… I'm so warm and calm inside
I no longer have to
hide
Let’s talk about
someone else …
(…Mi sento al caldo e sereno
Non devo più nascondermi
Parliamo di qualcun altro…)
You Know You’re Right
La stessa immagine, un milione di volte.
Ogni angolo è diverso.
Singoli specchi di luce…
Fa male.
Non danno un occhio, non uno intero.
Fa male non vederla tutt’insieme, Sensei.
Posso ancora chiamarla
così?
Può.
Può tutto.
Ogni singola cosa.
Angolazione.
Non ho più niente da imparare.
E lei, avrebbe ancora voglia
d’insegnare?
*-*-*-*
“Jiraya-sensei! Perché passa tutto il suo tempo con Nagato-kun?! Non sono un suo allievo anch’io??”
Quegli occhi erano il mondo.
Tutto il suo mondo.
Ed erano normali.
Semplici occhi.
“Non devi essere
geloso di Nagato, piccolo. Lui ti ha salvato la vita,
ricordi?”
Ricordi.
Come se potesse farne a meno.
“Sì, ma… per un
momento…”
Occhi semplici, occhi ridenti.
“Cosa?”
Yahiko aveva distolto lo sguardo.
Inadeguato.
O forse, già colpevole.
“Mi ha fatto paura. I suoi occhi, Sensei… gli occhi di Nagato. Erano diversi.”
Una mano calda lo aveva sfiorato.
Calma, tra i capelli.
“Lo sono anche i tuoi,
Yahiko. Lo sono anche i tuoi.”
*-*-*-*
Lo vide crollare, ed era un bene.
Solo un essere umano.
Gli uomini non sono che gocce di pioggia.
Cadono, una sull’altra, tutte insieme.
Per farsi forza, o prevaricare.
Ma finiscono al suolo da sole.
E soffrono.
Restrinse gli occhi.
Frammenti di un’immagine scomposta.
Non va più via, Sensei.
Levò il capo dalla polvere.
Ignorò il sangue.
Sento spiegarsi le ali
degli angeli…
Hanno tutte l’odore dei fiori, ma piove ancora, Sensei…
Hanno il suo odore.
E piove ancora.
*-*-*-*
“Ehi, Yahiko-kun! Non vieni dentro? Ti prenderai un malanno.”
Le aveva sorriso.
Come se niente fosse.
Quando la sua ascesa era cominciata?
La sua evoluzione?
Quando aveva imparato a fingere?
“Arrivo subito, Konan.”
La porta si era richiusa.
L’ombra riapparsa.
La luce del Rin’negan tra la pioggia scrosciante.
“Che
cosa vuoi da me?”
Il suo ultimo sorriso da umano.
“Lo vedrai.
Avvicinati, Nagato-kun.”
*-*-*-*
Pain mosse alla volta della Valle.
Nei mille frammenti, la stessa immagine.
Ogni singola angolazione.
All’infinito.
Aveva ragione, Jiraya-sensei.
Dovevamo restare uniti.
Per superare il
dolore.
Chiuse gli occhi stremati.
Lo siamo ancora.
Insieme.
Anche lui, sì.
E’ dentro di me.
Si fermò.
Fra i banchi di nebbia, l’acqua, le rocce, una figura.
E, sa una cosa?
Lo vide avvicinarsi.
Ora sto bene.
Il volto scoperto, ormai, gli occhi cangianti.
Per la prima volta, so
cosa fare.
Dal buio, lo Sharingan e il suo fulgore.
Il mio giorno è
vicino.
Madara Uchiha.
E con lui, la mia libertà.
.Fin.