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Autore: BloodyMary90    28/11/2013    0 recensioni
Roma, 1978.
Una ragazza, con un passato nascosto e da cui sta scappando, troverà l'amore vero, o il passato tornerà a tormentarla.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NSN- 1

La mattina dopo Ginge venne svegliata dalla luce intensa che filtrava dalla porta-finestra del balcone. < ma io ieri l'avevo chiusa la tenda? > pensò la ragazza tirandosi su a sedere.
Mentre si stava stiracchiando per riattivare i muscoli ecco spuntare dalla porta, la cugina con un vassoio in mano. “ buooongiorno principessa! Dormito bene? Oggi colazione a letto.” mentre stava affermando ciò posò il portavivande che conteneva una crepes con panna e cioccolato fuso, un bicchiere di latte e una tazza fumante di tè sulle ginocchia della cugina.
La ragazza la guardò in maniera scettica dopo aver osservato tutto quel ben di Dio e le chiese : “ oggi è solo domenica, non è il mio compleanno né Natale. Sputa, che cosa vuoi? Tu fai questa cosa solamente quando hai bisogno di un favore. Quindi che cosa vuoi?”.
Joanna alzò le mani come a dire, va bene, mi hai beccato e rispose : “ Ok, lo ammetto... mi serve un enorme favore, dovevo portare il cane di Gianni dal veterinario, ma io proprio quel cane non lo sopporto, e poi ho una cosa più importante da fare, mi sono trovata un secondo lavoro, quindi oggi inizio e non ho proprio il tempo di portare uno stupido cane strabico dal veterinario...ti preego, ti ho anche fatto questa meravigliosa colazione... mi fai questo favorone?” disse congiungendo le mani quasi in preghiera.
Ginge sospirò e annuì dicendole con un tono un po' scontroso, ma rassegnato : “ va bene... lo porto io Dino a fare vedere dal veterinario... ma aspetta...secondo lavoro? Quando hai trovato un secondo lavoro?” chiese dopo aver preso un sorso dalla tazza di tè ancora bollente.
La cugina rise a quella domanda e rispose portandosi le mani su fianchi : “ Ti ho mentito ieri, quando siamo andate alla gelateria, non ero andata in bagno, ma a parlare con il proprietario che mi ha concesso di fare un periodo di prova lì alla gelateria e se la cosa andasse bene, lavorerei lì e ti cederei il negozio... ah naturalmente per te i gelati sarebbero gratis e offerti dalla casa...” guardò l'orologio e disse sorridendo :” ma guarda come è tardi, ora devo proprio fuggire, allora lascio tutto in mano tua ciao ciao, a dopoooo!” a queste parole sparì dalla camera e dall'appartamento.


Appena finita la colazione Ginge riportò il vassoio in cucina.
Andò poi in bagno e mentre si lavava i denti alzò gli occhi sullo specchio e fece una faccia annoiata, i suoi capelli nerissimi, corti e mossi erano tutti arruffati e annodati. < mi sa che mi sono rigirata parecchio stanotte, chissà cosa ho sognato > pensò, mentre si stava cercando di chiudere la cerniera sulla schiena del vestito a fiori rossi e gialli che aveva indossato < odio le cerniere sulla schiena, ma le mie gonne sono tutte a lavare > pensò, dando uno strattone alla cerniera che per poco non si ruppe.
Mentre si stava pettinando quell'ammasso informe di capelli suonò il campanello. < cavolo... sono arrivati... veloce, veloce, veloce... > pensò mentre gettava la spazzola andando ad aprire la porta.

Aprì la porta e salutò Gianni e abbassò lo sguardo su Dino, era vero aveva proprio gli occhi strabici, sorrise cercando di nascondere il ribrezzo per quel cane che stava affiorando sempre di più, mentre l'osservava. “ oggi lo porto io dal veterinario, ma penso che Joanna ti avesse avvertito ieri no? Quindi...puoi darlo a me e andare a lavoro ti vedo un po' di fretta, te lo riporto a casa io, chiedo all'inserviente di aprirmi oppure te lo lascio legato al cancello principale...no meglio che lo riporti in casa... sì decisamente meglio, grazie e a dopo allora” disse prendendo il cane, quasi di peso e portandolo dentro casa, richiudendo la porta davanti al ragazzo di sua cugina.

Appena sentì che Gianni se ne era andato, guardò di nuovo il cane e gli disse : “ Dino aspettami qui che io devo finire di prepararmi e poi ti porto dal dottore, anche se non mi sembra che tu stia così male... “ per tutta risposta il cane starnutì fragorosamente, sporcando di muco il pavimento.
< ieri il gatto oggi il cane questa casa non sarà mai pulita... che schifo.. a volte mi fate proprio ribrezzo> pensò andandosi a chiudere in camera, per finire di truccarsi, un trucco leggero e fresco, anche perchè con la calura d' agosto non si poteva permettere mascheroni, se non voleva grondare di sudore, i suoi occhi blu risaltarono come zaffiri incandescenti a contrasto con i colori caldi del vestito. Uscì dalla camera e la chiuse a chiave, così il gatto non avrebbe incontrato il carlino, prese il guinzaglio in mano e uscì dirigendosi con il cane dal veterinario, ogni tre passi il carlino si fermava e starnutiva, Ginge rise e gli disse allegramente : “ sai sembri la versione brutta e ammalazzata di Hansel, solo che lui non lasciava tracce di muco per terra, ma sassolini.”.


Quando arrivarono l'ambulatorio era deserto, c'era solo la segretaria. Appena entrò la ragazza alzò gli occhi dalla rivista che stava leggendo e la squadrò da capo a piedi storcendo la bocca alla vista del carlino e Ginge arrossì, quasi a dirle mentalmente, ma guardi che si sbaglia il cane non è mio.
Si sedette e fece sedere in malo modo il cane che starnutì per l'ennesima volta, mentre la ragazza ossrvava a sua volta la segretaria, doveva avere sui trent'anni, capelli castano scuro e occhi neri e profondi, che non esprimevano che noia e sdegno per quel lavoro.
Mentre stava osservando attentamente i gesti della donna la porta dell'ambulatorio si aprì e ne uscì prima una vecchietta con un gatto in braccio che salutò gentilmente il giovane dottore che la stava seguendo, conducendola gentilmente verso l'uscita.
Il ragazzo salutò con la mano la donna anziana e girandosi chiese alla segretaria, con un enorme sorriso sulle labbra : “ Dèmetra chi è il prossimo?”. La segretaria alzò la penna e senza proferire parola indicò la giovane seduta davanti a lei.
Il ragazzo la guardò e poi fece una faccia sorpresa, quando le strinse la mano salutandola disse : “ ma tu sei la ragazza di ieri... non ti ricordi? Alla gelateria dove quell'omaccione ti ha importunata? Sono io che sono venuto in tuo soccorso...ma guarda come è piccolo il mondo.” rise e proseguì indicando lo studio medico vero e proprio. “ prego da questa parte”.
Ginge rimase sorpresa di aver rivisto così presto il suo salvatore, lo seguì e appoggiò Dino sul tavolo.
“ Allora vediamo che problemi ha il tuo cane” asserì lui e cominciò ad auscultarlo.
La ragazza disse : “ lui non è il mio cane, è il cane del ragazzo di mia cugina... ma entrambi lavorano quindi io ho dovuto portare qui Dino... è grave? Ah grazie per ieri... sei stato molto gentile”. Ora che lo osservava per bene, il giovane dottore era davvero bello, proprio il suo tipo.
Sulla tasca del camice ci era scritto Francesco. < Francesco eh? Che bel nome... è anche bello i suoi occhi verdi sono così... calamitanti... ma che vai pensando Ginge... un po' di contegno. > pensò mentre il dottore le scriveva le pillole per quella creaturina malata e debole di Dino.
Francesco le stava per dare il foglio quando la porta si aprì sbattendo ed entrò un altro ragazzo, più giovane e meno aitante del dottore, ma che doveva conoscerlo molto bene perchè gli disse con fare altezzoso :” Dammi un po' di grana, tu guadagni più di me, che ho finito le cicche e non ho un soldo!”. Il dottore sbiancò alla vista del ragazzo: “ Enrico! Quante volte t devo dire di non venire qui saltando il lavoro solo per chiedermi soldi, lo puoi benissimo fare a casa quando rientriamo, per favore adesso aspetta un attimo e poi parliamo di questa questione ok?” disse cercando di mantenere la calma, ma si vedeva che era arrabbiato e anche parecchio.
Ginge prese il foglio e quando stava per uscire si voltò a guardare un'ultima volta i due ragazzi, e notò la divisa che Enrco portava era da meccanico e strappata sulle maniche... e non poteva crederci, era lo stesso tatuaggio del ragazzo sconosciuto che stava fumando al parco. Richiuse la porta proprio mentre Enrico tentava la tecnica occhioni dolci e lacrimosi dicendo :” dai questa è l'ultima volta promesso fratello! Dai Jam non essere così stronzo... per favore?”.


Mentre stava portando il cane a casa di Gianni, Ginge si fermò sbiancando e si nascose dietro ad un angolo di un palazzone, sporgendosi un po' per vedere se i suoi occhi non le stessero giocando qualche scherzo, no, non c'erano dubbi Gianni era in compagnia di un'altra donna, più anziana che non era sua cugina. Guardò Dino, per andare a casa di Gianni non poteva che prendere quella strada, quindi l'unica cosa da fare era affrontarlo a muso duro. Prese un enorme respiro e si diresse verso i due.
Arrivata alle sue spalle gliele picchiettò e gli consegnò il guinzaglio, fulminandolo con lo sguardo e disse con tono irato : “ tra poco arriverà Joanna non sarà contenta di sapere che hai una relazione con questa... “ ma non terminò la frase perchè in quel momento, lupus in fabula, Joanna lanciò un urlo di dolore dall'altra parte della strada e corse, piangendo da Gianni, urlandogli insulti.
Ginge disse fulminandolo un'ultima volta con lo sguardo : “ vi lascio soli a parlare di questa faccenda, ma tu non farti più vedere, semmai Joanna decidesse di non mandarti a quel paese”.
Detto ciò si avviò al negozio per stare da sola e in santapace.


Quando tornò la casa era al buio completo, pensò quindi che non ci fosse nessuno e andò ad accendere la luce, stava per pigiare l'interruttore quando una voce disse :” no! Non accenderla, lasciala spenta!” Ginge che non si aspettava di sentire la cugina lanciò un urletto di paura, ma non accese la luce, cercò di arrivare ai divanetti, portando le mani davanti a se e disse appena riuscì a sedersi : “ Joanna non pensavo fossi in casa... tutto ok? Come è finita?”. La cugina tirò su col naso e rispose, si capiva da come parlava, che stava ancora piangendo e forse c'era qualcosa di più perchè sbiascicava : “ Ha dato la colpa a me! Ha detto che sapeva che ero infedele con lui e che se io non lo fossi stata, lui non mi avrebbe mai tradito con una donna più vecchia e con più esperienza... capito, ha dato la colpa a me, si è anche scusato, ma le sue scuse non mi fanno effetto perchè l'ho colto in fragrante, mentre lui dei miei altri amori ed incontri non aveva che dicerie... e la cosa buffa sai quale è? Che io ero solo il ripiego quando LEI non c'era... io non ero nulla solo una da scoparsi quando l'altra sgualdrina becera non era presente, si è messa pure in mezzo mentre piangevo e ha detto che si sarebbero sposati il mese prossimo... lo capisci?! Mi ha solo usata e io come una cogliona ci sono pure cascata! Hanno anche avuto la faccia tosta di invitarmi al loro matrimonio!” ricominciò a piangere, senza riuscire a fermarsi.
Ginge sospirò e per quanto fosse arrabbiata con quell'essere spregevole, non vedeva altro modo se non andare avanti e fare sentire meglio la cugina dandole attenzione e facendola sfogare, raggiunse a tentoni la poltrona dove lei era sdraiata e sentì chiaramente l'odore della birra o di qualcosa di più forte, le toccò la mano, la prese tra le sue e disse piano con tono caldo e accogliente : “ Tu sei una bellissima ragazza, non devi buttarti giù in questa maniera, a me lui non è mai piaciuto, quindi adesso sai che si fa? Accendo la luce e si rimette a posto, e poi vieni nel lettone con me ti sfoghi ancora un po' che ne dici?”. Joanna tirò su col naso e se lo soffiò, prima di rispondere con tono lamentoso ma grato : “ va bene, grazie per essermi stata ad ascoltare, chi ti sposerà sarà davvero un uomo fortunato”.

  
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