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Autore: thirteenblocks_    20/11/2013    6 recensioni
"When you lose something you can't replace, when you love someone but it goes to waste,
could it be worse? Lights will guide you home and ignite your bones, and I will try to fix you".

Quando il sogno coltivato fin dall'infanzia se ne va in frantumi proprio sotto i suoi occhi, Taylor cade a pezzi insieme ad esso. Il suo quinto album è un flop: tutto quello che la giovane artista aveva conosciuto fino a quel momento sparisce in una nube di fumo, gli amici, il successo, i fan. La sua vita cade in un turbine nero e tutto le sembra vano; e l'unico amico su cui aveva sempre potuto contare, Ed, il suo Ed, non vuole più saperne di lei. O forse no?
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1;
2 years later.

Dovresti trovare qualche artista con cui collaborare. L'album è ok, non fraintendermi, però sei all'apice del tuo successo e un duetto non farebbe altro che portarti ancora più pubblico. Non sei d'accordo? Potremmo chiamare Ellie, lei è sempre disponibile...”
Ed sollevò la testa dal suo cappuccino lanciando un'occhiataccia a Stuart. L'uomo si bloccò immediatamente, distogliendo lo sguardo. “Deduco sia un no, giusto?”
Il rosso tornò a guardare la tazza, disegnando ghirigori sul tavolo in modo distratto. “Deduci bene. Non so se ricordi, non è finita tanto bene tra noi due. Sarebbe imbarazzante”.
“Beh, allora qualcun altro? Non ti viene in mente nessuno con cui vorresti collaborare?” replicò Stuart, picchiettando con le dita sul piano del tavolo, impaziente.
L'unica persona con cui vorrei cantare è sparita nel nulla due anni fa, pensò Ed. Ma non lo disse. Parlare di lei gli faceva ancora male.
“Katy Perry?”
Ed non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
“Tentiamo con Lorde sennò” continuò l'altro. Il rosso scosse la testa. Avrebbe voluto alzarsi e andarsene. Lanciò un'occhiata fuori: era novembre ed aveva appena iniziato a nevicare. La gente si stringeva nei cappotti e camminava veloce.
“Potresti almeno degnarti di spiccicare parola sai” grugnì allora Stuart, sbuffando.
“C'è proprio bisogno di un duetto? Hai detto che è ok, l'uscita è programmata per gennaio. Fare un duetto sarebbe complicato a questo punto” replicò lui. “Per me siamo a posto. Anzi, tra dieci minuti dovrei essere in studio a registrare”.
L'altro lo guardò per un lungo minuto, poi sospirò. Si alzarono in sicronia ed uscirono. Appena Ed aprì la porta fu investito da un vento freddo che lo fece rabbrividire nel profondo; quasi quasi desiderò tornare dentro. Salutò Stuart con un cenno della testa e poi si separarono. Si diresse verso lo studio, che si trovava dall'altro capo della metropoli. Ed si era stabilito a Nashville dopo l'uscita del suo secondo album, ma ancora non si era abituato alla vita frenetica di quella città. La gente non aveva mai un minuto libero per parlare - cosa che, per uno dalla natura timida come lui, poteva anche andare bene, per certi versi. Il rosso tentò di mantenere un profilo basso, era in ritardo e non poteva fermarsi con i fan, anche se non era mai piacevole evitarli. Incassò la testa nella sciarpa di lana che gli avvolgeva il collo, infastidito dal freddo.
Era distratto. Stava pensando sempre al duetto, per quanto avrebbe voluto evitarlo. Forse Stuart non aveva tutti i torti, forse era davvero una buona idea. Ma Ed non riusciva a pensare di cantare con qualcuno. L'ultima volta che l'aveva fatto era successo un disastro. Non aveva intenzione di ripetere l'esperienza.
Pensare a quello che era successo due anni prima gli bruciava ancora. Teneva gli occhi bassi, immerso nei suoi pensieri; evidentemente non era l'unico ad essere pensieroso, perchè ben presto si trovò a sbattere contro un altro corpo. L'urto lo riportò con violenza alla realtà, e il rosso si trovò costretto ad alzare lo sguardo per scusarsi.
“Certo potresti guardare dove vai, razza di idiota” sbottò una voce femminile prima che lui potesse anche solo aprir bocca. Ed aggrottò la fronte e fissò la ragazza di fronte a lui. Non ebbe il tempo di guardarla in faccia, perchè quella, un po' traballante, si chinò per riprendere un cappello, che probabilmente le era volato via per colpa del vento. Senza quasi pensarci, il ragazzo si chinò insieme a lei, in un tentativo di essere galante. Ma all'altra la cosa non doveva andare molto bene, perchè gli strappò l'accessorio di mano e si rimise in piedi, sempre traballando.
“Potevo benissimo fare da sola, eh” sbottò, infilandosi il cappello e tirandoselo sugli occhi.
“Potresti benissimo anche essere un po' più gentile, eh” replicò Ed, instintivamente. Non era ancora riuscito a guardarla in faccia, e voleva farlo, perchè quella voce aveva qualcosa di familiare.
“Galante, non c'è che dire. Ah, è finita l'epoca dei principi azzurri, io dovrei saperlo benissimo. Addio” borbottò, spingendolo via.
Peperina la biondina, pensò Ed. Senza poterne fare a meno, la osservò mentre si allontanava nell'altra direzione. Era vestita poco per la stagione, aveva solo quel cappello e una giacca leggera. Camminava con passo incerto. Ed aggrottò la fronte, capendo; probabilmente era ubriaca. Beh, non era un suo problema, giusto?
Si rimise in cammino. Era davvero in ritardo.

“Ok, va bene, basta così per oggi” fece il rosso, posando le cuffie per la registrazione. I tecnici, fuori dallo studio, gli sorrisero soddisfatti e un sorriso scappò anche a lui. Stava andando davvero bene. Era davvero orgoglioso di come stava venendo il tutto. Però Stuart aveva ragione; mancava qualcosa. Forse avrebbe dovuto ripensarci...
Mentre si rivestiva, pronto per tornare a casa, il cellulare squillò. Il display segnalava una chiamata in entrata proprio dal suo manager. Quando si parla del diavolo...
“Dimmi” farfugliò, tenendo il cellulare incastrato tra l'orecchio e la spalla nel tentativo di infilarsi il giaccone.
“Ciao anche a te” rispose l'altro. Aveva un tono allegro. “Volevo dirti che mi è venuta un'altra idea per il duetto”.
Ed sbuffò, tentando di non inciampare tra i vari fili. Il pavimento ne era ricoperto. “Ancora con questa storia, Stuart? Ti ho detto che non funzionerebbe...”
“Fidati, questa è una grande idea! Sono sicura che anche lei sarà molto contenta...”
“Stuart, ti ho detto che...”
Non funzionerebbe, lo so. Ma l'idea geniale è questa! Con lei ha già funzionato!”
Ed smise di tentare di infilarsi il giaccone e per poco non gli cadde il cellulare. No. Oh, no.
Stuart sapeva tutta la storia. Non poteva parlare di lei.
“Dimmi che stai scherzando” ringhiò, recuperando un contegno. Riuscì a finire di vestirsi e ad uscire dallo studio.
“Perchè dovrei? Penso che anche per lei sarebbe un grande affare, visto che è tipo, sparita nel nulla?”
“Stuart. Non farò un duetto con Taylor” sbottò con rabbia. Ecco. L'aveva detto. Aveva evitato il suo nome per due lunghi anni. Aveva evitato le interiste, i tabloid. E adesso l'aveva detto, di nuovo. Sentì quasi salirgli le lacrime. Ricordava ogni singolo istante, dal momento in cui lei l'aveva contattato per Everything Has Changed, fino all'ultima fatidica sera. Riuscì ad ingoiare il groppo che gli si era stretto in gola e a proseguire. “E sai benissimo il perchè”.
Dall'altra parte non ricevette risposta, quindi continuò, parlando più a se stesso che a Stuart: “Inoltre, lei è sparita nel nulla - e dico letteralmente nel nulla - due anni fa, dopo quel flop disastroso, e nessuno è riuscito più a contattarla. Pensa che un anno e mezzo fa sua mamma chiamò me per chiedermi se sapevo dove si trovava perchè erano mesi che non si parlavano”.
Stuart sospirò, ma Ed si era distratto di nuovo. Stava riflettendo ad alta voce. “Insomma, non credo voglia farsi trovare, non ti pare? E sicuramente non credo voglia farsi trovare da me. E per quanto mi riguarda, meno la penso, meglio è” sbottò, concludendo il suo ragionamento e sentendosi abbastanza soddisfatto di se stesso. Taylor non aveva bisogno di lui, gliel'aveva fatto capire bene quella sera, e certo lui non aveva bisogno di lei.
Solo in quel momento si accorse che Stuart non aveva più spiccicato parola. Si chiese se avesse riattaccato. “Stuart? Sei ancora lì?” mormorò, dirigendosi verso casa.
“Sì, sì, ci sono. Ecco Ed, il fatto è che... Sono passati quasi tre anni e mi ero completamente dimenticato di quel b... di quella situazione in cui vi siete trovati e che vi ha portati a litigare pesantemente” sussurrò l'altro, scegliendo con cura le parole. Ed si bloccò in mezzo al marciapiede. Un sudore freddo aveva cominciato a solleticargli la nuca; aveva un brutto presentimento. “Quindi, pensando - stupidamente - che foste in buoni rapporti, ero convinto che avresti detto di sì e così... Beh, sono riuscito ad ottenere il suo numero, e l'ho chiamata e...”.
“Tu hai fatto cosa?” sbottò il rosso, per poi tapparsi la bocca, accorgendosi di aver appena gridato e attirato l'attenzione di una decina di persone accanto a lui. Il sudore freddo si trasformò ben presto in sgomento, accompagnato da una sensazione d'ansia e da una rabbia incontrollabile verso il suo manager. Come aveva potuto dimenticarsi quell'avvenimento? Ed ci aveva sofferto per mesi, per non dire anni. Il ricordo lo feriva ancora, nel profondo del suo cuore, e c'era una parte di lui che non si perdonava per essere stato così sciocco e maldestro con una delle persone migliori che avesse mai incontrato. Beh, certo anche lei aveva le sue colpe... Le sue grandi colpe. Non ci era andata leggera... Ma qui la questione era un'altra.
“Stai calmo, per favore. Hai un appuntamento con lei la prossima settimana, al vostro studio”.
“No. No, Stuart, no! Non ho nessuna intenzione di rivederla! Di parlarle! Non ho la minima intenzione nemmeno di pensarla, quella!” sibilò, riprendendo a camminare a passo svelto, per sfogare la rabbia ed evitarsi di gridare nella cornetta del telefono.
“Ed, ascolta, ascoltami. Stai calmo! E' una grande occasione! Pensa, sarai ricordato come quello che riporterà alla ribalta la - non più - grandissima Taylor Swift! E' un affarone!”.
“Ho detto di no. Piuttosto chiamo Ellie”.
“Ed. Ti prego. Ascolta. Lo faccio anche per lei. Okay?” cercò di calmarlo l'altro. “Cioè, non so se ti è mai giunta voce... E dovevi sentirla, al telefono... Non deve essere granchè in forma. E quando ti ho nominato la sua voce si è fatta più calma, più allegra. Lei ha voglia di rivederti e... Niente. Vedrai tu stesso la prossima settimana”.
“No” rispose secco; doveva però ammettere che le parole di Stuart l'avevano in un certo senso inquetato. Che voleva dire che 'gli era giunta voce'? E che 'non doveva essere granchè in forma'? Ok, il suo quinto CD era stato un disastro e lei si era ritirata dalle scene, ma non vedeva dove fosse il lato negativo. Era piena di soldi! Niente più paparazzi in giro! Pace! Certo, se pensava che quella non fosse vita, si era davvero montata la testa... più di quanto lui stesso ricordasse.
“Provaci. Un incontro. Che sarà mai. Non deve per forza essere tutto rose e fiori. Sono incontri di affari, okay? Non sei obbligato a trattarla come un'amica. Anche perchè lei non lo è stata nei tuoi confronti. Capito? Rapporto. D'affari. Niente più. Ci siamo intesi?”.
Ed si sentiva confuso. Era incuriosito, preoccupato, ansioso, ferito. In un sospiro che sembrò durare un'infinità, rispose con un rassegnato “Okay” e poi attaccò, continuando a passeggiare pensieroso.
Per la prima volta in tre anni, si chiese, con una certa angoscia, come stesse e che fine avesse fatto la sua ex migliore amica.

Angolo Autrice
Buonasera ragazzi! Grazie mille per le due recensioni che mi avete lasciato, mi hanno spinta ad andare avanti con questa mia idea, un po' folle per certi versi! Ne sono stata veramente contenta! :D
Allora, spero di non aver velocizzato troppo le cose con questo 'salto' di due anni. In realtà, il prologo, essendo un prologo, va inteso come un'introduzione alla storia, un flashback. Sul finale forse sono stata un po' frettolosa, spero di no ç_ç in compenso mi piace il risultato finale, fa capire abbastanza bene come se l'è passata Ed in questi due anni ^^
Beh, che vi posso dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi! Alla prossima <3
  
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