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Autore: TeddySoyaMonkey    08/12/2013    5 recensioni
[Interattiva]
"Ambarabà ciccì coccò
Un tributo mi schiattò,
era in vita da troppe ore
e di funghi avvelenati mangiò le spore.
La fine degli Hunger Games decretò,
Ambarabà ciccì coccò."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Caesar Flickerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come on you stranger, you legend, you martyr and shine.
Parte I
 
Il festino era stato annunciato da ormai un'ora e ogni tributo dell'Arena stava valutando il da farsi.
Era strano, e Soar lo sapeva bene. Era troppo presto perchè qualche tributo avesse davvero il bisogno impellente di qualcosa che lo spingesse a presentarsi. Almeno, lui non aveva bisogno di nulla, ma se gli strateghi già avevano pensato alla cosa allora gli altri tributi erano già mezzi morti.
-Tanto meglio.- Disse fra sé e sé, stirando i muscoli tonici della schiena.
Eppure... per qualche motivo il festino lo attirava. Sapeva bene che era un suicidio e che i Favoriti non aspettavano altro che gettarsi nella mischia e sventrare qualche stomaco, tuttavia non gli sarebbe dispiaciuto porre fine a quella monotonia e sì, anche a quella noia inaspettata che l'aveva colpito. Gli era bastato arrampicarsi su un albero, cospargersi il petto nudo di cioccolato e fare qualche sollevamento di tanto in tanto perchè il cibo iniziasse a piovere con dei paracaduti argentati, insieme ad un paio di occhiali per la visione notturna che gli avevano concesso di scappare prima dell'arrivo degli altri tributi in più di un'occasione. All'inizio quella situazione di stallo gli aveva fatto comodo, gli era piaciuta, ma ora... no, malgrado fosse nella lista dei possibili vincitori, il non provare quanto valeva lo infastidiva. Certo, non gli sarebbe dispiaciuto vincere in quel modo subdolo, se si trattava di vincere, ma se vivere nell'arena era così facile perchè non provare a buttarsi nella mischia, sventrare qualcuno, passare per il bello e dannato di turno e tornare alla sua vita agiata?
Poi il pensiero tornò, come sempre più spesso in quei giorni, a Evangeline, la sua prima e unica alleata.
Magari al festino, se ne mostrava il desiderio, avrebbero messo qualcosa per farla staccare dai suoi dolcetti, in modo da permetterle di rinsavire e tornare ad occuparsi dei bisogni maschili di Soar.
Forse, pensò il ragazzo ricordando con quanta abilità il corpo sinuoso di lei si muoveva, ne valeva la pena.
Soar non sapeva ancora che Evangeline era ormai ben lungi dall'essere la ragazza sensuale e bellissima di pochi giorni prima. I funghi avevano dilatato la sua pelle fino allo stremo, riempiendola di grasso fino a renderla sgraziata e sformata, tanto che a stento si distinguevano gli arti dal tronco.
I denti, che erano stati dritti e bianchi erano ormai neri, piccoli e marci, degli occhi che fino a poco prima erano stati grandi e da gatta ora rimanevano solo due fessure appena visibili oltre le guance flaccide del volto.
Anche il cuore e i polmoni, da giovani e forti erano diventati ormai stanchi di battere e pompare aria. La sua morte era vicina e, ora, a differenza di quando si era gettata per la prima volta sui dolci, la consapevolezza di Evangeline si era acuita.
Era consapevole di com'era diventata, di cosa stesse succedendo al suo corpo e di non poter smettere di mangiare.
Era consapevole anche dell'umiliazione cui era sottoposta stando davanti alle telecamere in quel modo e facendosi usare come oggetto dai Favoriti, che l'avevano trovata e, invece che uccisa, fatta rotolare fino alla Cornucopia per usarla come… oggetto, consci di poterla uccidere in qualsiasi momento.
Se non altro questo le aveva concesso di captare alcune informazioni durante gli ultimi due giorni: avevano in mente un originalissimo agguato durante il festino, e nuove strategie per “sgamare quei pidocchietti.”, come disse la ragazzina del due.
Ovviamente a Evangeline la cosa non serviva granché considerando la situazione in cui si trovava e i favoriti, consci di questo, non si facevano remore a parlare davanti a lei. Per la verità non si facevano remore a fare nulla davanti, o sopra di lei.
Come quando James aveva pensato che divertirsi con Eyelyner sulla sua schiena sarebbe stato divertente. Da quel momento anche Del e Nathan l'avevano usata come divano, l'uno per pianificare la caccia e l'altra per avere un posto comodo dove affilare i coltelli.
Quella sera in particolare erano tutti attorno al corpo della ragazza, Del e Nathan da una parte e Lyn e James dall’altra, tutti e quattro concentrati sul piano che il ragazzo del quattro aveva disegnato sull’ampia schiena del loro mobilio d’occasione con il cioccolato piovuto durante i giorni precedenti. 
“Se gli strateghi hanno pensato al festino,” Ingiunse questi, “vuol dire che molti tributi avranno già bisogno di qualcosa e se è così ci possiamo aspettare che ci sarà parecchia gente qui intorno.”
Del roteò gli occhi alla volta di Nathan. “Grazie tante, capitan ovvio, passiamo alla parte del piano vero.”
Il ragazzo ignorò i commenti velenosi della compagna per indicare lo schema marrone sulla schiena di Evangeline. “Farci trovare qui sarebbe scontato e potrebbe essere uno svantaggio. Gli altri tributi potrebbero coalizzarsi contro di noi per poi uccidersi a vicenda. Quello che propongo è aspettarli nel bosco.”
-Intendi che dobbiamo dividerci?- Chiese Lyn, chinandosi e scostandosi una ciocca bionda e liscia dal volto per impedire che si sporcasse con la cioccolata sulla schiena del “tavolo”. 
-Bella e intelligente.- Commentò ironicamente James, cingendole i fianchi con un braccio per mitigare la battuta, gesto dal quale la ragazza si scostò, quasi disgustata; era ovvio che stava usando il compagno per un suo piano, piano che nessuno riusciva ancora a cogliere, ma che contribuiva a stillare il sospetto in tutti i favoriti, tranne che in James che ancora pareva ammaliato oppure aveva anch'egli un piano tutto suo.
-Sì, dovremmo dividerci.- Proseguì Nathan, premurandosi di lanciare un’occhiata sospettosa alla bionda. -Ognuno coprirà una zona di circa cento metri al limitare del prato.-
-Potremmo nasconderci dietro alle meringhe.- Fece Del, indicando con un cenno del pollice i grossi dolci bianchi sparsi per l’arena. 
Lyn scosse la testa:- Saremmo visibili da tutta la vegetazione che circonda l’arena, piccola stupida. Di certo gli altri idioti non saranno tanto tali da arrivare tutti insieme.-
In tutta risposta Del le fece la linguaccia, premurandosi anche di insultare il suo seno rifatto e diverse altre parti del suo corpo che definì “sfondate”.
-Bisognerà spostare le armi e le provviste in un posto più sicuro.- Intervenne James, fulminando Del con un’occhiataccia.
-Ci avevo pensato anche io. Pensavo di sistemarle vicino alla palude. Nessuno si avvicinerà lì.- Intervenne Nathan che, più di tutti, si stava sforzando di non provocare gli altri. Come Eyelyner pareva avere un piano tutto suo per il quale stava iniziando a tessere la tela.
Del, rendendosi conto della cosa e non avendo un piano definito stava pronta, sull’attenti in ogni momento. Sentiva che a breve le cose per loro si sarebbero messe male e per lei sarebbe stato il momento di infilare a tutti un coltello tra le scapole.
Ammesso e non concesso che di coltelli ne avrebbe avuti ancora.
Se c’erano dei tributi che infatti si stavano organizzando meglio dei favoriti quelli erano Inglès e Mide. La prima, che dall’ultimo incontro coi  tributi dell'uno, due e quattro ci aveva rimesso un occhio pareva decisa a vendicarsi del dolore subìto. Così che era toccato a Inglès, disposto a tutto pur di riuscire ad aprirsi un varco nel muro di pianti, dolore e sangue sul volto della compagna bendarle l’occhio come da anni faceva per sé, e progettare un piano per lei e la sua vendetta.
Era da quando si erano misericordiosamente salvati dalla morte che, ogni notte, dopo aver dato a Mide i piccoli non-ti-scordar-di-me che garantivano un sonno profondo, si addentrava per l’arena alla ricerca di aiuto.
-I favoriti sono la nostra principale minaccia-. Diceva a ogni tributo che incontrava mentre questi, armi alla mano minacciavano di ucciderlo. -senza di loro la vittoria è vicina e se ci uniamo tutti…-
Sorprendentemente, ogni tributo incontrato aveva qualcosa da guadagnarci in quella proposta e ognuno era stato disposto ad accettarla. 
Mide, che al risveglio si trovava sempre circondata da nuovi alleati, sempre più grata a Inglès, aveva iniziato a definire tutto il progetto “Alleanza dell’Occhio”. Mano a mano che nuovi tributi si erano aggiunti, poi, il sottile strato di rimorso al pensiero della vendetta che aveva invaso il suo animo gentile era andato dissipandosi, lasciando il posto al sentimento di fraternità e amicizia che si era instaurato tra tutti i membri dell’alleanza. Sentimento di fraternità e amicizia che ancora non si riusciva a capire quanto fosse reale e quanto fittizio.
I primi ad unirsi a quella inusuale iniziativa erano stati Jared e Ailanda.
Entrambi si erano svegliati subiltaneamente, quasi gli strateghi avessero volutamente fatto evaporare il sonnifero dal loro corpo per vederli combattere e uccidersi. 
Combattere e uccidere erano stati esattamente gli istinti che Ail aveva provato nel trovarsi accanto il ragazzo: non appena il corpo intorpidito glielo aveva concesso si era messa sull'attenti, acquattata, con le mani ad artiglio pronte a cavare gli occhi come fosse un animale. Aveva fissato il suo avversario con occhi spiritati che, a pochi passi da lei, ancora si stava destando.
Nel sentirsi tanto minacciato Jared aveva roteato il viso, gli occhi neri e freddi che non tradivano nessun barlume di paura o ansia e si contrapponevano in modo quasi paradossale a quelli di Ailanda, così accesi, famelici. Non appena i loro sguardi si incrociarono Jared trasalì, mettendosi subito sull'attenti, pronto a scattare. Osservò la posizione, l'espressione e l'evidente intenzione dell'avversaria e sentendosi a rischio si ritrovò a ragionare velocemente.
Ricordava la ragazza con la cicatrice dalla sfilata e dall'intervista; era quella che era uscita di scena in modo epocale, cercando di uccidere Caesar con le scarpe, quella che il mentore di Jared aveva definito “sovversiva e pericolosa per gli strateghi.”
Un sorriso increspò le labbra del ragazzo, senza provocare in Ailanda nessun cambio di espressione.
-Distretto undici, eh?- Chiese tranquillamente Jared, senza tradire un briciolo del suo nervosismo, malgrado la ragazza fosse evidentemente pronta a cavargli gli occhi. Un basso ringhio iniziò a formentare nella gola di lei in tutta risposta.
-Vuoi uccidermi, ma se lo fai...- Jared fece spallucce, indicò l'arena con un cenno del capo. -Oh, sappiamo entrambi che non vuoi darla vinta a loro.- 
Quelle erano probabilmente le uniche parole che avrebbero potuto far suonare un campanello d'allarme nella testa della ragazza.
-Niente alleati.- Sibilò, senza osare indietreggiare. Malgrado fosse inquietata dalle osservazioni del ragazzo non voleva fargli credere di esserne spaventata.
-Scappa allora.- Ingiunse Jared. -Ma se scappi come fai a sapere che non ti pianterò un coltello nella schiena? Io voglio solo uscire di qui, di fare il loro gioco non mi importa, ma...-
Ailanda lo fissò gelidamente e Jared, che aveva erroneamente creduto che lei fosse abbastanza incuriosita da intervenire in qualche modo, storse la bocca; doveva aspettarsi che la ragazza non avrebbe fatto neppure il suo di gioco, quindi riprese:- Ma potrei aiutarti.-
-Non ho bisogno di essere aiutata.- Replicò subito l'altra, con il petto compresso da una frustrazione sempre più crescente.
-D'altra parte non hai molta scelta.- 
Messa alle strette, proprio nel momento in cui stava per saltare addosso a Jared per legarlo al tronco dell'albero o chissà quale alternativa che le avrebbe permesso di scappare, un rumore nella vegetazione zuccherina l'aveva fatta sobbalzare. Poi era spuntato Inglès, che offriva l'alternativa migliore che le potesse capitare: i tributi uniti in una grande alleanza, che combattevano fianco a fianco e che, alla fine, rappresentavano quello che lei era troppo impulsiva e umorale per creare: un modo per sfidarli.
Jared, il quale era di mente molto più aperta ad eventuali svolte nel gioco si era invece ritrovato ad accettare quell'insolita proposta con atteggiamento critico, sperando che la cosa lo portasse a raggiungere prima il distretto cinque.
Solo in seguito a Mide, Inglès, Ailanda e Jared si erano uniti Ted, Persephone e quello che tutti credevano fosse Dee.
Era stato Ted ad impedire alla ragazza, che all'arrivo di Inglès era balzata davanti al piccolo rosso, di uccidere il nuovo arrivato. Era stato sempre Ted ad accoglierlo con professionalità, chiedergli gentilmente di ignorare la sua alleata e di scegliere tra una morte rapida e indolore che sporcasse il meno possibile o un paio di spiegazioni sul perchè fosse lì che avrebbero probabilmente preceduto una morte rapida che sporcasse comunque il meno possibile.
Davanti a quel senso dell'umorismo macabro, solo Pesephone aveva letto quanto il ragazzo fosse restio ad uccidere e aveva capito, sorprendendosi lei stessa di quante qualità iniziava a notare nell'altro, che parlando tanto stava dando un'occasione a Inglès di scappare.
Eppure Inglès era stato o dannatamente stupido o dannatamente coraggioso, perchè era rimasto fermo e con voce squillante aveva illustrato il suo piano.
-Non credo che...- Aveva iniziatò Percy, stringendo in mano il coltello, proprio nel momento in cui un Ted entusiasta se ne usciva con un:- Accettiamo!-
-Accettiamo?- Aveva chiesto la ragazza. -Così? Senza remore?-
Ted aveva annuito, fatto cenno a Inglès di precederli verso gli altri alleati cui aveva già accennato. Solo in seguito, durante il tragitto, si era avvicinato a Percy e, sottovoce, chinandosi verso il suo orecchio, le aveva spiegato che erano in tre contro uno e se davvero quel ragazzo avesse avuto degli alleati pronti a ucciderli avrebbero potuto prenderlo in ostaggio e riuscire a scappare. Senza contare che, se quell'alleanza si fosse dimostrata reale sarebbero stati al sicuro fino alla morte dei favoriti.
Persephone si era vista costretta ad ammettere che era una proposta sensata, così si era tenuta stretta al fianco Helle che, silenzioso si era aggrappato alla sua giacca, e aveva afferrato la mano di Ted, pronta a tirarlo indietro in caso d'agguato per lanciare il coltello dritto tra le scapole di Inglès.
Era dannatamente scomodo camminare così vicini ma se non altro il calore della mano del ragazzo era piuttosto piacevole, così come la sua stretta sicura era confortante.

Quando giunse l'ora del festino la nebbia era ormai calata attorno alla cornucopia vuota, rendendo a malapena visibile il tavolo sul quale gli zaini contenenti quello che serviva ai tributi prendevano posto.
Nel caso di London e Klaus il contenuto dello zaino a loro destinato era senz'ombra di dubbio l'antidoto per far tornar loro la voce. I due, senza poter più sopportare ore di silenzio ad osservarsi e gesticolare nel tentativo di capire come e quando l'uno o l'altro volesse dire qualcosa, erano stati i primi ad avvicinarsi alla Cornucopia.
Erano passati per la porzione di territorio che doveva essere controllata da Lyn, i cui piani, tuttavia, avevano ben altro scopo e così li aveva lasciati correre accanto a lei senza nemmeno puntarli con l'arco. Il colpo di fortuna inaspettato  fece incontrare i loro sguardi in un ancor più sorprendente secondo di complicità che li colse prima che la loro attenzione tornasse al loro scopo. Così, mano nella mano per non perdersi, corsero alla cieca tra la nebbia, muovendosi simultaneamente e il più velocemente possibile.
Furono i primi a cadere nella trappola degli strateghi.
Non appena la nebbia li inghiottì e il tavolo con gli zaini fu chiaro e nitido davanti a loro, in quel momento, proprio mentre London si staccava da Klaus per raggiungere il tanto agognato antidoto, il primo rumore interruppe il silenzio della loro vita nell'arena.
Era... il suono di un pianto acuto e familiare. Klaus si voltò a destra e a sinistra, alla ricerca della fonte del rumore, pronto a corprire le spalle all'alleata. La fonte rimaneva tuttavia sconosciuta.
I due si scambiarono uno sguardo eloquente, stranito, prima che il ragazzo facesse cenno a London di sbrigarsi e ritornasse in guardia.
Poi, un secondo gemito, più vicino, infinitamente più vicino, fece sobbalzare i due. London trasalì, spaventata, dimentica dell'antidoto, indietreggiando verso Klaus fino a sbattere contro la sua schiena per aggrapparvisi, pronta a usarlo come scudo.
Si scambiarono uno sguardo veloce, spaventato, prima che un movimento al di sotto del tavolo richiamasse la loro attenzione.
Ed ecco spuntare Ben, seguito da un'altra London. Entrambi acquattati, per terra, carponi, una dietro all'altro, attaccati irreparabilmente come se fossero una cosa sola. Ben, davanti, piangeva, raccogliendo erba e riempiendosene la bocca in modo vorace, così che quello che ingeriva e digeriva passava attraverso il suo corpo in quello di London attraverso i loro apparati digerenti irrimediabilmente cuciti insieme.
London, quella vera, si chiese quale mente malata avesse mai potuto concepire un mostro simile. E quello era il suo Ben! Suo fratello! Era lui, con gli stessi capelli chiari, lo stesso viso gentile ora storpiato dal dolore e dall'umiliazione, mentre quella dietro... quella dietro era lei. Fu questo a fermarla. Quella ragazza non poteva essere lei stessa, di consegenza era altamente probabile che quello davanti non fosse Ben. Le telecamere ripresero il sussegiursi di queste espressioni sul suo volto, e proprio mentre i fan dell'innocente ragazza del sei tiravano un sospiro di sollievo, quelli del suo irruente compagno trattennero il fiato: Klaus non arrivò a cogliere la stessa sottigliezza. Sfuggì dalle braccia della vera London con uno scatto repentino, ignorando tutto il resto per andare a gettarsi verso quella falsa, per strapparla alla condizione animalesca in cui gli strateghi l'avevano messa, per salvarla. 
Solo mentre il finto Ben e la finta London con uno scatto animale e repentino rivelavano la loro vera natura saltando alla gola di Klaus, la ragazza si ritrovò davanti ad una realtà inaspettata e del tutto nuova. Una realtà in cui il suo odiato promesso sposo, la persona che più detestava al mondo, quello che l'aveva umiliata, irritata ed insultata si faceva dilaniare dagli ibridi per salvare una sua immagine fittizia.
Mentre London si voltava per scappare del tutto dimentica dell'antidoto, sentì il cannone sparare, i gorgoglii della gola dilaniata di Klaus, il sapore amaro del dolore e quello salato delle lacrime.


Angolo di Ted:
Apprezzate il fatto che dopo mesi vi abbia deliziato con una sola morte. (RIP Klaus, bello di Teddy.) e santificate i Pink Floyd per il titolo.
  
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