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Autore: Blooming    18/11/2013    2 recensioni
Joe è il tipico ragazzo sfigato, gioca a giochi online e si chiude spesso in casa, a scuola è preso di mira dai bulli, lui è il più semplice obbiettivo su cui si concentrano. A suo favore si schiera Scott, il nuovo arrivato, lui è bello, ha un fisico da urlo e le ragazzine lo guardano ridacchiando in corridoio. I due fanno amicizia e cominciano a dipendere l'uno dall'altro come veri e propri amici. Parte importante della vita dei due è la madre single e trentenne di Scott che si tira dietro gli sguardi d'odio delle altre madri e gli sguardi 'eccitati' dei ragazzi.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I giorni seguenti li passai tra l’organizzare con Scott e aiutarlo con la faccenda –padre- e cercare di convincere i miei genitori a lasciarmi partire per una settimana.
Il signor Walsh aveva detto che potevamo stare tutti e quattro per una settimana, Scott e io e Janelle e Chris, che non c’era problema per le stanze.
Avevo accennato la mia probabile partenza un pomeriggio prima di uscire con Scott, avevo guardato mia mamma che sistemava la spesa e avvicinandomi per aiutarla parlai
“Ciao mamma…” e tirai fuori un sedano dal sacchetto
“Ciao tesoro.” Mi guardò stranita, non passavamo mai tanto tempo insieme
“Che ne pensate se il 12 Luglio partissi per l’Alabama con Scott e due amici, per una settimana.” La mia era solo una supposizione
“Cosa?!” urlò mia mamma con voce acuta
“Beh…” lasciai in sospeso tutto “Credo che adesso andrò, tu parlane con papà e fammi sapere mi raccomando. Infondo mancano solo undici giorni a quando effettivamente pensavamo di partire e prima lo so meglio è.” Sorrisi con una buona faccia tosta “Ci vediamo questa sera. Bacio.” E fuggii di casa prima che lei potesse rispondere
 

Nei tre giorni seguenti si scatenò il putiferio, mia mamma non voleva lasciarmi partire per questa settimana di vacanza, sosteneva che fossi troppo piccolo per una vacanza da solo. Mio padre durante la prima ora dopo aver ricevuto questa notizia, fu contrario ma poi, con grande sorpresa, si schierò dalla mia parte.
Era felicissimo che cominciassi a farmi una vita mia e degli amici, mi lasciò a bocca aperta quando parlò a cena
“Secondo me potrebbe andare con Scott in Alabama, basta chiamare Fiona e chiedere come ci si organizza, io potrei portare i ragazzi all’aeroporto e…”
Mia mamma lo fissò allibita
“Cosa stai dicendo Mark?” disse lei con la voce tremolante
“Che potrebbe andare in vacanza dai nonni di Scott in Alabama…”
Sì, avevo detto che i nonni di Scott ci avevano invitato, non mi sembrava il caso di dire del signor Walsh. Mio padre mi ammiccò fiducioso nel riuscire a convincere mia mamma a lasciarmi andare, era strano vederci tutti e tre a tavola a parlare come una vera famiglia e non come estranei che per me non c’erano mai stati. Credo che Scott abbia cambiato non solo me, ma anche loro
“Dai Brenda.” Le prese la mano “Cosa mai potrebbe succedere.” Le sorrise dolce, come mai li avevo visti prima
Mamma lo fissò ancora più sbalordita, lo era sicuramente molto più di me
“Ma non sappiamo niente! Non conosciamo gli altri due ragazzi, abbiamo avuto così poco preavviso…” Non che volesse essere apprensiva ma si preoccupava di me, che qualcuno potesse uccidermi a Brookwood; Alabama, e poi sarebbe stata la prima vacanza da solo
“Dai mamma! Puoi telefonare alla signora William se vuoi.” Ovviamente lei sapeva che avevo mentito sulla destinazione nel viaggio
“Ma non posso credere che i nonni di Scott vivano in un posto come Brookwood.”
“Non ci sei mai stata in Alabama Brenda.” Disse mio padre “Sai, se Joe va con gli amici per una settimana, noi potremmo farci una vacanza. Solo io e te, dopo tanti anni.” Aveva un’espressione maliziosa “Potremmo andare a Venice Beach.”
“Non ho più il fisico per andare a Venice Beach.” Mia madre arrossì
“Dai, solo io e te, un costume da bagno e spegniamo i cellulari, come quando eravamo fidanzati.”
Li guardai entrambi, prima uno poi l’altra e capendo cosa intendevano, una terribile immagine mi si stampò nella mente
“No. NO.” Scossi la testa allontanandomi “AAAAH.” Urlai “Terribile immagine! NO. Grazie per avermelo fatto venire in mente.” Mamma rise “No. Sapete che dovrò andare in terapia per questo vero?”
Ci mettemmo a ridere tutti e tre, stranamente sembravamo una vera famiglia felice, di quelle che si parlano tutte le sere e che ci sono solo nelle pubblicità della pizza o del pollo fritto. Mi piaceva il clima che si era creato quella sera, sorrisi guardando per la prima volta i miei genitori che si scambiavano piccoli baci e occhiate d’intesa, e anche se quella visione terrificante continuava a tornarmi in mente, ero felice.
 

Mamma chiamò il giorno dopo la signora William per sapere come regolarsi con i biglietti, il viaggio, se ci fossero problemi e cose da mamma.
E così il 12 Luglio alle 6 del mattino eravamo quattro ragazzi in aeroporto, mezzi addormentati, con uno zaino in spalla, un caffè in mano e quell’ansia frizzantina che ti prende quando realizzi di essere da solo in aeroporto per prendere un aereo per Birmingham; Alabama.
Come aveva detto, papà accompagnò me e Scott, gli altri due vennero con la mamma di Janelle che ancora guardava male Chris perché, insomma, stava con la sua bambina e stavamo per partire per una vacanza insieme e lui era più grande di lei!
Avevamo appena superato il check-in e avevamo lasciato le valige portandoci dietro solo lo zaino o, per Janelle, una borsa a tracolla degli Iron Maiden.
Dovevamo aspettare ancora due ore prima di prendere il volo per l’Alabama e non sapevamo cosa fare, Jan si alzò tipo zombie e andò al Duty Free, Chris la seguì anche lui comatoso stringendole la mano.
Li vidi guardare tutte le cazzate che vendevano e comprare pacchi e pacchi di smarties e dei brutti libri che sicuramente non avrebbero mai letto, erano veramente teneri insieme. Mi piace osservarli, anche se sembrando un maniaco, e pensavo che un giorno avrei trovato anche io una ragazza simpatica e dolce come lei.
Mi voltai verso Scott disteso sulle sedioline di ferro che sonnecchiava, lo svegliai dandogli una zainata sul fianco, si alzò si soprassalto
“Che c’è?! Siamo in ritardo!!” Si alzò e cominciò a correre verso degli scalini
“Scott!” urlai alzandomi “Non siamo in ritardo! Ci mancano ancora…” guardai l’orologio “Beh, ci mancano ancora un’ora e un quarto prima di salire su quel maledetto aereo.”
“Ah.” Tornò da me e si sedette “Sono nervoso.”
“Si è visto.” Annuii trattenendo la risata “Allora, cosa hai intenzione di dirgli appena lo vedrai?” chiesi spontaneo
Scotty prese un profondo respiro, sorrise e poi scosse la testa
“Non lo so. Credo qualcosa come ciao.” Mi guardò tenendo lo zaino tra le gambe
Stava accasciato sulla sediolina allungando le gambe sul pavimento, indossava un paio di jeans corti fino al ginocchio e le converse blu basse, la maglietta che gli avevo regalato per il compleanno, quella del giocatore di football. Teneva i capelli legati come al solito, si era rasato la barba tenendo le basette abbastanza lunghe.
Io indossavo un paio di short grigi a trama scozzese e delle Vans, la maglietta con scritto -Bazinga-, mi ero tagliato i capelli dandogli un taglio militare e avevo convinto i miei a farmi mettere le lenti a contatto quindi, come disse la signora William dopo avermi visto senza occhiali, ero molto più bello e mi sentivo con un po’ di sicurezza in più.
Guardai verso Janelle che tornava verso di noi bevendo l’ultimo sorso di caffè dalla sua tazza, mi voltai e sorrisi a Scotty
“Senti amico, per me dovresti essere il più spontaneo possibile, in fondo è lui che ci ha invitati. Che ti ha invitato. Lui vuole conoscere te.”
“Sì ma è già andato via una volta, perché adesso dovrebbe rimanere?” si sciolse il codino sulla nuca e scotolò i capelli con la mano
“Le persone cambiano e solo per il fatto che ha risposto al cellulare quel pomeriggio e ti abbia ascoltato è un padre da prendere in considerazione.” Cercai le parole giuste “Vedrai che andrà tutto bene.”
“E se me lo aspetto diverso e invece fa schifo?”
“Chi deve fare schifo?” disse super eccitata Jan sedendosi con un tonfo accanto a Scott, ci guardava con un sorriso dolce
Jan aveva i capelli raccolti in una coda, aveva ancora la frangetta spettinata sugli occhi neri e l’eyeliner pesante così come il rossetto borgogna sulle labbra. Indossava degli shorts larghi che le arrivavano a metà coscia e infilata sul bordo una maglietta dei Ramones, Chris si sedette accanto a lei mettendole una mano intorno alla spalla.
Chris aveva i capelli lunghi fino alle spalle e scuri, il profilo greco con una piccola fossetta sul mento, sorrise gentile
“Hey grazie amico per aver invitato anche me. Però, se ti va, dovresti spiegarmi un po’ questa faccenda, non per farmi i cazzi tuoi eh.”
Scott sorrise gentile e rifacendosi la coda cominciò a raccontare un po’ del suo passato, tralasciando qualche pezzo che solo io sapevo e modificando qualche particolare, ma sulla storia di Aidan Welsh fu del tutto sincero
“E quindi non sai cosa dirgli?” disse Chris abbracciando per il petto Janelle che sorrideva felice
“Beh, non credo che solo .ciao papà sono tuo figlio che non hai mai visto- vada bene.” Disse nervoso Scott e poi mi guardò con i suoi occhi blu
“Secondo me, ma è solo una mia opinione, dovresti cominciare col dire che sei felice di conoscerlo, poi le cose verranno da sé, insomma,” Chris si grattò la testa mentre parlava “sembra una brava persona, okay non l’abbiamo mai visto ma sono sicuro che andrà bene.” Gli sorrise
Non avevo mai pensato al fattone della scuola come una persona così gentile e dolce.
 

Finalmente riuscimmo a salire sull’aereo e recuperammo il sonno in circa due ore di viaggio. Scendemmo ancora un po’ storditi. Eravamo all’aeroporto di Birmingham e aspettammo circa mezz’ora per le valige, nessuno di noi parlò e anche il viaggio era stato silenzioso. Io mi ero divertito troppo a vedere la hostess che faceva i segnali idioti per spiegare dove si trovassero le uscite di emergenza mentre invece Scott guardava fuori dal finestrino.
Uscimmo e ci trovammo nella hall dell’aeroporto senza sapere dove andare, quattro ragazzi del liceo che non sanno dove andare e devono incontrare un padre che nessuno ha mai visto e che potrebbe essere il primo che capita.
Ma Scott sapeva com’era, si erano mandati delle foto e diverse mail. E così, dopo esserci guardati intorno per dieci minuti, notammo un uomo accanto ai tabelloni degli orari che si guardava intorno alla ricerca di qualcuno, teneva le mani nelle tasche dei blue jeans, notai subito che aveva dei buffi stivali in stile cowboy, una maglietta rossa con stampato sopra la scritta Roll Tide* in bianco e in corsivo. Si guardava intorno cercando qualcuno.
Scott si fermò al mio fianco e si piegò verso di me
“Quello è lui, aveva detto che avrebbe messo quell’orribile maglietta!” ridacchiò “È per questo che ho messo quella dei Giants**
Ci avvicinammo a quell’uomo che ci aveva adocchiato poco prima e aveva alzato la mano per salutarci, Scott sudava dall’emozione e dalla paura, sicuramente anche Aidan stava per svenire. Almeno così pensavo io.
Scott apriva la fila mentre io ero dietro di lui con Jan e Chris. Scotty aveva un sorriso nervoso e sinceramente non sapevo cosa aspettarmi, se qualcosa di buono o no. Avevamo parlato a lungo di quell’incontro ma erano solo supposizioni le nostre.
Ci avvicinavamo e lui ci venne incontro, potevo sentire il cuore di Scott esplodere nel petto
“Ciao!” disse Aidan con una voce amichevole e profonda, trascinava un po’ le parole, tipico accento del Sud
Allungò la mano verso Scott che l’afferrò stretta
“Tu devi essere Scott giusto?”
Scott continuava a iperventilare ma riuscì a rispondere
“Sì, Scott William. Tu sei Aidan?”
“Sì.” Si sorrisero mentre noi rimanevamo indietro “Mi fa piacere incontrarti.” E lo abbracciò
Scott era alto come lui
“Anche per me è un piacere. Devo dirti che sono molto emozionato.” Scott non aveva paura di mostrare i suoi sentimenti, stavano ancora abbracciati
Aidan lo guardò spostandolo da sé
“Assomigli tanto a Fiona sai? Anche se non dovresti sventolare troppo quella maglietta da queste parti!” si sorrisero ancora
Avevano gli stessi occhi, lo notai subito. Il signor Walsh si voltò a guardarci
“Voi dovete essere gli amici di Scott!” ci strinse la mano anche a noi “Piacere, Aidan.”
“Piacere.” Mormorammo in coro
“Venite, c’è la macchina qua fuori.”
Scott stava accanto a lui e si parlavamo mentre noi rimanevamo un po’ a distanza guardandoli, ero felice che tutto fosse andato bene.
Il signor Walsh aveva un pick-up Ford nero, un f150
“Mioddio! È la macchina più sexy che abbia mai visto!” urlò Jan rimanendo a guardare la macchina
Aidan rise e caricò i nostri bagagli sul retro assicurandoli con delle cinghie, noi tre salimmo dietro mentre Scott rimase davanti.
Parlammo un po’ del viaggio e di come era andata la scuola quell’anno, i professori, gli amici, le ragazze. Aidan guardò dallo specchietto retrovisore e osservò Chris
“Tu sei più grande vero?”
“Ho diciassette anni, lei?” aveva una bella faccia tosta anche lui
“Trentatre.” Guardò ancora sia lui che Janelle “State insieme voi due vero?”
“Sì.” Bisbigliò lei
“Allora dovremo fare delle belle camere separate, sperando che servano a qualcosa.” Disse l’ultima frase ridendo e contagiò anche noi, poi mi guardò “Tu devi essere Joe, Scott mi ha parlato molto di te.”
Rimasi a fissarlo sbalordito e mormorai un sì felice per il fatto che Scott gli avesse parlato di me.
 

Arrivammo a casa Walsh, era un’enorme villa in mezzo a quella che un tempo era una piantagione, probabilmente ai tempi doveva essere la casa padronale. Era bianca e a più piani, di legno e con le imposte bianco sporco, un grande portico che girava tutto intorno. Poco distante c’era una palude ma Aidan ci assicurò che non ci sarebbero stati alligatori.
Entrammo e dentro era tutto arredato in modo moderno, c’era subito la cucina a vista e un salotto principale a sinistra, a destra si superava una porta in legno e si entrava in un secondo salotto dove c’era la televisione, il tavolo da pranzo, un carrellino con sopra i liquori e alcolici vari, superata quella stanza si arrivava in una biblioteca personale per poi uscire attraverso una porta finestra nel giardino con un portico ancora più largo e grande con delle poltroncine di vimini e un tavolino in cristallo, Aidan sorrise e disse
“La colazione si prepara in cucina e potete venire qui a mangiarla se volete.” Il giardino dava sulla palude “Vi ricordo che non ci sono alligatori ma è sempre meglio evitare di lasciare bacon in giro.” Mi battè una mano sulla spalla e tornò dentro
Noi lo seguimmo trascinandoci dietro le valige, andammo al piano di sopra e ci accompagnò nelle camere
“Allora, visto che sapevo dell’arrivo di una ragazza, ho organizzato così.” Camminò verso sinistra e aprì una porta “Stanza 1!” esclamò “Per la signorina.”
Janelle entrò nella stanza, era piccola, relativamente piccola. C’era un letto in legno a una piazza e mezza con lo schienale appoggiato al muro laterale e una porta finestra che si spalancava sul terrazzo con vista giardino/palude, le pareti erano lilla e c’era un armadio in mogano, di quelli antichi. Tipo quello del film di Narnia per intenderci. Jan era a bocca aperta
“Inutile dire che a chiunque non sia femmina è vietato entrare qui alla notte, o da solo con lei a tutte le altre ore del giorno.” Sorrise gentile “Invece voi ragazzi…” uscimmo dalla stanza e andammo dall’altro lato del corridoio, in fondo “Per voi ho preparato una specie di suite!” aprì la porta
Era una stanza enorme. Ognuno di noi aveva un letto a una piazza e mezza simili a quelli della stanza 1, due erano vicini mentre l’altro era accanto al muro. Anche la nostra stanza aveva una porta finestra che dava sul vialetto della piantagione
“Spero vi piacciano le stanze, vi lascio il tempo di sistemarvi. Sono giù in cucina, credo abbiate fame e vi preparo qualcosa. Salsicce e succo di frutta per tutti?” e scese senza aspettare la risposta
Rimanemmo tutti e quattro, Janelle ci aveva seguito, a bocca aperta poi guardai Scott
“Tuo padre è ricco. Sappilo!” disse scuotendo la testa
Scott girò su se stesso
“Dio mio. È vero!” si sedette sul letto accanto al muro
Chris si avvicinò a Janelle e le sussurrò qualcosa all’orecchio, lei arrossì e cominciò a ridacchiare poi lo spinse via
“Stupido!” disse lei scherzando
Sapevo benissimo che non avevano fatto niente ancora e probabilmente avrebbero aspettato molto per ‘la prima volta’, ma forse tutta quella faccenda del rimanere separati e delle frecciatine che lanciava Aidan, si era creata un po’ di complicità.
Dopo aver chiamato e avvisato tutti i genitori che non eravamo morti e stavamo bene scendemmo a mangiare, rimanemmo un po’ a parlare con il signor Walsh che poi ci portò a fare un giro della città.
Passammo la settimana più bella di tutte le vacanze.
Scoprimmo che Aidan Walsh era il sindaco della città, trasferito nel 1995 dal Mississippi fino a Tuscaloosa  per l’università a cui aveva fatto domanda per andarsene da Jackson; Mississippi, finito il college e dopo aver avuto una breve carriera come allenatore di football per la squadra della scuola di Brookwood era stato amato subito da tutti e così, con i soldi risparmiati aveva comprato la casa padronale della piantagione, l’aveva rimessa a nuovo e in seguito divenne “lo sceriffo” della zona.
Tutti lo amavano e vederlo gironzolare per la città con il braccio sulla spalla di un quindicenne destò la curiosità di tutti.
Aidan chiese a Scott se non ci fossero problemi per lui se diceva come stavano le cose e a Scotty andava bene. Così in poco tempo si seppe che il figlio avuto in gioventù si era riavvicinato al padre perduto portandosi dietro tre amici.
La prima sera non uscimmo perché eravamo stanchi morti ma Scott rimase fino a tardi a parlare con Aidan. Non so cosa si dissero di preciso, Scott rimase sempre vago su quello ma sapevo che la conversazione era andata bene, lo leggevo nei suoi occhi.
Io e Chris eravamo già a letto, nei due letti uno accanto all’altro, quando sentimmo la porta aprirsi e i passi di Scott che con un tonfo si lanciava sul letto
“Hey ragazzi siete svegli?” ci lanciò un cuscino che colpì il muro
Chris si sollevò, indossava solo i boxer
“Allora?” chiese
“Allora cosa?” rispose Scott infilandosi sotto il lenzuolo
“Ma sei scemo! Ci hai parlato fino a tardi, è tuo padre, non l’hai mai conosciuto, cosa vi siete detti?”
Mi sollevai anche io e strofinai gli occhi con i pugni chiusi
“Dai, è andato tutto bene vero?” chiesi apprensivo
Scott sorrise
“Certo. Abbiamo parlato di questi anni che non ci siamo visti, di come lui si reputi un coglione da ragazzo per aver lasciato mamma, la scuola, gli amici, lo sport… c’è stata una discussione su chi fosse più forte se i Jets o i Cowboys***, mi ha chiesto che sport faccio eccetera, eccetera… Domani  ne parliamo ancora okay? Ora dormiamo.” Si girò verso il muro e cominciò a russare dopo pochi minuti
Il giorno dopo non ne parlammo e non ne parlammo neanche i giorni dopo, forse voleva tenersi quel rapporto padre-figlio tutto per sé perché se non fosse andata bene ce l’avrebbe detto sicuro e poi si vedeva che andavano d’accordo. Avevano anche gli stessi comportamenti!
Le sere seguenti noi ragazzi andammo in un posto, un locale, dove suonavano musica country. Janelle non resistette per molto al suono del banjo e andò a sedersi con Chris fuori ordinando una coca cola con tanto ghiaccio che condivisero con un piatto di patatine fritte.
Io e Scott rimanemmo dentro e venimmo perfino avvicinati da tue ragazze poco più grandi di noi che ci obbligarono a ballare, noi non sapevamo neanche come muoverci, ma mi piaceva ballare o saltare o qualunque cosa facessi con quella ragazza che indossava un cappello da cowboy nero. Aveva i capelli biondi e con i boccoli, una minigonna di jeans con una maglietta a quadri rossa e gli stivali da cowboy beige. Ballavamo molto vicini e probabilmente mi presi una cotta per lei anche se non la rividi dopo quella sera.
Scott era stato rimorchiato da una brunetta molto più piccola di statura di lui ma evidentemente questo non le impediva di infilargli la lingua in bocca. Lui mi aveva sempre detto che cercava la ragazza giusta per ‘la prima volta’ ma non potè resistere al bacio da aspirapolvere della ragazza che ballava con lui.
Ci disse che il primo bacio se lo aspettava molto diverso e non come se un polipo gli avesse abbracciato la faccia.
Per tutte le sere che andammo in quel locale, tutti sapevano chi fossimo, ci salutavano e ci chiamavano per nome. Per tre giorni di seguito andammo in quel locale, gli altri tre li passammo a passeggiare lungo la palude portandoci dietro una torcia quando faceva buio e a parlare di grandi cazzate.
La quarta sera in Alabama scoprimmo che Chris era riuscito a prendere dell’erba e così la fumammo.
Quella sera eravamo sballati tutti e quattro.
Ci sdraiammo sull’erba lungo la palude e cominciammo a parlare guardando le stelle che sembravano stranamente vicine. Scott era fattissimo e ridendo disse
“Mi sono innamorato prima di partire. Non l’ho detto a nessuno.” Si voltò e mi guardò “Scusa Joe.” Io sorrisi “Volete che vi racconti di lei?”
Noi annuimmo e iniziò a raccontare.
 

 

*Per Roll Tide si intende l’università dell’Alabama da cui escono atleti professionisti di football e di altri sport
** i New York Giants sono una squadra di football della NFL
*** Squadre di football 
   
 
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