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Autore: amu hinamori    29/11/2013    2 recensioni
Dal capitolo 1:
Ikuto pensò subito che la ragazza non poteva conoscere il giapponese, così iniziò a parlare in inglese: -My name is Ikuto and I’m 17 years old, on your right you can fin..- poi venne interrotto dalla voce della ragazza.
-Non c’è bisogno che tu mi parli in inglese, conosco il giapponese come lo conosci tu- affermò lei con modo retorico.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passai l’ora tra gli sguardi di Shane e le battute di Ikuto, quel ragazzo mi aveva fatto saltare i nervi non so quante volte.
Quando la campanella suonò, misi nella borsa il libro e l’astuccio, mi infilai la giacca e iniziai ad andare verso l’uscita, Ikuto, Utau e gli altri erano già andati via. Fuori continuava a piovere a catinelle, quando misi piede fuori dal teatro sentii una voce maschile parlare.
-Ho sentito che le hai cantate a Joanne e Britney- mi voltai e vidi Shane appoggiato all’uscio della porta con le braccia conserte.
-Spiegami dove hai trovato il coraggio di fare una cosa del genere?- mi chiese con tono ironico.
-In che senso?- chiesi io ignorando il discorso che mi stava facendo.
-Voglio dire che nessuno a mai provato a far mettere in riga quelle due vipere, tanto meno una novellina- affermò svogliato.
-Fatti loro, quando cambieranno i loro modi saremo tutti più felici, e poi non mi spaventano  due figliolette di papà, snob, con la puzza sotto il naso, che vestono in un modo orrendo e che non sanno distinguere una nota dall’altra- affermai, ero proprio curiosa di sapere come mi rispondeva. Lui sorrise, si staccò dalla parete e si mise davanti a me.
-Ci sai fare con le parole, novellina- affermò lui con un sorriso.
-Comunque mi dovevi dire qualcosa?- chiesi.
Si può sapere che cazzo vuole da me questo qui.
-Volevo solo farti i complimenti per come hai cantato, sei intonata e cristallina- mi disse.
Tutto qui? Tutto qui?? TUTTO QUI???
-Oh, grazie- dissi leggiadra.
-Di niente- rispose, poi iniziò a camminare verso l’uscita.
-Sia ben in chiaro una cosa- dissi io, lui si voltò per guardarmi, -non voglio trattamenti di favore perché sono nuova, sia ben in chiaro- continuai io uscendo dallo stabile, mi misi il cappuccio sulla testa e mi avviai verso casa.
Passai davanti a diversi negozi pieni di vestiti davvero carini, ma non entrai in nessuno di questi, se proprio devo comprare qualcosa lo faccio con qualcuno che mi aiuti a scegliere. Dopo un quarto d’ora arrivai a casa. Una semplice villetta di tre piani con un giardino spazioso e che occupava un bel po’ di spazio, solita villa in stile inglese, presi le chiavi dalla borsa e aprii il cancello quando sentii delle voci dietro di me.
-Allora cosa pensi di fare?-
-Che cosa intendi?-
-A te piace-
-Tu vaneggi-
-Per qualche strano motivo sei stato più gentile del solito-
-Se lo dici tu- poi il ragazzo si girò verso di me e mi guardò sbalordito. Anche io lo guardai e riconobbi Ikuto e Utau.
-Tu?-
-TU?-
-E tu che ci fai qui?- chiesi sbalordita.
-Io ci abito, piuttosto tu che ci fai qui?- mi chiese Ikuto.
-Ci abito- risposi.
Aspetta…ha detto che lui abita QUI?????
-Tu abiti qui?- urlammo insieme.
-Ah che bello, Amu è la nostra nuova vicina- disse Utau tutta sprizzante di gioia, Ikuto mi guardava malizioso e io che ero scioccata.
-M-ma-ma che bello- dissi io ironicamente, loro due erano dall’altra parte della strada, perciò io vivevo di fronte a loro.
-Ci si vede Amu- disse Utau tutta felice.
-Certo, ci si vede- dissi io voltandomi a scatti per lo shock .
-Tanto per sapere da quando sei diventata un robot?- mi chiese Ikuto malizioso notando il mio strano movimento. Mi voltai di scatto e dissi: -Da quando so che sei il mio vicino di casa-
-Mmm che bello se ti faccio questo effetto- affermò malizioso.
Grr, giuro che ora scoppio. Aspetta mi devo calmare, forza Amu ce la puoi fare.
-Splendido, ci si vede- dissi entrando in casa.
-Ci si vede, Amu-robot- disse Ikuto ridendo. Una scossa elettrica mi attraversò il corpo.
Dio buono, fatemi entrare in casa se no esplodo!
Entrai di corsa in casa e chiusi la porta con tutte le serrature possibili, mi voltai e vidi Miriam, la domestica.
-Ben tornata signorina- mi disse.
-Grazie- risposi, togliendomi la giacca. Sentii dei rumori di tacchi che battevano sul pavimento, i rumori si avvicinavano a dove ero io.
-Bentornata Amu- disse una voce femminile, mi voltati e vidi una donna dai capelli castano chiaro, lunghissimi.
-Ciao mamma- dissi io.
-Com’è andata a scuola?- mi chiese accompagnandomi in salotto.
-Bene grazie, e a te com’è andata oggi?- chiesi.
-Bene, anzi, ho incontrato una donna gentilissima e ci siamo messe a chiacchierare, pensa lei è sposata e a due figli della tua stessa età- mi raccontò entusiasta, ok si può dire che mia madre è l’esatto contrario di me, io calma lei solare.
-Ma dai…- dissi io.
-E allora l’ho invitata a cena da noi sta sera, per la cena- disse mia madre.
-E viene solo lei?-
-No, tutta la sua famiglia- annunciò mia madre.
-Allora saremo in grande compagnia sta sera- constatai io, -ma dove abita questa donna?- chiesi poi.
-Indovina un po’…- affermò mia madre.
-Sulla Luna- sparai io. Lei rise a crepapelle.
-No, proprio qui di fronte- affermò mia madre.
-Ma dai, proprio a due passi da casa nostra- dissi io senza dare penso a quello che disse mia madre, poi ci pensai un po’ su…
CHE COSA???????????????????????????????? MA-MAM-MA È UNO SCHERZO????
-Che cosa????????????- urlai io.
-Amu, non urlare, ti si rovina la tua bellissima voce, a proposito sta sera viene anche tua cugina Yoko, contenta?- disse mia madre con un sorriso a trentadue denti. Certo che ero felice che la mia cugina preferita venisse a trovarmi, ma se dovevo dividere la mia serata con quello lì manco morta. Me ne andai in camera mia con il passo di uno zombie, chiusi la porta della mia stanza e mi gettai sul mio amatissimo computer, aprii la posta e vidi una sfilza di e-mail, lessi i nomi: Mary, Clara, Melissa, Tomas, Harry, Liam, tutti vecchi amici dell’Inghilterra poi vidi una e-mail infondo con su scritto il nome dell’Innominato: Diego.
-Cosa vuole quello stronzo da me?- dissi io seccata. Piccola premessa: Diego è il mio ex, che mi ha tradita davanti ai miei occhi, quindi non si può pensare che lo tratti bene. Non avevo voglia di incavolarmi, così selezionai l’e-mail e la spostai nel cestino.
 
Pov.Ikuto
-Ragazzi, pensate che oggi ho incontra una donna che ha tre figli, su per giù che hanno la vostra stessa età- ci raccontò mia madre tutta entusiasta, -e sta sera andremo a mangiare da lei- annunciò poi.
Cosa, no, no. Tutto ma non un’altra cena con degli amici di mia madre,  poi va a finire che mi tocca fare da guardia pesti a Utau e ai figli dell’amica della mamma.
-Oh, che bello- dissi io ironico.
-Su Ikuto, ti piacerà, e poi non faremo neanche tanta strada per arrivare a casa di questa mia amica- affermò mia madre.
-Lo hai detto anche l’ultima volta, e poi papà ha guidato per mezza Tokyo- risposi io retorico.
-Beh mamma, Ikuto non ha tutti i torti- constatò Utau.
-Ma ragazzi, guardate che questa donna abita con la sua famiglia qui di fronte- disse lei indicando la villa dall’altra parte della strada.
-Oh, meglio- disse mia sorella con svogliatezza.
-Bene, ok- dissi io guardando la villa.
Alt, un secondo: villa qua di fronte, figli che sono miei coetanei. Oh buon dio sta sera mangio a casa di Amu.
-Aspetta un secondo- saltò mia sorella, -allora vuol dire che andremo a mangiare da Amu sta sera- disse mia sorella con gli occhi che le brillavano.
-Esatto- risposi io.
-Che bello andiamo a mangiare da Amu! Che bello andiamo a mangiare da Amu! Che bello andiamo a mangiare da Amu! Che bello andiamo a mangiare da Amu!- continuava mia sorella saltellando mentre saliva le scale.
-Ikuto chi è questa Amu?- chiese mia madre.
-Amu è una nostra nuova compagna di scuola, e abita qua di fronte- risposi io.
-Oh che bello, e com’è questa ragazza?- mi chiese mia madre.
-Calma, semplice, aggraziata, in poche parole tutto quello che non è mia sorella- risposi io ridendo.
-Bene, sono contenta che hai una nuova amica- disse mia madre sorridente.
-Chi ha una nuova amica?- chiese mio padre entrando in salotto.
-Ikuto, la cena di sta sera sarà a casa di questa ragazza- disse mia madre.
-Ma pensa che strana coincidenza- affermò mio padre, -Ikuto, questa ragazza com’è? Carina?- mi chiese poi.
Ma che è? Mi stanno facendo il terzo grado?
-Passabile- dissi io svogliato.
-NON È VERO!- urlò mia sorella dal piano di sopra.
Ma perché riesce sempre a sentire ogni santa parola che dico???
-A Ikuto piace Amu- disse poi.
-Non è vero- ribattei io.
-Allora se piace a te Ikuto, è proprio una bella ragazza- constatò mio padre.
-A me non piace- dissi io.
-Ikuto, anche tuo padre diceva così e ora guardaci- disse mia madre.
Ok... forse un po’ mi piace, proprio un pochino…
-Sono felice per voi, ma a me non piace Amu- dissi io dileguandomi in camera mia.
Pov. Amu
Ore 19.30
-Cosa cazzo significa che non puoi venire, Yoko?- urlai al telefono.
-Amu, mi dispiace ma sta sera ho le prove del saggio- rispose mia cugina.
-Ma sta sera viene quel ragazzo di cui ti ho parlato- dissi io.
-Ma se hai detto che è un bel ragazzo goditela, ci sentiamo, un bacio a tutti, ciao- e poi riattaccò.
Ma perché Yoko pensa che sia così facile per me? Sta sera Ikuto mi farà saltare i nervi…
Intanto cruciarsi per quello li non serviva a niente, il casino era fatto e poteva solo peggiorare, così aprii l’armadio e cercai qualcosa di carino da mettermi. La scelta cadde su un abito bianco con il pizzo nero che lo ricopriva tutto, un nastrino nero per legarmi i capelli in una coda e un paio di scarpe nere con il tacco di circa cinque centimetri. Un velo di trucco e poi ero pronta.
DLIN, DLON.
Ecco sono arrivati, prepariamoci a vederne delle belle sta sera.
Pov. Ikuto
Eccoci qui, davanti alla mega villa di Amu, dopo aver suonato ci viene ad aprire una donna alta, con gli stessi occhi di Amu e i capelli castano scuro.
-Ciao Souko- disse a mia madre.
-Ciao Midori- la salutò mia madre.
-Oh che bello ci sono tuo marito e i tuoi figli, forza entrate- disse accogliendoci. Ok, se da fuori sembrava una villa in grande stile, dentro sembra una reggia: grandi quadri che riempivano le pareti, candelabri con lunghe candele bianche spente, mobili con sopra diverse fotografie, e un grande scalone che si divideva, verso l’alto, in altre due scale che andavano una a destra e una a sinistra. Consegnammo i nostri capotti alla cameriera. Poi arrivò un uomo alto, muscoloso, con i capelli scuri e gli occhi neri.
-Vi presento mio marito, Eiichi loro sono Souko, suo marito Aruto e i loro figli Utau e Ikuto- disse la signora Hinamori.
-Molto piacere, sono Eiichi Hinamori- disse l’uomo.
-Ma dove sono i tuoi figli?- chiese mia madre.
-Allora Heiji e Pierre dovrebbero scendere adesso, invece Amu deve essere ancora di sopra a prepararsi- disse la madre.
Allora è uguale a mia sorella.
Poi sentii delle voci maschili dalla scala di sinistra.
-Ah, ecco Hejii e Pierre- annunciò la madre di Amu.
-Oh sono già arrivati gli ospiti- disse il ragazzo più alto, aveva i capelli castani e gli occhi color cioccolato.
-Strano che Amu non sia ancora scesa- disse l’altro un po’ più basso con i capelli scuri e gli occhi dello stesso colore del fratello. Arrivarono davanti a noi in pochi secondi e si misero a fianco del padre.
-Vi presento Pierre Hinamori, il primo genito e Heiji Hinamori, il terzo genito- annunciò il padre, -ragazzi, loro sono Ikuto e Utau Tsukiyomi, e il loro genitori  Souko e Aruto- concluse l’uomo presentandoci.
-È un piacere conoscervi- disse Pierre garbatamente.
-Il piacere è nostro- disse mio padre.
-L’unica che manca all’appello è Amu- disse Utau.
-Voi conoscete mia figlia?- chiese il padre di Amu.
-Sì, la conosciamo viene a scuola con noi, è in classe con Ikuto- si affrettò a dire mia sorella.
-Oh, quindi voi due avete la stessa età- disse la madre di Amu rivolgendosi a me.
-Esatto- risposi io.
-Mi chiedo dove sia finita mia sorella- disse Pierre.
Pov. Amu
Me ne ero rimasta davanti alle scale per tutto il tempo ascoltando la conversazione, poi iniziai a scendere a passo lento, mi chiedo come mi dovrò comportare con Ikuto?
-Ah, eccoti Amu- disse mia madre vedendomi scendere dalle scale.
-Ce ne hai messo di tempo sorellina cara- disse Pierre stuzzicandomi.
-Ci avrò messo un po’ di tempo, ma non tanto quanto ce ne metti tu per deciderti come calciare un pallone in porta anche se sei a due centimetri di essa- risposi io per le rime.
-Amu loro sono Souko e Aruto Tsukiyomi- disse mia madre, -e loro sono U..- poi la interoppi.
-Utau e suo fratello Ikuto- dissi io.
-Ah già, non mi ricordavo che andate a scuola insieme- constatò mia madre.
-Visto che non mi conoscete, mi presento anche io- dissi rivolgendomi ai genitori di Ikuto, -sono la secondo genita, mi chiamo Amu Sakura Hinamori.
-Siamo lieti di conoscerti- disse il padre di Ikuto, notai subito che lui e il figlio erano molto simili in vari lineamenti del viso.
-Mamma, papà, sai che oggi Amu ha messo in difficoltà Joanne e Britney- affermò Utau.
-Ma dai, ci voleva qualcuno che tenesse testa a quelle due- disse il padre di Utau.
-Non so se Ikuto o Utau ve lo hanno detto, ma io non sopporto che la gente tratti male i lavori di qualcun altro, per me è una grave mancanza di rispetto, e in più lo trovo un comportamento disdicevole, e chi ha questo tipo di comportamento nei confronti degli altri ha un livello di educazione pari a quello di un animale selvaggio- dissi io con sicurezza.
-La ragazza la sa lunga- disse il padre di Ikuto alla moglie.
-Meglio così, almeno sa farsi rispettare come si deve- rispose la moglie sorridendomi.
-Mia figlia non cambierà mai: sarà sempre la solita ribelle- disse mio padre scompigliandomi i capelli.
-Allora andiamo in sala da pranzo, la cena è pronta- disse mia madre.
Entrammo nella sala da pranzo, mi sedetti vicino ha mio fratello Heiji e avevo Ikuto proprio accanto, bene già così iniziavo a sentirmi male. Iniziammo a mangiare, i genitori miei e di Ikuto parlavano amabilmente e così facevamo anche noi ragazzi.
-Allora Ikuto tu cosa fai alla Tokyo Music Accademy?- chiese mio padre.
-Suono il violino- rispose Ikuto.
-Il violino… un ottimo strumento musicale- affermò mio padre.
-E tu Amu?- mi domandò la signora Souko.
-Canto- risposi io.
-Quindi hai una bella voce?- mi domandò il marito.
-Non mi posso lamentare- risposi io sorridendo.
-Non ti puoi lamentare?- mi domandò Utau, -Hai una voce stupenda, sei sempre la solita minimalista.
-Se lo dici tu- dissi io.
-Certo, anche in Inghilterra cantavi, però solo per una persona, però poi..- disse mio fratello Heiji.
Meglio tappargli la bocca subito prima che si metta a parlare di chi non dovrebbe in mia presenza.
-Heiji quando ti farai un po’ di fatti tuoi, e poi cuciti la bocca a filo doppio su quella faccenda- gli dissi a bassa voce. Così mio fratello frenò la sua lingua troppo lunga.
-Quale faccenda?- mi chiese Ikuto.
-Fatti dell’Inghilterra che rimangono in Inghilterra- risposi io.
-Cioè?- mi chiese Ikuto curioso.
-Cioè…. Ehm come si può dire…-disse Utau cercando di cambiare discorso. Guardai dritta negli occhi Pierre, lui mi fece segno di non sapere cosa dire.
-Un piccolo incidente sul palcoscenico- dissi io. Ok non era proprio questo il motivo ma ci si avvicinava molto.
-Già- disse Utau che stava sudando freddo.
-Amu- mi chiamò il padre di Ikuto.
-Sì- dissi io.
-Vorrei proporti un indovinello, sai neanche i miei figli sono riusciti a trovare la risposta giusta, ti va di provare?- mi chiese gentilmente.
Ha voglia di mettermi alla prova… vuole vedere se ci so fare con il cervello, okay assicurato che sbaglierò.
-D’accordo, ma non sono molto brava con questo tipo di gioco- dissi io.
-Mica ti mangia se sbagli- mi disse ridendo Utau.
-Allora ecco l’indovinello: una cantante lirica si deve fare un intervento alla sua voce ma lei risponde assolutamente di no. Dimmi questa cantante è: 1. Un soprano, 2. Un mezzo soprano, 3. Un contralto?- mi pose il quesito come se fossimo a un gioco a premi. –Ah ovviamente siete tutti invitati a partecipare, è un piccolo indovinello che ho inventato io e nessuno è mai riuscito a  darmi la risposta giusta- aggiunse poi.
Guardavo Ikuto che stava pensando alla risposta come Utau e tutti gli altri, i miei genitori e la madre di Ikuto che stavano pensando mentre guardavano i piatti che avevano davanti, cosa ci sarà da guardare i piatti per risolvere un indovinello.
-Ok, io mi arrendo, papà non possiamo avere un piccolo indizio?- disse Utau.
-Utau è la milionesima volta che fai a papà la stessa domanda, e la risposta è sempre la stessa: no- disse Ikuto. Risi vedendo quei due bisticciare, pensare che avevo già trovato la risposta del quiz senza molti problemi, un semplice gioco di parole.
-Non dirmi che hai già la risposta- esclamò Heiji.
-Ma certo- risposi io sorridente.
-Spero che la risposta non sia nessuna delle tre perché è sbagliata- disse Aruto sorridendo.
-Per niente- risposi.
-Dai voglio proprio sapere la tua risposta- disse Ikuto stuzzicandomi.
-La prima: la cantante è un soprano- risposi.
-Cosa?- disse Utau.
-E perché?- mi chiese Aruto.
-Infatti, non credere che puoi dare solo la risposta giusta devi dare anche il perché- mi canzonò Ikuto.
-Ikuto, visto che sei proprio così curioso: trovami un sinonimo di fare un intervento- dissi io sicura.
-Mmh, magari… sottoporsi a un intervento- disse lui pensandoci.
-Bene, ora per quello che ne so io il contrario di sotto è sopra, e poi sappiamo che la cantante ha risposto “no”, a conti fatti mi sembra facile- affermai io.
-Scusami ma non ti seguo- disse Pierre.
-Già infatti- disse Ikuto cercando di mettermi in difficoltà.
-Sopra no- dissi io.
-Sopra no? Ma che risposta è? Anche tu hai fallito- disse Ikuto.
-Mi dispiace, ma quello che qui che ha fallito sei proprio tu- risposi io.
-Mi dici cosa vorrebbe dire “sopra no”?- mi chiese lui arrogante.
-Semplice, basta che togli lo spazio fra le due parole e diventa soprano, era un semplice, divertente e stupido gioco di parole, vero Aruto?- chiesi io.
-Wow sei la prima che riesce a risolvere l’enigma in così poco tempo- disse il padre di Ikuto sbalordito.
-Non riesco a immaginare che tu sia riuscita a risolvere questo enigma- disse Ikuto sbalordito più del padre.
-Ikuto- lo chiamai io.
-Sì?-
-Immagina, puoi- gli dissi come George Clooney nella pubblicità della Fastweb.
-Ma sentila, solo perché ha risolto un enigma si crede la regina del mondo, e poi si dice che l’importante non è vincere- mi stuzzicò Ikuto.
-A mio modesto parere l’importante non è vincere- iniziai io, -farti fare una brutta figura- dissi rivolgendomi a Ikuto. Tutti si misero a ridere, e anche Ikuto.
-Questa ragazza ha proprio il senso dell’umorismo- disse la signora Souko.
 
Nel prossimo capitolo:
-Dobbiamo iniziare a preparare lo show d'inverno!- annunciò il prof.
-Qual'è il tema quest'anno?- chiese Kyle.
-Vorrei che cantaste delle canzoni in spagnolo- affermò, -e siamo anche fortunati, perchè abbiamo in classe una ragazza che conosce lo spagnolo- continuò riferendosi a me.
-Scusate da voi si fa il gioco del "Io passo"?- chiesi io.
-Come si gioca?- mi chiese Kevin curioso.
-Oh è semplice- dissi io, -se c'è qualcosa che non vuoi fare dici io passo- conclusi.
-E con questo?- mi chiese altezzosa Britney.
-E con questo vorrei dire: io passo non farò lo show d'inverno- dissi io.
Prossimo capitolo: Show d'inverno, io passo.

 
  
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