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Autore: yelle    02/12/2013    5 recensioni
[Olicity]
Raccolta di one shots a tema "bacio".
25.09.2015: aggiunta la quinta one shot - storia fluff.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: ci tengo a precisare che questa fanfiction è una raccolta di one shot, indi per cui ogni singolo capitolo è slegato da quello che lo precede e da quello che lo segue. L'unico tema che ricorre e che lega le storie è quello del bacio.
Per quanto riguarda questo capitolo in particolare, si tratta di una song fic, il cui titolo e le cui lyrics arrivano dall'omonimo singolo dei Killers.
La storia può considerarsi AU, in quanto nello show abbiamo già visto che Felicity è soddisfatta detentrice di una mini rossa, quindi il fatto che in questa fanfiction prenda i mezzi è una distorsione di quanto abbiamo visto nel telefilm. Abbiate pazienza, mi è venuta l'idea della oneshot e ci sono andata a nozze, senza badare a certe quisquille XD
Credo di aver finito con le precisazioni, non mi resta che augurarvi una buona lettura!
ps: per il momento non ho altre one shot pronte da pubblicare (ne ho altre in lavorazione, che però pubblicherò come storie a sè stanti), quindi non so quando tornerò ad aggiornare questa raccolta. 




 

A shot at the night.


 
Once in a lifetime, the suffering of fools
To find our way home, to break in these palms
Once in a lifetime


Solo pochi millimetri impedivano alle loro mani di sfiorarsi. Felicity poteva quasi avvertire il calore delle dita di Oliver irradiarsi fino alle sue nel vuoto quasi impercettibile che le separava.
Erano praticamente soli sulla banchina, in attesa dell’arrivo del treno che li avrebbe riportati a casa. Si era ritrovata così spesso in quello stesso luogo, in quello stesso punto, e altrettante volte si era immaginata Oliver accanto a lei, che ora non sapeva cosa fare di sé stessa.
Aveva voglia di toccarlo.
Okay, aveva sempre voglia di toccarlo, ma mai come in quel momento aveva avvertito la pelle pizzicare nello sforzo di trattenere ogni movimento. Uno sforzo che le impediva persino di alzare lo sguardo sul volto di lui, che in ogni caso stava parlando al telefono e aveva di meglio da fare che preoccuparsi di lei.
No, in realtà era ingiusta. Se in quel momento si trovava lì insieme a lei era solamente perché lui stesso aveva insistito per accompagnarla a casa. Perché, fra tutti quelli che l’avevano preceduto, avesse scelto proprio quel giorno non le era dato capirlo. Ma era lì. In quel preciso istante era al suo fianco, e a lei era dato di fissare la sua bocca muoversi al ritmo delle parole che non riusciva a cogliere mentre si scioglievano nel freddo abbraccio della sera. Non poteva pensare un modo migliore per terminare la serata.
O meglio, ci riusciva. E senza nemmeno tanto sforzo, ma era piuttosto inutile forzare le barriere della fantasia quando sapeva che la realtà non avrebbe mai potuto avvicinarvisi. E lei si accontentava.
Più o meno.
Ma, oh!, era così dannatamente bello, anche sotto le luci artificiali e mal funzionanti che disegnavano ombre scure sul suo volto, facendolo assomigliare un po’ di più alla versione arcigna di sé stesso.


 
Give me a shot at the night
Give me a moment, some kinda mysterious
Give me a shot at the night


 
Solo in quell’istante Felicity si accorse che il viso di Oliver era girato verso di lei e che la bocca formulava parole che non raggiungevano il suo udito.
“Scusa, parlavi con me? Ero distratta.”
“Mi fissavi. Pensavo fosse un modo per rimproverarmi.”
“Di cosa? Hai fatto qualcosa di sbagliato?”
“Dimmelo tu. Pensavo ti desse fastidio il fatto che fossi ancora al telefono.”
“Oliver, sei l’amministratore delegato della Queen Consolidated. Non posso avercela con te solo perché fai il tuo lavoro.”
“Sei sicura?”
“Certo. Per chi diavolo mi prendi? Stavo semplicemente ammirando il paesaggio.” Sì, adesso si diceva così. Ammirare lo splendido paesaggio che era il suo corpo.
“Ed è di tuo gradimento?”
“Più di quanto tu possa immaginare.” Quand’è che, esattamente, era diventata così dannatamente sfacciata? Come faceva Oliver a non leggerle in faccia quello che stava pensando?
“Quindi è per questo che ti ostini a prendere i mezzi pubblici?”
“No, Oliver, mi ostino a prendere i mezzi perché sono comodi. Sai, non tutti noi mortali possiamo permetterci una macchina con autista o una tuta di pelle con cui correre per i tetti di Starling City. Che poi, se proprio vuoi saperlo, non so come tu faccia a saltare e a muoverti in quel modo quando sei vestito di pelle da capo a piedi. Te lo devo dire, quella divisa sembra dannatamente scomoda.”
“Va bene, Felicity, ho capito,” sorrise lui. “Non metterò più in discussione il tuo modo di viaggiare. E in ogni caso ti assicuro che il costume non è poi così fastidioso come può sembrare.”
“Non ci tengo comunque a provarlo, te lo lascio volentieri.”
“Peccato.”
Cosa?!, pensò.
“Cosa?” gli domandò.
“Niente.”


 
Once in a lifetime, the breaking of the roof
To find that our home, has long been a throne
Draw me a life line, ’cause honey I got nothing to lose


 
Non c’era più divertimento sul suo volto. Non un sorriso. Niente di niente. All’improvviso a Felicity fu dato di vedere i pensieri dell’uomo affollarsi dietro le sue iridi offuscate, tanto che aveva quasi l’impressione di poterli toccare se solo avesse allungato la mano.
“Oliver?”
“Sì?”
“Mi dispiace.”
Lui rimase in silenzio per qualche istante, come a voler soppesare la sua domanda, prima di aprire la bocca e chiederle: “Per che cosa?”
“Per quello che ti è successo. Sull’isola, intendo. Per quello che… ehm, per quello che hai passato.” Perché le parole facevano così fatica ad uscirle dalla bocca?
“Non ce n’è bisogno, Felicity. Sul serio.”
“Ma voglio farlo. A volte sono dura con te perché dimentico che ci sono cose che non conosco, ma questo non vuol dire che non siano mai esistite, e il fatto che siano cose che non posso neanche immaginar-…”
“È meglio così, Felicity,” la interruppe. “Te lo assicuro.”
“Ma io voglio capire… voglio sapere. Non voglio venire tagliata fuori solo perché mi ritieni troppo fragile per sopportare il peso di quello che hai da dire.”
“Felicity, ti prego. Possiamo parlare d’altro?”
“Lo vedi? Lo stai facendo proprio ora. Mi stai chiudendo fuori. Non sono così debole come tu sembri pensare, Oliver. Sul serio. Posso reggerlo.”
“Non lo metto in dubbio. Non mi sarei mai intrufolato nella tua macchina per chiederti aiuto, se non avessi creduto che fossi forte abbastanza.”
“E allora qual è il problema? Non ti fidi di me fino a questo punto?”
Ma la risposta dalla bocca di Oliver venne resa muta dal suono meccanico delle rotaie a riempire il vuoto fra i loro sguardi muti.
Inaspettatamente, lui colmò il vuoto fra i loro corpi e si chinò sul volto di lei, in modo che arrivassero quasi a sfiorarsi. Felicity fu così sorpresa di quella vicinanza così intima che si mosse all’indietro, ma lui le afferrò il braccio e le impedì il movimento.
“Vuoi davvero sapere perché non riesco a parlarti di quello che è successo sull’isola? Vuoi davvero sapere perché non voglio che tu mi faccia domande su quello?”
Lei spostò lo sguardo via da lui, spaventata e certa che Oliver in ogni caso non si aspettasse una risposta.
“Perché non voglio contaminarti con i miei ricordi.. voglio guardarti senza avere paura di quello che potrei scorgere nei tuoi occhi. Voglio poter parlare con qualc-… con te sapendoti ancora pura. Mi distruggerebbe sapere di essere la causa della tristezza e della pena nel tuo sguardo.”
Felicity seppe rispondere solo con il silenzio, incapace com’era di organizzare i pensieri che le ronzavano in testa.
Ma Oliver non sembrò in grado di reggere la mancanza di suoni e parole nell'aria. “Felicity, parlami.”
“Oliver... non puoi impedirmi di provare tristezza o qualsiasi altra cosa io voglia provare per quello che hai passato sull'isola, anche se tu ti ostini a non volerne mai parlare. È come se avessi in mano un pacchetto di Skittles e tu me lo portassi via dicendomi che mi fanno male e che potrei diventare grassa, perché non me ne importerebbe alcunché. Appena uscita di qui andrei a comprarmene altre 10 confezioni, chi se ne frega della dieta!”
“Tu non sei a dieta.”
“Lo so, ma non è questo il punto!”
“E allora qual è?”
“Non puoi proteggermi da qualcosa su cui non hai il controllo.”
“Certo che ce l'ho,” sussurrò lui, più a sé stesso che rivolto a lei, che rispose scuotendo la testa.
“No, Oliver. Mi dispiace, ma non puoi controllare tutto, e soprattutto non puoi controllare come io possa o debba sentirmi.”
“Non mi convincerai a raccontarti dell'isola.”
“Va bene,” rise. “Vorrà dire che sceglierò un altro motivo per alzarmi dal letto, la mattina.”


 
Look at my reflection in the mirror
Underneath the power of the light
Give me a shot at the night
I feel like I'm losing the fight


 
Fu nell'attimo successivo che il cuore di Felicity perse un battito e il suo mondo si fermò. Un calore che non s'irradiava dal suo corpo le circondò il viso, arrossandole le guance e la punta del naso. Erano le mani di Oliver che le cingevano il volto ora accaldato. Erano i suoi occhi che la inchiodarono al suolo senza possibilità di muoversi. Il suo cuore prese a battere all'impazzata, dettando il ritmo dei pensieri che, muti, le vorticavano in testa.
Quando le loro labbra si unirono il respirò le mancò. La percezione del mondo le mancò. L'unico cosa che in quell'istante esisteva erano le labbra di Oliver, calde, umide, poggiate gentilmente sulle sue. I suoi movimenti erano lenti, gentili. Quasi a chiedere il permesso. Lei glielo concesse aprendo la bocca e lasciandolo entrare. Gli occhi, spalancati nella sorpresa, vennero chiusi per assaporare il momento.
Profumava di un odore leggero, acre; un profumo di cedro, sudore e pulito. Sollevò le mani ad accarezzargli il viso; le dita incontrarono la sua barba che ne solleticò la punta. Circondata dal buio, la sua mente era completamente, assolutamente rivolta alla sorpresa e alla meraviglia di quel bacio inaspettato. La pressione di Oliver era gentile, delicata sulle sue labbra. Un lieve gemito che non sapeva venire da lei la rese partecipe delle sue stesse emozioni. Sopraffatta, si tirò indietro, ma le mani di lui glielo impedirono; la tennero ferma esattamente dov'era mentre il resto di lui continuava a baciarla. La gentilezza divenne urgenza, l'emozione si trasmise a lei nel tatto, nel respiro di lui sul proprio viso, nelle sue ciglia che le solleticavano la pelle sensibile. Comparvero denti, quelli di lui, che le morsero il labbro inferiore.
Quando fu ormai certa di aver perso la capacità di respirare le fu dato di sciogliersi da quell'istante , da quel contatto intimo quanto inaspettato. In quel momento il mondo tornò a vivere intorno a loro. Felicity udì nuovamente i suoni della gente, le loro parole inudibili, passi, il fischio di un treno. Il loro passaggio a casa era arrivato.
Incerta sulle sue gambe, tenne lo sguardo basso. Era certa che il suo volto fosse rosso del fuoco che la bruciava. Oliver però non le lasciò quel lusso. Avvertì le sue dita poggiare leggere e delicate sotto al suo mento, per poi esercitare una leggera pressione finché lei tornò a guardare in fronte a sé. Il volto di lui entrò nel suo campo visivo. Sorrideva, sereno.
La stessa mano andò a stringersi attorno alla sua, mantenendo la presa mentre la trascinava dentro il vagone aperto. Le dita di lui la stringevano con un calore che non aveva mai sperimentato. Avrebbe voluto che non la lasciasse mai andare.
Si sedettero su due seggiolini liberi e rimasero immobili, guardando ognuno il riflesso dell'altro nel finestrino di fronte a loro. Oliver sorrideva ancora.
Felicity sorrise di rimando.


 
Give me a moment, some kinda mysterious
Give me a shot at the night
 
   
 
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