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Autore: _Frency_    17/11/2013    4 recensioni
In una giornata come tante le vite dei Tokio Hotel vengono stravolte da una notizia inaspettata: li aspetta il duetto con una cantante semi-sconosciuta per incidere la colonna sonora di un film recentemente uscito nelle sale cinematografiche. La cantante in questione è Kerli, ragazza dalla personalità stravagante e decisamente folle. A che cosa porterà questa forzata -e improbabile- collaborazione? I nostri idoli si destreggeranno tra posizioni da prima donna usurpate, vestiti di frusciante tulle, serate all'insegna del divertimento più sfacciato e una scadenza: marzo. Cinque mesi, centocinquanta giorni che a seconda dei casi appariranno infinitamente lunghi o terribilmente brevi. Il successo più assoluto sarà la ricompensa... ma se non dovessero farcela?
Dal testo:
[...] I suoi amici e suo fratello sapevano benissimo da cosa era provocato tutto quell’ astio: un’altra cantante – donna, per giunta! – che si intrometteva nel suo territorio, nella sua band. Una ragazza che non poteva fare a meno di vedere come una possibile minaccia, un pericolo. [...]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricami sul Cuore.'
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Capitolo 17: Can You Stand The Pain?
 
 
A lei, che è indomabile e libera come il vento.
A lei, perché con lei incomincia tutto.


Lo puoi sopportare il dolore?

Tom era bravo. Eccezionalmente bravo quando si trattava di nascondere i propri dubbi e le proprie incertezze. O almeno, prima era così. Dopo un vento dapprima dolce e profumato lo aveva strappato dalle catene che lo tenevano saldamente con i piedi per terra. Lo aveva cullato tra le sue amorevoli braccia, gli aveva sussurrato calde parole d’amore. Gli aveva mostrato una parte di sé che nemmeno lui conosceva. L’aveva aiutato a scoprirsi, ad allentare quel nodo di paure che aveva stretto attorno al proprio cuore. Aveva sbriciolato ogni sua barriera tra le dita, costringendolo a mostrarsi per ciò che era veramente. Ma poi quel vento si era fatto una gelida bufera che aveva dovuto attraversare da solo, e che lo aveva pesantemente riportato alla realtà. Privo di riparo alcuno, sperduto e infreddolito nel cuore e nell’animo. E la realtà era apparsa proprio così al ragazzo: fredda.

Perché senza il suo sorriso a riscaldarla.

Vuota.

Perché lei non era lì, al suo fianco, come invece avrebbe dovuto essere.

Calma.

Perché non c’era la sua turbolenta figura ad animare ogni cosa.

Perché lui l’aveva lasciata con una muta promessa celata dietro un unico sguardo. Perché quegli occhi pieni di speranza – tutta la speranza che celava in fondo a quegli specchi smeraldini sembrava aver abbandonato il suo corpo, per andare a rifugiarsi solamente nei suoi occhi chiari – lui non gli aveva mai dimenticati. Dopotutto, come avrebbe potuto? Lui, che di quello sguardo si era innamorato.

Lo puoi sopportare il dolore?

Bill era sempre stato un unico sorriso caldo e ammaliante. Era sempre stato al centro dell’attenzione, e non aveva mai dato segno di dispiacersene. Anzi. A Bill il palcoscenico – con la sua luce abbagliante, la sua realtà fatta di scintille e appalusi – era piaciuto fin da subito. Fino a che i sorrisi si erano fatti falsi e gli occhi sofferenti. Perché ogni cosa aveva un prezzo, e lui cominciava a scontarlo adesso, sempre che quel pagamento non fosse iniziato sino dal primo momento in cui i suoi piedi si erano posati con sicurezza sul palco.

Lo puoi sopportare il dolore?

Aveva sempre cercato, forse involontariamente o forse no, di evitare anche ai suoi compagni quella strana sensazione di spossatezza, frustrazione e stanchezza. Per certi versi vi era riuscito: se lui catalizzava l’attenzione, se lui attirava su di se i pettegolezzi e le malelingue, chi avrebbe fatto caso a quei piccoli dettagli che rendevano umani e speciali i suoi amici? Chi avrebbe mosso critiche verso suo fratello o i suoi compagni, mandandoli in pasto ai mass-media senza ripensarci due volte, se lui al macello ci andava volontariamente? Se lui si rendeva anormale, se lui si rendeva strano ed unico, se lui si esponeva – seppur con le sue fragilità e le sue debolezze ben celate –, se lui si rendeva stuzzicabile, avrebbero lasciato senza fiato lui. E in pace gli altri. In tutto l’egocentrismo, l’egoismo e l’esuberanza di quei spesso l’accusavano, c’era in realtà un fondo di altruismo puro e inattaccabile. C’era amore. Quello stesso amore che ora gli rendeva insostenibile la situazione. Come poteva uscire allo scoperto, senza creare eccessivo scalpore? Lui non voleva più fingere: voleva baciare la sua donna sotto la luce del sole, stringerla a sé senza dover temere paparazzi e flash improvvisi. Quelle luci e quei clangori così famigliari che adesso però cominciava a odiare. Perché lui attirava voci e chiacchiere semplicemente schioccando le dita, e non desiderava affatto che in quel girone di malignità fosse implicata anche lei. Non lei, non la sua bambola di porcellana. Non lei, la ragazza che voleva al suo fianco, ma che voleva anche proteggere ad ogni costo.

Lo puoi sopportare il dolore?

Kerli lo aveva trovato così, quella sera: seduto sul divano con le lunghe gambe strette al petto, gli occhi lucidi e i capelli scompigliati malamente. Affranto. Come poche volte lo aveva mai visto. Sul pavimento erano dispersi numerosi fazzoletti stropicciati e appallottolati. Kerli scosse il capo, mentre gli andava in contro e lo abbracciava, tenendolo stretto al suo petto e cullandolo dolcemente. Stupì sé stessa di quell’azione, così naturale e intima. Non era mai stata cresciuta tra caldi abbracci, ma sapeva che sapevano essere una medicina assai efficace. Perlomeno, l’unica che lei avrebbe desiderato in un momento di sconforto. E Bill, in quel momento, sembrava molto avvilito.
Si sfilò le scarpe, accucciandosi accanto al ragazzo, e si scostò i capelli su una spalla, permettendogli così di appoggiare il viso nell’incavo tra il collo e la spalla.

-Ne vuoi parlare?- domandò semplicemente.

In futuro, si sarebbe certamente ricordata che, se una domanda simile con un ragazzo normale era solo un incentivo a confidare le proprie angosce in maniera restia e diffidente, con un soggetto come Bill suscitava esattamente l’effetto sperato. Lui parlava, senza timore o remore, e senza la benché minima intenzione di fermarsi. Come un fiume a cui si rompevano gli argini, dava sfogo a tutto ciò che lo assillava, tagliava uno ad uno tutti quei lacci che gli imprigionavano il cuore.

-Io non voglio rischi per la tua reputazione, non voglio che ti etichettino come una ragazza… facile, lasciatasi coinvolgere sul lavoro da qualcosa di sconveniente. Non voglio che ti definiscano solo una storia senza significato. Non voglio che opportunisti del cazzo facciano soldi sulla nostra storia. Su di noi. Io non voglio coinvolgerti, capisci? Io voglio solo il meglio per te- le confessò, mentre la sua voce si faceva man mano più ferma e le mani smettevano di tormentare quel fazzoletto, già ridotto a brandelli.

Kerli, inaspettatamente, sorrise. Un bel sorriso, candido e sincero.

Fiducia. Gioia. Sentimento.

-Bill- lo chiamò, obbligandolo a non smettere di guardarla.

-La mia reputazione non corre rischi per il semplice motivo che, forse, non ne ho mai avuta una. Io non sono una storia senza senso e lo so, per questo non potrebbe toccarmi in nessun modo una fandonia simile. Non mi interessa quello che gli altri diranno. E io voglio essere coinvolta, perché sei tu il meglio per me- gli disse.

E la sua voce era ferma, risoluta. Non era la voce di una ragazzina, era la voce di una donna, che nel suo piccolo lottava contro tutto ciò che le impediva di scrivere “E vissero per sempre felici e contenti” sul libro dove era scritta la sua storia.
Bill si era allungato verso di lei e le aveva sfiorato le labbra, ancora spiegate in un morbido sorriso, prima di ritrarsi bruscamente. Kerli gli aveva lanciato un’occhiata stupita, incredula di quel comportamento scostante.

Lo puoi sopportare il dolore?

-Reginetta, che succede?- domandò, cercando nuovamente di stringere la mano del ragazzo tra le sue. Lui, però, si scostò nuovamente, come se si fosse scottato. A quel punto, però, fu lei a squadrarlo con diffidenza, come se tutt’a un tratto nemmeno lei sapesse cosa aspettarsi.

Reginetta.

Lo aveva chiamato così la prima volta che si erano incontrati. Lo aveva sbeffeggiato, lo aveva deriso, aveva soppesato con indifferenza la possibilità di lavorare con loro. Si erano scontrati più volte prima di riuscire realmente ad incontrarsi.

Con il corpo, con il cuore, con la mente.

E adesso che quanto aveva di più prezioso al mondo le sedeva di fronte, aveva paura. Paura di avere fatto un passo falso, di essersi lasciata andare troppo. Paura di aver dimostrato una sensibilità che avrebbe fatto meglio a tenere per sé.

Oh. È per questo.

-Io mi fido di te- sentenziò lui, lasciandola sorpresa per l’ennesima volta durante quella serata.

-Tu adesso devi fidarti di me- proseguì poi, piantando i suoi occhi scuri nelle sue iridi cineree.

Senza scampo.

Tu adesso devi fidarti di me.

Fiducia. Amore.

-Mi fido- sussurrò, anche se un tremito interiore la scuoteva lievemente, portandola istintivamente a stringere le braccia al petto.

-Raccontami- disse lui con risolutezza. Del ragazzino incerto e angosciato che lei aveva accolto tra le sue braccia non vi era più nemmeno
l’ombra. Davanti a lei aveva un ragazzo sicuro di sé, che voleva delle risposte. Risposte che lei sapeva di dovergli dare, ma che non era certa di volergli fornire.

Puoi sopportare il dolore?

-Mi dispiace tanto Bill- mormorò, abbassando lo sguardo pieno di vergogna.

Nonostante non riuscisse a vedere il volto del ragazzo era quasi certa che avesse sospirati impercettibilmente, come a volersi preparare al peggio.

-Non volevo ferirti, non volevo impensierirti- sussurrò.

-Io volevo solo… Non lo so neanche io, è questo il punto!- sbottò alzandosi di colpo, ancora scalza, venendo però subito fermata dalla presa ferrea del ragazzo sul suo polso.

Kerli aveva gli occhi socchiusi e continuava a rifuggire il suo sguardo, quasi spaventata.

-Non scappare, ti prego. Ricordi? Io mi fido di te e tu… Tu mi hai giurato lo stesso- le rammentò lui, addolcendo la presa sul suo braccio e accarezzando piano la pelle chiara del polso, per scendere poi lungo la mano, intrecciando le sue dita con quelle della ragazza e conducendola nuovamente verso di lui. La ragazza respirò a fondo, cercando di calmarsi.

-Non mi giudicherai, vero?- domandò, tornando a scrutarlo nuovamente.

Non potrei mai.

-No- la rassicurò, posandole un braccio attorno alle spalle e cercando di trasmetterle tutta la sua sicurezza.

-Mi sceglierai ancora ogni giorno, tutti i giorni, anche se ti lascerò conoscere un’altra parte di me? Continuerai a fidarti di me?-

Continuerai ad amarmi?

-Sì-

E Kerli aveva chiuso gli occhi, aveva stretto la mano a Bill, come a voler mantenere un concreto appiglio alla realtà, e si era umettata le labbra. Poi aveva incominciato a raccontare, rendendosi conto di quanto in realtà fossero simili anche sotto quell'aspetto.

-Tu sei un ragazzo meraviglioso, lo sai? Sei perfetto. Ecco come mi sei apparso la prima volta che ti ho visto. Perfetto. Inarrivabile. Non sarei mai stata al tuo livello – famosa, acclamata, amata –, eppure la parte più remota della mia coscienza sapeva che avrei potuto farcela. Io lo sapevo. Tu incarnavi tutto ciò che io potevo solo sognare, perché tu eri riuscito dove io, invece, avevo ottenuti risultati solo per metà. E ti odiavo perché tu non mi avresti mai considerata abbastanza, tu non mi avresti mai apprezzata per com’ero veramente. Questo l’ha appurato la nostra prima chiacchierata- spiegò lei.

Bill lo ricordava bene quel primo, impacciato e ruvido approccio.

-Ascoltami bene, perché non voglio ripetermi in seguito: noi siamo qui per lavorare e per farlo nel migliore dei modi, e non intendo certo che una smorfiosa platinata di prima categoria mi metta i bastoni tra le ruote. Sono stato chiaro?-
-Oh, la reginetta si è arrabbiata! Sei stato cristallino, ma adesso sono io che metto in guardia te: sono abituata a destreggiarmi con persone egocentriche ed imprevedibili come te, perciò stai pur tranquillo che non ti renderò la vita facile. Ah, e per la cronaca: anche io ho a cuore il mio lavoro, e ci tengo farlo al meglio-

Il ragazzo sorrise quasi involontariamente, ma lo sguardo serio di lei lo riscosse bruscamente, costringendolo ad accantonare quei piacevoli ricordi che, alla luce di quanto era poi successo e di quanto gli stava raccontando lei, assumevano un significato tutto diverso.

-Io ti avrei colpito, in qualsiasi modo, ma ti sarei rimasta impressa nella mente-

Su questo non ci sono dubbi...

-Ti avrei dimostrato quanto valevo. Ti avrei umiliato, ti avrei guardato dall’alto in basso con sprezzo, proprio come tu facevi con me. Ti avrei spezzato, ti avrei corrotto anche la mente se lo desideravo-

Sei riuscita anche in questo, puoi starne certa.

-Poi però le cose hanno preso una piega che non avrebbero dovuto neanche lontanamente seguire. Tu stavi diventando umano, nei miei confronti. E io rischiavo di impazzire, perché la tua voce mi seguiva ovunque, soprattutto dopo la prima volta che abbiamo duettato insieme- ammise, mordendosi il labbro inferiore con forza, come a voler sopprimere parole eccessivamente sconvenienti.

-Non hai idea di che magia tu riesca a creare semplicemente cantando. Penso che all’inizio di tutto ci sia stato questo: la tua voce. Così ammaliante, seducente e vicina. Mi sono innamorata della tua voce ancor prima di innamorarmi di te. Ho amato la tua voce, i tuoi occhi caldi e profondi, le tue mani affusolate e curate, così stranamente simili alle mie e allo stesso tempo così diverse- continuò lei, imporporandosi di quel delicato colorito roseo che la rendeva incredibilmente bella agli occhi del ragazzo.

-E poi ci siamo baciati, e io avrei voluto stringerti a me per sempre, perché non mi ero mai sentita così bene in vita mia. Ero al sicuro. Mi sentivo a casa, seppur a migliaia di kilometri dalla mia terra e sola. Ma tu eri – tu sei – Bill Kaulitz, e cosa mai ci avrebbe trovato uno come te in una come me?- chiese in maniera retorica, rivolgendogli uno sguardo carico di tristezza e rassegnazione.

-Però era tutto così meraviglioso, eri meraviglioso tu con le tue parole soffici come nuvole, era meravigliosa l’intesa che avevamo, era meravigliosa la nostra complicità, la sintonia con cui sembravamo andare avanti, ed ho deciso di provare a cedere alle emozioni- ammise.

-Ma tu ti saresti stancato di me, e io non riuscivo a farmene una ragione. Magari non sarebbe stato così doloroso, se tu avessi avuto l’accortezza di non mostrarti coinvolto. Capisci? Era iniziata come un gioco, e stava diventando un qualcosa di diverso per me. Poi è arrivata la sera della festa- prese un lungo respiro, prima di riprendere parola.

Bill ascoltava silenzioso, sforzandosi di risultare impassibile allo sguardo attento di lei.

Ma dentro il tuo cuore scoppia la tempesta.

-Avrei dimenticato tutto. E la mattina successiva forse sarei riuscita a venire a patti con l’idea che avrei messo un punto a questa storia, che sarei riuscita a dimenticarti. Dimenticarti. Dovevo aver bevuto davvero molto, e fumato altrettanto, per riuscire anche solo a concepire una cosa tanto improbabile. Io, dimenticarti? Come avrei potuto? Come, dopo tutto ciò che avevamo condiviso?- la voce della ragazza si stava incrinando ad ogni parola, ma i suoi occhi erano asciutti, calmi, fermi come specchi cinerei.

-Tu hai visto in che stato mi sono ridotta. Ero veramente rassegnata all’idea di non poterti più stringere tra le braccia, di non poter più sfiorarti le labbra con un bacio, di non poter più perdermi nei tuoi occhi. Ero rassegnata all’idea di dirti addio presto o tardi. Ma poi tu mi hai salvata un’altra volta, hai dimostrato di tenere a me più di quanto potessi immaginare, mi hai aiutata a rivedere uno spiraglio di luce tra le tenebre che mi avevano avvolta-

Lo puoi sopportare il dolore?

-Perdonami per aver dubitato dei tuoi sentimenti. Perdonami per aver creduto che non avremmo mai avuto un futuro insieme. Perdonami, ma sono irrimediabilmente innamorata di te. E sono pronta a lottare contro tutto e tutti pur di essere al tuo fianco, ed è per questo che ti ho detto che non mi importa di ciò che dicono o pensano gli altri- concluse in un soffio, gli occhi sfavillanti di determinazione.

Amarsi, pensò Bill, è anche questo allora: mettere totalmente a nudo i propri sentimenti. È lottare per la persona amata. È scivolare, ma saper sempre rialzarsi; è perdersi, ma saper ritrovarsi. È timore, ma saper donare completa fiducia.

-Preferisco un altro mondo a questo, di solito. È sempre stato così. Preferisco il mio Paese delle Meraviglie. E adesso questo mondo sei tu-

Bill non rispose. Si limitò ad abbracciarla stretta contro il proprio petto, immergendo il viso tra i suoi capelli morbidi e profumati. In quel frangente, non avevano bisogno di altre parole.

O, magari, per la prima volta in vita tua non sapresti cosa altro dire o fare.















My Space:

Salve ragazze! ^^

Siete sopravvissute fin qui senza problemi? Seriamente, niente attacchi d'ira verso la protagonista o crisi diabetiche improvvise? Complimenti!

Scherzi a parte, necessito assolutamente della vostra opinione su questo capitolo, perchè sono piuttosto titubante riguardo a certi aspetti. Proverò a spiegarmi più chiaramente (e brevemente) qui sotto. Ciò che Kerli intende con il suo discorso è far capire a Bill come lei abbia temuto per loro, intesi come una coppia. Lei, avrete notato, tende a esasperare sino alla follia la maggior parte delle emozioni e dei sentimenti che prova. Per questo, l'amore per Bill è ancora più bruciante e divampante. Ecco perchè alla festa di è "sballata" (perdonate il termine) così: lei ha provato ad esorcizzare la paura di perderlo, di doverlo lasciare. A provato a dimenticare, ma avete visto come a reagito infine. Kerli ama Bill, ed era necessario spiegare come l'odio iniziale sia diventato amore.

Adesso, però, sono curiosa di sapere che cosa avevate ipotizzato voi. Il capitolo è stato all'altezza? Vi è piaciuto? Mi raccomando, fatemelo sapere, ci terrei veramente tanto a conoscere la vostra opinione e, nel caso, a migliorare ciò che potrebbe esser stato poco chiaro.

Ricordo che mancano solo 2 capitoli alla fine!

Detto questo vi lascio, e passo ai ringraziamenti.

Grazie a 
_Selenia_ auroramyth e Billina_Pazza che hanno recensito il precedente capitolo siete state davvero gentilissime ragazze! Come sempre, ringrazio tantissimo anche tutte le ragazze che preferiscono, seguono, ricordano o semplicemente leggono. Vi adoro, rendete possibile questa meravigliosa avventura!

Alla prossima,

Frency.

 
   
 
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