Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: believeinmuffins    01/12/2013    1 recensioni
Molti lo chiamano destino, io lo chiamo "ciò che mi aspetta"!
Ed ho constato che la maggior parte delle volte, inizialmente, è esattamente l'opposto di ciò che desideravo, o forse no?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ebbene, sì, sono viva!
Dopo 5 mesi ce l'ho fatta. Preparatevi ad una bufera di neve nei prossimi giorni!
Mi dispiace un sacco *sigh* çç
Che dire, vi lascio al capitolo, alla prossima (giuro non fra 5 mesi ahaha).
Em  



Tre.

Un leggero raggio solare illuminava la stanza in quella calda mattina di aprile, aprii gli occhi piano abituandomi alla luce.
Dylan dormiva sereno di fianco a me, cercai quindi di alzarmi facendo meno movimenti possibili e spostando il suo braccio dal mio corpo senza svegliarlo.
Speranza vana visto che dopo due movimenti aveva fatto un rumore strano, riuscii comunque a spostargli il braccio e quando mi misi a sedere mi stiracchiai leggermente.
“Che fai? Scappi?” la voce assonnata di Dylan mi bloccò nello stesso momento in cui mi accorsi di non essermi rivestita la sera prima e di essere andata a dormire tra le sue braccia completamente nuda, come lui d’altronde.
“Eh..no” dissi confusa guardandolo “Stavo andando in bagno” arrossii leggermente voltandomi dall’altra parte.
“Vieni qui” sussurrò e premendo una mano sul mio fianco destro mi fece tornare accanto a lui. Mi strinse forte e lo sentii sorridere tra i miei capelli.
Rimanemmo così per un po’, senza parlare, senza dire nulla riguardo a noi. “Cos’eravamo ora?” mi chiesi tra me e me.
Dopo un paio di minuti che per me sembrarono infiniti ma allo stesso tempo troppo pochi, ci alzammo dal letto.
Recuperai le mie mutande ai piedi del letto e me le misi e di seguito anche i pantaloni, mi guardai attorni in cerca del reggiseno e della maglietta.
Quando mi girai vidi Dylan che giocava con il mio reggiseno mettendoselo il testa imitando topolino.
"Dammi qua, scemo!" dissi ridendo mentre mi alzavo e gli andavo in contro con un braccio che mi copriva i seni.
"Perché ti copri?" mi chiese allontanando dietro di se il mio reggiseno tenendolo in aria con una mano.
"Sono nuda Dylan" dissi con tono ovvio.
"Anche sta notte lo eri e mica ti coprivi" sorrise guardandomi mentre mettevo il broncio.
"Sono dettagli" gli feci la linguaccia, purtroppo non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere e lui mi segui.
Approfittai del momento e gli saltai addosso recuperando il mio reggiseno dalle sue mani.
Solo dopo mi accorsi che mi stava coprendo i seni con le sue mani grandi.
"Che ti serve se ci sono io?" ammiccò.
Avvampai e mi staccai da lui rivestendomi veloce.
Quando mi rigirai vidi che era pronto anche lui e aveva anche sistemato il letto.
"Andiamo da quei altri due, se li facciamo aspettare ancora ci sputtaneranno ancora di più dopo" disse raggiungendomi.
Mi prese per mano e mi trascinò con lui in soggiorno, non c'era nessuno.
"Saranno tornati in casa" gli dissi e senza rispondermi mi trascinò di nuovo con se verso la cucina della casa.
Alex e Sophie stavano facendo colazione con pancake e latte e quando ci videro si scambiarono un occhiata per poi riguardarci.
Alex mandò giù il boccone di pancake che si stava gustando tutto contento
"Allora piccioncini? Fatto casino?" ridacchiò facendo l'occhiolino a Dylan che sciolse la sua stretta di mano dalla mia.
Feci finta di niente e mi avvicinai a Sophie che mi guardava curiosa.
"Che c'è?" le sussurrai prima di bere un pò di latte che gentilmente Alex mi aveva preparato in un bicchiere.
Sophie non rispose e continuava a guardarmi, era imbarazzante come cosa. "L'hanno fatto! Alex sgancia i soldi!" urlò voltandosi verso il ragazzo che quasi si strozzò bevendo il latte.
Io non fui da meno e neanche Dylan che infatti iniziò a tossire.
Che vuol dire 'sgancia i soldi', Sophie?" le chiesi guardandola male.
"Ehm..niente" mi sorrise tranquilla.
"Sophie.." la richiamai continuando a guardarla male.
"Vabbè niente di che, abbiamo solo scommesso se avreste prodotto oppure no" confessò con naturalezza.
Spalancai leggermente la bocca guardandola scioccata.
"E come fai a saperlo?" chiesi posando il bicchiere sul tavolo davanti a me.
"Già con il fatto che non mi hai detto che non è vero, è sicuro; e poi basta guardare il tuo viso" disse per poi dare un morso al suo pancake.
"Oh mio dio" sospirai alzando gli occhi.
 
Il momento imbarazzante era finito, continuammo a parlare del più e del meno come facevamo di solito senza rientrare nel discorso fino a quando non finimmo la colazione.
"Io dovrei andare a casa, alle tre inizio a lavorare in bar e vorrei anche farmi una doccia e sistemarmi.” dissi “Dylan, mi accompagni a casa?" mi votai verso di lui e incrociai i suoi occhi scuri.
"Certo" Salutai Sophie baciandola sulla guancia
"So che vuoi sapere ma non ti dirò nulla" le sussurrai senza farmi sentire da Alex e Dylan che si salutano in disparte.
"Cattiva" mi rimproverò dandomi un pizzicotto sul fianco.
"Ahi!" urlai attirando l attenzione degli altri due.
Massaggiandomi il fianco la guardai male e mi allontanai facendole una piccola smorfia.
Salimmo in macchina e partimmo diretti verso casa mia. Nessuno dei due osava parlare, guardavamo la strada davanti a noi pensierosi.
"Senti per quello che è successo sta notte" dicemmo all'unisono.
"Oh scusa" di nuovo.
"Prima tu" ancora.
Scoppiammo a ridere e tornammo a guardare davanti a noi.
"Stai tranquilla, siamo amici no?" disse voltandosi versi di me e sorridendomi.
"S..si" ammisi facendo una piccola smorfia e alzando leggermente il sopracciglio sinistro.
"Che c'è che non va?"
"Eh? No niente..nulla..davvero..è tutto apposto" gli sorrisi voltandomi verso di lui, per poi tornare a guardare la strada pensierosa.
 
 Arrivati davanti a casa mia si fermò per farmi scendere.
"Beh..grazie del passaggio" lo ringraziai aprendo la porta della macchina.
Feci per uscire ma mi bloccò prendendomi per il polso.
"Non mi saluti?" mi chiese.
"Oh.." sussurrai "Scusa" ritornai alla posizione di prima e mi sporsi verso di lui che mi prese per la nuca con una mano e mi baciò la fronte.
"Ci sentiamo più tardi scricciolo" mi sorrise.
 
Entrai in casa leggermente confusa, mi appoggiai con la schiena alla porta e mi toccai la fronte, con la mano sinistra, nel punto dove mi aveva baciato.
"Siete solo amici Annie, che pensavi?" mi ammonii da sola a voce alta staccandomi dalla porta e andando verso camera mia.
Bob non era in casa quindi approfittai di fare le cose con calma, mi spogliai e mi misi sotto la doccia.
Mi massaggiai il corpo insaponandomi, cercai di rilassarmi il più possibile ma ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo il suo viso e non andava bene.
Non andava assolutamente bene.
 
Arrivai a lavoro in orario ed entrai come al solito dal retro. Misi la borsa nel mobiletto e indossai il grembiule nero che strinsi in vita.
Raggiunsi Matt che stava pulendo e sistemando alcuni tavoli.
“Ciao” lo salutai mettendomi di fianco a lui, mi sedetti su una delle sedie del tavolo che stava pulendo.
“Ciano Annie, come stai?” mi rispose facendomi un sorriso e posizionando al centro del tavolino una scatolina rossa con i fazzoletti.
“Bene, credo” risposi corrucciando la fronte.
Si fermò e mi guardò analizzandomi il volto.
“Ma perché mi fissate tutti quanti?” dissi esasperata alzandomi dalla sedia e dirigendomi dietro il bancone.
“Semplicemente perché dal tuo viso si capisce come ti senti, non so spiegarmelo, ci conosciamo da un sacco e l’ho sempre fatto” disse venendomi dietro con in mano lo straccio che usava per pulire.
“Se c’è qualcosa che so per certo è che i tuoi occhi non mentono ed è sicuramente successo qualcosa, sputa il rospo.”
Sbuffai appoggiandomi con la schiena al muro vicino la porta del retro, e iniziai a raccontargli tutto.
“Eh si, beh..è stato fantastico ma..non lo so, siamo amici l’ha detto anche lui, quindi non c’è nulla da risolvere, è tutto ok!” finii la frase sorridendo, sperai che non si accorgesse quanto stessi mentendo quindi mi girai e andai a prendere le ordinazioni di due signore appena entrate.
 
Ero a lavoro solo da due ore ma mi sembrava di essere li da cinque. Continuavo a servire ai tavoli cordialmente e con un sorrisino stampato sul viso.
Il campanellino sopra la porta attirò la mia attenzione, alzai lo sguardo per vedere chi era appena entrato e rimasi senza fiato.
“Cosa ci fa qui Dylan?” pensai e il mio cuore iniziò a battere più forte.
Raggiunse il bancone e si sedette davanti a me e mi sorrise.
“Ciao” mi salutò senza levarsi il sorriso dalla faccia.
“C..ciao” risposi, mancava solo che non mi ricordassi come parlare e avrei fatto sicuramente una bellissima figura di cacca.
“V..vuoi qualcosa?” gli chiesi abbassando lo sguardo e cercando assolutamente qualcosa da mettere apposto accanto a me, tutto pur di non guardarlo e di non morire dalla voglia di baciarlo.
“Ciao Dylan!” la voce contenta di Matt fece capolino alla mia sinistra.
“Ciao Matt” gli rispose “Un caffè può andar bene, Annie”
Com’era bello sentire il mio nome pronunciato dalle sue labbra.
"Faccio io" si offrì Matt e mi sorpassò andando alla macchinetta del caffè.
"C..come mai da queste parti?" gli chiesi.
Mi schiaffeggiai mentalmente
"Finiscila di balbettare!" intervenne la vocina nella mia testa.
Non era facile non guardarlo, soprattutto dopo quello che era successo la notte scorsa; mi imbambolai a guardarlo mentre lui si guardava attorno tranquillo.
“Annie mi passi un piattino?”
Tastai il bancone senza togliere lo sguardo da Dylan, quando ne presi uno alzai il braccio verso destra e per sbaglio colpii in pieno viso Matt.
“Oh mio dio!” urlai, non sapendo più per cosa, se per lo spavento, se per il caffè che mi bruciava la pelle e che mi aveva macchiato la maglietta sul petto o per il fatto che avevo fatto male a Matt.
“Tranquilla, non mi hai fatto male, tu invece..” si trattenne dal ridere “Dai vieni qui”
Prese un pezzo di Scottex e iniziò ad asciugarmi dove mi ero macchiata.
Mi guardai e mi maledissi di non essere stata attenta, poi mi maledissi ancora perché stavo passando il resto della giornata a rimproverarmi mentalmente.
Se non fosse stato per Dylan..“Dylan?”
Guardai oltre il bancone proprio dov’era seduto prima, non c’era.
Mi guardai attorno, era sparito. Conclusi quindi che doveva essere andato via. Ma perché?
Strattonai via il braccio dalla presa di Matt e corsi verso la porta.
“Annie dove vai?” urlò lui alle mie spalle.
Non mi fermai e uscita dal bar guardai a destra e a sinistra più volte fin quando non lo vidi oltre la strada che camminava allontanandosi dal bar.
Corsi oltre la strada cercando di non farmi investire e poi sul marciapiede senza investire le persone che ci camminavano fin quando non lo raggiunsi.
“Dylan!” dissi con il fiatone “Perché te ne sei andato?” respiravo veloce e il mio cuore batteva all’impazzata.
“Niente, ho da fare.” mi dileguò così e tornò a camminare, lo richiamai ma non si girò.
Forse aveva veramente qualcosa da fare e decisi di non disturbarlo una seconda volta.
Tornai quindi al bar dove finii il turno di lavoro spiccicando ogni tanto qualche parola con i clienti, non ero dell’umore adatto.
 
La vibrazione del cellulare sulla mia pancia mi fece sobbalzare. Mi stropicciai gli occhi e mi misi a sedere raccogliendo l’oggetto che era finito sulle mie cosce. Ero stanchissima e quando ero arrivata a casa mi ero buttata sul letto.
 
Da Sophie:
Preparati che sta sera usciamo, so che sei stanca ma vieni comunque a bere qualcosa con la tua bellissima migliore amica. Fra 15 minuti sono li. xx
 
Stavo per digitare qualsiasi cosa che sarebbe passata come scusa, ma sapevo che nulla avrebbe retto con Sophie. Sbuffando mi alzai dal letto e frugai nell’armadio alla ricerca di qualcosa da mettere.
Optai per dei semplici jeans scuri, una canottiera bianca e un cardigan nero di lana con dei piccoli teschi bianchi ricamati sopra.
Uscii di casa sistemandomi la sciarpa e la borsa sulla spalla. Percorsi il piccolo vialetto di ciottoli e raggiunsi Sophie che mi aspettava in macchina.
Appena mi sedetti mi voltai verso di lei sorridendo leggermente, ma quando guardai il suo viso capii che qualcosa non andava.
“Che ho fatto ora che mi guardi in quel modo?” sbuffai.
Oggi mi fissavano tutti, non ne potevo più.
“Più scazzata di così non potevi vestirti” mi ammonì accendendo il motore e mettendosi in carreggiata diretta verso il centro.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai “Ma se ho messo pure i tacchi!” indicai le mie Jeffrey borchiate voltandomi verso di lei con la bocca aperta.
Continuò a guidare tranquilla, senza rispondere, iniziai quindi a guardare fuori dal finestrino, sembrava giorno per quanto era illuminata la città.
“A che pensi?” mi chiese continuando a guardare la strada.
“Niente” risposi sospirando e abbassando lo sguardo sulle mie mani appoggiate sulle mie gambe.
“Centra Dylan?” ecco, una delle grandi caratteristiche di Sophie che si faceva avanti, era sempre così diretta, non girava mai in torno alle cose; sorrisi leggermente al ricordo di quando eravamo a ballare al Club vicino casa di Dylan, per come aveva chiesto a Alex di scopare lasciando me e Dylan come due babbei ad aspettarli per ben un ora e mezza fuori dal locale perché i due si erano allontanati in macchina; da quel giorno, o perlomeno, da quel periodo stanno assieme.
“No figurati” feci una smorfia cercando di ridere.
“Ironia portami via bellezza!” esclamò svoltando a sinistra e posteggiando velocemente prima che la macchina che proveniva dall’altro lato le fregasse il posto.
Scendemmo dalla macchina e riconobbi subito il posto.
Quando eravamo più piccole venivamo sempre in questo parco di sera, Sophie prima abitava in un attico qui vicino, ma poi i suoi genitori decisero che era troppo piccolo per loro tre e si trasferirono in una villa enorme.
Percorremmo il vialetto di sassolini fino al centro del parco dove in una delle tante panchine c’erano gli altri.
Alex appena ci vide si alzò di scatto e venne verso Sophie, prendendola in braccio e baciandola come solo loro sapevano fare. Decisi di andare avanti senza fare la terza incomoda.
“Annie!” esclamarono all’unisono Hanna e Monique venendomi incontro sorridenti. Mi avvicinai a loro e sorridendo anch’io, le abbracciai.
Quando ci staccammo incontrai gli sguardi divertiti di Fred e Josh.
"Ciao ragazzi!" dissi ridendo e sedendomi affianco a Fred.
Conoscevo Hanna e Monique fin da quando eravamo piccole e assieme a Sophie andavamo alle elementari ed eravamo sempre assieme. Fred e Josh invece sono due gemelli, non si direbbe visto che sono completamente diversi, assieme a loro abbiamo passato i piu bei anni delle superiori; inizialmente non pensavo di volerci fare amicizia, ma Dylan era sempre con loro e da sua grande amica dovetti aggregarmi al gruppo pure io.
"Ehi Dylan! Siamo qui!" urlò Alex ancora abbracciato a Sophie che gli diede una sberla sul sedere per aver smesso di baciarla e aver dato retta all'amico.
Insomma, si parla del diavolo.....
Forse era meglio smetterla di pensare a lui, perché i recenti avvenimenti mi avevano portato a conseguenze che mai avrei pensato di ottenere.
Abbassai lo sguardo e iniziai a fissarmi le scarpe nere che con la polvere chiara dei sassolini si erano sporcate ai lati.
"Ciao ragazzi" salutò e gli altri ricambiarono, mentre io restai in silenzio.
Forse però non era la cosa giusta da fare, così avrebbe pensato che ci stavo male e non era così. Alzai lo sguardo e sorrisi leggermente nella sua direzione dicendo un leggero ciao.
Fred e Josh si alzarono e si affiancarono a lui iniziando a parlare del più e del meno.
Anche Alex si staccò da Sophie per andare dall'amico, la ragazza borbottò qualcosa che alle mie orecchie risuono come uno dei suoi soliti insulti ridicoli.
Hanna e Monique si sedettero di fianco a me guardando divertite i ragazzi che ridevano tra loro e facevano battutine stupide.
Si aggregò a noi anche Sophie che, ormai, aveva perso le speranze di tornare a farsi le coccole con Alex.
"Annie ma...c'è qualcosa che non va?" mi chiese Hanna appoggiando la testa sulla mia spalla destra.
"No no" risposi "Sono solo stanca" era la miglior scusa di sempre per non dare spiegazioni a ogni persona presente sulla terra.
"Non glielo dici?" mi sussurrò all'orecchio Sophie.
"Che?!" la guardai sconcertata.
"Sai di che parlo Annie" disse facendo un cenno con la testa verso i ragazzi, capii ciò che intendeva.
"Di cosa parlottate voi due?" intervenne Monique appoggiando la schiena alla panchina e abbracciandosi le gambe al petto dondolando leggermente.
"Niente d'importante" dissi fulminando con lo sguardo Sophie che scuotendo la testa e guardandomi con rimprovero imitò Monique.
Alzai lo sguardo verso i ragazzi e incontrai gli occhi di Dylan che abbassò subito lo sguardo e salutando i ragazzi si allontanò mettendo le mani nelle tasche dei jeans. "Perché se ne va?" chiese Hanna appoggiando il mento sulla mano appoggiandosi alle ginocchia.
"Non lo so"
Era diverso e guardandolo allontanarsi sempre di più da noi, capii che forse si era pentito di quello che era successo tra noi.
 
La musica che proveniva dal bar si sentiva forte e chiara anche al di fuori. I ragazzi entrarono parlottando tra loro e andando verso il bancone per prendere qualcosa da bere. Noi quattro invece andammo verso un tavolino vuoto nel fondo della stanza.
Facendo lo slalom tra gli altri tavolini arrivammo al nostro accomodandoci raffreddate sui divanetti.
Affondai il viso nella sciarpa come facevo sempre quando avevo freddo e Dylan mi prendeva sempre in giro.
Ecco che tornavo a pensare a lui, non riuscivo a togliermelo dalla testa, ero preoccupata per la nostra amicizia, non volevo finisse per stupide incomprensioni.
Alzai lo sguardo e vidi ciò che non mi sarei mai aspettata di vedere.
"Hai visto quello che ho visto io?" chiese Sophie guardando davanti a noi. Anche le altre si girarono e stranite si voltarono verso di me.
"Sei sicura che non devi dirci nulla Annie?" mi chiese Monique rigirandosi e guardando ciò che insistentemente guardavo io.
"Non ora" risposti e mi alzai senza dire niente e mi diressi verso l'uscita. Inconsciamente passai vicino a Dylan e la ragazza aggrappata a lui che rideva dandosi arie. Abbassando lo sguardo continuai ad andare avanti fino a quando mi sentii richiamare.
"Annie!" mi richiamò e questa volta mi raggiunse fermandomi per un braccio.
"Cosa c'è?" chiesi irritata e strattonando il braccio liberandomi dalla sua presa.
Non rispose e abbassò lo sguardo per poi tornare a fissarmi negli occhi.
"È mia cugina, non la vedo da anni"
"E tua cugina si stringe a te così?" dissi spostando lo sguardo velocemente dietro di lui notando la ragazza seduta di schiena con lunghi boccoli castano chiari che le ricadevano sulle spalle.
"È una persona particolare" sospirò mettendosi le mani in tasca e guardandomi dall'alto con uno sguardo vago.
Abbassai lo sguardo e sospirai, facendo una piccola smorfia rialzai lo sguardo.
"Io vado" dissi, indietreggiando di due passi per poi girarmi e uscire dal bar.
Non ero per niente convinta che mi stesse dicendo la verità.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: believeinmuffins