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Autore: Astoria Castoldi    26/11/2013    4 recensioni
Sono passati sei mesi e non so come andare avanti. Tutti i giovedì mi siedo sulla stessa maledetta panchina, aspettando di vederlo sbucare dal sentiero che porta a casa sua, sperando che tutto torni come prima.
Ma quante possibilità ci sono? Nessuna, ormai. Me le sono giocate tutte quando ho scelto di permettergli di andarsene, quando ho deciso di dipingergli un paio di ali e lasciarlo libero.

[...] Giro pagina, ed inizio a gettare parole sul foglio.
È ora di fare un salto nel passato, di cominciare dall'inizio e parlare di questa storia.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione.
I Write Sins, Not Tragedies.

I’d chime in with a
“Haven’t you people ever heard of closing a goddamn door?!”
No, it’s much better to face these kinds of things
with a sense of poise and rationality
.

Seduta su una panchina, fisso il vuoto di fronte a me: vedo la gente passare indifferente, i bambini giocare nel parco e i cani che corrono indisturbati tra gli alberi. Il tempo scorre con tranquillità, lasciando la possibilità alle persone di vivere le proprie vite con calma.
Si sente nell'aria una calda brezza che scompiglia i capelli e colora con tinte brillanti il paesaggio e l'umore di tutti.
"Baltimora è così bella in estate..."
Prendo il blocco da disegno che nascondo gelosamente in borsa e inizio a scarabocchiare; mi porto sempre in giro il materiale adatto per qualche tavola, non si sa mai quando possa coglierti l'ispirazione. Dunque conviene non farsi trovare impreparati.
La mia mano corre veloce sul foglio, lasciando sfogare l'inchiostro sulla cellulosa: la coccola, la maltratta, si abbracciano amandosi per poi allontanarsi presi dall'odio.
"Ti ricordi? Eravamo così anche noi."
Mi fermo di colpo per osservare il mio lavoro e rimango sconvolta. La penna mi scivola dalle dita sudate, il mio sguardo è fisso sul foglio. Deglutisco, prendo fiato. 
"Ancora tu. Ancora qui."
I suoi occhi scuri mi fissano; il suo volto è sorridente, ma è chiaro che non sorride più per me.
Sono passati sei mesi e non so come andare avanti. Tutti i giovedì mi siedo sulla stessa maledetta panchina, aspettando di vederlo sbucare dal sentiero che porta a casa sua, sperando che tutto torni come prima.
Ma quante possibilità ci sono? Nessuna, ormai. Me le sono giocate tutte quando ho scelto di permettergli di andarsene, quando ho deciso di dipingergli un paio di ali e lasciarlo libero.
Ed ora mi ritrovo da sola, con il suo viso disegnato e scatoloni di ricordi in testa di cui mi voglio liberare.
Giro pagina, ed inizio a gettare parole sul foglio.
È ora di fare un salto nel passato, di cominciare dall'inizio e parlare di questa storia.
Racconterò tutto con sincerità, per liberarmi da questo peso.
Scriverò di peccati, non tragedie.

 
Primo tentativo di pubblicare qualcosa, spero possiate apprezzarlo.
Per ora non dice molto, ma vedrete che i prossimi capitoli saranno più interessanti. (:

*credit zone*
Canzone: "I Write Sins, Not Tragedies" dei Panic! At the Disco
 
  
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