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Autore: matilde_    11/11/2013    3 recensioni
Arrivo a scuola con le cuffiette nelle orecchie, ascoltando la musica. Frequento questa  scuola da quando avevo circa due o tre anni, per dire, all’asilo nido. Vicino al portone noto  un ragazzo che forse non ha la mia conoscenza del luogo, ma togliamo il forse: alto, tanto da sfigurarmi, nel senso che ero sempre una di quelle più alte nella mia classe, magro, capelli ricciolosi di un color cioccolato al latte, ma soprattutto bello. Bello come nessun’altro che io abbia mai visto o conosciuto in vita mia.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Driin!
La sveglia suona, ma decido di continuare a dormire. E chissene  fotte.
Driiiin!
Sbuffo e mi trascino giù dal mio amato lettuccio, caldo e accogliente. Cerco di sistemarmi, ma ci rinuncio dopo tre secondi: i miei capelli sembrano siano stati pettinati con i petardi, per non parlare delle occhiaia. Però, nonostante tutto devo fare bella figura al mio primo giorno di liceo, anche perché una mossa falsa e… ZAC! Sei fuori da ogni forma di amicizia con chiunque.
Se devo dire la verità, non so se sarò popolare quest’anno. Le elementari non contano, mentre alle medie diciamo che avevo stretto buoni rapporti con tutti i compagni, maschi o femmine che fossero, però non ero mai stata “popolare”, di quelli che conoscono mezza scuola e che si son fatti con tutti, no. Diciamo che in una scala di popolarità da 1 a 10 ero tra il 6 e il 7.
Infilo i miei jeans neri preferiti, con una maglietta dello stesso colore e la felpa che sarebbe dovuta essere di mia sorella, ma non l’aveva mai messa, forse perché era fucsia. Mi lego  i capelli in  una sottospecie di chignon, che male non mi sta, ma sono  sempre pettinata così, dannazione.
Dopo una veloce colazione decido di avviarmi.
Arrivo a scuola con le cuffiette nelle orecchie, ascoltando la musica. Ho  frequentato questa  scuola da quando avevo circa due o tre anni, per dire, all’asilo nido. Vicino al portone noto  un ragazzo che forse non ha la mia conoscenza del luogo, ma togliamo il forse: alto, tanto da sfigurarmi, nel senso che ero sempre una di quelle più alte nella mia classe, magro, capelli ricciolosi di un color cioccolato al latte, ma soprattutto bello. Bello come nessun’altro che io abbia mai visto o conosciuto in vita mia. Di certo non è di qua, dato che sta cercando di leggere un cartello con le indicazioni per arrivare alla propria classe.
- Ehi, ciao. Sei nuovo? Piacere,- da dove ho  trovato tutto quel coraggio? Bella domanda, di solito non parlo con nessuno che non conosco. Dopo aver assistito alla più grande dimostrazione di imbarazzo da parte di un essere umano, che vale a dire fare un salto megagalattico, rovesciare a terra tutti i libri, e diventare del colore di un pomodoro anche troppo maturo, mi faccio avanti per  aiutarlo.  – Hai bisogno?- gli chiedo gentilmente.
-Ehm… sì.. cioè, se non disturbo…- balbetta. Ma quanto è tenero?!
- Capito. In che classe vai?- decido  di dare una mano a raccogliere i libri, viste le sue manone che sembravano voler ballare la salsa. Ma uno zaino, no?
- Prima D- la sua voce mi risveglia. E confermando l’ipotesi, no, non è di qua, basta ascoltare il suo accento…
- Ehi! Wow! È il mio stesso corso. Ti va di salire insieme? Così almeno conosco qualcuno…- dico mentre suona la campanella.
                                                                                               *
Conosco, non conosco, non conosco, no, sì, è quella puttana della 3°E, no, no, no, no, no, no. Ecco a voi il mio calcolo mentale appena entrata nell’aula.  Per fortuna ho in classe solo due che conosco, più mister Dio Greco, di cui non so il nome.
 Entra dalla porta una professoressa sulla cinquantina, brutta, gobba, vecchia, con due occhiali ridicoli che le pendono sul petto…  È la prof. Riva, l’ho vista qualche volta giù nel corridoio delle 3°. Ah già, non ho detto che siamo al quinto piano, il tragitto tutto a piedi, figuriamoci come sono messa. Volto lo sguardo e osservo il riccio, neanche lui è atletico, sta respirando come se avesse inghiottito un coniglio intero. Sorrido, ma non faccio in tempo a dire una parola che l’insegnante ci esorta ad andare a posto. Riesco a prendere quelli in fondo in fondo, nell’angolino, e tengo il banco riservato al ragazzo appena conosciuto. Lui sorridel’ho messo in imbarazzo, ma si siede. Nota: molto imbarazzabile. Forse sarà un po’ timido, giusto un pochino.
Durante la lezione di semi-accoglienza, la prof di scienze ci spiega il programma dell’anno.
Passo un foglietto al mio compagno di banco, chiedendogli per iscritto come si chiama.
O Madonna, c’ha il nome più lungo della Terra. Michael Holbrook Penniman, e per giunta anche Junior. Però non è neanche un brutto nome… Michael, il figo americano. Gli chiedo di dove è e mi presento a mia volta. Sua mamma è libanese e il papà americano, ecco, vedete, sesto senso. Scritto in piccolo in basso a destra del post-it vi sono quattro paroline. Sono.. sono caduto.. no aspetta! Sono cresciuto in.. ing… Inghilterra! Ah be, per me è sempre il figo americano.
Guardandomi in giro, invece, noto che nessuno la pensa come me. Anzi, certi stanno ridendo indicando nella nostra direzione. Ehi, che c’ha di male? ‘Forse il fatto che è vestito un po’ colorato?’ mi suggerisce il cervello. E chissene, almeno porta un po’ di allegria. O forse sono io la vittima? Non riesco a sopportare la tensione, non ci sono mai riuscita, così andiamo avanti con la nostra conversazione scritta. Scopro che suona il pianoforte, che non è uno sportivo, e che vive nel suo mondo colorato. Quest’ultima è una mia ipotesi, dedotta dal fatto che ogni tanto si perde a guardare in giro e a fare disegnini colorati, tipo quelli che faccio io. Gli spiego che gioco a calcio, ma non è sorpreso, in Inghilterra il calcio femminile è molto più popolare.  In compenso si è scusato confermando la mia terza ipotesi giusta in una giornata ( prima, quella che non è italiano, la seconda è che è americano.) e scrivendo quindi che ogni tanto si lascia trasportare dalla sua fantasia.
Amen, gli rispondo. Benvenuto nel club. Anche se dubito che sappia cosa vuol dire.
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Il Mio Sp@zio
Sì, lo so, è una schifezza. Voglio dire, ce l’avevo in testa da un pezzo, ma tra il dire e il fare…
Come avete notato non dico mai il mio nome. Questo è perché devo ancora decidere se metterlo o no, volevo usare il mio nome, nonché Matilde, ma passatemi il termine, che nome di merda per una ff.
vabe, ho rotto abbastanza. Recensite e soprattutto consigliatemi cosa fare col nome.
baci, vi amo!
mati <3 :D
 p.s.= non so come si mette l'html, se qualcuno me lo spiegasse gli vrrei tanto tanto beneeee <3
  
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