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Autore: deniefn    22/11/2013    1 recensioni
[Song Fic]
[Song Fic]" - Chi sono io? Nessuno.
Sono solo una povera vittima del suo amore, il narratore della storia, colui che vuole ricordarla e farla ricordare alla gente scrivendo di lei su fogli di carta"
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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bdr

Sentendomi abbastanza non gradito in quel momento, me ne andai. Non mi aspettavo questa reazione. "Quella sgualdrinella".. non l'avrei mai chiamata così, eppure forse le si addiceva. La cosa incredibile era che, sebbene involontariamente mi facesse del male e a volte la odissi, non riuscivo a non proteggerla da qualsiasi "malparliere". Non avevo mangiato, ormai erano le 4. Non avevo molto da fare, né la voglia. La gente per strada parlava, parlava e sembrava dicessero " Guarda quello sfigato innamorato!" Ma era impossibile, nessuno.. a parte Imma ed Il pescatore Fred, sapeva dei miei sentimenti. Della tempesta che nascondevo dietro al bagliore di un sorriso.

Tornai a casa, afflitto, e mi misi ad ascoltare un po la radio. Sotte le note di "Fantastica" di Fred Buscaglione, facevo cullare la mia tristezza e la mia solitudine. Cenai solo con un po di frutta fresca: in effetti ero dimagrito ma questo non mi toccava più di tanto.

Il giorno dopo era domenica ed io sentivo la necessità di stare un po fuori casa. Visto che tutte le famiglie di Sant'Ilario e dintorni, ogni domenica, occupavano ogni angolo del bosco per mangiare ogni tipo di pietanza esistente nel mondo.. optai per il mare. Di solito questo giorno festivo lo passavo o nel ristorante di mio cugino o con Imma ma con il primo non ne avevo voglia (brutti ricordi), con la seconda non mi pareva il caso. Avevo sentito che Fred, tutte le domeniche, metteva a disposizione la sua barca per fare giri sulla costa a poco prezzo. Raggiunsi la barca verso le 11:00 : il mare non era molto calmo, il tempo non così bello e non c'era quasi nessuno a parte Fred, il figlio ed una famiglia composta da un uomo calvo e panciuto, una donna in carne con troppe rughe e almeno 4 bambini da i 3 ai 10 anni. Dopo varie insistenze, Fred mi convisse a non pagare la gita in quanto me la offriva lui. Mi misi a prua ad assaporare il salato vento di mare. La famiglia si sedette su delle panche e, tra vari strilli della donna per colpa dell'irrequietezza dei bambini, Fred mise in moto. Mi stavo rilassando, davvero, ero in pace con me stesso e riuscivo a non pensare. Mi ci voleva proprio un po di serenità. Ed ecco che ad un tratto spuntò "lei" dalla cabina di comando. Ricordo che pensai "Oh, merda." Non avevo via di uscita, non potevo mica buttarmi dalla barca.. la costa era troppo lontana! Il panico mi invadeva il corpo, il battito cardiaco aumentava. L'uomo calvo e panciuto, alla sua vista, spalancò la bocca. Ci mancava poco che gli andassi a spaccare la faccia. Poggiai la testa sulla ringhiera e cercai in tutti i modi di ritrovare la calma che avevo perso un minuto prima.

<< E tu chi sei?>> una voce femminile mi fece sobbalzare. Era la signora in carne che vedendomi da solo mi invitò ad unirsi a loro. Ammetto che nella mia mente gliele mandai di tutti i colori. Ma una volta girato per dirigermi verso le panche, mancava poco che ci restavo secco. Lei era seduta, con loro. Il posto affianco a lei, libero. Forse non uno.. ma più infarti insieme stavo avendo in quel momento. Aveva un vestito più sobrio color begie, i capelli legati da una cosa di lato, il solito rossetto rosso e dei tacchi, non troppo alti, neri. Camminavo come se stessi andando al patibolo, lo sguardo basso. Le imprecazioni mi uscivano dale orecchie. Mi sedetti, abbastanza lontano da lei. Fui accolto dal suo profumo.. aveva ragione Peppino il fruttivendolo: era del fiore più profumato. Timidamente alzai lo sguardo, che lei ricambiò con un dolce sorriso.

<< Piacere.. Sono Sofia >> mi disse porgendomi la mano. Quella frase mi fece saltare. Non ero pronto a parlare con lei, non mi ero preparato nessun doscorso. Il tocco della sua mano con la mia fu quasi magico: la pelle era delicata e soffice.

<< Piacere Fabrizio >> Ora, avrete sicuramente notato che questa è la prima volta ( e forse anche l'ultima) che dico il mio nome. Il perché? La risposta è semplice: non è importante, è lei il soggetto della storia, non io. Ripeto, io sono solo uno dei tanti e se l'ho scritto è solo perché sto scrivendo il vero discorso che c'è stato tra me e lei.

<< Mi mancavi solo tu da conoscere! >> io la guardavo in silenzio con un mezzo sorriso dal tono amaro. Lei continuò: << Sei un tipo solitario, sei sempre solo >> L'aveva notato? Si era accorta di me?

<< Si.. mi piace la solitudine >> ammisi. Le parole mi uscivano con molta difficoltà dalla bocca: mi si era creato una specie di nodulo che mi bloccava la voce e la saliva.

<< Spero solo di non darti fastidio >> mi disse sorridendo. No.. era ovvio che non mi dava fastidio, anzi.. quella felicità quasi mi uccideva.

<< No.. certo che no.. >> Notai che mi diede subito il "tu", come se ci conoscessimo da tempo. Ma la cosa non mi dispiaceva, tutt'altro.

<< Lavori? >> chiese con curiosità.

<< Si, presso un contadino.. >>

<< Ah, coltivi? >>

<< Si >> Quando le parlavo, dovevo per forza guardarla per non essere scortese. Ma io avevo paura che se avessi rivolto lo sguardo su di lei, non sarei più riuscito a distoglierlo. Da vicino, la cicatrice sotto l'occhio sinistro era ancora più evidente.

<< Cosa l'è successo sotto l'occhio sinistro? >> maledetto impulso e maledetta lingua mia. Ma come mi era venuto di fare una domanda così personale dopo solo un paio di minuti di conoscenza?!

<< E' una storia lunga, un giorno, se vuoi, te la racconterò >> mi rispose senza mai smettere di sorridere.

<< No, no.. non si preoccupi.. era solo curiosità, non è importante.. >> Scoppiò a ridere.

<< Sei diventato tutto rosso! Comunque non mi dare del lei, mi fai sentire una vecchia >> gli occhi le brillavano.

<< Ah, giusto. Mi scusi.. >>

<< Fabriziooo >>

<< Ah, già ma non lo faccio apposta >> bel cretino. Non riuscivo proprio a riflettere in sua presenza. Il viaggio sulla costa fu troppo breve. Non riuscì nemmeno per un secondo a rilassarmi. Ero troppo emozionato, era da troppo tempo che sognavo questo momento. Avevo bramato un'attenzione, anche piccola, da giorni e giorni e il destino aveva finalmente ricompensato la mia pazienza con, addirittura, un dialogo durato un paio di ore. Di cosa parlavamo? Non lo so con precisione. Ero troppo in fibbrillazione in quel momento. Ma sicuramente erano sciocchezze. Era così spensierata, così bella, così felice.. ma allo stesso tempo così misteriosa. Io riuscivo a vedere il suo animo. Stando sempre solo, impari ad osservare. Dietro a quella maschera di risate e di amore, si nascondeva qualcos'altro. Qualcosa di triste, non saprei dire con precisione. Finita l'escursione, per la tristezza quasi piangevo. Perché sebbene avessimo preso abbastanza confidenza, ero terrorizzato dall'idea che tutto sarebbe tornato come prima. Che magari c'incontrassimo per strada e ci limitassimo ad un semplice saluto o peggio.. nemmeno quello. Il mio piede toccò il molo con malavoglia e con tristezza. Poi aiutai lei a scendere, porgendole la mia mano. " Per la sbadata che sono, sicuramente cadrò". Questa frase mi fece sorridere. Una volta che fummo occhi negli occhi, lei concluse:

<< E' stato davvero bello conoscerti, è un piacere parlare con te. Sei una persona davvero cara >> Che.. cosa? No, no sicuramente stavo sognando. Era inverosimile che tutte le mie preghiere si fossero esaudite. Era impossibile che lei fosse davanti a me, a guardarmi, che sapesse il mio nome, il mio lavoro.. che sapesse di me. Ed io di lei. Le sue parole furono come un abbraccio al cuore, come un dolce bacio, come una stretta di mano. Poi mi avvolse fra le sue braccia ed io ero così leggero. Il suo odore mi entrò nelle narici, fino ai polmoni. I suoi capelli mi solleticavano il naso (era più bassa di me). Poi, troppo velocemente, appoggiò le sue labbra sulla mia guancia e sorridendo mi disse un "grazie". La vidi allontanarsi. La famiglia e i bambini mi salutarono e a malapena me ne accorsi. Ero sotto la sua ipnosi, come sempre. Uscii da quell'incantesimo grazie alle risate di Fred. Sentì un tono di complicità in quelle risate, mi girai di scatto, come fanno i cani da caccia appena sentono un piccolo rumore. Lo guardai con gli occhi trasformati in fessure. Lui, sempre sghigniazzando, silenziosamente, stava fissando la barca al molo. Mi avvicinai.

<< Beh Fred.. è stata una bella giornata no? >> Ero di fronte a lui con le braccia incrociate.

<< Sicuramente per te lo è stato di più.. >> soffocava le risate.

<< E perchè mai, le coste erano sempre le stesse >>

<< Si ma lei MIE coste avevano diverse FORME.. >> Non ce la fece più e cominciò a ridere.

<< Io ti ammazzooo >> iniziai a rincorrerlo. Fred, continuando a ridere, scappava dal mio sfogo momentaneo. Intanto il piccolo Marco, figlio illeggittimo di Fred, era seduto su un muretto a godersi la scena, facendo il tifo per il padre. Fred scappava come un'antilope e la mia mancata atleticità mi proibiva di raggiungerlo. Rideva e mi faceva la linguaccia mentre io sorridendo dicevo, con tono di vendetta " Me la pagherai" Naturalmente, tutto si concluse con un abbraccio.

Fui invitato a mangiare un po di frittura di pesce e a bere del vino. Gli raccontai tutti i sentimenti che provai durante la gita. Mi prese per pazzo. Forse lo ero, davvero. Pazzo, pazzo di lei.. Per tutto il giorno, non feci altro che rivivere dentro di me ogni piccolo particolare di quell'escursione. I suoi bellissimi occhi da gatta, con le sue lunghissime ciglia.I suoi capelli morbidi e profumati. Il tocco delicato delle sue dita sulle mie, il dolce e innoquo abbraccio rivoltomi e infine.. l'inaspettato bacio sulla guancia. Durato troppo poco per essere così bello. Quando mi misi a letto, senza cena anche quella sera, fui cullato da dolci sogni profumati che mi fecero dormire come un bambino.

  
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