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Autore: Hyrim    20/11/2013    5 recensioni
Il famosissimo romanzo di Alessandro Manzoni portato in scena come spettacolo di beneficenza da attori provenienti da tutto il mondo... Ovviamente le rispettive nazioni saranno lì, pronte a vegliare su tutto, pronti a risolvere qualsiasi problema...
Ma se il problema fosse proprio il mancato arrivo della compagnia?
Come faranno a mandare avanti la serata?
Beh, molto semplice: copione alla mano, un bel respiro e pronti ad affidarsi alle loro capacità interpretative e alla giusta direzione di Germania!
L'unico problema è... conoscono la storia? O ancor peggio, conoscono le parti degli altri compagni?
Riusciranno a salvare la serata seguendo il copione o improvviseranno?
Avanti! Lo spettacolo deve continuare!
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alfred F. Jones camminava a passi infuriati verso casa, senza aver determinato quel che dovesse fare, ma con una smania addosso di far qualcosa di strano e di terribile. I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono responsabili, non solo del male che commettono, ma dell’angoscia che procurano anche all’animo dei poveri offesi.
America era un giovine pacifico e alieno dal sangue, un giovine schietto e nemico d'ogni insidia; ma, in quei momenti, il suo cuore non batteva che per l'omicidio, la sua mente non era occupata che a fantasticare un tradimento. Avrebbe voluto correre alla casa di Don Rodrigo, afferrarlo per il collo, e... E poi si ricordava ch’egli viveva in un luogo che era come una fortezza, guarnita di bravi al di dentro, e guardata al di fuori; che i soli amici e servitori ben conosciuti v'entravan liberamente, senza essere squadrati da capo a piedi; che un artigianello sconosciuto non vi potrebbe entrare senza un esame, e ch'egli soprattutto... sarebbe riconosciuto subito.
 Si immaginava allora di prendere la sua pistola, d'appiattarsi dietro una siepe, aspettando colui nel momento in cui venisse a passar solo; e, internandosi, con feroce compiacenza, in quell'immaginazione, si immaginava di sentire una pedata, quella pedata, d'alzar chetamente la testa, riconoscere il colpevole e, dopo averlo mirato, sparare. Lo vedeva cadere e tirare le cuoia. Gli avrebbe così lanciato una maledizione e sarebbe corso via, sulla strada del confine a mettersi in salvo.
Era proprio un bel piano, sì.
Ma poi…
- E Lucia!? – Appena quel nome gli apparve in mente si ricordò di Dio, della Madonna e di tutto ciò che un buon cristiano non avrebbe mai dovuto fare, ed ecco così che tutte le fantasie che gli erano sembrate semplicemente geniali poco prima ora lo inorridivano spaventandolo persino di se stesso.
 
Germania annuì col copione in mano mentre lì fuori America aveva continuato a dominare la scena da solo. Dall’espressione del Tedesco si poteva dire che fosse compiaciuto dalla recitazione del ragazzo. – Mh. Devo ammettere che sta andando davvero meglio di quanto mi aspettassi… Strano. Beh, forse conoscendolo l’ho sottovalutato troppo.- Annuì di nuovo, poi girò il viso verso un ragazzo dai capelli neri, in piedi lì assieme a lui alla sua destra, nascosto dalla quinta ad osservare lo svolgersi dello spettacolo. – Non è così, Giappone? –
- Hai! – Rispose prontamente il Giapponese con un secco movimento della testa. – America-kun sta facendo davvero un ottimo lavoro, c’è da ammetterlo. –
- Ja… - Continuò il Tedesco – Ich denke… Immagino che si sia calato nella parte. Non poso credere che sto per dirlo… Ma lui è l’esempio che dovrebbero prendere tutti.
Anche tu, Giappone.-
- Germania-san io vorrei tanto ma… - Il Giapponese sospirò, portandosi le mani a sistemare la larga gonna da signora e ad indicare la cuffietta che aveva sul capo. – E’ proprio necessario?? –
Germania lo fissò per qualche secondo, poi si limitò a fare spallucce e a risposare lo sguardo sulla scena.
- … - Il Giapponese attese la risposta ancora per qualche secondo, poi sospirò abbassando il viso, e si avviò verso la sua quinta di entrata, la stessa dove l’inglese stava ancora lanciando le peggiori imprecazioni che nessuno volle tradurre, in vista del suo momento di entrare in scena.
Si sporse con la testa. Da lì il palco non si vedeva. - E menomale che nessuno gli ha ancora detto chi farà Renzo-sama. – Mormorò fra se, sollevato da quell’ultima cosa.
Si fece da parte per lasciar passare il piccolo Sealand e Wy, entrambi imbacuccati in lunghi e larghi vestiti, dopodiché portò nuovamente l’attenzione sull'Inglese.
 – Cosa mi tocca fare…-
Disse, mentre sistemava il vestito, ma soprattutto la coroncina di spilli argentati sulla nuca di quest’ultimo.
 
Il buon America, dominato da questi pensieri, passò davanti a casa sua, che si trovava nel mezzo del paese, e, attraversatolo, s'avviò a quella di Lucia, che era in fondo, anzi un po' fuori.
Casa di Lucia era una casetta con un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, il quale era cinto da un murettino. Alfred entrò nel cortile, e sentì un misto e continuo ronzio che veniva da una stanza di sopra. Immaginò fossero amiche e comari, venute a far corteggio a Lucia; e non si volle mostrare a quel mercato, con quell’aria che si ritrovava in corpo e sul volto.
Un fanciull-- Una fanciulletta con gli occhi azzurri come il suo vestito, i capelli di un biondo piuttosto scuro e delle sopracciglia decisamente particolari, che si trovava nel cortile lo vide e gli corse incontro, gridando: - Lo sposo! Lo sposo! –
  - Zitta, Peterina, zitta! - disse Alfred - Vien qui and listen to me. Va' su da Lucia, tirala in disparte, e dille all'orecchio... ma che nessun senta, né sospetti di nulla, eh'... Tell her that I’ve to talk with her, che l'aspetto nella stanza al piano terra, e che venga subito –
Il fanciul—cioè, la fanciulletta entrò di corsa in casa, incrociando un’altra bambina vestita simile, ma di colore rosa, e con i capelli castani raccolti da un lato da un fiocco del medesimo colore rispetto al vestito. Aveva le sopracciglia molto simili all’altro.
- Dove stai andando, peterina?? – Chiese storcendo il naso.
- Non puoi saperlo. It’s a secret!! – Rispose quest’ultima portandosi un dito davanti alle labbra e facendole l’occhiolino. Appena dopo aver detto questo salì in fretta le scale, lieta e superba d'avere una commissione segreta da eseguire.
Lucia Kirkland, dettA Inghilterra usciva in quel momento tutta attillata dalle mani della madre, Kiku Agnese Honda. Le amiche erano quattro. Una bionda con i capelli tenuti da un nastro colorato a mo’ di cerchietto, l’altra con occhiali e lunga treccia castana, ed infine c’erano le due più piccoline. Una aveva i capelli a caschetto biondi ornati da un fiocchetto di nastro viola che ricadeva lungo da un lato, l’altra era castana e portava i capelli decisamente più lunghi, caratterizzati da un ricciolino ricurvo esattamente sopra la testa. Entrambe erano caratterizzate da due occhioni da cerbiatto. La prima Verdi, la seconda azzurri.
Tutte e quattro a turno si rubavano la sposa, ed insistevano perché si lasciasse vedere.
Lucia s'andava schermendo, con quella modestia un po' guerriera delle contadine, facendosi scudo alla faccia col gomito, chinandola sul busto, e aggrottando le folte… foltissime sopracciglia, mentre però la bocca s'apriva al sorriso. Aveva gli occhi verdi, i capelli biondi erano ornati da lunghi spilli d'argento, che si dividevano all'intorno, quasi a guisa de' raggi d'un'aureola, come ancora usano le contadine nel Milanese. Intorno al collo aveva un vezzo di granati alternati con bottoni d'oro a filigrana: portava un bel busto di broccato a fiori, con le maniche separate e allacciate da bei nastri: una corta gonnella di filaticcio di seta, a pieghe fitte e minute, due calze vermiglie, due pianelle, di seta anch'esse, a ricami. Oltre a questo, che era l'ornamento particolare del giorno delle nozze, Lucia aveva quello quotidiano di una modesta bellezza, rilevata allora e accresciuta dalle varie affezioni che le si dipingevano sul viso, spresse da quelle meravigliose sopracciglia acchiappa uomini più simili a dei procioni morti.
La piccola Peterina si fece largo fra le altre ragazze, si accostò a Lucia, le fece intendere accortamente che aveva qualcosa da comunicarle, e le disse il messaggio dello sposo all'orecchio.
- I’m going for a moment, then I’ll back. - Disse Lucia alle donne, e scese in fretta.
 
Tutto stava procedendo secondo i piani di Germania, ma ora… Ora Lucia stava per scoprire il volto del suo Renzo e viceversa. Nessuno dei due era a conoscenza del ruolo dell’altro.
America si aspettava chissà che bella fanciulla. Inghilterra si aspettava… Qualcuno, ma non di certo LUI.
- Damn. Leviamoci questo dente – Aveva pensato Inghilterra.
- Ecco il grande momento! – Era il pensiero di America.


 - Quei due ora si ammazzano.
Si ammazzano di fronte a mia sorella. – Mugugnò con voce preoccupata Svizzera al suo posto di co-regista a fianco a Germania.
Cadde il silenzio. Nessuno dietro le quinte osò fiatare.
Quel che aveva detto America era vero: il grande momento era arrivato.















-- Dietro le quinte del grande spettacolo --

Salve a tutti!
Prima di tutto grazie di aver letto questo capitolo, e soprattutto grazie di aver seguito la storia fin qui!
Siamo arrivati ad un passaggio importante, ed ecco perché ho deciso di aprire qui il primo angolo del, per restare in tema, "dietro le quinte" della storia!
In primis vorrei porgere un saluto ed un enorme grazie a tutte quelle persone che mi hanno seguito fin qui dal primo capitolo. Wow, ragazzi! Siete diventati davvero tanti! Mi riempite di recensioni, di complimenti, di messaggi per questa storia chi qui chi su Facebook... Non so che dire, sono davvero commossa grazie!  ;_;
Tutto questo non arebbe di certo arrivato fin qui senza voi, anche perché fate parte della storia quanto i personaggi come pubblico. Senza di voi la storia non ci sarebbe, e se prima avevo cominciato a scriverla per sfizio adesso è proprio per tutti voi che la sto continuando con ancora più impegno!!
Approfitto di tutto questo anche per scusarmi per l'attesa alla quale vi costringo ogni volta.
E' che a studio ricominciato e col cambio scuola che ho dovuto fare mi è rimasto /davvero/ poco tempo da dedicare.
Ora questi testoni dei rappresentanti hanno voluto occupare senza un real motivo (e giustamente io ne approfitto eheh! ) così sono riuscita a trovare più tempo per l'aggiornamento.
...No. Col cavolo che mi interromperei per la scuola comunque.
Piuttosto mi prendo un debito ma a deludervi NON. VI. DELUDO. Parola di Magnifico Prussiano U_U

Un paio di cosette da chiarire, e poi giuro che vi lascio in pace... Per ora. *inserire risata satanica qui*

Per lo stile ho tentato in questo e nei capitoli precedenti (più in questo) lo stile di manzoni sia nelle costruzioni dlle frasi che nelle parole. Quelle proprio in Austroungarico le modifico, stessa cosa faccio con le parole (non sapete che faticaccia) ma provate ad immaginarvi soltanto che scrivo con la mia vecchia buona copia dei Promessi Sposi aperta sotto il naso mentre digito perciò... Se il linguaggio risulta troppo difficile non fatevi problemi a dirlo e vedrò di sistemarlo un altro po'.

Oh, delle quattro ragazze amiche di Lucia immagino abbiate colto Belgio, Monaco e Liechtenstein. 
La quarta è Vaticano, inserita così come la descrive la Tatina, il mio dolce fiorellino.

Sono andata a studiarmi inoltre i suffissi Giapponesi... Almeno adesso anche il buon Kiku può spiccicare qualche parola dicendo, se Dio vuole, anche qualcosa di sensato.

Ultima cosa, giuro: 
Ho deciso di lasciarvi fare delle domande nelle recensioni. Qualsiasi domanda riguardante la storia, i personaggi, o altre curiosità sull'opera. Tranquilli che ogni volta leggo /tutte/ le vostre recensioni.
Al prossimo dietro le quinte risponderò alle vostre curiosità, se ce ne saranno, qualunque esse siano.

Beh, Che altro dire...
Spero continueremo questo bellissimo viaggio a teatro assieme.

Con tutto il mio LLLLav <3
- Hyrim.
 
  
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