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Autore: darkangel98    05/12/2013    5 recensioni
Prima dei Settantacinquesimi Hunger Games, prima della ribellione, c’è stato un tempo in cui una tredicenne di nome Enobaria Harondale si offrì volontaria come tributo. Questa è la storia di come quella ragazzina diventò assassina passando attraverso tutto ciò che l’arena porta, il dolore, il sangue e il terrore, i brividi di adrenalina della lotta, e forse l’amore.
È la storia di una Favorita che entrò nell’arena con la gioia negli occhi e ne uscì felice di non doverci tornare mai più. O almeno così avrebbe dovuto essere.
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brutus, Enobaria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stardust



Inarco il sopracciglio. -Veramente? Cioè, avete rivisto la divisione del lavoro, no? Perchè io ho sempre sentito dire che ci sono prima i tre estetisti per il trucco e poi lo stilista, che è un altra persona.-                                                                                                               
Abner ride di nuovo e si siede sul lettino accanto a me. - Sì, in teoria sì. Ma lo stilista dell'anno scorso è andato in pensione all'ultimo momento e non si trovava un sostituto, quindi hanno deciso di scegliere uno del Prep Team e mi sono candidato io. Credo di essere l'opzione migliore, in confronto a quei due tipi inaffidabili e al ragazzino saltellante, no?-                                                                                          
-  In effetti.- faccio dondolare i piedi nel vuoto. -  Che c'è in programma per quest' anno? Gladiatori o guerrieri medievali?-                                                                                                             
Scuote la testa. - Non esattamente. Non ti avrei fatto dipingere dalla testa ai piedi per infilarti in un armatura, no? -                                                                                                                  
- Oh, ti prego, non di nuovo vestiti da mattone!- sgrano gli occhi con una smorfia di schifo, pensando a come abbiamo riso vedendo Ember e Brutus incavolati neri, con solo le teste che spuntavano da due mattoni finti di gomma piuma.                                                                                                                             
- Cielo, ovvio che no!- Abner inarca le sopracciglia, con aria di disappunto. -Ho odiato quella sfilata. Non hai molta considerazione per la moda, eh?-                                     
- Solo per quella che fa sembrare un fenomeno da baraccone. Sarà così il vestito?-                                                    Abner mi sorride (vorrei che la smettesse, ha il sorriso più abbagliante che abbia mai visto e sembra che ci provi con ogni persona che guarda) e tira un telo.                                                                                                                                                       
Dietro ci sono una maglietta con le maniche a tre quarti tagliata sotto il seno (che non ho) e un paio di calzoncini corti, entrambi strappati, schizzati di rosso e di una particolare stoffa bianca intrecciata con fili argentati.                
Intuisco in qualche modo che dovrebbe rappresentare una tuta da Pacificatore reduce da una lunga battaglia.                                                                                                                            
- Carino.- commento, e vorrei fare un passo avanti per sentire la consistenza della stoffa, ma Abner mi interrompe con un urletto un po' effemminato. -Oh, no! Solo io so come mettertelo senza farlo sembrare un pigiama rotto!-  Poi sembra rendersi conto di aver parlato in quel tono completamente diverso dal solito.                                                                      
-Scusami.- dice, riprendendo la voce da persona normale. - Detesto l'accento di questa città, ma ci sono sempre nato, e a volte dimentico di controllarmi quando sono emozionato.-                                                                                                   
Sembra vagamente imbarazzato, una cosa strana per essere capitolino. Deve essere perchè è così giovane e assomiglia a un essere umano.                                                                       
Senza aggiungere altro, mi infila la maglietta allacciandola con una complicata serie di fili dietro la schiena e poi gli shorts, che hanno le gambe leggermente oblique e una cintura con agganciate le lame più belle e affilate che abbia mai visto. Fa un passo indietro per vedere l'effetto d'insieme e annuisce con aria soddisfatta.                                                                                                                                                   
- Sì, direi che ti dona moltissimo.- Poi si avvicina e passa la mano sulla linea dei miei addominali, con aria compiaciuta. - Sei molto atletica. Mi sembravi più minuta con l'accapatoio. Ti alleni tanto ?-                                
Mi viene da sorridere, felice di poter parlare finalmente di qualcosa che capisco. - Sì, tutti i pomeriggi in accademia. In realtà sono piccolissima di fisico, però non posso essere una favorita decente senza un minimo di muscoli, quindi gli allenatori mi danno sempre da fare un sacco di flessioni e ginnastica extra, ma non è così faticoso quando ci fai l'abitudine.-                                                                                                         
Abner sembra fin troppo interessato considerando che non gli sto raccontando niente di così interessante. - E poi ti alleni con le armi, no ? Quali sono le tue preferite? E poi non ricordo mai se si inizia a sei o otto anni, lo chiedo sempre ai ragazzi ma lo dimentico ogni volta... - ha gli occhi di un normale color cioccolato, ma luccicano così tanto di curiosità da sembrare pietruzze d'ambra.                               
Così inizio a raccontargli un po' tutta la mia vita e le mie abitudini, soffermandomi sulle lezioni in accademia, le traumatizzanti prime esperienze con i coltelli, che adoro alla follia ma con cui ho un rapporto conflittuale, gli allenamenti decisamente più normali e sensati con la sciabola, la cerbottana e il corpo a corpo.                                                                                       
Mano a mano che parlo, mi sciolgo e inizio a raccontargli qualcosa di divertente torno a vedere quello strano effetto nei suoi occhi, che ormai splendono come caramelle all'anice, e mi ritrovo a chiedermi se sia un ritocco o meno. è troppo marcato per essere naturale, ma non avrebbe senso farsi una di quelle terrificanti operazione capitoline per una cosa così poco evidente.
Comunque non ha importanza.                                                                                                                                     Alla fine realizzo di avergli raccontato ogni singola cosa riguardo alla mia vita, alla mia famiglia e persino una buona quantità di pettegolezzi della mia classe a cui io stessa ignoravo di aver prestato attenzione, e divento rossa come una mela. Questo dovrebbe prendere il posto di quel pervertito di Flickerman, altro che stilista.                                                                                                                                          
- è molto più bello che qui, nei Distretti.- sussurra alla fine. - Quando eravamo piccoli io e mia sorella eravamo sempre a casa da soli e non ne potevamo più dei nostri vecchi giocattoli, quindi giocavamo a fare gli abitanti dei Distretti. Il Due era il mio preferito.-                                                                                
Rimango un attimo sorpresa perchè è piuttosto strano da dire per un capitolino, ma poi capisco che ha senso.  Nessuna persona dotata di cervello preferirebbe passare la sua vita a guardare le vite degli altri in televisione, piuttosto che vivere la propria. Anche se probabilmente vivono meglio, non corrono pericoli e non muoiono a diciassette anni per una freccia dietro le spalle.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Prendiamo l'ascensore e scendiamo nell'anfiteatro dove ci aspettano Oleander, Brutus, Nikoel e la sua stilista.                                   
Quest'ultima è una donna poco più anziana di Oleander, ma decisamente più inquietante, con i riccioli grigi estremamente al naturale che contrastano con la pelle color lavanda e il rossetto acceso.                                                                                                         
- Nonna, lei è Enobaria, la ragazza che devo vestire. Enobaria, lei è mia nonna Teisse.-                                                                                                                                                                                         - Nonna nonchè collega e mentore di stile.- precisa la signora con una voce un po' troppo vivace per una donna della sua età, abbracciandomi calorosamente.                                              
- Sei stato fortunato, Abner. è molto graziosa.- è la sua sentenza su di me. - Ma hai dimenticato quel che ti ho detto sui capelli, non è vero? Sembra veramente un maschietto così. Dì un po', cosa ti ho detto sulle ragazze con i capelli corti ?-                                                                                                    
Abner sospira e si mette a recitare una specie di lezione che riguarda fermagli, cose che mi sembrano legate alla moda ma non ho mai sentito nominare e "femminilità nascosta in ogni ragazza che deve tornare alla luce". Tiene le mani intrecciate come un bimbo delle elementari che ripete la lezione ed è un gesto buffo in un diciassettenne alto come lui, e fa talmente ridere che dimentico di offendermi per essere stata chiamata maschietto.                                                                                                         
- Bene, bene, vedo che almeno sai la teoria.- lo rimprovera affettuosamente, poi inizia a rovistare in una scatola di cartone fiorato che, noto con una certa sorpresa, è spiccicata a quella che usa la signora Rooney, la sarta del nostro Distretto.Tira fuori un nastrino di raso blu e un fermaglio d'argento a forma di farfalla, incastonato di turchesi, me li sistema delicatamente tra i capelli e mi passa uno specchietto su cui guardarmi.                                                                                      
La tuta ha sempre un aspetto militare che mi piace molto, ma così sembro molto più aggraziata e femminile. Faccio un cenno di ringraziamento a Teisse, che si schermisce con aria allegra.                                                                           
- Non c'è di che, bambina! Mio nipote è un po' inesperto e mi pare giusto dargli una mano.- Ha gli occhi scuri e vivaci, molto simili a quelli di Abner. - Aspetta, fammi vedere che effetto fate insieme. Nikoel, mettiti vicino a lei.-                                  
Lui esce da dietro la schiena di Teisse, un po' di malumore, e capisco subito perchè.  Gli hanno tagliato i rasta che prima gli arrivavano fino alle spalle, lasciandolo con la testa pienaa di riccioli neri e minuti, un taglio che gli donerebbe anche, se non fossero totalmente aggrovigliati e sparati in tutte le direzioni.
Per il resto è vestito più o meno come me: i pantaloni da pacificatore gli arrivano a metà polpaccio ma è a torso nudo, ha una fascia a tracolla con appeso un fucile finto, ma tanto realistico da emanare luce propria e ha la pelle dipinta più o meno come la mia, ma in arancio e oro.                                          
Dopo un bel po' di prove ed esserci tenuti un bel po' per mano (cosa davvero sdolcinata e seccante) Teisse ci approva e ci spinge praticamente di peso sul carro. Non posso fare a meno di pensare a che avrebbe detto se avesse pensato fossimo male assortiti.                                                                                      
Chissà se la stramberia capitolina sarebbe arrivata al punto di mettersi a cancellarci e ridipingerci sul posto, con altri ventidue tributi che ci fissano?                                                                              
Mi guardo rapidamente intorno. I ragazzi dell'1 e quelli del 12 sono entrambi nudi e coperti di polvere, ma c'è un abisso tra i colpi slanciati, lucenti come gemme blu dei favoriti e quelli gracili dei dodicenni del 12. opachi di polvere di carbone.                                                                       
Tameris ha uno sguardo truce negli occhi blu notte e alza con fierezza un tridente, quasi nascosta da un vestito rete con intrecciati pesciolini d'argento. Sta meglio del suo compagno, non tanto per la sua bellezza quanto perchè non è un vestito particolarmente virile.                                                                                   
I ragazzi del 6 sono stranamente belli, coperti da una tuta riflettente rossa e arancio che dovrebbe rappresentare i fari delle auto e, noto sconcertata, ha quasi lo stesso colore degli occhi della ragazza. Sono quasi sicura che non esistano persone con gli occhi rosso ambra, sono inquietanti.                                                                                             
Distolgo lo sguardo e mi volto verso il carro dell'11, che quest'anno sembra meno malmesso degli altri. Il ragazzo vestito da spaventapasseri saltella da un piede all'altro come se fosse nervoso matto, ma è atletico e molto attraente. La sua compagna è praticamente l'opposto, ha la mia età ed è alta e gracile, ma ha un portamento incredibilmente sereno, con una luce vivace negli occhi a mandorla.                                                                                                        è vestita da farfalla con le ali arancioni e si apre in un sorriso quando si accorge che la sto guardando. è un sorriso caldo, ma malizioso.                                                                                                                                            
Non si sorride negli Hunger Games se non sei volontario e non sei favorito, ricordo preoccupata. Devo tenere d'occhio anche questa.                                                                                                                                              
Il carro parte mentre sono assorta nei miei sospetti e il movimento improvviso mi fa quasi perdere l'equilibrio, ma sono abbastanza ferma da rimanere in piedi.                                                             
Alzo una mano in segno di saluto ma non mi sbraccio e non sorrido eccessivamente, proprio come mi ha detto di fare Abner. La mano approda per un riflesso condizionato sulla cintura dei coltelli, ma quando me ne rendo conto non la sposto. Niko sta facendo lo stesso.                                                             
Ho un brivido di piacere pensando a quello che i capitolini vedono in noi. Due favoriti giovanissimi e fieri, appena spuntati da una furiosa lotta, con le mani che accarezzano le loro armi lucenti, un lieve sorriso esultante sul viso e il braccio alzato in segno di trionfo.                                                                        
Per tre giri dell'anfiteatro rimaniamo così, immobili come statue, e quando scendiamo dal carro ho il braccio addormentato. Una Ginger su di giri e particolarmente in vena di abbracci e complimenti ci scorta all'ascensore ridacchiando e informandoci che i nostri stilisti saranno molto impegnati durante il nostro addestramento e li rivedremo per la sfilata, che ha già ricevuto un sacco di contratti e siamo stati "Sempli-cemente spetta-colari!".                                        
Mi infilo sotto la doccia strofinandomi fino a raschiare via la pelle, ma piano piano inizio a passare da blu ad azzurrina a bianca. Esco con la pelle che brucia e profumata come una torta di frutta per tutti i pulsanti azionati per sbaglio.                                                                                                                             
Quando apro svogliatamente l'armadio per prendere un pigiama trovo una maglietta rosa piegata e dei calzoncini neri in bella vista con sopra una busta. La apro e mi scappa un sorriso quando leggo il nome di Abner.                                                                       

Cara Enobaria                                                                                                                                        
sei la mia prima esperienza di stilista e non avrei potuto desiderare una tributa migliore. Quando ti ho vista su quel carro ho capito che tutto ciò per cui avevo studiato aveva finalmente un senso, che ero davvero in grado di creare qualcosa di bello. Ma non si crea la bellezza dal nulla e non avrei potuto farlo senza il tuo fascino e il tuo carisma.                                               
Sarà un piacere farti da stilista per i prossimi anni, Futura Vincitrice dei Sessantaduesimi Hunger Games. Questa è la tenuta per i giorni di addestramento, spero ti piaccia.                  
Che la fortuna sia con te                              
Tuo Abner


Alzo gli occhi al cielo, divertita dal suo entusiasmo.  è proprio un novellino. Scorro la tuta tra le mani: il colore della maglietta è orribile, ma è di felpa leggera e comoda e c' è scritto "Enobaria Harondale, futura vincitrice del 2" in lettere color panna in rilievo.                                                                                                
Se non altro ha parecchia fiducia in me. Mi raggomitolo sotto le coperte e chiudo gli occhi quasi subito, già non vedo l'ora che arrivi la mattina.                                                                              
L'ultima cosa che penso prima di dormire è che devo ricordargli che odio il rosa.

Sclerotime
BAO, ho aggiornato :3
E' un capitolo di passaggio, ma era necessario, e poi c'è a mio parere tanta Abneria :D  
Non chiedetemi come mi è venuta la perversa idea per i vestiti ù.ù
Lo so che la grafica è bruttina, ma ho avuto problemi di HTML e non volevo farvi aspettare troppo.
Ah, domanda: volete che vi linki dei prestavolto?
Ciao!
darky <3                 

  
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