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Autore: Shatzy    03/05/2008    10 recensioni
Piccola raccolta di tre capitoli.
Calle eleganti, iris variopinti, mazzetti di profumatissima lavanda, camelie ornamentali… Tutto era sistemato con cura nelle posizioni giuste, in bella mostra nell’angolo esterno e soleggiato tra la strada e il muro del piccolo negozio di fiori Rosengarten, nel pieno centro della città di Monaco di Baviera.
Ambientata a Monaco, oltre il Portale, con il Roy e la Riza del nostro mondo (che non sono gli originali, ma per evitare confusione ho indicato loro nei personaggi), anche se nel film CoS non ce n'è traccia.
Alter!RoyAi
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 – Pomeriggio

Nota: salve, eccomi di ritorno con il secondo capitolo della raccolta.

Lo scoprirete subito, ma Valy aveva ragione, la raccolta segue la giornata, per cui questo capitolo si intitola “pomeriggio”. No, “notte” non è previsto, mi spiace Sisya XD

The Dark Side, ti chiedo scusa per il ritardo del postaggio, ma sono stata fuori città ^^” ridai la pistola a Riza, per favore XD (Ps. Hai visitato il forum del RoyAi? ^^ L’indirizzo è nel mio account!).

Kanchou, vorrei tanto sapere anche io cosa ci fanno in Germania dei tizi con nomi inglesi, purtroppo nessuno conosce la risposta ^^” Ho letto alcune fic in inglese in cui i nomi li avevano cambiati in tedesco, cioè, solo i cognomi avevano cambiato, i nomi erano uguali. E io non ho idea di come si traducano Roy e Riza in tedesco, oltre al fatto che mi farebbe strano chiamarli in altro modo ^^”

I misteri di FMA aumentano, io continuo a sostenere che il regista del film si sia fumato qualcosa di pesante prima di scrivere la sceneggiatura, altrimenti alcune cose proprio non si spiegano… Beh, ma qui mica parliamo della GONZO, eh? Quelli sono dei geni totali, un po’ matti, ma dei geni ^^

 

Sono contenta che l’inserimento di Grace come personaggio marginale vi sia piaciuto, ho mischiato un po’ di cose, ma quando ho deciso di scrivere qualcosa ambientata in un negozio di fiori mi è venuto spontaneo inserire anche lei ^^ Ho notato che in molte la sopportate poco… ma no, dai, non ha ancora fatto nulla XD

Ho sempre pensato che se Roy e Riza non avessero quel legame che li unisce, ma si conoscessero superficialmente, non sarebbero mai andati d’accordo. In fondo hanno caratteri molto diversi, e nel contesto di Monaco non ci sono neanche le esperienze comuni dell’adolescenza nella stessa casa, la guerra, e la realizzazione di un sogno comune. Per questo nella mia raccolta si punzecchiano di continuo. Ma comunque un’interazione c’è, no? ^^

Uhm, e avete colto tutte che Roy ha un piccolo interesse, eh? Dovevo calibrare meglio le cose XD

Grazie a tutte per aver giudicato originale la mia idea ^^

Vi lascio al secondo capitolo!

 

 

 

 

 

 

 

Rosengarten, Münich

 

 

 

Capitolo 2 - Pomeriggio

 

 

 

Il campanellino sopra la porta d’ingresso del Rosengarten risuonò annunciando l’entrata di un uomo in divisa, ma quello che Roy vide non fu il solito, tranquillo interno del negozio di suo padre. Diversi clienti sbucavano dalle varie piante presenti, chiedendo di essere serviti, o dando soltanto una sbirciata curiosa. Le due commesse si districavano abilmente tra le varie richieste, assorte nel loro lavoro, mentre un chiacchiericcio riempiva l’aria.

“Benvenuto al Rosengart-” ma Riza bloccò il saluto non appena notò l’intruso, facendo una smorfia di disgusto.

“Signor Roy!” esclamò Grace, abbandonando il suo cliente per andare ad accogliere in modo degno l’uomo.

“Buongiorno, ragazze” rispose lui. “Non pensavo che aveste tutto questo daffare, forse è meglio se passo più tardi” si disse, mentre evitava uno dei tanti clienti che usciva dal negozio con una voluminosa pianta esotica.

“No! Non ce ne è bisogno, vero?” Grace sorrise, prendendolo per un braccio e trascinandolo all’interno.

“Sì, invece” la corresse Riza, “non abbiamo tempo da perdere, siamo impegnate. E tu, piuttosto, torna al lavoro” sgridò Grace, che a malincuore abbandonò il braccio di Roy per tornare dal suo cliente.

 

Roy a quel punto si ritrovò decisamente solo e fuori luogo, optò quindi di girovagare per un po’ all’interno del negozio, mentre Grace gli lanciava occhiate languide ogni tanto, al contrario di Riza che aveva deciso di ignorare del tutto la sua presenza.

Da quando aveva deciso di non seguire le orme del padre, e quindi di non occuparsi della gestione del negozio di fiori di famiglia, non era mai stato attento al suo interno. E doveva ammettere che quell’odore di acqua stagnante mista al profumo dei fiori non gli dispiaceva poi più di tanto. Si avvicinò cauto a un banchetto con diversi vasi di fiori variopinti sopra. Guardò Riza, intenta a preparare un mazzo di rose al ragazzetto impacciato di fronte a lei, e poi tornò al suo vaso, annusandone l’odore.

 

“Si allontani da quelle altee!” gli gridò Riza.

 

“Ehi!” Roy si rialzò con le mani in alto, “che vista! Mi fai paura…” la prese in giro. Ma lei non lo degnò neanche di una risposta, riprendendo il lavoro. Lui sorrise, riprendendo a bighellonare in quei pochi metri quadrati.

 

“Ah, signor Roy, devo ancora ringraziarla per avermi accompagnata a teatro, l’altra sera” annunciò Grace, urlando dall’altra parte della stanzetta.

Roy le sorrise. “Figurati, se hai altri biglietti fammi sapere, sono sempre disponibile ad accompagnare una signora come te.

Lei ridacchiò, arrossendo.

 

“Ecco a lei” Riza quasi lanciò il mazzo di rose al suo cliente, che lo prese al volo. “Grazie di aver scelto il nostro negozio” sussurrò a denti stretti.  

“Ehm… mi scusi, signorina…” provò il ragazzetto, “non sono un po’ troppo stretti, questi fiori?” si azzardò a chiedere, notando che il nastro finale era stato stretto con un po’ troppa forza. Si guadagnò solo un’occhiataccia da parte di Riza, già pronta a servire un altro cliente.

“Sta forse dicendo che non si fida del mio lavoro?” lo fulminò. Quello sparì di corsa fuori dal negozio, un po’ spaventato.

 

Roy rise sotto i baffi, notando la scena.

“Signor Mustang!” lo riprese Riza. “Se non ha nulla da fare, le devo chiedere di lasciare il negozio.

Ma io ho un motivo per stare qui” si difese.

Lei rimase in attesa della sua spiegazione, che però tardò ad arrivare. Espirò contrariata, continuando il suo lavoro, mentre Roy continuava a guardarsi in giro…

Il tempo passò lentamente, ma alla fine Roy era certo che non avrebbe potuto riconoscere neanche una delle varietà di fiori presenti nel negozio, che tanto aveva osservate, per via del numero spropositato, o per un altro piccolo particolare che aveva focalizzato la sua attenzione.

 

“Riza, posso andare adesso? Ormai l’ora critica è finita” si lamentò Grace, notando che erano rimasti solo due o tre clienti.

Vai pure, ci vediamo più tardi.” Le concesse lei.

La ragazza castana salutò amichevolmente Roy, prima di abbandonare il suo grembiule e uscire di corsa dal negozio.

 

Riza concluse gli ultimi affari, mentre Roy la fissava con divertimento.

 

“Certo che sei proprio seria quando lavori…” le disse, quando anche l’ultimo cliente fu uscito dal negozio.

Lei alzò un sopracciglio incuriosita. “Dovrei divertirmi?”

“Beh, un sorriso non ha mai ucciso nessuno, sembreresti molto più gentile con le persone” le fece notare.

“Nessuno si è mai lamentato di me, e questo non è un centro ricreativo” rispose serissima.

“Non hai fatto caso che la gente è intimorita da te e preferisce farsi servire da Grace?”

“E’ qui per dirmi che non so fare il mio lavoro?”

“Non ti hanno mai detto che non è buona educazione rispondere ad una domanda con un’altra?”

“Potrei dirle la stessa cosa.”

E va bene, va bene, mi arrendo, d’accordo?”

Riza espirò, portandosi una ciocca dietro l’orecchio. “Insomma, Grace è andata via, perché lei è ancora qui?” chiese educatamente.

“Ti ho detto che ho un motivo.” Le fece presente.

“Pensavo che fosse Grace il suo motivo quotidiano” rispose scettica.

“Non oggi” rise, mentre lei stropicciava il suo grembiule pulendosi con troppa forza le mani.

E allora mi dica, così la facciamo finita. O neanche io posso aiutarla con il suo motivo?” gli intimò.

“No, tu puoi aiutarmi benissimo” sorrise. “Sai che Glacier ha partorito qualche giorno fa…” cominciò.

“Sì, ha visto che bella bambina?” gli domandò sorridendo e ritrovando il suo buonumore.

“Bellissima” concordò, “solo che ancora non ho fatto nessun regalo alla neo-mamma, e pensavo che un bel mazzo di fiori potesse andare… Tu che ne dici?” propose.

Riza restò pensierosa per un momento, ponderando le parole dell’altro e le possibili soluzioni.

“Ehm… pensi che sia un regalo stupido?” domandò leggermente insicuro.

“Sta chiedendo il mio parere?” s’insospettì.

“Non ti piace proprio rispondere alle mie domande, eh?”

Lei sbuffò incrociando le braccia. “Non è un regalo stupido, ma forse ho qualcosa di meglio per lei…” le si illuminarono gli occhi, mentre teneva un dito sotto il mento e scrutava la stanza in cerca di qualcosa. “Uhm, sì. Trovato.” E si diresse verso la porticina che dava sul retro, voltandosi appena. “Lei non viene?” lo invitò.

Roy seguendola si ritrovò nella piccola stanzetta del retrobottega, piena di piante, cartoni, nastri e attrezzi per pulire.

“Mia piccola Riza, se volevi un po’ d’intimità con me non c’era bisogno di portarmi qui” la prese in giro, alludendo alla riservatezza dello stanzino.

“Non sono la sua piccola. E non dica scemenze.” Lo redarguì mentre si accucciava a terra in cerca di qualcosa, tra un vaso e l’altro.

Roy rise piano, mentre si abbassava anche lui, arrivandole vicino. “Cosa cerchi?” le chiese.

“Questo.” E gli portò all’altezza degli occhi un vasetto dai teneri fiorellini gialli. 

E sarebbe…?”

“Primule.”

“Non è un mazzo di fiori…” constatò.

“Questo è molto meglio!” Spiegò. “Innanzitutto, questa pianta è una primula, che oltre ad essere una pianta officinale ha anche un bel significato. Indica la speranza di novità e il rinnovamento, esattamente ciò che porta con sé una bimba appena nata, non crede che sia perfetta? E’ arrivata proprio ieri, è fortunato. E poi ha il vantaggio che è dentro un vaso. Concluse, fiera di sé.

E che dovrebbe significare?” domandò incerto.

Riza alzò gli occhi al cielo, come se fosse davanti a un bambino. “I fiori che compongono i mazzi sono stati recisi, non durano a lungo. Come dire… sono morti. Invece le piantine hanno ancora la loro terra, e le loro radici, e se vengono curate bene possono fiorire anche per diversi anni. Non c’è niente di meglio che regalare dei fiori vivi per una nascita, non crede?” sorrise.

“Credo… di sì” si ritrovò a corto di parole, notando come il piccolo sorriso di lei illuminato appena dal sole pomeridiano oltre la finestra la rendesse molto più bella, anche con i capelli raccolti e il grembiule sporco di terra. “Non pensavo che tu fossi in grado di fare discorsi del genere” rise.

Riza si allontanò un po’ da lui, imbronciata. “Non mi importa che tipo di persona crede che io sia, signore, lei non sa niente di me” lo rimproverò.

“Oh… Non volevo offenderti” si scusò, notando l’espressione di lei, “volevo dire che sei sempre così seria e distaccata, ma in fondo hai un animo sensibile” le sorrise.

“Le ho già detto che non mi importa cosa pensa di me, e non deve cercare scuse, signor Mustang” disse scontrosa, nonostante la piccola sensazione di leggerezza che aveva sentito dentro di sé dopo quelle parole.

“Non sono scuse, che devo fare? Inginocchiarmi e chiedere il tuo perdono?” sbuffò divertito.

“Non ce ne è bisogno, signore.”

Ma la vuoi smettere con questo signore? Mi fai sentire vecchio!”

“Sono una sua dipendente, come dovrei chiamarla?” chiese in modo retorico.

Roy va benissimo, ad esempio…” provò.

“Non è un comportamento adatto a un rapporto tra datore di lavoro e dipendente.”

Grace mi chiama per nome” insistette tenace.

“Noi due non siamo amici.”

Ma potremmo diventarlo…”

“Sia serio per una volta, non facciamo altro che litigare.

“Possiamo sempre provarci.”

“Credo che i nostri caratteri non siano compatibili, signore.

“Ah” rifletté. “Non ti facevo così facile a gettare la spugna, pensavo ti piacessero le sfide, altrimenti non avresti accettato di lavorare come qualsiasi uomo.

“Non è questo il punto.”

“Io ci vorrei provare. Insomma, dovremo vederci praticamente ogni giorno per tutta la nostra vita, non è meglio appianare le divergenze?”

“Dovremo vederci ogni giorno solo perché lei si ostina a venire al negozio di continuo, senza un motivo valido.

“Chissà… Forse un motivo c’è.”

“Allora, la compra?” chiese lei, indicando la piantina e cambiando abilmente discorso.

S-sì, affare fatto” dichiarò, scuotendo la testa e alzandosi in piedi.

“Bene!” e posizionò il piccolo vaso sul banchetto vicino a lei, pulendosi le mani. “Ora le preparo una bella confezione regalo” ma appena si tirò in piedi la colse un giramento di testa, che la fece barcollare. Roy prontamente le si avvicinò, cingendole la vita con un braccio.

“Riza? Che hai?” chiese allarmato.

“Non è niente, signore” ma appena provò a liberarsi dalla sua presa perse di nuovo l’equilibrio. Prima che cadesse Roy la avvicinò al suo petto, sorreggendola con entrambe le braccia.

Che succede? Vuoi che chiami un medico?” domandò.

N-no, non si preoccupi, è soltanto un capogiro, tra poco passa” lo rincuorò, aggrappandosi meglio alla sua divisa e chiudendo gli occhi, contro il suo petto.

Roy la strinse più forte, avvicinandosi ai suoi capelli profumati.

“Forse non avrei dovuto saltare la pausa per il pranzo…” dichiarò dopo qualche minuto.

“Cosa??” Roy si allarmò davvero stavolta, cercando di guardarla negli occhi. “Ma sei impazzita?”

“Non c’era tempo” rispose, come se la cosa fosse normale.

L’uomo sbuffò. Certe cose non sarebbero cambiate mai…

“E va bene, ora ci penso io” la avvertì, allontanandola un pochino da sé, pur constatando con cura se riuscisse a reggersi da sola in piedi.

“Non ce ne è bisogno, il suo aiuto è superfluo e non necessar- Ehi!” fu interrotta prima di concludere la frase, perché con uno strattone Roy l’aveva afferrata per il polso, non trovando il coraggio di prenderle la mano, e la stava trascinando verso la porta. “Signor Mustang!” Lo richiamò, senza effetto. “Signore!”

Che ti ho detto proprio poco fa di come devi chiamarmi?” la contraddisse.

“Non è il momento di fare storie… Si vuole fermare?!” lo implorò, evitando per un soffio un grande vaso di ciclamini viola nel centro del negozio.

“No. Fino a quando non ti deciderai” fu la sua secca risposta.

E va bene, si fermi, si fermi! Roy!”

A quel punto lui si bloccò, voltandosi per guardarla negli occhi.

“Mi dica almeno dove mi sta portando” s’impuntò.

“A pranzo, mi sembrava ovvio.”

Cosa? Non è possibile!”

“Perché no?! Non lo hanno ancora vietato” ridacchiò.

Perché… perché prima devo sistemare il suo vaso di primule!”

“Ma quello puoi farlo anche dopo, dai.”

“Non ho intenzione di andare a pranzo con… con lei” precisò scontrosa e leggermente imbarazzata.

E perché no?” si stupì.

Perché non è appropriato!”

“Non posso portare a pranzo un mio dipendente che si sente male?” si informò, curioso della sua risposta.

“Non sono esattamente un suo dipendente. E non mi sento male.”  

Di certo non sarebbe stato semplice, lo sapeva dall’inizio.

E un’amica posso portarla a pranzo?”

“Non sono una delle sue amiche, non ci provi nemmeno.

Ma figurati! Per chi mi hai preso? Te lo prometto, mangeremo come due semplici… colleghi?” propose.

“Conoscenti per causa di forza maggiore suona meglio” lo corresse.

Ma è troppo lungo, e ora andiamo” e la strattonò di nuovo verso l’ingresso.

“Aspetti!” lo fermò, guadagnandosi il suo sguardo. “Mi lasci almeno togliere il grembiule” arrossì, mentre ormai capitolava sconfitta. Gli tese il braccio, una volta sfilato l’indumento, mentre lui le sfiorò la mano, incerto se prenderla o afferrarle di nuovo il polso.

Ma la sua indecisione non sfuggì a Riza, che gli prese con forza l’indice e il medio con il suo palmo e lo condusse fuori dal negozio.

“Sbrighiamoci, almeno.”

 

 

 

Fine

 

 

Nota: le altee sono un tipo di rose, simbolo della fecondità.
E in questo capitolo dovrebbe esserci un piccolo passetto di avvicinamento ^^ Il terzo capitolo è ancora in alto mare, temo che dovrete attendere ^^"

 

 

 

Piccolo avviso:

Ho deciso di evitare le risposte ai commenti, tanto sono tutte ragazze che conosco più che bene, ne possiamo parlare anche in privato ^^

Mi dispiace che i commenti tendano sempre a calare, nonostante il numero invariato di letture, forse è una mia mancanza, un calo di stile o una incapacità a migliorare. Me ne rammarico, ma a questo punto forse è anche inutile che continui a pubblicare qui su EFP, no?

Per ora concludo la raccolta, poi vedrò. Sono più che riconoscente dal profondo del cuore per ogni più piccolo commento che mi viene lasciato, ma ammetto che la cosa è parecchio frustrante. Mi impegno sempre al massimo in qualunque cosa scrivo, cerco sempre idee un po’ originali, so di non essere per niente eccezionale, ma spero che qualcosa del mio impegno traspaia.

Un piccolo riconoscimento farebbe piacere, a me come alle altre, magari non ve ne importa niente, tanto avete qualcosa da leggere, ma per quanto mi riguarda non so fino a quanto durerò. Almeno su questi (deserti) lidi.

Non so più che fare.  

   
 
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