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Autore: frames    11/11/2013    11 recensioni
«E se potessimo rimanere giovani per sempre? Se esistesse il modo di far invecchiare una foto al posto tuo, proprio come succede nel Ritratto di Dorian Grey, tu che faresti? Se ti proponessero di rinunciare alla vecchiaia, alle responsabilità, ai figli, ai nipoti, alle abitudini, alla stanchezza fisica per rimanere bloccato a 18 anni, tu accetteresti? Io si, cazzo se lo farei. Amo la mia vita, anche se è un casino, anche se mi viene il mal di testa a pensarci. Dovremmo rinunciare a tutto questo, dimenticare queste sensazioni, per diventare le madri e i padri di qualcuno? No, grazie. Se potessi fermerei il tempo in questo istante. La spiaggia, il rumore delle onde in lontananza, la testa leggera a causa dell’alcool, la brezza che fa muovere i tuoi capelli, il cielo infinito sopra di noi. Venderei l’anima pur di rimanere giovane, giovane per sempre. E tu?»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV

 
Le nuvole scorrevano veloci davanti la luna pallida e piena quella notte, Brompton Road era poco illuminata e, ad eccezione fatta per un paio di taxi neri che sfrecciavano diretti chissà dove, non si sentiva alcun rumore in strada a quell’ora.
Le luci degli appartamenti erano tutte spente, le saracinesche dei negozi abbassate e le auto tutte perfettamente parcheggiate di fronte alle villette.
«Megan, fermati per favore!» urlò Zayn cercando di richiamare l’attenzione della ragazza che stava scappando davanti a lui sul marciapiedi lastricato che costeggiava le abitazioni.
Era da circa un isolato che le stava dietro, lei continuava a correre stringendosi nel suo giubbotto di pelle nero nonostante sapesse che lui la stesse seguendo.
«Perché dovrei? Cosa vuoi da me?» chiese la bionda esasperata senza girarsi ma rallentando il passo per la stanchezza fino a fermarsi definitivamente qualche istante dopo nei pressi di una cancellata di ferro nera.
«Voglio solo sapere se stai bene..» affermò Zayn cauto rimanendo a qualche metro di distanza. Non sapeva spiegarsi il motivo preciso per il quale si era sentito in dovere di seguire quella ragazza che infondo conosceva a malapena.
«Sto bene ok? Non preoccuparti per me, non mi lascio abbattere dalle accuse di quella puttanella viziata» proclamò Meg ma la voce debole e rotta dalle lacrime la tradì. Era appena stata umiliata di fronte a tutti.
Valerie si era subdolamente insinuata in quello spiraglio sulla sua vita che lei le aveva concesso, con l’unico scopo di distruggerla, senza tenere conto neppure per un attimo di quelle che sarebbero potute essere le conseguenze.
Ancora una volta Megan si sentì una stupida per essersi fidata, per aver permesso a qualcuno di farle del male, per essersi esposta.
«Torna dai tuoi amici» gli intimò Meg, non le piaceva l’idea di mostrarsi così vulnerabile di fronte a quel ragazzo che per qualche strana ragione non si decideva a lasciar perdere.
«Per quanto potrà sembrarti assurdo, quelli non sono realmente miei amici» confessò Zayn appoggiandosi all’inferriata alle sue spalle, sentiva ancora la testa pesante per l’alcool nonostante l’aria fresca lo avesse risvegliato da quello stato di torpore in cui era rimasto fino a poco tempo prima.
«Ah no? Bhè di sicuro non sono i miei» continuò Megan con tono piatto, estrasse dalla tasca del giubbotto il suo cellulare e notò che segnava le 4.21.
«Niall è mio amico e Liam, per quanto possa sembrarti un coglione di dimensioni colossali infondo è un bravo ragazzo» esordì Zayn assorto, non ricevendo alcuna risposta o cenno continuò «Io, i ragazzi e Holly siamo cresciuti insieme praticamente, poi lei è diventata amica di Valerie e si è dimenticata di noi. Suo fratello Louis ci odia tutti, e adesso forse comincio a capire il perché..»  concluse leggermente amareggiato da quelle sue considerazioni. Zayn non era un tipo di molte parole, non condivideva spesso le sue opinioni personali con qualcun altro.
«Ascolta, le tue divagazioni non mi interessano. Non voglio più sentire parlare di quelle persone» tagliò corto Meg tirando su con il naso e cercando di ricomporsi.
«Quello che voglio dirti è: non partire con dei pregiudizi. Siamo tutti diversi, un po’ disfunzionali e non c’entriamo niente l’uno con l’altra. Valerie è una stronza, Holly è ingenua e Liam è uno scapestrato. Eppure qualche volta ci troviamo bene insieme, qualche volta riusciamo a connettere. Persino Harry Styles può risultare simpatico se si è ubriachi abbastanza» sentenziò infine avvicinandosi a lei di qualche passo, le afferrò un polso per farla voltare e, nonostante avesse provato a fare resistenza, Megan dovette arrendersi e si ritrovò tra le braccia del ragazzo.
«Vattene» sibilò lei divincolandosi bruscamente, Zayn era più forte di lei ma la lasciò andare immediatamente.
«Non nasconderti..» disse il ragazzo dolcemente spostandole una ciocca di capelli dorati dal volto. Soltanto a quel tocco delicato Meg alzò lo sguardo:
aveva gli occhi rossi e lucidi, il trucco nero colato di una che si è rovinosamente asciugata via le lacrime in fretta, le labbra screpolate per averle mordicchiate in continuazione.
«Tu non mi conosci» dichiarò Megan con voce atona, sentì il freddo del vento che stava cominciando a soffiare penetrarle nelle ossa.
«Non mi interessano le stronzate su di te che dice Valerie» chiarì lui guardandola dritto negli occhi dall’alto dei dieci centimetri in cui la sovrastava.
«Bhè, dovrebbero visto che non sono stronzate» controbatté subito Megan. Zayn rimase per un paio di minuti in silenzio, probabilmente il tempo che serviva al suo cervello per processare la verità che Megan gli stava offrendo senza troppi problemi.
«Chi sono io per giudicarti, infondo?» domandò retorico Zayn prima che lei potesse aggiungere altro e riuscì a strappare un mezzo sorriso a Megan.
Lui non volle sapere, lei non raccontò. Era un patto silenzioso che stava più che bene ad entrambi.
«Io devo andare…» affermò Megan rendendosi però conto un attimo dopo averlo detto che non aveva realmente un posto dove andare.
Sua madre sapeva che sarebbe rimasta a dormire da Holly e tornare a casa in piena notte avrebbe comportato una serie di domande alle quali la bionda non aveva proprio voglia di rispondere.
«Allora…ci vediamo» concluse Zayn deluso salutandola con un cenno della testa e avviandosi poco convinto nella direzione opposta a casa di Liam.
«Ci vediamo..» sussurrò Megan a fior di labbra quando il ragazzo era ormai lontano qualche metro.
Seguì con lo sguardo le sue spalle larghe che si sollevavano e abbassavano ad ogni passo che lo allontanava da lei.
Megan si mise a sedere su un muretto e si maledì mentalmente: era rimasta sola, in piena notte e indossava un vestito talmente corto che poteva benissimo farla confondere con una prostituta.
«Zayn!» lo richiamò a gran voce improvvisamente facendo voltare il ragazzo sorpreso e allo stesso tempo divertito «Hai una sigaretta?» chiese mentre lui se ne stava impalato nel bel mezzo della strada ad aspettare.
«Solo se vieni con me in un posto» tentò  Zayn con un mezzo sorriso sulle labbra, la bionda senza fare troppe domande lo raggiunse ed entrambi ripreso a camminare uno accanto all’altra.
Arrivarono nei pressi della stazione di Gloucester Road ed entrarono in un locale contraddistinto da un’ insegna luminosa blu e rossa posizionata sull’entrata, alcune delle lettere si illuminavano ad intermittenza storpiando così la scritta ‘fish and chips’.
Zayn spinse con una mano la porta, il rumore di un campanello e lo sgradevole odore di fritto che aleggiava per tutto l’ambiente li accolse.
Il locale era vuoto: delle scadenti sedie in plastica gialla erano già state rovesciate sui tavoli di un materiale simile, la macchina dei gelati posizionata all’ingresso produceva un ronzio grave ed opprimente che invadeva tutta la stanza, dietro al bancone simile a quello delle catene di fast-food più note non c’era anima viva.   
«Sicura di non volere niente?» chiese ancora una volta Zayn accostandosi alla cassa e lanciando un occhiata ai menù posti in alto sulla sua testa nonostante sapesse esattamente cosa avrebbe preso.
«Sicura» confermò Meg che stava curiosando in giro per il locale, la sua attenzione fu catturata da una targa sulla parete su cui era affissa una trota di lattice verde soprannominata ‘Big Mouth Billy Bass’ così come era indicato sul quadretto stesso.
«Quella mi è arrivata direttamente dal Missouri, soltanto per 30 sterline. Un vero affarone eh? » esordì un uomo mulatto che era apparso accanto al freezer delle bevande sorridendo entusiasta e mostrando così una fila di denti gialli e poco curati.
Megan si limitò ad annuire poco convinta mentre il cameriere si avvicinava a Zayn, prese l’ordinazione estraendo dal taschino un piccolo block-note e una penna mangiucchiata e ritornò poi nel retro ad armeggiare con friggitrici e piastre.
Tutto l’arredamento di quel posto era incredibilmente kitsch e stravagante.
La bionda curiosa schiacciò il piccolo pulsante rosso proprio sotto la testa della trota che cominciò a muoversi meccanicamente e a cantare il ritornello di ‘Don’t Worry Be Happy’ di Bob Marley.
Meg scoppiò a ridere sentendo la voce metallica e incrociando lo sguardo divertito di Zayn, si appoggiò alla parete alle sue spalle per sostenersi non riuscendo proprio a smettere di ridere.
Il ragazzo la fissò per qualche istante da lontano nella purezza di quel gesto, era una risata viva, autentica, senza scudi.
Sul suo volto non c’era ombra dello sguardo diffidente che riservava a chiunque, dell’espressione triste e malinconica di chi ha appena smesso di piangere, della rughetta sulla fronte che le si formava quando era incazzata.
Era bellissima e di nuovo Zayn sentì quella sensazione che aveva provato qualche ora prima nel salotto del suo migliore amico: sentì di pendere dalle sue labbra, sentì il bisogno opprimente di avvicinarsi a lei.
Come è possibile sentirsi così attratti da qualcuno che si conosce a malapena?
Zayn smise di chiederselo solo quando la baciò.
Lì, in quello squallido ‘fish and chips’ di Gloucester Road, con la puzza di fritto che si insinuava tra i capelli e una stupida trota-canterina che li osservava dalla parete.
«Perché lo hai fatto?» chiese Megan ansimante allontanandosi per un attimo dalle labbra del moro.
«Avevo intenzione di farlo da quando ti ho vista per la prima volta ieri mattina..» si limitò a dire Zayn puntando il suo sguardo in quello della ragazza che si aggrappò al bavero della sua giacca e si rituffò in quel bacio vorticoso che quasi le impediva di respirare.
Quando il cameriere portò a Zayn la sua ordinazione i due si misero a sedere uno di fronte all’altra in un tavolino nell’angolo della sala, proprio accanto alla vetrata che dava sulla strada.
«Ho davvero fatto sesso con un professore» esordì Megan appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo.
«Era bravo almeno?» domandò ironico Zayn, la nonchalance con cui la ragazza aveva cominciato il discorso avrebbe potuto colpire chiunque ma non lui.
«Si era appena laureato, insegnava lettere e aveva vissuto per tre anni in Francia» rispose Meg glissando sull’altra domanda e in qualche modo giustificandosi.
«Perché mi stai raccontando queste cose Megan?» chiese lui mentre strizzava la terza bustina di ketchup sulle sue patatine.
«Perché non ne ho mai parlato con nessuno veramente..» concluse Meg, era tornata ad essere la ragazza fragile ed indifesa che era scappata da quella festa.
«Per questo ti sei trasferita qui?» disse Zayn incoraggiandola a continuare il suo racconto, aveva capito che era quello di cui aveva bisogno in quel momento e si sentì un po’ spaesato per averle suscitato quella necessità.
«I miei genitori hanno dato di matto quando hanno ricevuto quella telefonata dalla scuola» cominciò Meg ridendo amara «..e hanno pensato bene che allontanandoci da Bristol ci saremmo allontanati anche da tutti i miei problemi»
«Secondo te come ha fatto Valerie a scoprirlo?» domandò Zayn prendendo un sorso dalla birra ghiacciata che era posizionata sul tavolo di fronte a lui.
«Credo le sia bastato andare a vedere la mia pagina facebook; è piena di gente che mi insulta, che mi dà della ‘puttana’ o della ‘troia’ » affermò Meg con lo sguardo perso nel vuoto stringendosi nelle spalle.
Era come se raccontando si estraniasse dal proprio corpo, come se tornasse indietro con la mente alla ricerca di ricordi neanche troppo lontani.
«Tu non hai idea di cosa significhi vivere soltanto per soddisfare le aspettative di qualcun altro. I miei genitori hanno programmato la mia vita da prima che nascessi: sapevano esattamente quali scuole avrei frequentato, quali voti avrei ottenuto, quali persone mi avrebbero accompagnato nella mia crescita. Ho vissuto per 17 anni una vita che non mi apparteneva, sentivo di poter soffocare da un momento all’altro» disse Megan stringendo i pugni sul tavolo; era debole, vulnerabile eppure voleva dimostrare al mondo tutto il contrario.
Proprio come aveva cercato di reagire alla monotonia della sua vita rifugiandosi in qualcosa di estremo.
«Stavo solo cercando una valvola di sfogo, ho cominciato a fare tutto ciò che sapevo loro non avrebbero mai approvato. Non giudicarmi, per favore Zayn» concluse con la voce che le tremava quasi implorandolo.
Zayn rimase in silenzio per qualche minuto con lo sguardo basso, poi prese dalla tasca del suo giubbotto delle banconote che lasciò sul tavolo accanto alla birra quasi vuota.
«Seguimi» disse rivolgendosi a Megan che completamente confusa da quella sua risposta si lasciò guidare dalla mano del ragazzo che aveva afferrato la sua correndo per le strade di Londra.
Non ci misero molto, poco dopo si ritrovarono in un'altra zona di Chelsea, una parte della città in cui Megan era sicura di non essere mai stata.
«Dove stiamo andando?» riuscì a domandare con il fiatone quando si fermarono di fronte ad una serie di abitazioni.
Lei si era appena aperta completamente e lui l’aveva a dir poco ignorata.
«Lì sopra» affermò Zayn sorridendo indicando con l’indice verso l’alto, nel punto esatto in cui i comignoli degli edifici di mattoncini in cotto si scontravano con il cielo nuvoloso e poi si avvicinò proprio ad una delle porte laccate di nero di uno degli edifici.
Quando entrarono nel complesso e cominciarono a salire le scale Megan si rese conto da subito di non trovarsi esattamente in una casa lussuosa e moderna come era quella di Liam, la sua e, nonostante non vi avesse mai messo piede, come scommetteva fossero quelle degli altri ragazzi del St. David’s College.
Salirono quattro rampe di scale, ad ogni piano le porte erano contraddistinte da lettere e numeri di metallo. Soltanto dalla 7B sentirono provenire dei rumori dovuti probabilmente a qualcuno che si stava preparando per andare al lavoro.
«Tu abiti qui?» gli chiese leggermente perplessa Megan quando si fermarono alla fine della salita davanti all’unica porta a non essere numerata.
Sul ballatoio accanto c’erano varie cianfrusaglie: due tavole da skateboard spezzate a metà, una pila di libri impolverati, vecchie casse di uno stereo, un frammento di uno specchio rotto.
«Già» confermò Zayn seguendo preoccupato lo sguardo di Megan su quelle vecchie cose «Ma non stiamo andando a casa mia, tranquilla» aggiunse con una strana nota di malinconia nella voce.
Megan si piegò sulle ginocchia e, mentre Zayn trafficava con qualcosa che teneva la porta chiusa, cominciò a sfiorare con la punta delle dita il legno rotto delle tavole, sentì l’odore della polvere farle pizzicare il naso, guardò il suo riflesso nello specchio e si rese conto che i suoi capelli erano tremendamente arruffati e di avere ancora il mascara colato per le lacrime sotto gli occhi.
Si accorse che Zayn non c’era più solo quando una folata di vento freddo proveniente dalla sua destra la colpì, la porta era stata spalancata e si apriva su un terrazzo scoperto non eccessivamente grande.
Megan varcò la soglia della porta e si ritrovò sul tetto dell’edificio, era disseminato di oggetti apparentemente abbandonati, somigliava più ad una di quelle aste di antiquariato che si tenevano la domenica mattina nel mercatino di Portobello.
Zayn si stava accendendo una sigaretta seduto su un vecchio divano di tessuto e aveva appoggiato i piedi un tavolino di fronte.
«So a cosa stai pensando» disse il ragazzo mentre Megan si affacciava cautamente al parapetto fatto di mattoncini, da lì riusciva a vedere i tetti di tutti gli edifici delle vicinanze.
Era l’alba, il cielo andava schiarendosi sempre di più, la notte era pronta per lasciare il posto ad un nuovo giorno.
«Ne dubito, nessuno lo sa mai» affermò Megan  sorridendo emblematica e girandosi verso di lui, i capelli le volarono davanti al viso per il vento che soffiava lì su.
Sentiva il suo sguardo addosso ed era una sensazione piacevole, la faceva sentire viva.
Improvvisamente la verità le si parò davanti agli occhi, lui non l’aveva ignorata.
«Non sono ricco» esordì Zayn quando Megan andò a sedersi accanto a lui «..mia madre ha cresciuto me e le mie tre sorelle da sola dopo che mio padre ci ha lasciati quando io avevo 10 anni» confessò ma fu interrotto da un dito della bionda che si poggiò delicato sulle sue labbra.
«Chi sono io per giudicarti, infondo?» domandò Meg sussurrando prima di sporgersi verso di lui e baciarlo di nuovo fino a perdere il fiato. 


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avevo scritto questo capitolo una prima volta, poi si è cancellato per qualche strano meccanismo del mio pc e ho dovuto riscriverlo di nuovo.
mi dispiace se aggiorno una volta ogni quattro mesi, sono pessima lo so, ma davvero cerco di fare del mio meglio.
spero che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere la mia storia, vi ringrazio ancora per tutte le recensioni e tutti gli apprezzamenti!
siete fantastiche 
inoltre vorrei ringraziare la mia migliore amica che mi sprona a scrivere questa fan fiction, che è disposta ad ascoltarmi parlarne per notti intere, che legge ogni capitolo in anteprima ed è sempre pronta a darmi consigli.
non so cosa farei senza di te!

passando al capitolo: questo è completamente incentrato su megan e zayn, mayn o zegan AHAHAHAHAHAHAH come volete
spero vi piaccia, come al solito fatemi sapere con una recensione se potete, mi farebbe enormemente piacere!
a presto,
xx. 
  
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