Serie TV > Queer as Folk
Segui la storia  |       
Autore: ErinKinney    18/11/2013    1 recensioni
Queer As Folk è stata ed è la serie tv della mia vita, quella che mi ha cambiato, che mi ha reso migliore forse, e sopratutto, quella che mi ha appassionata più di ogni altra cosa al mondo. Probabilmente la storia che racconterò sarà una delle tante, sarà una di quelle magari meno belle, ma vorrei soltanto far sapere alla gente quanto ci tengo, e quanto ho bisogno di scrivere un continuo per quella fine così triste. Io ho bisogno di sapere che c'è un continuo dopo quella 5x13.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-E quindi, signor Kinney, la Brown Athletics sarebbe felicissima di ingaggiarla come pubblicitario, vista la sua lunghissima carriera piena solo di promozioni, congratulazioni, ed elogi. Non vediamo l'ora di cominciare....-
 
Mente Trevor Smith, il nuovo proprietario della Brown Athletics, parlava a non finire, mi trovavo in piedi davanti alla grande finestra dell'aula riunioni della mia agenzia, con le braccia stese poggiate sul bordo, mentre mille pensieri e preoccupazioni si facevano largo nella mia mente. Il mio sguardo era rivolto alla 'grande' e 'immensa' Pittsburgh, mi ero perso nei piccoli particolari dei palazzi e delle case. Flashback della sera prima mi circondavano, pensai al momento in cui vidi Justin, il momento in cui mi raggiunse dietro e, impaurito, mi chiese scusa. 'Scusa per cosa? per non aver sacrificato la tua vita per il cazzo di un bel ragazzo?' la mia risposta, forse una delle peggiori cose che gli avessi mai detto, tutta colpa del mio stupido orgoglio. Perchè gli ho detto questo? Vedere il suo sguardo triste e colmo di lacrime è stato un colpo al cuore, avrei voluto tanto alzarmi e abbracciarlo; stringerlo a me e dirgli che l'unica cosa che avrei voluto era che lui tornasse, e l'ho aspettato, sempre. E invece, per l'ennesima volta ho lasciato al mio orgoglio le redini, facendomi dire l'ultima cosa che avrei voluto dire. 'Che cosa significa?' 'Significa che scusa devi chiederlo a te stesso, perciò puoi andare.' le ultime cose dette. Lo guardai andare via in lacrime, mentre Debbie mi guardava, forse, per la prima volta, veramente delusa. L'avevo veramente lasciato andare via per l'ennesima volta?. 
-Signor Kinney?- 
Mi si avvicinò Trevor, forse avendo notato il mio sguardo assente. Mi poggiò una mano sulla spalla, facendomi voltare
 -Signor Kinney? c'è qualcosa che non va?-
 -No, sarò molto felice di curare i suoi interessi..-
 Trevor sorrise maliziosamente, mentre, prendendo la sua valigietta lasciò la stanza, anche se le sue intenzioni erano tutt'altre. Il pensiero fisso di Justin era diventato così intenso, che cominciava a scemare persino la voglia di fare la cosa che amavo di più; scopare. Dopo svariate riunioni,  colloqui e varie cose, era finalmente l'ora di andare a casa, e non avevo mai voluto farlo così tanto in vita mia.
Poggia la giacca e la ventiquattrore sul divano bianco in pelle, e mi diressi subito verso il letto, pronto per fare qualche ora di dormita, per essere così pronto per passare la notte sveglio. Ma, appena mi poggiai sul letto, qualcuno cominciò a bussare insistentemente alla porta, costringendomi così ad alzarmi per aprire. Mi sarei aspettato tutto e tutti, ma di certo non proprio lui. Appena aprii la porta, me lo trovai davanti, con i suoi occhi azzurri lucidi e l'espressione sul volto di qualcuno che, interiormente, sta male. 

***
Appena mi aprì la porta, mi guardò per svariati secondi con uno dei suoi sguardi che , da soli, potevano fare discorsi. Ah, se quello era uno dei motivo per cui l'amavo così tanto ... La magia intrappolata in quello sguardo durò davvero poco, perchè poco dopo non esitò a chiudermi la porta in faccia senza neanche farmi dire mezza parola. Davvero credeva che, facendomi credere che non gli importasse, c'avrei creduto e avrei mollato? No, lo sapeva. Mi conosceva forse meglio di chiunque altro.
L'unica cosa che volevo in quel momento era che non fosse successo assolutamente nulla, che fossimo agli inizi, volevo che, aprendomi la porta, mi facesse un enorme sorriso e mi trascinasse sul letto. Dio solo sa quante volte ho continuato a bussare e ad urlare il suo nome. Dopo tempo che, sinceramente, non riuscivo a quantificare, mi riaprì la porta.
-Che cosa cazzo vuoi?-
-Parlarti, ti prego fammi parlare-
Forse per un attimo di bontà, mi face entrare e si allontanò in cucina dove sembrava facesse tutto tranne che ascoltarmi
-Voglio sapere perchè mi hai cacciato via ieri sera, dimmelo.-
-Ah, davvero ti ho cacciato? non me lo ricordo- 
-Perchè? perchè continui a fare lo stronzo? ormai ti ho smascherato, lo sai-
E mentre io parlavo con tono abbastanza disperato si diresse nella sua camera da letto, dove lo seguii urlando e dicendogli di tutto.Poi, davanti allo specchio, cominciò a provarsi delle camicie e chiedendomi anche opinioni. Dopo alcuni minuti, stufo, mi avvicinai e urlai a gran voce.

-Lo sapevo che non volevi veramente sposarmi, lo sapevo che volevi farlo solo per farmi contento, solo perchè avevo rischiato per la seconda volta la vita, per te.-

Mi guardò forse con lo sguardo più triste, deluso, arrabbiato che avessi mai visto in vita mia. Sostenei il suo sguardo per pochissimi attimi, poi, voltandomi, cominciai a dirigermi verso la porta. Prima che la raggiungessi, sentii i suo passi avvicinarsi e subito dopo, mi prese con una forte stretta per la nuca e mi spinse contro le sue labbra, dove rimase per minuti interminabili. Ci baciammo con foga, passione, dentro quel bacio erano descritte tutte le paure che per 5 anni ci avevano tenuti lontani, non avevo mai ricevuto un bacio del genere. La cosa che notai di più, oltre alla foga con cui mi baciava -quasi in apnea- era la forte stretta della sua mano sulla mia nuca, che mi teneva talmente forte che quasi mi faceva male, ma per quel bacio, avrei sopportato qualsiasi dolore. Dopo qualche tempo, a malincuore, si staccò e mi guardò ancora una volta intensamente, e poi se ne andò in bagno, forse a farsi una doccia, lasciandomi lì, da solo, con mille pensieri in testa. Per più di un minuto la voglia di raggiungerlo in doccia, abbracciarlo forte sotto l'acqua e fare l'amore fu pungente, era difficile resistere a quella voglia, ma mi costrinsi a farlo, per il bene di tutti. Uscito dalla porta, la sensazione delle sue labbra contro le mie mi perseguitò per tutto il tragitto verso casa, rischiando non so quante volte di fare un incidente per pensarci. Entrato in casa, mi diressi verso le scale con aria quasi addormentata, mentre in realtà ero perso in mille pensieri. Appena poggiai il piede sul primo gradino, una voce dalla cucina mi chiamò
-Hey, porta il tuo bel culetto biondo subito qui-
Opporre resistenza a Debbie era pressochè inutile, perciò mi diressi da lei guardandola 
-Non vuoi dirmi dove sei stato?-
-Da Brian .. -
Mi guardò male 
-Perchè sei stato da quello stronzo? mi sembra che sia stato abbastanza chiaro ieri sera-
-Debbie, io .. lo sai.-
-So cosa? quello stronzo ti ha umiliato davanti a tutti, dovresti lasciarlo stare.-
-Dovrei, lo so .. -
Dopo una breve discussione con Debbie, mi diressi nella mia camera -ex camera di Michael- per provare a distrarmi un po', anche se, dopo quel bacio, era abbastanza improbabile. Sul mio comodino trovai nella sua cornice, la mia foto con Brian, la prima foto insieme, così, presi un foglio con una matita, e comincia a disegnare, a disegnare quella foto fermandomi quasi con morbosa attenzione sui dettagli del volto di Brian.

Ciao a tutti, scusate se ci ho messo tanto a pubblicare questo capitolo, ma avevo il famoso 'blocco dello scrittore'. Comunque sia, fatemi sapere se il nuovo corpo del testo vi piace, o se lo preferivate prima! e sopratutto, RECENSITE! CIAO :)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Queer as Folk / Vai alla pagina dell'autore: ErinKinney