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Autore: Stanys    19/11/2013    2 recensioni
...e infine si arrese.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sarà meglio che torni qui e ti siedi, Alfred. Ti stanno aspettando tutte.»
Quasi inconsciamente Alfred si diresse verso il trono regale, memore del precedente monito del sacerdote, che subito dopo lo imitò accomodandosi sullo scranno di pietra. Krys fece quindi un cenno verso l'oscurità e con tono grave disse «Bene, ora le Vergini possono entrare.»
Si udì il rumore di un battente che veniva aperto e poi richiuso, seguito dall'eco di diversi passi che si avvicinavano.
«Chi sono le Vergini? Non ero l'unico umano qui?»
«Lo sei infatti. Le sette Vergini sono divinità, le più potenti che l'Uomo abbia mai creato, e coloro a cui l'Uomo ha sempre donato di più.»
«In che senso donato?»
Krys si girò verso Alfred, che ora pendeva sinceramente dalle labbra di quell'individuo così strano, di cui ormai sentiva il richiamo, ma che contemporaneamente sapeva essere in suo potere «Vedi, così come l'Uomo, anche gli dei hanno bisogno di nutrirsi per sopravvivere, ma il loro nutrimento non è semplice da procurarsi come quello che basta a voi»
«E di cosa vi nutrite?»
«Di fede» rispose Krys. «La fede che un uomo ha in un dio nutre quest'ultimo, gli dà forza, è la linfa vitale che scorre nelle sue vene. Voi uomini sbagliate a pensare che siano immortali: possono morire eccome. E ne sono morti, purtroppo. Quelli che ancora non sono morti, agonizzano nei loro rifugi, incapaci di suscitare quella fede che potrebbe salvarli. E così muoiono.»
«Per questo tutti gli edifici che ho visto sono vuoti?»
«Già. L'Uomo ha smesso di credere: si è posto lui stesso sul trono che prima aveva riservato ai suoi dèi. Ed è in quel momento che sono apparse le Vergini. Hanno attinto senza fine dai più reconditi e meschini desideri dell'Uomo, e hanno schiacciato ogni altra fede, divenendo padrone assolute. Ma pur sempre soggette a voi Uomini, a te. Ecco perché ora loro sono qui, per ottenere il tuo favore». Stese quindi una mano davanti a sé e aggiunse: «Potete farvi avanti»
Alle parole di Krys, dall'ombra emersero lentamente, una alla volta, sette figure incappucciate, ognuna con una cappa di colore diverso. Una dopo l'altra si inginocchiarono davanti ad Alfred, che cercava senza successo di sbirciare sotto ai cappucci per poter osservare i volti. Sei di loro si disposero in tre file, a formare un triangolo col vertice rivolto verso l'altare, mentre la settima figura stava un paio di passi più indietro.
Si mise in piedi quindi la prima, che abbassando il cappuccio rivelò lunghi capelli neri come il il mantello che portava, e il viso di una donna meravigliosa, i cui occhi azzurri trafissero Alfred come due stiletti di ghiaccio.
«Salute a te, Alfred. Parlerò per prima io, che son Superba, e delle mie compagne sicuramente sono la più adatta ad iniziare. Possa la tua scelta esserci propizia»
Pur non comprendendo appieno l'auspicio, Alfred le fece un cenno di ringraziamento. Subito le due donne alle spalle di Superba si alzarono e una parlò dicendo «Pur non essendo concordi nella scelta su chi avesse dovuto cominciare, noi ci atteniamo alla decisione presa sebbene, essendo io Invidia, ritengo avrei dovuto io presentarmi per prima»
«Taci, miserabile stracciona!» la interruppe la donna vestita di viola che le stava accanto, ponendo l'accento sul consunto mantello blu che Invidia portava, «o ti farò ricordare perché porto il nome dell'Ira. Quanto a te, Uomo» disse poi rivolta ad Alfred, «fa' ciò che devi, non ti dico altro»
«Certo, che altro potresti dire? Non hai un minimo di classe. Anzi, a dire il vero, non hai niente di niente, al contrario di me»
A parlare fu la prima donna della terza fila, dal fisico smilzo, quasi scheletrico, ma dall'aspetto molto raffinato, vestita di raso verde e piena di gioielli che controllava costantemente di avere al loro posto. La donna corpulenta che le stava accanto intervenne dicendo «A che serve avere classe quando non hai di che sopravvivere, Avara? La gola, è solo la gola che conta, e noi abbiamo bisogno di lui, della sua fede. Io ne ho bisogno»
«Lo sappiamo benissimo che ne hai bisogno» disse la terza donna della fila, che apparentemente sotto al mantello rosso non indossava nient'altro. «Personalmente, la sua fede non mi interessa più di tanto. Io voglio il suo desiderio, i suoi spasmi di passione. Che felicità provo per te, Umano che conosci la Lussuria. Non sapete che vi perdete voialtre, specialmente tu, qui dietro, Accidiosa»
La donna vestita di bianco in fondo al gruppo, apparentemente lasciata in disparte, si fece avanti. «Che importa quale sarà la tua scelta? Per me non cambia nulla. Fate quello che volete, a me sta bene»
«Non fa una piega» le fece eco Superba, con una punta di malcelato disprezzo. «Ebbene, Alfred, avremo quindi il tuo favore?»
«Già» aggiunse Gola. «Potremo essere tue?»
Prima di rispondere, Alfred si fermò a pensare alla sua vita, alle azioni che aveva compiuto, e si chiese cosa avesse guidato la sua esistenza fino a quel momento. Quale dio avesse nutrito. Pensò alle persone che aveva conosciuto, le cose che aveva detto e fatto, e si rese conto che effettivamente era stato preda delle Vergini dal suo primo vagito: col passare degli anni aveva mentito, odiato, evitato scelte, desiderato fino a corrodersi, e poi ucciso per invidia, per gelosia e gola. E tutto per raggiungere lo scopo che in fondo ogni uomo persegue: il proprio vantaggio. Ora capiva perché le sette Vergini avessero acquisito tutto quel potere, perché erano l'esatta proiezione di quello che l'Uomo era già, e non quello che avrebbe potuto o dovuto essere.
Sorrise, e le dee capirono.
Si avvicinarono in ordine sparso verso di lui e lo circondarono, baciandolo e toccandolo ovunque. La sensazione che provò in quel momento fu per Alfred indescrivibile: continui fremiti di piacere lo attraversavano completamente, e l'unica cosa che riuscì a fare fu abbandonarvisi chiudendo gli occhi. Sperò che quel piacere durasse per sempre, ma non fu così. A fargli aprire gli occhi fu Krys, con la sua voce piatta e salda, che ammonì le Vergini con un semplice «Basta», sufficiente a farle bloccare all'istante e farle indietreggiare di un passo.
«Che succede?» chiese Alfred.
«Devi andare ora»
«Dove?»
«A morire»
Gli occhi di Alfred per poco non gli uscirono dalle orbite. «Cosa? Che significa?»
«Significa quello che ho detto» rispose Krys. «Hai fatto la tua scelta, ora dovrai portarla a compimento. Per nutrire e divenire parte delle Vergini, dovrai morire. E la tua condanna non è stata ancora eseguita»
Come un profondo scossone, di colpo Alfred ricordò dove si trovava fino a poche ore prima: ricordò la fredda cella che così poco calorosamente lo ospitava nell'attesa dell'esecuzione, gli altri detenuti, i secondini...si disse che non sarebbe più tornato lì, e lo ripetè ad alta voce. «No, lì non ci torno»
«Mi spiace Alfred, deve essere così. L'hai deciso tu»
«No!» urlò battendo il pugno sul bracciolo del trono. Si alzò e si girò verso il gruppo formato dalle Vergini e il sacerdote. «Voi non avete idea di cosa significhi stare lì: le miserie, le meschinità...»
Mentre parlava, Alfred non ci fece caso, ma le Vergini sorridevano malignamente tra di loro, scambiandosi cenni d'intesa: ormai era in loro pugno.
«Ed è proprio per questo che devi tornare, perché è questo che rende gli Uomini ciò che sono, e ciò che sei tu»
«Allora dovresti sapere anche che dovrete costringermi»

   
 
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