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Autore: the lost arch angel    28/04/2008    0 recensioni
memorie di una ragazza cellophane...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Settembre 2005

 

I liceo,

perfetto ricettacolo della gioventù odierna.

 

Bellimbusti coi nuovi jeans firmati che si pavoneggiano nei corridoi al cambio dell’ora, Giuliette focheggianti che si spenzolano dalla soglia dell’aula in cerca del loro potenziale e strafottente Romeo, Novelli Pierini insofferenti alle lezioni e all’ordine che si danno appuntamento in palestra dopo essere stati carinamente “spediti fuori” dai professori, Bidelle bariste, confessori di amori impossibili, pettegolezzi dell’ultima ora e complici negli scopiazzamenti dei compiti in classe, Fumatori incalliti al collasso respiratorio che si sigillano nei cessi per una sana boccata di nicotina e chissà cos’altro, Buone Forchette sciupati dallo sforzo scolastico in coda davanti ai distributori di merendine.

 

Marta non conosce neanche la metà di loro. Però li osserva ogni giorno da quando è entrata in quella scuola facendosi un’idea precisa di ognuno di loro. Una tribù brulicante di ipocrisia e vanità, divisa in gruppi, fazioni che si schifano l’uno con l’altro solo per il modo di vestire e le abitudini comuni.

Se non fai parte di un gruppo sei fregato.

Non sei nessuno.

Sei uno di quei sfigati trasparenti come il cellophane. C’è, ma non si nota proprio.

Lupi spelacchiati e solitari nella Valle Verde della comunità giovanile.

 

Marta si è sempre sentita un lupo spelacchiato e solitario.

L’unica nel giro di chissà quanti distretti scolastici ad infrangere la sacra regola che vuole le femmine in bagno sempre a coppia.

A non saper copiare e ad essere anche troppo orgogliosa per chiedere aiuto alle Sante Secchione Spocchiose.

Ad essere stata bocciata nonostante sia stata l’unica insieme ad altri due o tre nella sua classe a possedere un vocabolario decente e una parvenza di intelligenza.

Diamine c’è chi si esprime in italiano a fatica anche quando è interrogato.

 

Marta non è una vasciaiola.

Non si veste tutta firmata e non intrattiene rapporti sentimentali alla Dawson’s Creek o sfarfalleggia le ciglia davanti a potenziali corteggiatori.

Non è una secchiona che vive solo per lo studio e i riconoscimenti  scolastici.

Non è una santarellina bigotta tutta miele e zucchero con vaghe tendenze lesbiche per eccesso di effusioni femminili.

Marta non sa sinceramente dove collocarsi.

***

Suona la campanella.

Nella IV G tutti si alzano dai banchi come uno sol uomo svignandosela ognuno per fatti suoi. Marta resta seduta rigirandosi il diario tra le mani. Una ruga di concentrazione le solca la fronte, molto simile ad un espressione di noia capricciosa. Potrebbe avventurarsi al terzo piano in cerca di Lara, non l’ha ancora incontrata da ieri,ma potrebbe avere la doppia ora. Che palle. Decide di uscire in corridoio,magari rimedia una sigaretta.

 

Lancia un occhiata verso l’altro lato del corridoio in cerca del suo distributore di sigarette personale,Sergio.

Invece c’è di più.

Resta di sasso e la familiare sensazione di avere qualcosa di vivo e svolazzante nello stomaco la coglie come un attacco di colite.

Alessio Nardi, soprannominato da lei Clone di Fred Durst, è fuori la porta della sua classe con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni oversize intento a chiacchierare con Samuel.

Marta sta rischiando un collasso nervoso.

Fa dietro front per cercare di farsi venire un idea.

Sarà qui per vendere i libri al Triennio, del resto si è diplomato l’anno scorso.

Ok, adesso si gira e con nochalance si avvicina alla macchinetta del caffè e prende tempo.

 

Disgraziatamente proprio mentre sta per dare il via all’operazione suona di nuovo la campanella e gli studenti di assiepano in gruppi compatti davanti le aule coprendole la visuale.

 

Nel giro di un battito di ciglia Samuel è scomparso e Clone di Fred Durst sta andando in bagno, trascinandosi con la sua solita andatura a giraffa ubriaca.

 

Sfiga.

***

Marta non è mai stata un fulmine nel notare un interesse particolare di un maschio per lei.

Il più delle volte si convince di avere anche lei il testosterone a furia di stare sempre coi ragazzi. Non è geneticamente composta per riuscire ad avere compagnie femminili, o forse si tratta di complesso di inferiorità verso le ragazze. Si sente goffa e stupida ad assumere sempre quell’aria di svagato divertimento per ogni stronzata e condire il tutto con risolini di circostanza.

Le sue amiche donne si fermano a tre.

Coi maschi è più facile,c’è meno ipocrisia e può liberarsi ad essere sboccata e scocciata quanto vuole.

Come con Sergio per esempio.

 

- Mi dai una sigaretta? - chiede Marta sbattendo le ciglia incrostate di mascara ed esibendo il suo miglior Labbro Tremulo.

- No - risponde secco Sergio incrociando le braccia.   

Subito cambia strategia mimando una crisi d’astinenza con tanto di rantoli e suppliche asmatiche, lo tira per una manica della maglietta.

- E mollami che me l’ allarghi tutta quanta! - si stizzisce Sergio, poi guarda da tutt’altra parte per evitare il suo sguardo e fa

- Tu non sei una ragazza… -  mormora schiaffandole in mano la sua terzultima David Off, con una smorfia da consumata rassegnazione - Sei un mutuo-

Lei smette all’istante la sua scenetta e fa un ghigno perfidissimo.

Tanto lo sa che Sergio si lamenta per fare il prezioso, poi l’accontenta sempre.

Gli fa la linguaccia e se la svigna nel bagno delle ragazze.

Sergio conta fino a tre…

- Sergio? –

Troppo prevedibile.

La testa di Marta sbuca dalla porta del bagno socchiusa.

-          Hai per caso anche l'accendino? –

-          Un polmone no? –

-          Grazie caro. Come sopravviverei senza di te? -

-          Grattugeresti i coglioni a qualcun altro -

 

Marta si allontana nuovamente. Non può o non riesce a decifrare lo sguardo che Sergio ha solo per lei.

 

***

In secondo liceo Marta aveva quattordici anni, alle prese con un primo amore sofferto e amiche ambigue.

Tutto di lei sapeva ancora di infanzia, una ragazzina che cercava disperatamente di darsi un tono da liceale.

Con l’avvicinarsi delle vacanze natalizie, ebbe la sua prima esperienza di occupazione scolastica e fancazzismo totale.

 

Samuel comparì davanti ai suoi occhi in quel periodo.

Era un bel ragazzo, e quindi era ovvio che catturasse la sua attenzione saltuariamente.

Molto solitario, perenne sguardo incazzato di un nichilista e chiodo di pelle nera.

Per certi versi, si direbbe il classico tipo bello e dannato che farebbe venire il latte alle ginocchia a qualunque adolescente in tempesta ormonale.

Stava con una del quinto, e il fatto che lui stesse in terza la diceva lunga.

 

Marta si limitava ad osservarlo svagata.

Dopo l’estate dei suoi sedici anni, qualcosa era scattato come una molla.

Marta era cambiata, divenne più strafottente, sicura di se e attraversò un periodo di forte convinzione punk.

Con gravi conseguenze sul suo abbigliamento e sui nervi di sua madre.

Se la cavò bene quell’anno. Fu molto spensierata e naturalmente venne bocciata a fine quadrimestre.

 

La cosa divertente era che Samuel si era accorto della sua esistenza. Era tutto un gioco di sguardi malcelati e ostentata noncuranza.

Ma continuava a non succedere niente. Nina cominciò a pensare di essersi flesciata di brutto e smise di dare importanza ai pettegolezzi e varie informazioni raccolte da Lara, manco una spia del KGB, per lei.

 

Dopo un estate non tanto schifosa come potrebbe sembrare, Marta ritornò a fronteggiare gli errori di pochi mesi prima.

Ripetere l’anno. Una cocente umiliazione ben dissimulata davanti a tutti con un insolito ed effervescente umorismo.

Ed ecco che Samuel riappare a tipo Houdini, un’ abitudine che diventerà una sua caratteristica in futuro.

 

 

* * *

 

                                                                                                                          Novembre 2005

Seduta sul cesso, origlia le chiacchiere delle altre ragazze sul pettegolezzo del momento.

Una tizia beccata a fare un pompino nel bagno dei maschi al terzo piano.

Indizio di partenza: lui non era il suo ragazzo.

 

Marta tossisce fumo dal naso.

Promemoria per la salute personale,mai più le David Off di Sergio.

Sono un concentrato di cancro spacciato per sigarette.

 

Quella mattina davanti al cancello del glorioso Liceo E. Medi, l’edificio le era sembrato simile come non mai ad un ospedale. Si stagliava  contro il cielo già di un imminente grigio autunno, con i muri tinteggiati verde acqua e le finestre delle classi ricoperte di giornali ingialliti lasciati lì da giugno scorso,quando il sole batteva accecante e insopportabile sulle finestre esposte sul cortile e dentro proprio non si riusciva a stare.

Troppe ascelle pezzate e quaderni che sventolavano come ventagli.

 

Nonostante tutto, Marta prova un affetto morboso e inspiegabile per questo posto.

Studenti assiepati davanti al cancello di prima mattina speranzosi di un filone di massa, la pozzanghera dalle dimensioni simili al lago di Garda che si forma in cortile quando piove, lo scampanio delle pecore delle campagne vicine che vengono portate a brucare il prato attorno l’edificio così da risparmiare il tizio col taglia-erba, il casino nei corridoi nel cambio dell’ora, le fughe strategiche antinterrogazione nel cesso sempre puzzolente di fumo; i tornei interminabili di ping-pong in palestra e poi per le macchinette (God bless them) del caffè e merendine varie dove si rifornisce puntualmente.

 

 

 

Marta viene distratta dai suoi pensieri da una nuova raffica di supposizioni e negazioni sull’identità della zoccola incriminata.

Da una settimana a questa parte il liceo intero non parlava d’altro.

Anche Lara era stata contagiata dalla smania di spettegolare sul fatto,appena veniva a sapere un dettaglio in più correva ad informare Marta. Si era sentita chiamata in causa da quando c’era stato uno di quinta,dalla faccia di bronzo,che parlando nel corridoio del terzo piano le aveva chiesto se era lei la ragazza del fattaccio.

 

- Dico ma ti rendi conto? – le aveva detto Lara sconvolta – Non sanno proprio di chi devono inciuciare. Ma poi perché proprio io? -    

Nina aveva alzato le spalle ipotizzando:- Magari perché hai la faccia da troia e non ce ne siamo mai accorti –

- Davvero?? – aveva esclamato lei enfatizzando ancora di più la domanda con il suo latente accento torinese.

- LARA –

- No dai,a parte gli scherzi, ho la faccia da troia? –

 

Marta non si era degnata neanche di risponderle.

Era concentrata su un altro grave problema che richiedeva tutte le sue energie per essere risolto, creato da un volantino fotocopiato e appeso in ogni dove per il liceo.

 

Un giorno Alessio Nardi se ne era trovato uno appiccicato al sedere scoperto dai suoi pantaloni bracaloni.

 

Marta lo trova che gira per i corridoi indisturbato con sto coso che sventolava dalle chiappe ad ogni passo barcollante.

Colta da un moto di misericordia glie lo stacca facendo schioccare la molla dei suoi boxer.

-          Chi mi tira le mutande? - esclama Alessio guardandosi attorno confuso

-          Avevi questo attaccato al culo - fa lei restituendoglielo

-          Ah…dicevo che me ne mancava uno, credevo di averli attaccati tutti. Tienilo se vuoi, tu ci vieni? -

-          Non so devo trovare chi mi accompagna -

-          Ok, se hai bisogno di un passaggio basta che me lo dici - e se ne va dondolando serenamente

 

 

Marta  rilegge con attenzione il volantino. Pubblicizza una serata punk/rock/grunge/adolescenziale/vattelapesca organizzata da un gruppo di persone che lei conosce di nominata come i Punkabbestia della Piazzetta.

    

                                                                                    * * *

  
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