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Autore: Tempie90    29/11/2013    7 recensioni
Frutto di un'ispirazione altalenante vi propongo una nuova storia. Non ha un'ambientazione precisa ma sicuramente i nostri eroi sono fidanzati ufficialmente.
Spero vi piaccia nonostante tutto.
Non ho praticamente detto nulla sulla storia ma davvero non so come presentarvela! XD
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ecco a voi il secondo capitolo!
Fatemi sapere cosa ne pensate. =)
Oggi sono, inaspettatamente, di poche parole ma il capitolo è più lungo del precedente! =P
Buona lettura!
Tempie. =)

                                                Capitolo 2




Quando il mattino arrivò al distretto, Beckett sperò che Castle fosse già lì, magari ad attenderla con i suoi soliti caffè ma quello che vide non le piacque per niente.
Sulla sedia del suo scrittore vi era l’agente Fuller, colui che aveva diretto l’operazione Burket, battere nervosamente il piede in attesa.
Quando la vide si alzò immediatamente in piedi per salutarla.
“Salve detective..”
“Fuller..” Rispose a mo’ di saluto. “Perdoni la domanda diretta ma cosa fa ancora qui?”
L’agente sorrise. “Abbiamo avuto una soffiata e a quanto pare il nostro uomo farà presto uno scambio di droga al porto. Quindi siamo di nuovo in pista Beckett, certo questa volta dobbiamo agire in silenzio e con maggiore discrezione. E ovviamente noi non ci faremo vedere. Ma andiamo nell’ufficio della Gates a parlarne con gli altri. Aspettavamo solo lei.”
“Oh, mi dispiace. Sarei venuta prima…” Rispose imbarazzata.
“Non si preoccupi detective, siamo noi ad essere arrivati presto!” La tranquillizzò con un sorriso di circostanza.
Si avviarono verso l’ufficio del capitano e proprio in quel momento Castle uscì dalle porte dell’ascensore.
Senza caffè, notò Beckett.
Si bloccò sui suoi passi quando li vide ma non batté ciglio.
“Buongiorno.” Disse senza troppo entusiasmo.
Kate, troppo presa a calmare i battiti del suo cuore per la sorpresa nel vederlo lì, non riuscì a rispondere prontamente come l’agente al suo fianco.
“Buongiorno signor Castle.” Era palese il tono di fastidio e astio nei suoi confronti.
“La riunione è già cominciata? Ho fatto il più veloce possibile.” Chiese lo scrittore.
“Stavano giusto per iniziare. Non sapevo che avessimo bisogno anche di lei. Credo che abbia già fatto abbastanza!” Rispose volutamente provocatorio Fuller.
Castle strinse i pugni lungo i fianchi. Si sentiva abbastanza uno schifo di suo, non aveva bisogno di altri insulti. Quelli del giorno prima erano bastati.
Perciò ignorò la frase ed esclamò con voce controllata:
“Credo che ci stiano aspettando. Sarà meglio avviarci.”
Beckett non era ancora riuscita ad intervenire ma si irrigidì al commento per niente gentile dell’agente. Aveva visto la reazione di Castle, il lampo di rabbia e forse anche vergogna passare nei suoi occhi spenti e tristi, e per un attimo ebbe l’istinto di stringerlo forte a sé. Ma non fece nulla se non seguire con la testa come una palla da ping pong il duello verbale in atto.
Alla fine si avviarono verso l’ufficio della Gates, Fuller li precedette infastidito mentre lei rallentò il passo per affiancare lo scrittore, così da sentire almeno quella vicinanza che da ieri le era venuta  a mancare.
Castle però, si affrettò a superarla e entrare nell’ufficio del capitano; Kate sospirò e infine chiuse la porta.
“Buongiorno signori.” Iniziò la Gates. “ Ho indetto questa riunione perché abbiamo delle novità importanti riguardo Burket. Come potete vedere siamo un gruppo ristretto, questo perché vogliamo che le informazioni e i piani che organizzeremo non escano fuori da questa stanza. E’ un’operazione complicata…”
“Grazie a qualcuno che ha voluto fare l’eroe.” La interruppe Fuller.
Castle si limitò a fissarlo in silenzio a braccia conserte dall’angolo della stanza cui si era posizionato. Kate invece, cercò di rispondergli per le rime ma fu bloccata dalla Gates stessa che, inaspettatamente, non infierì su Castle.
“Agente Fuller, non c’è tempo per certe faccende, dobbiamo concentrarci sull’operazione!”
“Certo, mi chiedo solo perché, vista la delicatezza della cosa, abbiamo di nuovo la presenza del signor Castle tra noi.”
“Come lei ben sa, agente Fuller, chi ci ha dato la soffiata non ha saputo dirci precisamente dove e quando avverrà lo scambio.” Fuller la guardò curioso, non capendo ancora il motivo per cui lo scrittore fosse stato convocato. Anche Ryan, Esposito e Beckett rimasero in attesa.
“E’ anche a conoscenza del fatto, tramite le intercettazioni telefoniche, che i malviventi comunicano attraverso l’uso di versi shakespeariani e il signor Castle ha una grande conoscenza di queste opere, quindi può estrapolare da certi dialoghi l’ora e il luogo dello scambio.” Concluse.
“Abbiamo centinaia di agenti in grado di farlo, capitano!” Rispose apparentemente calmo Fuller.
“Con tutto il rispetto ma non mi fido. Ho più fiducia nel signor Castle che in qualsiasi suo altro agente. E se conoscesse la mia ‘simpatia’ nei suoi confronti, avrebbe la stessa espressione che hanno adesso i miei uomini.” Affermò indicando poi i tre detective pressoché scioccati da quell’elogio e dalla dimostrazione di fiducia nei confronti dello scrittore.
In una situazione completamente diversa, Castle avrebbe mostrato il suo sorriso sghembo e forse avrebbe pure fatto i salti di gioia, ma quella situazione, paradossalmente, non gli andava giù.
In realtà avrebbe preferito starsene fuori dal distretto per parecchio tempo, così da non dover affrontare gli sguardi di disapprovazione degli altri detective e soprattutto quelli della sua musa. Non riusciva ancora a guardarla negli occhi dopo quello che gli aveva detto.
Non perché fosse arrabbiato con lei,  ma perché si era ormai convinto che avesse ragione, in fondo il suo comportamento in quegli anni non era stato proprio conforme ad un distretto. Si vergognava per il fatto di essersene accorto solo dopo la sfuriata di Beckett, aveva dovuto essere ‘sgridato’ in quel modo per rendersi conto di aver superato il limite.
Non poteva più stare al distretto e coprire di ridicolo se stesso e soprattutto lei.
Se fossero davvero rimasti insieme, lui si sarebbe messo da parte, permettendole di svolgere il suo lavoro in tranquillità, senza preoccuparsi di lui e delle sue bravate. E nelle operazioni pericolose, come quella da poco vissuta, l’avrebbe ‘raccomandata’ ai ragazzi. Si fidava di loro e sapeva che avrebbero fatto di tutto per proteggerla. Lui l’avrebbe aspettata a casa, svolgendo il suo lavoro di scrittore.
Ma al momento non era del tutto sicuro del futuro della loro storia, non era molto convinto di essere l’uomo giusto per lei.
Decise di non pensarci e dedicarsi al caso, l’ultimo per quanto gli riguardava.
 
“Bene.” Disse contrariato Fuller. “Non ci rimane altro che discutere dell’operazione.”
Così dicendo iniziarono a parlare dei dettagli e delle loro possibili mosse.
 
Uscendo dall’ufficio quasi a ora di pranzo, la squadra decise di staccare un attimo la spina, riposando le menti e andando a pranzo fuori. La Gates non ebbe nulla da dire, a patto che fosse stato un pranzo di 45 minuti massimo. Avevano del lavoro da fare!
“Che ne dite se andiamo da Bobby? Fa dei panini buonissimi, vero bro?” Propose Ryan.
“Hai ragione, bro! Io voto per Bobby!” Rispose Esposito.
Fuller si limitò ad un’alzata di spalle come assenso. E Kate annuì affamata.
“Ragazzi io passo.” Castle fece voltare sorpresi i detective: lui amava andare da Bobby.  Kate lo guardò allarmata e dispiaciuta.
“Amico, dovrai pur mangiare. Non abbiamo toccato cibo da stamattina, non puoi mica andare avanti respirando solo aria…” Scherzò Esposito.
Castle sorrise lievemente.
“Prenderò qualcosa alla macchinetta. Preferisco concentrarmi sul caso.”
Fuller sbuffò nascondendo una mezza risata sarcastica. Kate lo fulminò con lo sguardo, l’avrebbe preso volentieri a pugni. Poi si rivolse allo scrittore:
“Ti faccio compagnia. Non ho molta fame.” Mentì. Sarebbe stata un’ottima occasione per parlare, scusarsi e stare un po’ sola con lui.
“Non preoccuparti, sarò nell’ufficio della Gates ad esaminare le ultime intercettazioni. A quanto pare hanno smesso di comunicare quindi il luogo e l’ora dello scambio è stato già stabilito. Dovrò studiare le trascrizioni per capirci qualcosa. Mangerò una cosa veloce mentre li leggo.” Rispose con voce piatta.
Kate ci rimase parecchio male ma non lo diede a vedere. Anche se i ragazzi avevano capito che non avevano ancora risolto i loro problemi. Si limitarono ad annuire così come Kate mentre Fuller era già davanti l’ascensore.
“A più tardi allora.” Disse la detective prima di entrare nella cabina. Castle annuì per poi allontanarsi e andare verso l’ufficio della Gates. Non aveva molta fame.
 
Quando i ragazzi tornarono lo trovarono ancora intento a studiare quei fogli sul divano dell’ufficio del capitano.
Kate lo osservò: era così concentrato che gli si era formata una ruga al centro della fronte e con quegli occhiali da lettura era dannatamente attraente. Sorrise spontaneamente a quel pensiero. Gli sarebbe saltata addosso se non si fosse trovata al distretto e lui nell’ufficio della Gates, e non avessero delle questioni in sospeso e se….Insomma i fattori di impedimento erano un po’ troppi!
Sospirò e bussò alla porta. Castle alzò il viso stanco dalle carte togliendosi gli occhiali quando la donna entrò.
“Ehi, novità?” Chiese timidamente.
Castle la osservò un attimo come se la stesse focalizzando.
“No, nessuna.” Rispose stropicciandosi gli occhi con una mano. Aveva un gran mal di testa e inoltre, cercare di decifrare versi shakespeariani presi da diverse opere del poeta/drammaturgo per estrapolarne il senso dato da dei malviventi, non era così facile.
Kate gli si sedette accanto e gli posò titubante una mano sul ginocchio.
“Dovresti riposare un po’ gli occhi. Sei stanco, si vede.” Gli disse dolcemente.
Lo scrittore si alzò interrompendo quel contatto che per Kate pareva vitale.
“Non posso. Non riesco a capire il messaggio e non ho molto tempo. Non sappiamo nemmeno se stanno già effettuando lo scambio mentre io sto ancora cercando di capirci un acca.” Rispose esasperato.
“Castle, calmati. Vedrai che ci riuscirai, hai solo bisogno di staccare un attimo. Vieni con me, prendiamo qualcosa da mangiare alla macchinetta. Sono più che sicura che non hai neanche pranzato.”
Si alzò dirigendosi alla porta e comunicandogli implicitamente di seguirlo. Ma l’uomo non si mosse.
“Non posso! Devo risolvere questo rebus. Devo venirne a capo. Ho già fatto abbastanza danni, devo recuperare in qualche modo. Devo riuscire a capire dove avverrà lo scambio così che voi  possiate prendere Burket e impedisca di ricoprirvi di ridicolo più di quanto non abbia già fatto!” Esclamò disperato.
Kate si bloccò con la porta semi aperta e si voltò sconvolta. Lo vide passarsi una mano sul viso e risedersi sul divano con la testa tra le mani.
Chiuse gli occhi come a cercare di controllare il senso di colpa per averlo fatto sentire responsabile e motivo di imbarazzo per lei e per il distretto.
Chiuse la porta decisa a chiarire una volta per tutte quella situazione che stava distruggendo entrambi.
Si inginocchiò davanti a lui, gli prese il viso tra le mani e lo baciò con forza, incurante del luogo in cui si trovassero. Castle sussultò non aspettandosi quel gesto. La detective si staccò dalle sue labbra dopo qualche secondo e si ritrovò lo scrittore con occhi sgranati e completamente sconvolto. Se non fosse stato per la situazione critica gli avrebbe riso in faccia, ma quella richiedeva serietà.
Lo guardò negli occhi e un fiume di parole cominciarono ad uscirle dalla bocca.
“Ascoltami bene. Non devi sentirti responsabile del fallimento dell’operazione Burket, se non fossi intervenuto tu avrei richiesto esplicitamente rinforzi. Ho mentito, non sarei stata in grado di difendermi. Sono stata sopraffatta da quell’uomo, ho avuto paura e non riuscivo a reagire. Quando sei entrato e lo hai trascinato via da me mi sono sentita più leggera. Quando mi hai guardata preoccupato e con ancora il respiro affannato per la corsa e per i pugni…E forse anche per la paura che ti sei preso, ho ricominciato a respirare. Avrei voluto alzarmi e correre tra le tue braccia ma un pensiero mi ha colpito: non ero stata in grado di cavarmela da sola, sei dovuto intervenire tu affinché non mi facesse del male e…” Si fermò per soffocare malamente un singhiozzo, non si era accorta che tutto quello che le era successo l’aveva spaventata. Poggiò la fronte a quella dell’uomo chiudendo gli occhi mentre questi le osservava il viso bagnato dalle lacrime “ Quella consapevolezza mi ha fatto sentire debole. Ho sempre contato su me stessa, non ho mai fatto affidamento sugli altri mentre adesso… Insomma adesso quando ho paura, sono in pericolo o mi sento sola, penso a te. Spero di vederti arrivare in mio soccorso e tu lo fai. Lo fai davvero e questo mi destabilizza. Anche fuori dal lavoro, mi sono resa conto che non riesco più a fare qualcosa senza pensare cosa faresti tu, se vorresti farla con me. E ti vorrei accanto, sempre. Mi sono resa conto che io dipendo da un’altra persona, dipendo da te!” Affermò sconvolta da quella rivelazione, guardandolo negli occhi.
Castle deglutì cercando di dire o fare qualcosa che potesse tranquillizzarla ma tutto ciò che poté fare fu guardarla negli occhi, incapace di proferire parola. Questo permise a Kate di continuare.
“Ecco perché ieri ti ho detto quelle cose. Avevo bisogno di tenerti a distanza, non perché non ti volessi al mio fianco ma perché volevo mostrare a me stessa e agli altri che potevo cavarmela anche senza il tuo aiuto. Il fatto è che non è possibile, ormai sei parte di me, Rick. Sei la persona più importante della mia vita. Sei l’uomo della mia vita.  Tu non m’imbarazzi, Castle. E non metti in imbarazzo il distretto. Non mi vergogno di te. Io sono fiera di te. Per come sei, per quello che fai. Ti amo e voglio passare il resto della mia vita con te. Non ho cambiato idea su questo, non lo farò. Voglio sposarti…” Fissò gli occhi in quelli emozionati del suo uomo.
“Sempre se…Se tu vuoi ancora sposare me…” Sussurrò incerta.
Castle continuava a guardarla come se non la conoscesse. Chi era quella donna che gli aveva appena confessato il suo amore nel bel mezzo del distretto? Addirittura dentro l’ufficio di chi, apparentemente, non avrebbe approvato quella relazione.
Chi era quella donna dal viso bagnato dal pianto che si era appena aperta con lui mostrandosi fragile e vulnerabile?
Era sorpreso e ancora una volta sconvolto, ma anche paradossalmente divertito per la scarsa capacità della detective di considerare i luoghi adatti per poter fare un discorso simile.
Kate lo vide sorridere ma non smise di guardarlo preoccupata, impaziente di ricevere una risposta.
“ Mi chiedo se riuscirai mai a esprimere i tuoi sentimenti in situazioni più…come dire…normali. Ti rendi conto di dove siamo?”
Kate lo guardò stralunata non capendo dove volesse arrivare.
“ Siamo nell’ufficio del nemico!” Sussurrò. “ Potrebbe attaccarci da un momento all’altro dopo averti sentito e ci coglierebbe impreparati visto come siamo messi.” Alludendo alla loro posizione.
Beckett era ancora in ginocchio col viso di Castle tra le mani, mentre lui era seduto e proteso in avanti dopo che lei l’aveva tirato a sé, e aveva le braccia ancora poggiate sulle proprie gambe.
La donna si osservò e rise. Aveva ragione erano messi un po’ strani.
“Oltre al fatto che abbiamo una schiera di accaniti osservatori al di là delle tendine.” Continuò divertito. Il sorrise le si spense di botto quando si voltò allarmata verso le porte a vetro dell’ufficio. Vide un Esposito a bocca spalancata, un Ryan sconvolto, Fuller alzare gli occhi al cielo e la Gates impaziente di entrare nel suo ufficio.
Kate sgranò gli occhi.
“Oddio!” Esclamò lanciandosi su Castle nel buffo tentativo di nascondersi.
Lo scrittore scoppiò a ridere sentendola rifugiarsi imbarazzata nel suo collo.
“Dimmi che non hanno capito una sola parola di quello che ti ho detto!” Sussurrò allarmata.
“Ti risulta che l’ufficio abbia i muri insonorizzati?” Scherzò Castle.
Kate sprofondò ancor di più nel suo collo mugugnando qualcosa che divertì parecchio lo scrittore.
“Castle smettila di ridere.” Lo colpì sul petto cercando di nascondersi meglio. Ma Rick non riuscì a trattenersi e scoppiò in una nuova risata.
“Castle smettila!” Ripeté Beckett colpendolo ancora ma questa volta ridendo contagiata dall’uomo.
Quando si calmò, Castle le carezzò i capelli e disse:
“ Si, Kate!” Backett alzò la testa non capendo cosa volesse dire. Castle le sorrise felice.
“ Si, ti voglio ancora sposare.” Kate sorrise raggiante. “Nonostante il tuo bruttissimo carattere!” Prima di imbronciarsi offesa suscitando l’ennesima risata del suo uomo.
Lo osservò ridere.
Avrebbe fatto ancora figure imbarazzanti davanti i suoi colleghi se sarebbe servito a farlo ridere e divertire in quel modo.
Si rese conto improvvisamente che lei e la propria felicità dipendevano da quello scrittore squinternato ma anche che lui e la sua di felicità dipendevano da lei. E non c’era nulla di male anzi, quella consapevolezza la riempiva di una sorprendente gioia.
L’idillio fu interrotto dall’ingresso nell’ufficio del capitano, fintamente contrariata dalla scena. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, era felice che quei due tontoloni avessero risolto, erano un’ottima risorsa per il distretto, lavoravano maledettamente bene insieme. Ma quello non era l’unico motivo,  si era affezionata ai suoi uomini e di conseguenza si preoccupava anche della loro vita privata.
“Se avete finito vorrei essere aggiornata.” Disse bruscamente rivolgendosi allo scrittore.
Beckett scattò in piedi come scottata mentre Castle ritornò subito in modalità ‘scrittore dalle grandi conoscenze shakespeariane.’
“Purtroppo non sono riuscito ancora a capire dove e quando avverrà lo scambio. Ma sono convinto che l’informazione sia data in questi versi.” La donna si avvicinò per leggere il foglio che lo scrittore le stava porgendo.
“Vede qui? Citano dei versi di un sonetto e subito dopo le prime battute del monologo di Hamlet. Non hanno un senso.”
“Che vuol dire non hanno un senso? Hanno sempre comunicato così, per versi!” Chiese Fuller appena entrato nell’ufficio, seguito da Ryan ed Esposito.
Castle allora spiegò.
“ In tutti i loro messaggi in codice hanno utilizzato sempre i versi di un solo sonetto o parti di un’unica opera, questa volta Burket ha citato prima un sonetto poi Hamlet. Non hanno alcun nesso tra loro eppure sento che è qui la chiave!” Disse convinto.
Nell’ufficio calò il silenzio. Ognuno perso a riflettere sulle parole dello scrittore.
Ad un tratto Castle si illuminò.
“Aspettate un attimo!” Disse precipitandosi verso la scrivania del capitano in cui vi erano numerosi libri riguardanti Shakespeare. Ne prese un paio, uno dietro l’altro, cercando affannosamente qualcosa.
I presenti lo guardarono incuriositi finché non lo videro alzare il viso e guardarli sorridendo.
“Ho capito. Ci sono. Questo sonetto è stato scritto nel 1595 mentre Hamlet risale al periodo di massima scrittura del drammaturgo, ovvero il 1600.” Disse concitatamente. Osservò le loro facce confuse. “Ci siete?” Chiese.
Ottenendo solo sguardi inceneritori, si prestò a continuare.
“Ok. 1595, proviamo a scomporlo in decine: 15, è il numero sul muro dell’entrata del porto. 95, potrebbe essere il molo 95, esiste no? 1600 è l’orario dello scambio, le 16 appunto.”
“Sono colpito signor Castle ma abbiamo un piccolo problema: il giorno! Lei ci ha fornito, senza offesa, in maniera azzardata, il luogo e l’orario ma a noi servirebbe anche il giorno!” Disse cinicamente Fuller.
Castle gli sorrise e Kate notò che quello era uno dei sorrisi che Rick sfoderava quando sapeva già la risposta che avrebbe messo al suo posto quell’idiota.
“ Se mi avesse lasciato continuare…” Rispose criptico.
Fuller gli fece segno con la mano di proseguire, incrociando le braccia al petto.
“E’ vero che la stesura di  Hamlet risale al 1600 ma l’opera è stata pubblicata per la prima volta, in quarto, nel 1603. 16.03: lo scambio avverrà al molo 95 del porto di New York alle 16.00 del 16 marzo, cioè domani pomeriggio.” Concluse soddisfatto. Kate fu invasa da un misto di orgoglio e divertimento nell’assistere al duello verbale tra Fuller e Castle, proclamando quest’ultimo vincitore assoluto.
In quel momento incrociò gli occhi ora brillanti del suo partner e ricambiò il sorriso, comunicandogli con lo sguardo quanto fiera fosse di lui.
“Bene. Darò disposizione ai miei uomini di infiltrarsi tra i lavoratori del porto così da non destare sospetti e domani riusciremo ad arrestare quel farabutto.” Disse l’agente con una punta di fastidio per essere uscito sconfitto da quella specie di guerra fredda. Battuto da uno scrittore, sbuffò tra sé, ineccepibile. Girò i tacchi e se ne andò a snocciolare ordini ai suoi sottoposti, i quali il giorno seguente riuscirono finalmente a mettere dietro le sbarre Burket e la sua banda.
Castle aveva fatto un ottimo lavoro.


Tempie's corner:

Allora? Castle ha 'rimediato' e Kate ha messo le cose in chiaro una volta per tutte!
E Fuller è stato messo al suo posto XD
Spero vi sia piaciuto anche questo secondo capitolo...Ci leggiamo presto per l'epilogo!
Un bacio,
Tempie. =)
  
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