If I lose myself tonight
It’ll be by your side

Solo un attimo.

Non chiede di più. Non osa chiedere di più.

Un attimo in cui può dimenticare e dimenticarsi; della sua missione, delle sue menzogne, di se stessa.
In cui smettere di sentire il peso che le opprime il petto, il senso di colpa che la divora dall’interno con famelica ferocia, i dubbi che l’annebbiano la testa e le oscurano il giudizio.

Un attimo in cui potersi fidare di qualcuno. Senza conseguenze, senza ripercussione alcuna.

Abbraccia le ginocchia, e se le stringe al petto, mentre la schiena aderisce al tronco dell’albero sotto il quale sono riparati.

Un solo attimo.
Un breve cedimento, una misera pausa, durante un cammino orribile già scritto.
Nulla di più.

Reclina la testa, morbida, i capelli che scivolano a nasconderle gli occhi stanchi al mondo. Cauta, si poggia alla spalla di Eren.

Un gesto senza alcun significato.

Lo sente sussultare, colto totalmente alla sprovvista, biascicare il suo nome con una chiara nota di imbarazzo nel tono, e lei, sicura di non essere vista, fa fatica a trattenere comunque un mezzo sorrisetto – anche se amaro e colpevole. Non parla né risponde in alcun modo, pretendendo di essere in uno stato di incoscienza.

Eren, accanto a lei, infine sospira, in un chiaro segnale di resa. Rassegnato, si sistema meglio, trovando una posizione più comoda per entrambi.

Quello che Annie proprio non si aspetta, né mai avrebbe previsto, è Eren che le cinge le spalle con il braccio, con fare incerto e pieno di titubanza, che la trattiene a sé, che le carezza i capelli in punta di dita e poi subito ritira la mano, forse stupito dal suo stesso tanto osare.

Per un attimo, per quel solo attimo, si dimentica di essere un guerriero.