La mattina dopo Ginge venne
svegliata dalla luce intensa che filtrava dalla porta-finestra del
balcone. < ma io ieri l'avevo chiusa la tenda? > pensò la
ragazza tirandosi su a sedere.
Mentre si stava stiracchiando per
riattivare i muscoli ecco spuntare dalla porta, la cugina con un
vassoio in mano. “ buooongiorno principessa! Dormito bene? Oggi
colazione a letto.” mentre stava affermando ciò posò il
portavivande che conteneva una crepes con panna e cioccolato fuso, un
bicchiere di latte e una tazza fumante di tè sulle ginocchia della
cugina.
La ragazza la guardò in maniera
scettica dopo aver osservato tutto quel ben di Dio e le chiese : “
oggi è solo domenica, non è il mio compleanno né Natale. Sputa,
che cosa vuoi? Tu fai questa cosa solamente quando hai bisogno di un
favore. Quindi che cosa vuoi?”.
Joanna alzò le mani come a dire, va
bene, mi hai beccato e rispose : “ Ok, lo ammetto... mi serve un
enorme favore, dovevo portare il cane di Gianni dal veterinario, ma
io proprio quel cane non lo sopporto, e poi ho una cosa più
importante da fare, mi sono trovata un secondo lavoro, quindi oggi
inizio e non ho proprio il tempo di portare uno stupido cane strabico
dal veterinario...ti preego, ti ho anche fatto questa meravigliosa
colazione... mi fai questo favorone?” disse congiungendo le mani
quasi in preghiera.
Ginge sospirò e annuì dicendole con
un tono un po' scontroso, ma rassegnato : “ va bene... lo porto io
Dino a fare vedere dal veterinario... ma aspetta...secondo lavoro?
Quando hai trovato un secondo lavoro?” chiese dopo aver preso un
sorso dalla tazza di tè ancora bollente.
La cugina rise a quella domanda e
rispose portandosi le mani su fianchi : “ Ti ho mentito ieri,
quando siamo andate alla gelateria, non ero andata in bagno, ma a
parlare con il proprietario che mi ha concesso di fare un periodo di
prova lì alla gelateria e se la cosa andasse bene, lavorerei lì e
ti cederei il negozio... ah naturalmente per te i gelati sarebbero
gratis e offerti dalla casa...” guardò l'orologio e disse
sorridendo :” ma guarda come è tardi, ora devo proprio fuggire,
allora lascio tutto in mano tua ciao ciao, a dopoooo!” a queste
parole sparì dalla camera e dall'appartamento.
Appena finita la colazione Ginge
riportò il vassoio in cucina.
Andò poi in bagno e mentre si lavava i
denti alzò gli occhi sullo specchio e fece una faccia annoiata, i
suoi capelli nerissimi, corti e mossi erano tutti arruffati e
annodati. < mi sa che mi sono rigirata parecchio stanotte, chissà
cosa ho sognato > pensò, mentre si stava cercando di chiudere la
cerniera sulla schiena del vestito a fiori rossi e gialli che aveva
indossato < odio le cerniere sulla schiena, ma le mie gonne sono
tutte a lavare > pensò, dando uno strattone alla cerniera che per
poco non si ruppe.
Mentre si stava pettinando
quell'ammasso informe di capelli suonò il campanello. < cavolo...
sono arrivati... veloce, veloce, veloce... > pensò mentre gettava
la spazzola andando ad aprire la porta.
Aprì la porta e salutò Gianni e abbassò lo sguardo su Dino, era vero aveva proprio gli occhi strabici, sorrise cercando di nascondere il ribrezzo per quel cane che stava affiorando sempre di più, mentre l'osservava. “ oggi lo porto io dal veterinario, ma penso che Joanna ti avesse avvertito ieri no? Quindi...puoi darlo a me e andare a lavoro ti vedo un po' di fretta, te lo riporto a casa io, chiedo all'inserviente di aprirmi oppure te lo lascio legato al cancello principale...no meglio che lo riporti in casa... sì decisamente meglio, grazie e a dopo allora” disse prendendo il cane, quasi di peso e portandolo dentro casa, richiudendo la porta davanti al ragazzo di sua cugina.
Appena sentì che Gianni se ne era
andato, guardò di nuovo il cane e gli disse : “ Dino aspettami qui
che io devo finire di prepararmi e poi ti porto dal dottore, anche se
non mi sembra che tu stia così male... “ per tutta risposta il
cane starnutì fragorosamente, sporcando di muco il pavimento.
< ieri il gatto oggi il cane questa
casa non sarà mai pulita... che schifo.. a volte mi fate proprio
ribrezzo> pensò andandosi a chiudere in camera, per finire di
truccarsi, un trucco leggero e fresco, anche perchè con la calura d'
agosto non si poteva permettere mascheroni, se non voleva grondare di
sudore, i suoi occhi blu risaltarono come zaffiri incandescenti a
contrasto con i colori caldi del vestito. Uscì dalla camera e la
chiuse a chiave, così il gatto non avrebbe incontrato il carlino,
prese il guinzaglio in mano e uscì dirigendosi con il cane dal
veterinario, ogni tre passi il carlino si fermava e starnutiva, Ginge
rise e gli disse allegramente : “ sai sembri la versione brutta e
ammalazzata di Hansel, solo che lui non lasciava tracce di muco per
terra, ma sassolini.”.
Quando arrivarono l'ambulatorio era
deserto, c'era solo la segretaria. Appena entrò la ragazza alzò gli
occhi dalla rivista che stava leggendo e la squadrò da capo a piedi
storcendo la bocca alla vista del carlino e Ginge arrossì, quasi a
dirle mentalmente, ma guardi che si sbaglia il cane non è mio.
Si sedette e fece sedere in malo modo
il cane che starnutì per l'ennesima volta, mentre la ragazza
ossrvava a sua volta la segretaria, doveva avere sui trent'anni,
capelli castano scuro e occhi neri e profondi, che non esprimevano
che noia e sdegno per quel lavoro.
Mentre stava osservando attentamente i
gesti della donna la porta dell'ambulatorio si aprì e ne uscì prima
una vecchietta con un gatto in braccio che salutò gentilmente il
giovane dottore che la stava seguendo, conducendola gentilmente verso
l'uscita.
Il ragazzo salutò con la mano la donna
anziana e girandosi chiese alla segretaria, con un enorme sorriso
sulle labbra : “ Dèmetra chi è il prossimo?”. La segretaria
alzò la penna e senza proferire parola indicò la giovane seduta
davanti a lei.
Il ragazzo la guardò e poi fece una
faccia sorpresa, quando le strinse la mano salutandola disse : “ ma
tu sei la ragazza di ieri... non ti ricordi? Alla gelateria dove
quell'omaccione ti ha importunata? Sono io che sono venuto in tuo
soccorso...ma guarda come è piccolo il mondo.” rise e proseguì
indicando lo studio medico vero e proprio. “ prego da questa
parte”.
Ginge rimase sorpresa di aver rivisto
così presto il suo salvatore, lo seguì e appoggiò Dino sul tavolo.
“ Allora vediamo che problemi ha il
tuo cane” asserì lui e cominciò ad auscultarlo.
La ragazza disse : “ lui non è il
mio cane, è il cane del ragazzo di mia cugina... ma entrambi
lavorano quindi io ho dovuto portare qui Dino... è grave? Ah grazie
per ieri... sei stato molto gentile”. Ora che lo osservava per
bene, il giovane dottore era davvero bello, proprio il suo tipo.
Sulla tasca del camice ci era scritto
Francesco. < Francesco eh? Che bel nome... è anche bello i suoi
occhi verdi sono così... calamitanti... ma che vai pensando Ginge...
un po' di contegno. > pensò mentre il dottore le scriveva le
pillole per quella creaturina malata e debole di Dino.
Francesco le stava per dare il foglio
quando la porta si aprì sbattendo ed entrò un altro ragazzo, più
giovane e meno aitante del dottore, ma che doveva conoscerlo molto
bene perchè gli disse con fare altezzoso :” Dammi un po' di grana,
tu guadagni più di me, che ho finito le cicche e non ho un soldo!”.
Il dottore sbiancò alla vista del ragazzo: “ Enrico! Quante volte
t devo dire di non venire qui saltando il lavoro solo per chiedermi
soldi, lo puoi benissimo fare a casa quando rientriamo, per favore
adesso aspetta un attimo e poi parliamo di questa questione ok?”
disse cercando di mantenere la calma, ma si vedeva che era arrabbiato
e anche parecchio.
Ginge prese il foglio e quando stava
per uscire si voltò a guardare un'ultima volta i due ragazzi, e notò
la divisa che Enrco portava era da meccanico e strappata sulle
maniche... e non poteva crederci, era lo stesso tatuaggio del ragazzo
sconosciuto che stava fumando al parco. Richiuse la porta proprio
mentre Enrico tentava la tecnica occhioni dolci e lacrimosi dicendo
:” dai questa è l'ultima volta promesso fratello! Dai Jam non
essere così stronzo... per favore?”.
Mentre stava portando il cane a casa di
Gianni, Ginge si fermò sbiancando e si nascose dietro ad un angolo
di un palazzone, sporgendosi un po' per vedere se i suoi occhi non le
stessero giocando qualche scherzo, no, non c'erano dubbi Gianni era
in compagnia di un'altra donna, più anziana che non era sua cugina.
Guardò Dino, per andare a casa di Gianni non poteva che prendere
quella strada, quindi l'unica cosa da fare era affrontarlo a muso
duro. Prese un enorme respiro e si diresse verso i due.
Arrivata alle sue spalle gliele
picchiettò e gli consegnò il guinzaglio, fulminandolo con lo
sguardo e disse con tono irato : “ tra poco arriverà Joanna non
sarà contenta di sapere che hai una relazione con questa... “ ma
non terminò la frase perchè in quel momento, lupus in fabula,
Joanna lanciò un urlo di dolore dall'altra parte della strada e
corse, piangendo da Gianni, urlandogli insulti.
Ginge disse fulminandolo un'ultima
volta con lo sguardo : “ vi lascio soli a parlare di questa
faccenda, ma tu non farti più vedere, semmai Joanna decidesse di non
mandarti a quel paese”.
Detto ciò si avviò al negozio per
stare da sola e in santapace.
Quando tornò la casa era al buio
completo, pensò quindi che non ci fosse nessuno e andò ad accendere
la luce, stava per pigiare l'interruttore quando una voce disse :”
no! Non accenderla, lasciala spenta!” Ginge che non si aspettava di
sentire la cugina lanciò un urletto di paura, ma non accese la luce,
cercò di arrivare ai divanetti, portando le mani davanti a se e
disse appena riuscì a sedersi : “ Joanna non pensavo fossi in
casa... tutto ok? Come è finita?”. La cugina tirò su col naso e
rispose, si capiva da come parlava, che stava ancora piangendo e
forse c'era qualcosa di più perchè sbiascicava : “ Ha dato la
colpa a me! Ha detto che sapeva che ero infedele con lui e che se io
non lo fossi stata, lui non mi avrebbe mai tradito con una donna più
vecchia e con più esperienza... capito, ha dato la colpa a me, si è
anche scusato, ma le sue scuse non mi fanno effetto perchè l'ho
colto in fragrante, mentre lui dei miei altri amori ed incontri non
aveva che dicerie... e la cosa buffa sai quale è? Che io ero solo il
ripiego quando LEI non c'era... io non ero nulla solo una da scoparsi
quando l'altra sgualdrina becera non era presente, si è messa pure
in mezzo mentre piangevo e ha detto che si sarebbero sposati il mese
prossimo... lo capisci?! Mi ha solo usata e io come una cogliona ci
sono pure cascata! Hanno anche avuto la faccia tosta di invitarmi al
loro matrimonio!” ricominciò a piangere, senza riuscire a
fermarsi.
Ginge sospirò e per quanto fosse
arrabbiata con quell'essere spregevole, non vedeva altro modo se non
andare avanti e fare sentire meglio la cugina dandole attenzione e
facendola sfogare, raggiunse a tentoni la poltrona dove lei era
sdraiata e sentì chiaramente l'odore della birra o di qualcosa di
più forte, le toccò la mano, la prese tra le sue e disse piano con
tono caldo e accogliente : “ Tu sei una bellissima ragazza, non
devi buttarti giù in questa maniera, a me lui non è mai piaciuto,
quindi adesso sai che si fa? Accendo la luce e si rimette a posto, e
poi vieni nel lettone con me ti sfoghi ancora un po' che ne dici?”.
Joanna tirò su col naso e se lo soffiò, prima di rispondere con
tono lamentoso ma grato : “ va bene, grazie per essermi stata ad
ascoltare, chi ti sposerà sarà davvero un uomo fortunato”.