
dell’amica, così convenne,
“avete davvero ragione, Lady Catherine, Miss Bennet ha
sofferto molti giorni
con il mal di testa e perciò è rimasta in camera
sua per tutto il tempo.”
A questo Lady
Catherine non fu più da fermare, si mise a esporre i mali di
essere soggetti al
mal di testa, e credeva che la colpa stesse nell’abitudine di
Miss Bennet di
passeggiare a lungo ed era dell’opinione che le signorine
beneducate non
dovessero passare molto tempo fuori casa. La signora Collins non
ritenne
necessario rispondere.
Alla fine Lady
Catherine cercò conferma delle sue teorie sul mal di testa
di Elizabeth
insistendo ancora una volta per informazioni dalla signora Collins.
Nonostante
Darcy avesse notato che la signora Collins aveva un carattere calmo e
paziente,
ora notò che anche lei si stava stancando
dell’interrogatorio di Sua Signoria.
“Signora
Collins,
non avrei mai pensato che Miss Bennet avrebbe permesso a un semplice
mal di
testa e alla nostalgia di allontanarla dai suoi amici, provocando
inoltre una
tale inconvenienza nel preparare il viaggio. Non mi sono accorta di una
tale
mancanza nel suo carattere durante il suo breve soggiorno
qui.”
La signora
Collins rispose con fermezza: “Vi assicuro, signora, che Miss
Bennet non ha tale
mancanza di carattere, e l’inconvenienza subita è
ricaduta solo su di lei. Miss
Bennet ha sempre, sin da quando eravamo piccole, cercato di ragionare
con la
sua testa in questioni del genere. Se qualcosa di diverso di un mal di
testa e
il desiderio di rivedere la sorella l’hanno spinta a partire,
non me l’ha detto
e io non c’è l’ho chiesto. Come sua
amica ho solo cercata di aiutarla a tornare
a casa, comprendendo pienamente che non era inteso come un offesa a
me.”
Il signor Darcy
decise d’intromettersi nella conversazione per deviare
l’attenzione della zia.
“Sono sicuro che Miss Bennet vi è grata dei vostri
sforzi così come della
vostra ospitalità.”
La signora
Collins lo ringraziò, e finalmente Lady Catherine si mosse a
un altro discorso.
Darcy fu lasciato a ponderare su ciò che la moglie del
parroco aveva rivelato.
Non aveva dubbi su cosa c’era dietro alla conclusione
improvvisa della visita
di Elizabeth nel Kent, cioè il desiderio di allontanarsi da
lui, pensò
dispiaciuto. Non aveva anche lui espresso il desiderio di fuggire?
Però, pensò
sentendosi colpevole, immaginare che Elizabeth si sentisse
così angosciata da
essere disposta ad offendere un’amica di lunga data solo per
allontanarsi da
lui… era un pensiero davvero sgradevole.
Comunque ciò
che
aveva rivelato la signora Collins era in un certo senso anche
sconcertante.
Perché Elizabeth sarebbe rimasta turbata da quello che era
successo alla
canonica? Era lui che era stato umiliato e rifiutato, era il suo amore
che era
stato trovato mancante, e suo era l’onore messo in
discussione. Le aveva
offerto la sua vita, il proprio amore e tutto quello che possedeva. Non
era
almeno stata un poco compiaciuta del suo affetto? Era mai possibile che
la sua
dichiarazione d’amore l’avesse sconvolta in qualche
modo? Sicuramente no, ma
allora perché era agitata?
Per la prima
volta, Darcy esaminò la sua proposta dal punto di vista di
Elizabeth. Era vero,
quando si era trovato di fronte a lei, bevendo la sua bellezza e la sua
grazia,
tutte le frasi che aveva provato prima nella mente erano svanite e si
era messo
a parlare, dicendo la prima cosa che gli veniva in mente. Quello che
aveva
cercato disperatamente di dirle era che l’amava e che
qualunque ostacolo
famigliare o sociale si frapponeva fra loro, potevano superarlo insieme
perché non
poteva vivere senza di lei.
Nel riconsiderare
il fiume di parole che aveva pronunciato, Darcy iniziò a
provare un po’ di
vergogna, quando capì che dall’inizio, il
messaggio che la amava si era perso
nella recita delle sue obiezioni e delle sue paure circa la loro
unione. Ecco la
donna che amava più di ogni altra cosa al mondo, e lui che
fa, insulta insensibilmente
lei e la sua famiglia! Rimase stupefatto di non averlo scoperto prima,
e lo attribuì
all’essere troppo occupato a curare le proprie ferite.
Ripensò alle
sue
parole riguardanti la famiglia di Elizabeth e mentre lo fece, i suoi
occhi
caddero su Lady Catherine, che discuteva animatamente e in modo pomposo
sull’argomento
dei viaggi nel continente – una cosa che lei non aveva mai
fatto, eppure si
considerava un’autorità su ciò.
Riflettendo ancora sulla zia, era veramente
molto diversa della signora Bennet, o delle altre madri che lo volevano
spingere a sposare le loro figlie? Però aveva fortemente
condannato il
comportamento della signora Bennet mentre aveva scusato quello di Lady
Catherine solamente a causa del ceto, che non si era guadagnata, ma ci
era solo
nata.
Pensando agli
altri suoi parenti, gli venne in mente suo cugino, il fratello maggiore
del
colonnello Fitzwilliam, l’erede delle proprietà
dei Fitzwilliam, patrimonio e
titolo. Anche se era molto ammirato e ricercato dall’alta
società, si doveva
ammettere che l’uomo era un libertino che probabilmente aveva
generato un sacco
di figli illegittimi. Inoltre, le sue abitudini si estendevano ad
approfittare
delle domestiche, una cosa che Darcy trovava moralmente biasimevole.
Quanto amava e
adorava Georgiana, anche lei doveva essere considerata in questo
giudizio. Aveva
condannato duramente le sorelle minori di Elizabeth per il loro
comportamento
civettuolo con la milizia e, però la sua stessa sorella era
quasi fuggita se
non fosse stato per la sua interferenza. Vero, Georgiana era giovane e
ingenua,
ma non lo erano anche le sorelle di Elizabeth? Non meritavano anche
esse
clemenza, vista la loro giovane età?
No, decise Darcy,
non vorrebbe che il suo pregio fosse deciso basandosi sulla sua
famiglia, però
lui l’aveva fatto con Elizabeth. All’improvviso la
miseria della donna faceva
senso e si chiese come mai non l’aveva notato prima.
Un’immagine di
Miss Jane Bennet si presentò ad un tratto nella sua mente.
Non l’aveva
considerata mai prima ma ora lo fece, ripensando a lei in luce della
situazione
con Bingley. Prima aveva attribuito il portamento di Miss Bennet al
fatto che
era indifferente al suo amico, ma che tollerasse le attenzioni di
Bingley nella
speranza di incastrare un marito ricco. Adesso invece pensava a quello
che
sapeva di lei in generale. Sebbene non la conoscesse bene e aveva avuto
poca
conversazione con lei, c’era in Miss Bennet una
qualità che gli ricordava
moltissimo Georgiana. Entrambe le ragazze erano schive, silenziose,
riservate –
Darcy fu colpito da un’idea. Miss Bennet era timida? Poteva
il contegno che
aveva interpretato come indifferenza, essere in realtà
timidezza? Perché non se
n’era accorto prima?
La voce stridula
di Lady Catherine lo riportò al presente, ordinandogli di
fare attenzione al
gioco di carte che, Darcy dovette ammettere, stava giocando molto male.
Fece attenzione
al gioco abbastanza a lungo da convincerla di prestare fede ai suoi
desideri e
poi di nuovo si calò nei propri pensieri.
Sentì di
colpo l’eco
della voce di Elizabeth: “Credete forse che avrei avuto
qualche motivo di
accettare un uomo che ha potuto rovinare, forse per sempre, la
felicità di
un'amatissima sorella?” una sorella con la
felicità distrutta era qualcosa di
cui Darcy s’intendeva. Anche ora, quasi un anno dopo gli
eventi di Ramsgate,
Georgiana non si era ancora del tutto ripresa, ed era questo,
più di tutte le
altre cose, su cui si fondava il disprezzo di Darcy per Wickham.
Georgiana aveva
veramente creduto di amare Wickham e che quest’ultimo
ricambiasse i suoi
sentimenti. Apprendere che Wickham fingeva solo di amarla per aver
accesso al
suo patrimonio era più di quello che il suo giovane cuore
poteva sopportare, e
quindi era caduta immediatamente in disperazione e nel dubbio, credendo
che
quest’esperienza significava che lei era destinata a sposare
un uomo che voleva
solo i suoi soldi perché non si poteva amare. Infatti, aveva
espresso molte
volte a Darcy il dubbio che non si sarebbe mai sposata, preferendo,
affermava
Georgiana, evitare le complicazione dell’amore che portavano
solo alla
delusione.
Era così che
si
sentiva Jane Bennet dopo la partenza di Bingley? Sir William Lucas
aveva reso
chiaro, la notte del ballo di Netherfield, di come il vicinato aveva
aspettazioni di un matrimonio tra Jane e Bingley. Che imbarazzo
avrà provato
quando Bingley è partito così
all’improvviso e, il paese, compresa la propria
madre, aveva iniziato a pettegolare su di lei. Che tristezza
avrà provato al
pensiero di avere amato ma che quell’amore non era ricambiato.
Darcy si
sentì il
più grande furfante per la sua parte nella separazione di
Miss Bennet e
Bingley, specialmente quando si ricordò dello spirito
abbattuto dell’amico in
questi ultimi mesi. Tuttavia in questo poteva sperare di riscattarsi.
Sebbene non
potesse mai fare ammenda per le sofferenze dei mesi passati, almeno
intendeva,
alla prima opportunità, mettere in chiaro le cose con
Bingley riguardo a Miss
Bennet.