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Autore: Dro    27/11/2013    3 recensioni
Donne e uomini che tra nascondere il volto o frustrare il corpo scelgono la seconda opzione.
Madri e padri che per proteggere i propri figli sono disposti ad abbandonarli.
Fratelli ed amanti che per stare insieme vengono divisi fisicamente e spiritualmente.
In un gioco delle parti che trova sempre il suo centro, tra coloro che sono stati costretti a scegliere la vita di traditori fedeli, Shun d’Andromeda deve decidere se accettare ciò che è realmente o continuare a nascondersi dietro le sue paure.
Saint ed amazzoni devono appianare le loro divergenza e formare un’alleanza per la battaglia decisiva.
Attenzione: i protagonisti dovevano essere Shun d’Andromeda, Ikki di Phoenix, Hyoga di Cingus, sorpresa e altro personaggio, ma sono imbranata e non sono riuscita a selezionarne più di uno… Quindi vi prego di non giudicare le mie capacità informatiche, ma di leggere la storia (è la prima che scrivo qui). Spero che vi piaccia…
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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Note dell’autrice: Ok, lo ammetto, questo capitolo è una vera e propria tortura psicologica, tanto che a scriverla mi ero sconvolta da sola (sbagliavo i tempi verbali…) quindi questo è un invito a tutti, ma soprattutto a Cry: fatevi una barriera di gatti, cuscini, cagnolini peluche e coperte perché se no non ne uscite… ringrazio sempre Cry, Averyn, Wille e lady T, e tutti quelli che leggono e recensiscono (ecc…) “Messaggi” (per gli amici SMS)e/o hanno letto “Pateticamente maturo”, “Se ti richiama così lo uccido” e “Countdown”, e in più Stefiorobin, un bacio e buona lettura… (spero…)
 

 
 
La tentazione di mollare
 
Questa volta avevano evitato la quarantena, fondamentalmente perché avevano troppi impegni, e quella sarebbe stata solo un’altra perdita di tempo. Shun si era alzata come al solito. Le bende al braccio ora arrivavano fino alla clavicola.
Sorprese Hyoga ancora addormentato. Lo svegliò con la solita carezza sulla guancia, furtiva ed indolore, almeno per lui. Quella volta, però, per il dolore non riuscì a sbrigarsi come al solito a ritrarre la mano prima del suo risveglio completo. Il ragazzo le afferrò il polso. La ragazzina si sentì avvampare.
- Ecco cos’era quella sensazione di fresco!!!- esclamò lui – Hai le mani gelide!!!-
- Scusami, io…-provò a dire lei.
Lui la tirò a sé – Ci conosciamo da troppi anni per non poterci permettere dei segni d’affetto innocenti…- proseguì lui -… e poi lo so che se fosse per te ci abbracceresti tutti continuamente. È un lato di te che mi è sempre piaciuto…-
- Vogliamo andare a correre?- propose lei già stanca.
 
Il giro che fecero fu più breve del solito. Entrambi erano esausti, sia per il jet lag che per quello che era successo.
- Stai bene?- chiese lei mentre si fermavano a prendere fiato sulle mura.
- Sì, certo… perché?-
- Per la storia di Flare!-
Hyoga si mise a ridere. – Come puoi pensare che io possa stare male per quella sottospecie di Barbie?-
Lei lo guardò stupita, ma lui capì subito qual’era il suo dubbio…
- Io ed Esmeralda abbiamo cominciato a leggerci i pensieri per sbaglio… quindi, sì so che tu hai coniato il termine e credo che le stia a pennello…-
- Che cosa pensa Esmeralda?-
- Ti assicuro che non lo vuoi sapere… ti dico solo che posso ricattare Ikki da qui all’eternità!-
- Oddio! Non dirmi che…-
L’altro annuì.
- Ma sono fantasie o ricordi?-
Lui alzò due dita – La seconda…-
- E pensare che lui era pure geloso!!! Aaah!!!!!! Che rabbia…-
- Sion mi ha detto che devi andare da lei tra venti minuti… ti accompagno?- l’informò lui.
- Sì, grazie…-
 
Nella stanza regnava il silenzio. Sion teneva in mano un taccuino, sul quale scribacchiava distrattamente. Shun si tirò su la frangia passandosi il palmo sulla fronte, nell’inutile tentativo di allontanare quella ciocche dagli occhi, che, infatti, precipitarono subito in avanti riguadagnando la posizione iniziale.
La ragazzina era visibilmente nervosa.
La psicologa sospirò: - Ok, Shun, mi devi dire qualcosa? Non so riguardo il fronte sentimentale, per esempio?-
- No, non c’è nulla di nuovo!!!- rispose l’altra stizzita.
- Toma è carino, e Hyoga ti ha accompagnato o sbaglio?-
- Noooo!!! Non c’è nulla di NUOVO!!! E nemmeno mi interesserebbe se ci fosse!!!-
La donna sospirò di nuovo: - Va bene, tanto oggi non è questo che mi preme… ti devo chiedere un’altra cosa. Voglio sapere cosa accadde alla villa per costringere te e il Cigno ad andarvene?-
- Io mollai.- rispose laconica la ragazzina.
Sion smise di respirare, le amazzoni avevano molte frasi idiomatiche, molte abbastanza comprensibili come “Tritacarne”, ma quella parola aveva solo un significato specifico. Era “Arrendersi alla vita”, “distruggersi”.
- Avevi tredici anni…-
- Non era un bel periodo.- provò a giustificarsi, aveva paura di un qualunque giudizio, perché si giudicava vigliacca - Non che ce ne siano mai stati belli, tu sai come era la situazione…-
- Puoi raccontarmi come è andata?- chiese l’altra con un filo di voce.
La delfina buttò la stesa indietro chiudendo gli occhi, quel giorno era stato orribile, non il peggiore della sua vita, ma comunque tremendo.
- Mi svegliai alla solita ora, indossai il copripetto e la sensazione di asfissia mi assalì subito. Non feci colazione e mi diressi subito in palestra. Scoprii immediatamente che con me c’erano solo i saint di bronzo, non i miei compagni, quelli che lasciai indietro dopo la prima Galaxy War. Mi odiano, mi hanno sempre odiato, ed anche quel giorno sentii il loro astio. Sapevo cosa sarebbe successo e sapevo ancora meglio che non mi potevo ribellare, perché ero ancora affaticata dalla scorsa battaglia, perché se avessi reagito non mi sarei trattenuta… cercai d’andarmene, ma Gerchi mi immobilizzò prendendomi alle spalle mentre Jabu e Aspides cominciarono a colpirmi evitando accuratamente il viso, sapevano che se i segni fossero stati troppo vistosi Ikki avrebbe potuto sospettare qualcosa. Il pestaggio terminò presto e Jabu rimase solo con me inginocchiata sul pavimento. “Se mi avessi detto di sì ti saresti risparmiato tutto questo!”. Non gli risposi, il saint di Andromeda non lo avrebbe mai fatto, quindi mi limitai a guardarlo dritto negli occhi, con tutto il disgusto che potevo trasmettere con lo sguardo, un nuovo pugno mi colpì sul il sopracciglio facendomi cadere all’indietro. Quando mi rimisi in piedi ero sola… barcollando uscii.-
L’ascoltatrice l’interruppe – Ti aveva fatto delle avance? –
- Un biglietto a san Valentino, la festa più inutile di questo mondo…-
- Ok, continua…-
- Andai nel salotto col piano bar inutilizzato. C’era tanta luce lì, e illuminava i mobili dalle tinte azzurre, è un bel colore, non trovi?- domanda retorica, entrambe l’interpretarono in questo modo – Mi appollaiai su un alto sgabello al bancone, poggiai i gomiti sulla mensola abbandonando la testa sui palmi. Lo avvertii in anticipo quando arrivò afferrandomi l’avambraccio con tale forza da segnarmi la pelle. “ Potrebbe combattere insieme a noi, se lo volesse” pensai. Tatsumi sorrise arcigno: ”Vieni,ti devo rinnovare il sigillo!” mi ordinò, io rimasi in silenzio. Sapevo che era inutile opporre resistenza, ma già il mio mutismo era un atto di ribellione, perché sapevo che lui gioiva dei miei lamenti. Proprio in quel momento mio fratello entrò e “crapa pelata” se ne andò sussurrandomi “ Ci vediamo dopo…”- Andromeda sospirò – Ikki si sedette sulla sedia accanto alla mia, mi cinse le spalle col braccio e mi strinse a sé. Sarebbe stata un’azione bellissima, che mi avrebbe portato un po’ di serenità, se non fosse stato per il fatto che presagivo il motivo di tale affettuosità. “Cos’hai fatto alla fronte?” mi chiese serio, il sopracciglio mi pulsava, segno che si era gonfiato. “Niente” gli mentii “Sono caduto in allenamento…”. Lui mi toccò la fronte, per accarezzarmi la parte lesa, ma mi provocò solo nuovo dolore. “Sai, sono fiero di te! Sei diventato un vero uomo” aggiunse…-
- E tu cosa hai provato?-
- Avrei voluto urlargli che la desinenza giusta era “a”, che era uno stupido e che non ero affatto un vero uomo!!! Era offensivo, preferivo che mi insultasse!!!- strillò la ragazzina.
Sion abbassò lo sguardo, era la prima volta che Shun la faceva entrare nel suo inferno personale.
- Mi prese per le spalle “Io devo andare, ma so che ti lascio più forte e sono tranquillo…” continuò a dire, senza avvedersi che mi stavo sgretolando sotto le sue dita. A quella bieca giustificazione gli sorrisi, stava per abbandonarmi di nuovo. Io mantengo ancora il patto, lui non lo ha mai fatto e quella volta mi fece infuriare, e mi odio per non aver provato a fermarlo. Nel momento in cui raccolse la valigia ed uscì dalla stanza entrarono Flare e Hyoga… lei prese l’iniziativa e gli rubò un bacio, o almeno io lo percepii come un furto. La ragazza sapeva della mia presenza, mi aveva guardato negli occhi prima di entrare. Hyoga con ferma gentilezza l’allontanò, lei si voltò schernendomi con lo sguardo “Qual è il problema, Hyo? Non c’è nessuno qui… o almeno nessuno di rilevante…” mi sorrise, ma io affossai la faccia tra gli avambracci poggiati sul bancone. Un conato di vomito mi salì alla gola. Non l’ho mai potuta soffrire! Per me è sempre stata falsa. “ Uh! È vero! Qui c’è un grande invidioso, o sbaglio?”. Non ho alzato la testa per risponderle “Di cosa? Della sex-doll che Hyoga si porta appresso? Non ho bisogno di questo genere di cose…” ero troppo stanca per poter rimanere nel personaggio. Non avevo bisogno di guardarla per capire che era furiosa. “Ah sì?” mi strillò contro “Ovvio che non ti interessi! Tu volevi il male personificato!!! Perché tutti sanno che fai l’innocentino solo perché sei inadeguato, cattivo ed inutile!!! Nessuno poteva amarti più del male stesso!!! Nessun altro può sopportarti!!!  Chi si mostra gentile con te lo fa per pietà!!! Neanche tuo fratello ti tollera!!!”. Lo so che è stupido…- ammise la narratrice soffocando un singhiozzo -…ma in quel momento lei aveva ragione, aveva dato voce ad ogni mio dubbio e paura, trasformandoli in certezza, tranne quando parlava di “volere il male”… quello non l’ho mai desiderato, lo so… un altro conato di vomito mi fece quasi soffocare. Mi alzai guardando Hyoga negli occhi, avrei voluto dicesse qualcosa, qualunque cosa, ma non lo fece, rimase in silenzio basito, incapace di dire nulla. Ora so che il suo non era un silenzio d’assenso, ora so che lo zittirono la situazione assurda e il mio volto disperato, però in quel momento mi parve quasi che stesse dando ragione a lei. Scappai via senza più trattenere le lacrime. Chiusi la porta della stanza a doppia mandata, non so perché poi corsi in bagno e a vomitare l’anima, o almeno credo, perché quando andai al lavabo per rinfrescarmi mi sentii completamente svuota di tutto tranne che del dolore e del disgusto per me stessa. Allo specchio, feci fatica a reggere il mio sguardo, perché non ero io, era Hades a guardarmi dalla superficie riflettente… in quell’aspetto non c’era più nulla di completamente mio. “Sono un mostro” pensai “e come saint ho il dovere di difendere la terra dal male”. Mi sembrava d’aver trovato una luce in quel baratro, tutto diventava lineare.-
Sion non riusciva più a rimanere calma e si tormentava le mani, di prendere appunti non se ne parlava.
- Sul lavandino c’era una lametta da barba, doveva averla lasciata lì Ikki. Brillava come le nostre armature, come le mie catene…- Shun deglutì - … mi tolsi le bende che coprivano le ferite da poco richiuse che mi aveva fatto pandora, le riaprii una per una... riempii la vasca e mi spogliai, restando solo con biancheria intima, quando tolsi il copripetto avvertii l’ossigeno inebriarmi e il respiro affrettarsi accelerando la circolazione. Mi misi nella vasca, abbandonando la lametta accanto ai vestiti, per un po’ mi sentii bene, ma poi mi vidi riflessa nell’acqua e scorsi il volto di Hades che rideva di me. Recuperai la lametta e ho tagliato ciocca per ciocca i capelli, così che la somiglianza diminuisse, così da sentirmi diversa. Non riconoscevo più nessuno in quel maledetto riflesso… -
- Poi cos’è successo?-
- Non so quanto tempo era passato, molto credo, sentii delle persone urlare e delle porte che sbattevano. Sono stata in grado di riconoscere subito le voci, ma le sentivo appartenere ad un’altra realtà, Flare strillò come un’aquila quando la voce di Hyoga tuonò: “Non ti ho mai amato! E non provare a insultare di nuovo i miei compagni!!!”. Il litigio era finito, ascoltai dei passi concitati salire le scale. Poi qualcuno bussò alla porta. Io non ero più capace di fare nulla e non avevo voglia di vederlo. Credo che quella volta ha scoperto i suoi poteri telepatici, perché sfondò la porta e corse in bagno, con il respiro affannoso per l’angoscia. Vedendomi emise un gemito, poi chiuse la porta e mi tirò fuori dalla vasca, mi strinse a sé con forza piangendo “Perché? Perché? Shun, guardami!!! Dimmi perché? Lo so, è colpa mia…” io gli risposi con serenità “No, io sono il male e la debolezza, la mia presenza nuoce a tutto ciò che mi circonda e la mia vita è stata un susseguirsi d’errori e sofferenze…” non ricordo altro, tranne che mi sono svegliata in macchina vestita, medicata e con addosso un plaid, Hyoga guidava e mi ha detto “Dobbiamo andarcene da lì, ha fatto male ad entrambi…”.-
Sion rimase in silenzio per poi sbottare – Ne avete più parlato?-
- No, ma siamo infinitamente più uniti da allora… non potevo scegliere una persona migliore come braccio destro…- alla ragazza sfuggì un sorriso dolce.
- Cosa pensi di ciò che hai fatto?-
- Che sono stata una vigliacca, non cerco giustificazioni, ma l’ho fatto per scappare da i miei problemi, e non voglio più farlo. Sono stata egoista… ho pensato solo al mio dolore e non a quello che avrebbero patito gli altri, ai problemi che gli avrei dato. Anche se ora penso che non sia molto diverso, Ikki mi crede morta, giusto? Sono riuscita a farlo soffrire comunque.- la ragazza sospirò.
Sion guardò il taccuino, la pagina era immacolata, non vi era nulla di scritto, bianca, come la sua testa.
- Non devi vivere per gli altri, devi farlo per te stessa, devi pensare a ciò che tu avresti perso!!! Sarai immortale!!! Volevi rinunciare a tutte le emozioni che potevi provare? A tutte le cose che non avevi ancora visto? Alla compagnia dei tuoi compagni? Di tuo fratello? Lo sai che così facendo avresti fatto vincere lui, vero? Non parlo di andare avanti per vendetta, ma per amor proprio, accidenti!!!-
- Chi avrebbe vinto?- chiese Shun sobbalzando, non si aspettava una tale reazione, forse anche la psicologa si era affezionata a lei… in fondo era la madre di suo cugino, sua zia.
- Hades!!! La prima persona che tu hai mai odiato dopo Dafne!!! L’odio è salutare!!! È giusto, umano nei limiti consentiti, ed il tuo per Hades è più che legittimo!!! La verità è che tu ti punisci per l’odio che provi, lo fai sempre!!!- riprese fiato – anche il tuo stile di combattimento rispecchia questa tua caratteristica, potresti vincere in pochi secondi, ma preferisci farti picchiare ed umiliare. Dimmi che ho torto? Dimmi che contro Artemide non hai visto quella freccia arrivare, che contro Zelos per te schivare quel braccio di ferro era impossibile?! Dimmelo!!!-
La ragazza abbassò la testa e restò in silenzio. Sion non capì se aveva compreso il messaggio oppure no, ma concluse la seduta.
La ragazzina uscita dall’edificio alzò il viso verso il cielo. I raggi del sole le scaldarono il viso.
Pensò “Questo calore mi sarebbe mancato…”

 
  
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