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Autore: Reagan_    04/12/2013    3 recensioni
C'è un uomo distrutto dal dolore, completamente assorbito dal lavoro e dalle sue ambizioni.
C'è una donna capace nella sua professione, simpatica e corrosa dai sensi di colpa.
Sono due persone con cicatrici, passati tristi, scelte difficili, ma ancora in grado di amare ancora.
Storia che partecipa alla "Challenge in Love" di Marlene.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Audrey, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo: Histoire d'Amour
Autore: Reagan_
Prompt: 1. Colpo di Fulmine
Fandom: Harry Potter
Rating: Verde
Avvertimenti: -
Eventuali note dell’autore: Nel capitolo c'è un salto temporale di un paio di mesi. I paesi dell'Est Europa generalmente hanno il genere femminile per i cognomi.
[Dolohov è maschile; Dolohova è femminile]




Histoire d'Amour


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#Colpo di Fulmine




2 maggio 1998

La guerra era finita.
In quella notte di inizio estate, le nubi scure della notte erano solcate da centinaia di luci, di strisce di colori allegri, di scritte allegre e vittoriose.
Nonostante il sorriso sincero sulle labbra di Audrey Dolohova, il dolore alle gambe e la pozza di sangue che si stava allargando sotto di sé, la preoccupavano.
Non poteva proprio permettersi di tirare le cuoia in quel giorno!
Avrebbe dovuto bere una birra con i suoi colleghi, dormire fino al pomeriggio dopo e andare in ufficio, pronta per mesi d'inferno fra processi, fuggitivi, sporadici attacchi e il trasferimento da completare a Londra. Ora che ci pensava non aveva svuotato gli scatoloni con i libri e gli utensili da cucina.
Una fitta di dolore attraversò la sua schiena mentre stringeva la bacchetta e cercava di muoverla.
Un'ombra le coprì la visuale del soffitto squarciato.
-Stai bene?- domandò l'ombra.
-Oh. Benissimo … Non riesco a muovere le gambe … - Audrey non aveva voluto sembrare piagnucolosa, ma la voce arrochita e il bruciore agli occhi avevano fatto da sé. Strizzò gli occhi più volte per focalizzare quella persona che la stava trascinando malamente da quel groviglio di massi e scale, un conato di vomito le si strozzò in gola quando vide un pezzo del mantello di suo padre sbucare da un cumolo di pietre.
Strinse le labbra e si aggrappò ancora di più a quelle braccia magre e cercò di concentrarsi sulle poche parole che lui le stava ripetendo, ma un forte senso di sonnolenza la colse e tutto il suo corpo cadde improvvisamente in un sonno profondo.



7 luglio 1998

Arrossì quando notò di essere praticamente nuda.
Il petto era ricoperto da bende fasciante che facevano risaltare il suo seno piccolo, le coperte erano scivolate oltre il bacino scoperto da cui facevano capolino le sue mutande scure e le braccia, bloccate a causa delle ossa spezzate, rendeva difficile recuperare almeno un lembo del lenzuolo.
Sentì le guance infuocarsi di nuovo e deglutì saliva in eccesso.
-Ricapitolondo quello che ha detto due settimane fa al mio collega, lei ha ucciso Dolohov, Rimle e Gibbon, giusto?- disse l'uomo.
Audrey annuì.
L'uomo era entrato con il cartellino del Ministero appuntato sul taschino, i fascicoli in mano, una grigia veste spiegazzata, l'aria stanca e i capelli flosci che pendevano verso sinistra, come se si fosse appena svegliato da un sonno agitato.
Ma la sua voce era la stessa che l'aveva trovata e salvata.
Quel timbro basso e secco era identico, aveva buona memoria per i dettagli e ne era rimasta piacevolmente colpita.
-Sì, prima … Ho fatto fuori Rimle. Un paio di maledizioni. Con Gibbon siamo arrivati alle mani. Aveva perso la bacchetta grazie a un ragazzo della scuola che gliela aveva schiantata lontano. Mi sono presa la soddisfazione di torcergli letterlamente il collo.-
L'uomo alzò gli occhi dalla penna magica che scriveva le sue parole e la fissò con la fronte aggrottata. Sembrò per un attimo valutare se dirle qualcosa ma preferì scuotere la testa.
-Poi … Mio padre, Dolohov. Con lui è stato difficile, ad un certo punto si è distratto e l'ho colpito … - Ad Audrey le si mozzò il respiro. Aveva rivissuto ogni scena, aveva rivisto chiaramente gli occhi sorpresi di suo padre quando la Maledizione Senza Perdono lo colpì e il gemito di dolore, lungo e tremulo, che emise quando i massi del soffitto caddero sul suo corpo.
Cominciò a tremare e a desiderare di essere morta come lui.
A quest'ora sarebbero stati due cadaveri putridi che si guardano in cagnesco nella tomba di famiglia per l'eternità.
Sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla e un viso chinarsi accanto al suo.
-Lei ha combattuto una guerra dalla parte giusta, nonostante la sua parentela. Ho sentito che è uno dei migliori Auror dell'Ufficio Internazionale, non avrà mai più bisogno di rivangare questo episodio per il Ministero.- mormorò scandendo bene le parole come se avesse imparato a memoria un discorso. -Le consegno il mio biglietto così se avrà altri dettagli da dichiarare, potrò cambiare di persona la sua dichiarazione.- le disse con un tono pratico.
Audrey alzò gli occhi ed incontrò le sue iride di un azzurro brillante ma che trasudava stanchezza.
Per un attimo sembrò di volerla baciare dato lo sguardo fisso sulla sua bocca, Audrey tentò rizzare il mento e incollare le secche labbra sulle sue.
-Arrivederci, signorina Dolohova.- disse ad un tratto infastidito, sobbalzando indietro e marciando verso la porta.
Il cuore di Audrey aveva fatto un paio di strani capitomboli e quando la porta si chiuse facendo vibrare i leggeri muri della camera, si sentì quasi male.
Non aveva più saliva, le mani erano sudaticce, il sorriso ebete che le si allargava sulle labbra e una strana euforia.
Un colpo di fulmine, pensò stringendosi il biglietto dove brillava in rosso il nome del funzionario : P. I. Weasley.
Si sentì una sciocca ragazzina mentre si sdraiava sul cigolante letto e ripensava a quegli occhi azzurri, quel corpo magro e quella voce corposa, tuttavia quella notte fu la prima senza incubi.
   
 
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