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Autore: Ninriel    16/11/2013    3 recensioni
Una ragazza snob, una madre inquietante e una casa da sogno. Questa è la vita di Allison. Ma non tutto è come sembra. Non se lei ha dei tatuaggi sulla schiena, tatuaggi che sono sulla sua pelle fin dalla sua nascita, e che nessuno si sa spiegare. Non se un giorno come gli altri appare un ragazzo che nessuno ha mai visto, che le fa scoprire un mondo un mondo misterioso, un mondo in cui tra bene e male non c'è più differenza. Non mondo in cui tutto è possibile. Il loro mondo.
--[DAL CAPITOLO 1 ]--
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò la schiena, riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, due arrotolate morbidamente sui fianchi.
[...] Quando le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle strane linee, così aguzze e impenetrabili, eppure così aggraziate: Ali.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lascia fuori tutto... cerca il collegamento con la coscienza della Dea... certo, la fa facile Rhao, non è lui ad essere osservato tipo salsiccia da ben due ragazzi arrapati.
Allison sbuffò, alzando gli occhi al cielo da sotto le palpebre, mentre provava inutilmente a concentrarsi, senza riuscirci.
Sentì distintamente uno sbuffo sommesso, provenire da un punto imprecisato alle sue spalle, ma finse di non sentirlo, per rafforzare quella che ormai non era altro che una recita.
-Hey Ally? Non vorrai metterci tutta la notte vero? Ho urgente bisogno di pisciare...- La voce annoiata di Trevor la costrinse a soffocare una risata, facendole andare la saliva di traverso. La ragazza sgranò gli occhi cominciando a tossire, incurante dell'espressione sorniona di Shon.
E già, perché anche lui era presente. Non avendo l'obbligo come per Trevor, che era il suo guardiano, Shon si era appellato fatto di essere il suo “promesso sposo” e  naturalmente l'antipatia che covava per Trevor lo aveva spinto a utilizzare come scusa il fatto di non poter lasciare i due da soli... come se avesse dimenticato che dormivano anche nella stessa casa tutte le notti.
Allison sbuffò, aprendo gli occhi. -Sicuramente non concluderò nulla se continuate a distrarmi. Prima Shon con le sue battutine idiote, e ora la tua vescica. Ti ricordo che fuori dal tempio ci sono tanti bellissimi alberi su cui puoi scaricare i tuoi bisogni primari... senza rompere la scatole a me!- concluse esasperata.
Era da due ore che provava a stabilire un legame costante con la Dea, legame che una volta creato avrebbe le permesso non di avere vere e proprie conversazioni con essa, ma di ricevere risposta ai propri interrogativi, oltre che percepire le sensazioni predominanti dell'elemento.
-Certo, ma gli alberi non saranno mai come i nostri cari water. Voglio tornare a casa!-Trevor la guardò implorante, come se lei potesse con uno schiocco di dita riportarli a casa, a Philadelphia.
Shon incrociò le braccia al petto con un sorriso beffardo. -Hai sentito custode? Il tuo guardiano vuole andare a casa... perchè non lo accontenti? Faresti un bel favore alla comunità. -Osservò ovvio, guadagnandosi un'occhiata velenosa da Allison che ormai pur  di non sentirlo parlare avrebbe fatto di tutto, ed uno sguardo annoiato da Trevor.
-Magari potessi tornare... sono sicuro che un po' di sano sesso mi farebbe bene per dimenticare tutta questa assurda storia. - Borbottò sottovoce.
Allison balzò in piedi, l'esasperazione alle stelle. -Per l'ennesima volta...Basta!- poi guardò il cielo, indecisa se fulminarli tutti e due con una fiammata o fare finta di nulla come negli ultimi venti minuti.
-Fuori. Subito. - Ordinò, con il braccio teso verso la porta d'ingresso, l'indice ad indicare il varco.
-Chiudete quelle bocche in qualsiasi modo, sul serio, ma chiudetele. Ho bisogno di concentrazione, e voi non siete di aiuto. - li sgridò, ottenendo un'alzata di spalle da parte di entrambi, che si additarono i come due bambini dispettosi.
-Dovrebbe scaricare la sua frustrazione sessuale.-
-Vuole solo portarti a letto, non l'hai ancora capito?-
-Voglio scoparla, è diverso. Non serve per forza un letto.-
-Non credo ti sopporterà per molto, quando sarete sposati.Non è una che si fa sottomettere facilmente, né tanto meno a letto. -
-Beh, non è un problema mio... l'importante è che sia buona a fare pompi...-
Allison sgranò gli occhi, non tanto esterrefatta per il linguaggio, quanto per il livello di assurdità che stava raggiungendo la conversazione. Okay, erano due adolescenti in preda agli ormoni, ma discutere come se nulla fosse di quelle cose, e di fronte a lei poi!
La ragazza rimase in silenzio, mentre i due continuavano a battibeccare, facendole pensare che se avesse chiuso gli occhi si sarebbe trovata in mezzo ad un litigio tra bambini di dieci anni, non diciassette.
Una fiamma si accese indisturbata sui pantaloni di Shon, allungandosi come una molla su quella di Trevor, guidata dallo sguardo di Allison.
Fu allora che i due si resero conto di ciò che stava succedendo, e provarono ad allontanarsi uno dall'altro, trovandosi attaccati per un lembo della stoffa di ciascuna verste da quello strano fuoco, che invece di espandersi e divampare restava fermo ma costante.
Un mezzo sorriso spuntò sul volto della ragazza. Il fuoco che teneva acceso non bruciava, ma poteva allungarsi e modellarsi nelle forme più disparate. Quel piccolo filamento si allungò ancora, legandoli petto contro petto. I due inciamparono nei propri piedi, e si trovarono lunghi distesi sul pavimento di legno, l'uno appiccicato all'altro.
-Allison! Staccami subito da questo troglodita!- Sbraitò Trevor facendo una smorfia disgustata, subito imitata dal figlio del Quy'Ohz.
-Già Allison, levami questo troglodita di dosso!- la incitò anche lui, scimmiottando la voce di Trevor.
La ragazza incrociò le braccia scuotendo la testa negativamente. -Non ci siamo ragazzi. - disse arricciando le labbra con una scherzosa smorfia contrariata.
-Dovreste avere un po di rispetto per la custode, non credete? -chiese poi, senza aspettare una risposta. -Facciamo così: o ve ne andate entro tre secondi, o vi ritroverete senza la possibilità di avere una famiglia, causa ustioni di terzo grado. Bene. A partire da ora avete tre secondi per sparire dalla mia vista, o i vostri vestiti non saranno gli unici ad andare a fuoco.- Concluse con voce seria come i sui occhi, diventati improvvisamente di ghiaccio,  ritirando i filamenti infuocati.
-Tre... - I due ragazzi si lanciarono un'occhiata staccandosi immediatametne, e rimanendo fermi per un istante davanti alla custode.
-Due...- Allison continuò implacabile il conto alla rovescia, ed il primo ad uscire dal tempio fu Trevor, che attraversò la porta stringendo i denti frustrato.
Non poter trattare Allison normalmente lo uccideva, ed era difficile trattenere battutine e osservazioni, magari in linguaggio scurrile, che a casa sua avrebbe  detto tranquillamente, mentre lì sarebbero state probabilmente interpretate male.
Devo chiedere a Rhao sei guardiani fanno voto di castità...
Il ragazzo fu tentanto di tornare indietro, afferrare Allison per un braccio, tirarla fuori dal Tempio, sbatterla contro un albero e...
Non facciamoci prendere la mano Trevor... non credo sia il caso... ti troverai una ninfetta come si deve e ti divertirai... dopo...
Altro problema era i desiderio costante, ormai fedele compagno. Era solo il secondo   giorno che stavano lì, e se all'inizio aveva creduto di trattasse di una conseguenza dell'averla vista quasi nuda, ora era certo di avere qualcosa di sbagliato.
Insomma, non era normale sentire costantemente impulsi poco consoni alle situazioni più disparate ma sempre uguali, e con un unica possibile interpretazione:
Aveva urgente bisogno di scopare.
 
* * *
 
Diamine. Ma cosa c'è che non va in me?
Allison strinse i denti frustrata, ponendosi inconsciamente la stessa domanda che Trevor si era posto prima di lei.
Era da circa un'ora che si era liberata dell'invadente presenza dei ragazzi, ma non sembrava essere cambiato molto. La sua testa continuava ad essere piena di pensieri di tutti i generi, mentre lei tentava di liberare uno spazio esiguo per la creazione di quel maledetto legame.
Se la giornata era cominciata male, venendo scaraventata giù dal letto con l'obbligo di cominciare subito ad adempiere al suo compito di custode, non prospettava di finire in modo migliore.
Allison lanciò uno sguardo scocciato al braciere di fronte al lei. Era seduta a gambe incrociate, ma dopo un'ora passata in quella posizione, le articolazioni protestavano peggio di quelle di una settantenne, e la ragazza si chiese come facesse chi praticava yoga.
Si alzò con uno sbuffo, utilizzando come sostegno il grande braciere bronzeo, mentre si assicurava di avere ancora le ossa allo stesso posto.
No, decisamente gli sport e cose simili non fanno per me.
Si poggiò con ambedue i gomiti sullo spesso bordo color ruggine del braciere, valutando seriamente la possibilità di arrendersi, mentre il suo sguardo si perdeva nelle volute vermiglie della piccola fiamma al centro.
Quasi non si accorse di essere caduta in uno stato di trance. Il fuoco, piccolo in confronto all'ampio spazio concavo del braciere, si agitava secondo un registro proprio, senza badare agli spostamenti d'aria, ma comportandosi come una creatura viva.
Quelle spirali, quei piccoli sbuffi bollenti, le volute scarlatte che si innalzavano lente e costanti, tanti piccoli segnali che a chiunque altro sarebbero passati inosservati, ma in cui Allison leggeva un messaggio scritto in lingua arcana, più antica ancora di quella delle ninfe, più della Grande Guerra, più della creazione. Quella era la lingua degli Dei, dei creatori dell'universo e della vita, dei sovrani di tutto; Di coloro che avevano le redini di tutto.
Il fuoco chiamava Allison, invitandola ad immergersi nella propria essenza, a lasciarsi dominare dal suo calore, e guidare dalla sua coscienza antica. Perchè loro due erano uguali, ma se il fuoco si trovava nella sua forma più libera e primitiva, Allison era costretta in carne calda e pulsante.
Nelle sue iridi vermiglie si riflesse la piccola fiamma oscura, e la ragazza si ritrovò quasi contro la sua volontà avvolta in quelle spire incandescenti, che mai come in quel momento le sembrarono qualcosa da temere.
Tutte le sensazioni familiari che solitamente provava quando parlava con la  Dea non c'erano, sostituite da lingue di fuoco freddo che le penetrarono nelle ossa.
La dea la stava avvisando che sotto l'apparenza tutti avevano un “lato oscuro” e anche gli elementi non facevano differenza. Le stava facendo capire che al contrario di umani e delle ninfe, costretti in una forma ristretta, gli elementi erano l'essenza primordiale, e se scatenata la loro ira poteva essere letale.
Una scossa attraversò il corpo della ragazza ripercuotendosi nella sua testa, e facendola sentire come se qualcuno l'avesse allargata a forza, liberando un immenso spazio vuoto subito riempito da quella coscienza sconosciuta.
Allison si portò la la testa tra le mani, raggomitolandosi sul pavimento mentre riprendeva improvvisamente possesso del proprio corpo.
Si sentiva formicolare, ogni rumore era improvvisamente amplificato, e sembrava che non fosse l'unica a vedere dai suoi occhi, come se ci fosse stato qualcun'altro a guardare insieme a lei.
Fu un'istante, e poi tutto tornò come prima. La ragazza si alzò in piedi ancora frastornata, increspando le sopracciglia mentre i puntini colorati che le appannavano la vista si dissolvevano, come strofinati via da una spugna.
Allison diede un'ultimo sguardo alla fiammellina all'apparenza indifesa, che ardeva nel braciere, e uscì dal tempio con passi incerti, una comica imitazione della sera prima. Il legame era stato creato finalmente, ma non si sentiva diversa come aveva creduto, eccetto forse per una sensazione non propriamente gradevole, ma neanche maligna.
La ragazza avvertiva i pensieri confusi, concetti astratti  di una profondità tale che una mente normale non avrebbe potuto comprenderli neanche volendo. Tutte queste sensazioni erano appannate, come coperte da un foglio di carta lucida che permettesse di afferrare solo i concetti principali e più importanti. Cercò di ignorare quel mormorio confuso nella testa, scoprendo che bastava un semplice sforzo di volontà per liberarsi dell'unica traccia palpabile del legame. Sorrise, per una volta soddisfatta di sé stessa.
C'è l'ho fatta finalmente. Ora l'unica cosa che mi ci vuole è un bel bagno. Caldo magari.
 
* * *
 
-E quindi...- Allison dondolò da un piede all'altro, imbarazzata.
Sinzie la guardò in attesa. -Se ti vuoi fare il bagno devi spogliarti, Allison.- le ricordò  amorevolmente, e la ragazza arrossì impercettibilmente. 
-é solo che... quando ho detto che avevo bisogno di un bagno non credevo mi avreste accontentato... qui è tutto così diverso..- puntò lo sguardo sul'acqua limpida del piccolo torrente che da quanto aveva capito era usato anche come lavanderia.
La donna ridacchiò -Guarda che anche se abbiamo usanze diverse, non vuol dire che non ci laviamo. Ed ora su, spogliati. Fra poco comincerà ad arrivare gente, e ci sarà un trambusto che neanche immagini. - Aggiunse.
Allison arrossì di nuovo -Okay...- era in imbarazzo a spogliarsi davanti ad un'estranea, ma non aveva altra scelta,  e non voleva sembrare schizzinosa o timida chiedendole di girarsi. Slacciò  velocemente il vestito, lasciandolo cadere sull'erba insieme agli slip, unico indumento proveniente dal suo mondo a cui non aveva potuto rinunciare.
Si veloce nell'acqua, dai piedi al collo, lanciando un gridolino per il contatto della pelle con quella temperatura artica. -O mio dio è gelida! Ma come fate?- la debole corrente le faceva scorrere l'acqua sul petto e tra le gambe, provocandole una sensazione  molto piacevole.
Sinzie scoppiò a ridere. -A quanto pare siete molto più avanti di noi da questo punto di vista. - constatò divertita, mentre la ragazza decideva se saltare fuori dall'acqua o costringersi ad restare immersa. In ogni caso anche se fosse rimasta dentro si sarebbe visto comunque tutto, quindi meglio fare buon viso a cattivo gioco.
-Sinzie..-
-Si?- la donna si sedette su un tronco poggiato orizzontalmente sul terreno, dove aveva appoggiato anche i vestiti della ragazza.
Allison tentennò.- Posso riscaldare l'acqua? Giusto un poco...- chiese per assicurarsi di non infrangere nessuna regola del popolo, e venne accontentata con un cenno positivo.
Piccole bolle incresparono la superficie cristallina, rendendo il torrente come una piccola sauna. La ragazza sospirò di piacere, immergendo la testa sotto l'acqua, e lasciando che i suoi capelli seguissero la corrente, in una cascata nera.
Riemerse dopo pochi istanti, cercando di posizionare i lunghi capelli sulla curva dei seni, in un tentativo almeno minimo di coprirsi.
-Hai finito?- Sinzie la guardò in attesa, con un telo dall'aspetto rozzo posato sulle ginocchia.
Allison dovette fare una faccia disperata, poiché la donna sorrise. -Okay, ho capito. Ti
do un'altro minuto. -
La ragazza si immerse nuovamente. L'acqua non sarà stata il suo elemento, ma di sicuro ciò non comportava incompatibilità.
Improvvisamente uscì fuori sputando acqua, colta da un pensiero fulminante.
-Sinzie, sei sicura che nessuno ci stia guardando?- La donna si stinse nelle spalle. -Non ci sono mai certezze. Diciamo che ci affidiamo al buon senso di una persona...ma non ti posso garantire che mio figlio non sia tra quei cespugli. -Affermò indicando delle piante a pochi metri da loro.
Allison fece una smorfia, infastidita. In quei momenti sentiva la mancanza di un soffitto e quattro pareti, oltre che una casa decente. Per carità, non che disprezzasse  vivere immersa in quella natura quasi incontaminata, ma le sembrava ancora surreale trovarsi in quella situazione. Fu tentata di chiedere se almeno avessero qualcosa di simile ad una cucina, ma pensò che Sinzie avrebbe potuto interpretarla come un'offesa.  
-Chi sono Kalina e Finne?- si accontentò di chiedere invece, cambiando argomento e soffocando un'ondata di fastidio nel pronunciare quei nomi, che aveva sentito da Rhao mentre sgridava il ragazzo la mattina prima.
La donna sospirò. -Sono due delle tante ragazze di Trevor. - ammise, e sembrò dispiaciuta di quella domanda.
Non era strano che un ragazzo adolescente giocasse con più di una preda, e Shon tra i ragazzi del villaggio era diventato uno dei più conosciuti per la sua “stonzaggine”. A volte arrivava a casa con due o più ragazze, e Sinzie era costretta a ordinargli di sfogare i suoi istinti fuori da casa, dove non avrebbe dato fastidio e avrebbe avuto sicuramente molto più spazio per “rotolarsi sull'erba”.
Allison emise un verso disgustato, nel sentire questi particolari. -Credo.- cominciò -Che tuo figlio sia il prototipo di peggior ragazzo. - affermò, mentre si strofinava le braccia e le gambe con l'acqua.
Sinzie accennò un sorriso. -Te ne dò atto. Ma credo anche che Trevor sia dello stesso genere di mio figlio. -aggiunse, ridendo nel vedere la faccia stupita di Allison.
-Trevor è... un gran bastardo, sì. - convenne unendosi alla sua risata. -Ma sa essere anche molto dolce. Davvero tanto dolce. É strano come una persona possa avere tanti aspetti.-  agitò le braccia nel torrente, inarcando la testa all'indietro, fino a trovarsi con la nuca immersa.
-Beh, non dubito che sia un buon fidanzato.- Rise la donna.
Allison sgranò gli occhi a quell'affermazione troncando la risata a metà, e sollevando la testa di scatto, senza sapere se interpretare la frase come una semplice constatazione o una frecciatina rivolta  a lei, ma Sinzie le sorrise togliendola dall'imbarazzo.
-Non dubito che tu abbia una vita nel tuo mondo, e ad un occhio attento non sfugge la tua sintonia con Trevor. Mi spiace che sia venuta fuori questa cosa del dover sposare Shon. -Affermò con espressione sinceramente dispiaciuta.
La custode si strinse nelle spalle. -Trevor è quello che ho sempre cercato... ed anche io ho un ruolo simile al suo nel nostro mondo, perciò sarà strano dover dividere il letto con Shon quando sarò qui, e con lui quando sarò lì.- cercò di prendere la cosa con leggerezza, essendo il più sincera possibile. -Potresti passarmi il telo?- chiese uscendo dall'acqua. Sinzie si alzò, porgendole la stoffa ruvida non appena fu fuori, e la ragazza ci si avvolse storcendo le labbra nel sentirla pungerle la pelle.
Poi la donna si girò improvvisamente verso di lei, come dopo aver avuto un'illuminazione.
-Sei vergine Allison?-
La ragazza arrossì, scuotendo la testa. -Io... no, cioè, sì.- balbettò, presa completamente alla sprovvista dalla domanda. Estremamente personale. Fin troppo, anzi. Pensò poi.
Sinzie sospirò soddisfatta. -Avrai immaginato che in tal caso sarebbe stato un bel problema. Qui ci si mantiene pure fino al matrimonio.-
La ragazza annuì -Si... infatti. Però voi vi sposate molto prima di noi. Diciamo che le due usanze sono... equilibrate.- lasciò cadere la tela che la avvolgeva, afferrando velocemente gli slip, mentre sentiva lo sguardo di Sinzie scorrerle impudente sul corpo. -Sei molto bella. -Constatò senza imbarazzo.
Allison si cinse i seni con le mani. -Grazie, ma anche tu non sei da meno... e non reggo il confronto con molte delle ragazze che ho visto qui. -Minimizzò.
Lei le porse le vesti, dopo averci lanciato un'occhiata veloce. -Shon è molto preso da te. -Rivelò sorridendo sorniona. -Ieri quando è rientrato a casa era molto tardi, ed ero fuori a prendere la roba che avevo lasciato ad asciugare, quando ho sentito le voci di due ragazze che si allontanavano.  -Ridacchiò. -Discutevano sul fatto che non le avesse soddisfatte entrambe... durante il loro incontro. Che sembrava come distratto.-
Allison sbuffò. -Shon è molto bello, esattamente il genere che piace a me, e non ti mento quando ti dico che non gli sono indifferente dal punto di vista fisico, ma per il resto è veramente troppo pieno di sé. Peggio di Trevor, il che è tutto dire. -
Finì di infilarsi il vestito, allacciandolo alla meglio, e lasciando cadere i capelli bagnati sulla schiena. -Okay, ora che si fa?-
 
* * *
 
Pov Shon
Quella ragazza è insopportabile. Ma chi si crede di essere. Mi appoggiai al tronco della quercia, graffiandomi la schiena. Finne doveva arrivare a momenti, ma nel frattempo la mia mente vorticava verso la custode. La mia futura moglie. Allison.
Ma che nome è, poi. Dovevo ammettere però che era carina. No, proprio bella. E provocante, altroché. Con quelle gambe lasciate scoperte dall'abito poi...
Immaginai come sarebbe sto sentirla gemere sotto di me, urlare il mio nome, sentire il suo corpo voglioso accogliermi. Sarebbe stata perfetta, e non vedevo l'ora di averla.
L'unica cosa che mi lasciava perplesso era il suo carattere. Troppo indipendente. La mia mente cominciò a elaborare gli scenari più svariati, collocando me e lei nelle posizioni più impensabili.
Un fruscio mi fece alzare lo sguardo. -Hey Shon- La voce di Finne mi riscosse dai miei pensieri. -Ciao piccola.-  La mia voce risuonò vogliosa alle mie stesse orecchie, forse a causa delle seghe mentali che mi stavo facendo un attimo prima. Lei sorrise socchiudendo gli occhi,  avvicinandosi a me, ancheggiando al pari di una meretrice. Sapeva che i nostri incontri vertevano su una sola cosa, sembrava non curarsi del fatto che la usassi solo per piacere.
Il sole del primo pomeriggio colpì la sua figura snella e formosa per un ultimo istante, mentre entrava nell'ombra dell'albero a cui ero ancora appoggiato, in attesa.
Non ero io a dover andare da lei, e lo sapeva. I capelli biondi lunghi fino alle spalle si  muovevano al ritmo dei suoi passi, ed alcune ciocche si posavano davanti agli occhi, costringendola a scostarle con uno sbuffo.  Socchiusi e labbra, immaginando l'amplesso che sarebbe seguito, e sorridendo strafottente mentre fissavo gli occhi marrone chiaro di lei, coperti da lunghe ciglia.
Un passo. Due passi. Tre...
Cazzo... al diavolo i preliminari e tutto, io me la scopo contro l'albero. L'afferrai veloce per le braccia, invertendo le posizioni senza curarmi del suo gemito di dolore quando sbatté contro la corteccia. Le mie labbra cercarono le sue, in un gesto abituale, senza sentimenti. Le gemette di nuovo, questa volta di piacere, sentendo la mia irruenza. Si aggrappò con le gambe al mio bacino, e le nostre intimità si scontrarono facendoci ansimare.
 
* * *
 
Shon ansimò insinuando una mano sotto la veste della ragazza, e spingendola contro il tronco. Finne si spinse di nuovo contro di lui, in una serie di movimenti a scatti che rischiarono di farlo impazzire. -Shon...- La ragazza ansimò il suo nome, ma il ragazzo si ritrasse di scatto, lasciandola immobile e vogliosa.
 
* * *
 
Un clangore di spade e voci concitate giunse alle orecchie di Allison. Un momento...Spade? Le ninfe erano un popolo arretrato, e l'unico metallo che aveva visto era quello del braciere in cui era custodito l'elemento, in quel momento sotto il suo sguardo.  La ragazza  interruppe la contemplazione del fuoco, con una smorfia infastidita. Era rilassante percepire l'immenso scorrere di pensieri della Dea, sentirsi come una piccola stella nel mezzo di una galassia, come se fosse stata circondata da una campana di vetro, e tutti i suoni del mondo vero, quello intorno a lei, giungessero attutiti.
Dopo il bagno Sinzie era tornata a casa sua, dicendole che le sarebbe convenuto tornare al tempio e cercare di stabilizzare il legame. Ancora per un paio di giorni massimo  sarebbe stata libera, poi Rhao avrebbe compiuto una cerimonia che le conferisse definitivamente il ruolo di Custode, e quindi di protettrice del villaggio, portavoce della Dea eccetera. Era da diciotto anni che il popolo non aveva una custode, e il villaggio sarebbe stato meta di molti viaggiatori quando la notizia si sarebbe propagata.
Nuovi schiamazzi, più forti, la convinsero ad uscire dal tempio per capire cosa stesse succedendo. Qualche bambino starà litigando Pensò.
Di certo non era preparata a ciò che avrebbe trovato. Si bloccò sull'uscio del tempio, bloccata da Trevor,  a coprirle  la visuale con un'espressione allarmata. -Che cosa...-
Lui scosse la testa. -Non ne ho idea. Rhao mi ha trascinato qui senza spiegarmi nulla. Credo sia grave.-
La ragazza sbuffò, tentando di spostarlo. La voce decisa di Rhao le giunse all'orecchio, impegnato in un'accesa discussione con qualcuno che la ragazza non riusciva a vedere, forse più di una persona a giudicare dalle molteplici voci profonde.
Le parve anche di udire lo scalpiccio di alcuni zoccoli, ma credette di essersi sbagliata. Dopo tutto lì ad Ascabryh non aveva visto animali d'allevamento, e aveva ragione di credere che non ne esistessero, che la carne che mangiavano fosse di selvaggina.
-Trevor spostati!- intimò al ragazzo, tentando di sporgersi per capire cosa stesse succedendo. Lui si strinse nelle spalle con espressione vagamente dispiaciuta. -Non posso. Rhao mi ha ordinato di farti restare dentro al tempio a costo della mia stessa vita.- affermò, e la ragazza tentò nuovamente di aggirarlo, ma senza risultato,  perché le sue braccia la strinsero contro di se impedendole di muoversi.
Allison sgranò gli occhi. -Mollami!- esclamò, tempestandolo di pugni sul petto, e facendo sì che sulle sue labbra spuntasse un sorrisetto. -Nulla da fare, mi spiace. -
La custode prese un respiro profondo. -Se non mi lasci...-
-Se non ti lascio cosa? Mi meni? O mi lanci una delle tue fiammate?-
La ragazza scosse la testa lentamente. -Veramente, - espirò -Io avevo intenzione di fare questo.-  Sussurrò.
 Si avvicinò alle labbra di lui, notando come il suo sguardo fosse diventato attento, e come stesse seguendo i suoi movimenti. Pochi millimetri la separavano da lui, e nonostante la situazione entrambi desideravano quel momento.
Poco prima che le loro labbra si toccassero nel contatto tanto agognato, lei si ritrasse con uno scatto,mollandogli un ginocchiata e sussurrandogli all'orecchio uno scusa molto poco pentito, mentre scivolava via dalla sua stretta, sgattaiolando fuori.
Ancor prima di rendersi conto di cosa stesse facendo si ritrovò accanto a Rhao. L'uomo la guadò sorpreso arrabbiato e rassegnato per una frazione di secondo, per poi rivolgere nuovamente l'attenzione agli uomini di fronte a lui.
Anche Allison puntò lo sguardo su di loro, curiosa.
La prima cosa che notò, fu che erano in cinque. Tutti vestiti con casacche scure,  ed i cavalli che prima aveva creduto di sentire,  al fianco di ognuno di loro.
Erano tutti uomini tra i venti e i trent'anni, i lineamenti marcati ed i capelli chiari.
Anche loro squadrarono Allison, ed una lenta soddisfazione si estese sui loro volti.
Uno di loro, quello più alto, mosse un passo avanti, e Raho subito si parò davanti alla ragazza, che però lo scostò con fermezza, avanzando a su volta.
L'uomo chinò la testa in segno di rispetto. -Siete la custode?- chiese poi. La sua voce era profonda e calda, il tono pacato, gli occhi azzurri come il cielo in netto contrasto con quelli blu di lei.
Allison annuì. -Sono io.- Si stupì del tono sicuro con cui rispose, e dalla propria tranquillità.
L'uomo sorrise. -Ci manda Kaa. - 





Nota d'autrice
Heylaaaaa ciao a tutte :-) Come butta? 
Vi è piaciuto il capitolo? Diciamo che sono abbastanza soddisfatta di come è venuto. e stavolta sono stata puntuale u.u 
Sinceramente non so che dire... Beh, vi ho regalato un visione piuttosto superficiale dal punto di vista di Shon, e credo che questo abbia contibuito ad accentuare il vostro giudizio negativo su di lui... e qualche scena hot che spero non vi sia sembrata eccessiva, considerao il rating della storia. E poi sono arrivati questi miteriosi cavalieri... chissà cosa succederà... e vi assicuro che io ancora non ne ho idea ;-)
Bene, ringrazio per le recensioni
BlueBerries98 (la mia fedele ex-Roberta Styles Cannavo) e  Giuli_97 . Spero che vi vada di lasciare una RECENSIONE, anche un  commentino piccolo piccolo va bene lo stesso, sia chiaro. 
Credo di aver detto tutto, e scusatemi gli errori di ortografia e non, che probabilmente troverete. 
Alla prossima settimana, 
Ninriel-
  
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