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Autore: SidV    26/11/2013    1 recensioni
A otto anni l’ho conosciuta. E lei si è completamente attaccata a mio fratello. A tredici anni l’ho baciata, ed ero incazzato nero. Non ci siamo quasi parlati per più un anno. A quindici anni le ho spezzato il cuore. Per i tre anni successivi ci vedevamo raramente e, quando succedeva lei mi trattava come uno passato di lì per caso. Già... neanche avessi speso quegli anni montandomi tutto quello che mi passava vicino. A diciotto anni abbiamo fatto l’amore. Poi lei ha pianto. E mi ha mollato. A ventun anni sono completamente fuori controllo. E mi manca come l’aria che respiro.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Per essere del tutto sincero, non credo che questo sia qualcosa che io debba per forza dire a voi, ma siccome mi ci hanno costretto sarò molto breve. Si, Erin è la mia ragazza. Ho sclerato l’altro giorno perchè, per una serie di cose, tra di noi è andata veramente di merda per un sacco di tempo e non la vedevo da quando, tre anni fa lei mi ha piantato. Ma ora è tornata da me e non ho intenzione di fare niente per allontanarla di nuovo. E tantomeno voglio che voi la perseguitate e la facciate scappare. Voglio stare con lei da quando avevo otto anni. Tutto qua, quindi torniamo a parlare di musica, per favore, perchè il resto sono un po’ tutti cazzi miei e suoi.”

è stato questo quello che Tom ha dichiarato in diretta tv nazionale circa una settimana dopo che siamo tornati insieme. Ha scatenato un bel casino, questa storia. Voglio dire, nessuno si sarebbe mai aspettato che il “sex gott” finisse sul serio in una relazione stabile a soli ventun anni. Ne sono comunque passati altri tre dal quel giorno. Dal 20.08.2010, la data in cui sono andata da lui, la data in cui siamo ufficialmente diventati una coppia, la stessa data che lui si è tatuato sulla mano.
- non era giusto che solo tu avessi sulla pelle un giorno importate!
- non è una gara...
- lo so da me!
- ma tu non odiavi i tatuaggi?
- ho solo sempre avuto una fottuta paura degli aghi. Ma, per questo, ne valeva la pena.
Esattamente quello che penso anche io. Di noi, intendo. Ne vale la pena. Sempre.
Tre anni... qualcuno potrebbe anche dire che sono volati, ma non è per niente vero, Almeno per me. Stare con Tom a tutti gli effetti si è rivelato piuttosto complicato, come supponevo. No, non ho cambiato idea neanche un solo secondo, è solo che certe situazioni create sia da noi stessi, sia dalle fan, sia dalla stampa non ci hanno reso sempre la vita facile.
Di Tom, standoci insieme, mi sono resa conto che a tutti gli effetti un sacco di stereotipi che si dicono in giro sono veri. Tom fuma come un drago, non rinnega mai un paio di bicchieri di troppo, gli piacciono le feste dove può fare più casino possibile, è sempre circondato da donne ed è effettivamente il maschio più perennemente eccitato del mondo. Non che la cosa mi abbia mai infastidito più di tanto, non rischio certo di passare per una persona pudica neppure io alla fin fine, ma si può dire che a volte è completamente fuori luogo. Per lui saltarmi addosso al sicuro nei camerini o per strada, circondanti dalla folla, non fa la minima differenza. Fortunatamente io sono un pochino più realista di lui su queste cose.  
- voglio solo fare sempre l’amore con la mia donna, non vedo cosa ci sia di male!
Dice sempre lui, quasi offeso. Ha cambiato un pochino atteggiamento solo quando un fotografo ci ha beccati nella sua auto. Si, so benissimo che non è stata questa grande idea... ma non ci vedevamo da tre settimane e avevamo solo un ora di tempo per stare insieme, prima di un suo live. Abbiamo imparato ad accontentarci di qualsiasi posto e si, toccarci è per entrambi diventato indispensabile. Ci dimostriamo così un sacco di cose, un sacco di parole. Fatto sta che, quando ha visto quella foto su un giornale di gossip, si è veramente arrabbiato molto. All’inizio pensai che fosse perchè avevano invaso la nostra intimità e, quando glielo feci notare e gli dissi anche che potevamo anche aspettarcelo che prima o poi sarebbe successo, quel cretino se ne è uscito un una frase talmente scema e adorabile insieme che gli ho dato un pugno. Perchè c’era anche Bill e non potevo di certo saltagli addosso e strappargli la maglietta.
- e che cazzo, ora hanno visto tutti la tua espressione! Quella solo mia! Non mi sta bene per niente...
Tom è anche molto più tenero di quello che tutti si aspettano. è dolce a modo suo, almeno molto più di me, è protettivo, perfezionista, istintivo e davvero maldestro quando si tratta di questioni di cuore.
Come quella volta, il primo mio compleanno da quando stiamo insieme. Lui era in città ma io avevo dato la mia parola che mi sarei presentata ad una festa barra mostra di fotografia in centro. Era lavoro, per me, e su questo sono sempre stata intransigente. Avrei voluto che mi accompagnasse lui, ma c’era troppa gente e al tempo, per fortuna, i giornalisti non erano ancora arrivati a capire chi fosse la sua famigerata fidanzata. Alcuni si domandavano perfino se esistesse, tanto eravamo stati bravi a non farci mai beccare. Tom è stato sempre molto attento a proteggere il mio anonimato, aveva il terrore che potesse accadermi qualcosa.
- verrei, lo sai Erin. Ma se ci vedono insieme...
Io avevo sospirato e annuito, perchè sapevo anche da sola lui avesse ragione. E, siccome succede raramente, quando ce l’ha non mi va proprio di contraddirlo.
Si, ero triste. Mi sentivo anche un po’ sola... ma era meglio così. Non me ne sarei neanche mai lamentata con lui ad alta voce per il mio dannato orgoglio, ma anche perchè sapevo bene di mio che con Tom le cose sarebbero state così fin dal principio.
Ci andai, a quella festa e ci portai Andi, che fingeva anche di essere il mio ragazzo da un po’ di tempo, per non far insospettire alcune persone che sapevano della nostra amicizia. Lui chiamava il mio nome e quella della ragazza di Tom “una buffa coincidenza” con tutti. Ad Andi hanno sempre creduto tutti, ha un viso talmente limpido che sembrerebbe pessimo nel mentire. Sbagliato, ovviamente. Andi è molto più infido di quel che appare.
- ho chiamato Tom prima.
- perchè?
- perchè è l tuo compleanno e qui non ci dovrei essere io, ma lui.
- lo sai bene che non è possibile...
- già. Ma lo sapevi che quel pezzo di idiota non si era mai accorto che fai gli anni il giorno di san Valentino?
- non me ne stupisco. Comunque sai che non è il tipo da queste cose.
- speravo nell’incontrario, sinceramente. Comunque ho usato un altro sistema...
- che intendi dire?!
- che gli ho detto che questa è una festa quasi solo per coppiette e che io sono il tuo accompagnatore. E che se non si dava una svegliata ti avrei rubata a lui, prima o poi.
- che gran scemata...
- sarà... ma quel coglione del tuo ragazzo l’ha presa piuttosto male...
- ... quanto male?
Sentimmo in quell’esatto istante, neanche fossimo in uno stupido telefilm romantico, gli urletti di un gruppo di ragazze all’ingresso e, mentre Andi scoppiava a ridere da vero stronzo, io mi mettevo le mani nei capelli.
- così tanto male che è arrivato di corsa... non lo facevo un tipo geloso...
Beh, si. Tom è un tipo geloso. Geloso, stupido, irrazionale, avventato... ma quella sera si era fatto largo tra la gente a spintonate fino ad arrivare a noi, aveva lanciato ad Andi una delle peggiori occhiatacce del mondo e poi mi aveva allungato una rosa, palesemente strappata da un giardino.
- se per te va bene, Erin... ho tutta l’intenzione di marcare il mio territorio...
- sembri un cane e lei il tuo albero...
- silenzio Andi! con te parlo dopo, merdone!
Si era inginocchiato davanti a me, posandomi le braccia incrociate sulle ginocchia. Sapevo di tutta la gente che ci osservava, che scattava foto, che allungava le orecchie per ascoltare... ma non me ne importava nulla. Vedevo solo Tom... io d’altronde ho sempre visto solo lui...
- ascolta... io so di non poterti dare una relazione normale... non potremmo mai passeggiare mano nella mano in centro, da soli... non possiamo neanche prendere un caffè in santa pace... ma io non permetterò mai che qualcuno ti porti via da me!
- Tom...
- lasciami fine! Ti prometto che verrò a tutti i tuoi compleanni, che ci sarò alle tue mostre, che questo Natale torneremo a Lipsia insieme e parlerò anche civilmente con tua mamma, che...
L’avevo baciato, lì in mezzo a tutti. Perchè la domanda che mi frullava in testa da un bel po’, quella fa faceva più meno “perchè non posso dire che sei mio?”, aveva avuto la sua risposta. “Perchè no?” potevo rinunciare anche a una parte della mia tranquillità, non me ne importava veramente nulla, se potevo avere Tom, anche alla luce del sole, fuori dal nostro piccolo paesino di campagna.
Lui fece un cenno del capo dietro di se, indicando il bodygard che aveva alle spalle e che cercava un modo discreto per portaci via da lì di peso ad entrambi.
- mi dispiace, ma ti toccherà girare per un po’ con Marcus alle spalle...
E aveva sorriso. E tutto era perfetto e bellissimo, perchè quando Tom sorride la stanza intorno a lui sembra illuminarsi e il mio cuore sentirsi improvvisamente sempre più leggero. Perchè Tom, per quanto tempo passi, quando sorride ritorna ad avere otto anni.
- andiamo a casa, Tom. Voglio stare con te.
- ti amo.
Quello è stato il suo regalo per i miei ventidue anni. Due semplici paroline che in realtà già sapevo benissimo... ma, sarà un luogo comunque, sentirselo dire è un altra cosa.
Abbiamo fatto l’amore, quella notte, nella mia piccola stanza da universitaria in una palazzina anonima, ma era tutto quello di cui avevamo bisogno noi due.
è stato un po’ più semplice, alla fine, vederci dopo quel giorno. Certo, i giornalisti avevano cominciato a seguirmi dalla mattina alla sera, ma quando si erano resi conto che era solo una normalissima fotografa alle prime armi, si sono stancati di me, per fortuna. Ho ricevuto un paio di lettere minatorie da alcune ragazze anonime, ma non è mai successo niente di più grave. Andi dice che ho un carattere davvero forte, ma solitamente Tom si mette a ridere come una scemo e dice:
- questa qui è semplicemente fredda come la roccia e non gliene frega niente del parere altrui!
Lui è anche quello che ha capito tutti i lati del mio carattere, anche quelli peggiori e ci ride su, facendoli sembrare sempre una cosa perfetta. Ecco, perfetta. Io mi sento così, da quel giorno di tre anni fa.
è stato un paio di mesi dopo quel giorno che, comunque, una delle mie paure si è avverata. E sto parlando del passato di Tom, del suo essere sempre circondato da donne che cercano di portarselo a letto e del mio essere una ragazzina gelosa e paranoica.
I Tokio Hotel erano in Spagna per ritirare dei premi agli MTv VMA e, quella sera, erano ospiti ad un programma musicale dove avrebbero lasciato un paio di interviste. Io, Andy, un paio di amici e uno Spotty ormai anziano che, nel frattempo, tenevamo noi, eravamo sdraiati sul divano a giocare a carte e gli ascoltavamo come sottofondo. Ricordo bene che l’intervistatrice era davvero carina e che Tom, quando aveva saputo di dover andare là aveva fatto una faccia strana. Non ci avevo dato peso, al momento... io sono una che si accorge delle cose solo messa davanti alla realtà. Ci devo sbattere la faccia, insomma.
- così ti sei fatto la ragazza, Tom...
- già
- e cosa ci trovi di speciale in lei?
Avevo poggiato le carte sul tavolino e cercato il telecomando per alzare il volume. Notai subito Bill che cercava di intervenire per sbloccare la situazione, ma Tom gli diede una leggera gomitata e si stampò in faccia il suo solito sorrisino malizioso.
- è quella giusta per me, tutta qua.
- conoscendoti può significare un sacco di cose... stai dicendo che a letto è meglio di chiunque altra?
- beh, direi di si...  
- meglio di me?
Ecco, la faccia lì l’avevo sbattuta per bene.
Andi aveva blaterato qualcosa simile a “pensa te sta puttanella” ma io ero concentrata a guardare gli occhi di Tom farsi duri, con quell’espressione cattiva che non si adatta molto al suo viso. Nello studio si alzava un brusio e io speravo da un lato mandassero la pubblicità, ma dall’altro sapevo bene che non l’avrebbero mai fatto. Cose così fanno odiens... e poi volevo anche vedere con i miei occhi come andava a finire.
- stiamo davvero parlando di questo ancora, Mila?
- non credi che qualcuna potrebbe riportarti al tuo vecchio stile di vita?
- ne dubito seriamente.
E in quel momento quella ragazza che lui aveva chiamato anche per nome, gli buttò le braccia al collo e lo baciò. In diretta. Fregandosene dei suoi sentimenti. Dei miei. Facendomi davvero male, al cuore, dove i lividi non si vedono per niente. Spensi immediatamente il televisore, come ultima immagine ricordo Bill che scattava in piedi e gliela toglieva di dosso. E l’espressone confusa di quello che è il mio ragazzo, ricordo soprattuto quella. Scoprii solo più tardi il suo fu solo uno schok, ma scema come sono ci lessi tutt’altro.
Io, da parte mia, ebbi la reazione in assoluto più idiota che si possa avere in un momento come quello. Una alla Tom, precisamente.
Salì sul primo aereo, una sola borsa sulla spalla e piombai in albergo da lui alle quattro del mattino.
Quando bussai alla porta, due colpi secchi, e lui mi venne ad aprire con indosso solo i boxer e una faccia assonnata io per un istante riuscì anche a pensare “lei è qui”. Che cosa brutta...
- Erin... ma che...
- mi fai entrare?
Tom si scostò lentamente dalla porta, stroppicciandosi gli occhi, prima di chiuderla dietro di se.
- che ci fai qui?
Mi disse, mentre io, dopo aver velocemente perlustrato la stanza con lo sguardo, mi voltavo a guardarlo dritto in faccia.
- va tutto bene?
Mi domandò, probabilmente notando che l’espressione che avevo io in faccia era quella di una pazza ammattita... di gelosia, diavolo! E no, non andava tutto bene. Mi fece arrabbiare ancora di più quella sua domanda, mi pareva talmente ipocrita e sufficiente da parte sua da mandarmi completamente fuori controllo.
Gli saltai letteralmente addosso, facendolo cadere sul letto, sovrastandolo con il mio corpo e cominciandolo a baciarlo con una tale enfasi da lasciare entrambi senza fiato quasi subito. Tom rimase per un attimo spaesato, poi rispose alle mie attenzioni con trasporto, fraintendendo completamente le mie azioni. Feci praticamente tutto da sola... mi alzai la gonna e mi spostai di lato le mutandine con la mano libera, l’altra era occupata a tenerlo fermo tirandolo per i capelli. E, appena libera dagli indumenti, me lo feci scivolare velocemente dentro, cominciando a muovere i fianchi sopra di lui.
- Erin... piano... ti fai male...
Si, volevo farmi male. Volevo dimostrare a me stessa che lui era ancora mio... che io era ancora la sua ragazza. Volevo punirlo per qualcosa che, alla fine, non era neanche colpa sua. Ma ero arrabbiata, gelosa, fuori di testa, paranoica e un po’ odiavo anche il fatto che non si fosse preoccupato della mia reazione, vedendo quella scena patetica in televisione.
Aumentai presto il ritmo e mi morsi le labbra quasi a sangue, per trattenere un paio di smorfie di dolore che mi ero causata da sola. Gli tenevo le mani puntate sul petto e spingevo, impedendogli di muoversi e non lo guardavo neanche negli occhi. Tom, quella notte, ebbe un orgasmo solitario... ma che solo poi mi accorsi fece molto più male a lui che a me.
- non te lo lascerà fare!
Gli urlai praticamente contro, ancora seduta a cavalcioni su di lui, il suo sesso ancora dentro di me. Serrai anche forte le gambe, per impedirgli di uscire... volevo trattenerlo lì anche a forza, dovendo.
- che diavolo stai dicendo?!
- andare via da me!
Il suo scatto fu immediato, scambiò le posizioni velocemente, ricordandomi che comunque vadano le cose io sono una ragazza e lui un ragazzo, che lui è più forte di me. Lo è sempre stato, e non sto parlando solo fisicamente.
- sei impazzita?! Perchè dovrei fare una cosa del genere?!
Solo in quel momento, mentre lui mi prendeva il mento con una mano costringendomi a guardarlo, i miei occhi incontrarono i suoi. Rimasi completamente spiazzata, perchè per una volta non era lui a non avermi capito per niente, ma bensì l’incontrario. Tom era arrabbiato sì... ma quella che gli leggevo negli occhi era principalmente paura. Spavento. Angoscia. Dolore. Panico.
L’avevo ferito. Di nuovo.
E così, come una patetica bambina che ha il terrore di perdere la sua bambola preferita, mi misi a piangere. Senza alcun freno... singhiozzando e gemendo, passandomi ripetutamente le mani sul viso cercando di nascondermi al suo sguardo. Ero davvero ridicola... volevo tanto fare la donna vissuta, ma alla fine io non avevo capito un cazzo.
Tom, invece, le cose le aveva molto più chiare delle mie in testa.
- io vado da nessuna parte, scema...
Lo disse con un tono di voce talmente dolce da darmi la nausea di me stessa, di quello che gli avevo fatto. Eppure continuava ad accarezzarmi i capelli e a posarmi leggeri baci sulle guance piene di lacrime salate.
- calmati adesso... Erin, calma...
- scusa...
- non è successo niente... sono qui io adesso...
- ti amo da morire Tom... e ho tanta paura...
Già, perchè fino alla fine è sempre stata quella la mia di verità. Il mio amore per lui... e tutto il male che avevo provato a separarmene. Il perchè non ero andata da Tom molto tempo prima... avevo semplicemente paura di ritrovarlo, per poi perderlo ancora una volta. E una terza... no, il mio piccolo cuore di neve non avrebbe retto.
- lascia che ti ami io, adesso, Erin.
è stata quella notte che io e Tom abbiamo dato veramente una svolta alla nostra relazione. Niente più bugie, niente più segreti, niente più parole non dette, niente più paure... è stato mentre lui ricominciava a muoversi delicatamente sopra di me, baciandomi ogni lembo di pelle e spogliandomi completamente, con i suoi capelli che mi scivolavano sul viso, che siamo diventati per davvero Tom ed Erin. Quello che dovevamo essere dalla prima volta che i nostri sguardi si sono trovati. Noi due, insieme.
Oggi ho ventiquattro anni.
Le cose non sono cambiate. Io sono sempre una scema che viaggia per il mondo a fare foto, lui un coglione che fa musica con gli amici di sempre ed è circondato da folle di ammiratrici adoranti. Ma è anche quello che, quando ha un attimo libero, mi telefona per dirmi che la stanza del suo albero è perfetta per farci l’amore tutta la notte.
Gli scatto l’ennesima fotografia, mentre lo osservo suonare la chitarra in quella che è la nostra casa, a Monaco, un piccolo appartamento che abbiamo preso l’anno scorso solo per noi due, la nostra piccola tana. Il nostro nuovo punto di ritrovo.
- è una nuova canzone?
Lui annuisce, con la faccia tutta seria e concentrata, quella che ha sempre mentre suona.
- ci sto lavorando... tu invece invece di farmi foto, che tanto lo so da me che sono bellissimo, potresti anche avvicinarti e darmi un bacio.
Faccio spallucce e lui si mette a ridere.
- sei davvero ostinata...
- parla lui parla...
Ma gli siedo comunque accanto, posando la testa sulla sua spalla. Sono io la prima a sorridere, questa volta.
- Tom... ti devo dire una cosa.
 
  
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