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Autore: sinful_theatre    10/12/2013    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XVII

L'addestramento

 

 Ciò che Kriystal aveva assimilato dei discorsi della sera prima la tormentò per tutta la notte. Si rantolò nel giaciglio imbottito che le era stata gentilmente concesso dalla gente di Cairne. Cominciarono a formarsi immagini nella mente silente dell’elfa: eserciti di demoni e di Non morti soggiogati dal Flagello marciano tra i ghiacci del Continente del Nord. Un enorme edificio torrificato, nero e ricoperto interamente di stalattiti e neve e male. Due fazioni avverse tra loro, un incontro imprevisto per entrambi. Per quattro lune il continente intero viene inghiottito dal ghiaccio e dal fuoco. Scariche di energie e tuoni e fulmini, finché un elemento prevale definitivamente sull’altro. Un uomo dai lunghi capelli bianchi come neve sporca rimane in piedi al centro di un mare di sangue e profonde crepe nel freddo suolo. Arthas Merethil si inchina ai piedi di un trono fatto di ghiaccio e oscurità. Alle sue spalle un popolo di reietti denominati Lich assiste alla scena attendendo il susseguirsi degli eventi. Arthas sembra parlare da solo, ma essi sanno che qualcuno lo sta ascoltando.
   Un elmo. Questa è la risposta. Una volta sancito il matrimonio tra l’elmo e la spada runica il Re risorgerà. Arthas tiene fra le mano il copricapo pregustando la sua imminente unione con il grande Maestro.
   Poi di scatto alza lo sguardo. I profondi occhi blu perduti in un immenso abisso puntano verso qualcosa di indefinito di fronte a sé. Le labbra screpolate dal freddo e dalla sete si aprono leggermente: “Kriy… stal” come? Kriystal si avvicina al paladino ancora inginocchiato ai piedi del trono per ascoltare meglio.
   Un respiro pesante e una mano l’afferra:
   “KRIYSTAL!”
 
   Kriystal aprì gli occhi e la luce che filtrava dalla tenda la folgorò come se risvegliatosi da un lungo e profondo coma. Bithah era seduto su una seggiola al fianco della branda con la mano destra poggiata sulla spalla della paladina: “Era ora, credevo di dover chiamare un prete, o qualcuno che potesse svegliarti con qualche incantesimo!” sorrise.
   “è già l’alba?” si limitò a domandare l’elfa ancora intontita.
   “L’alba ci ha lasciati già da un paio d’ore. È stato un grande spettacolo oltretutto!”
   Kriystal non credeva alle sue orecchie, non aveva dimenticato perché fosse fondamentale svegliarsi così presto quella mattina:“Ho perso il nostro addestramento!”
   “Suvvia, qualche incubo di troppo non guasterà di certo le nostre lezioni”
   “Come fai ad esser così sicuro che stessi facendo un incubo?”
   Bithah sorrise nuovamente. Ma era un sorriso fraterno, non la prendeva in giro:“C’ero anch’io ieri sera, sai? È stata messa così tanta carne al fuoco che sfido chiunque a non faticare ad addormentarsi!”
   Kriystal si mise in posizione seduta:“Hai avuto brutti sogni anche tu?”
   “Molte volte. Ma non stanotte, no.”
   Kriystal sentì di dover cercare un confronto:“Vuoi dire che a te non hanno toccato tutti gli argomenti affrontati?”
   Bithah sorrise di nuovo e poi, guardando l’elmo rosso che teneva fra le mani, rispose:“Io appartengo a quella parte del popolo di Azeroth che non ha mai creduto fino infondo che la fuga del principe di Lordaeron lo avesse condotto alla morte nelle fredde terre di Northrend. Sapevo che in quel luogo avrebbe cercato aiuto e rinforzi. Era solo questione di tempo.”
   “E per quale motivo si è aspettato così tanto tempo? Perché nelle accademie di Silvermoon hanno tralasciato di raccontarci questo capitolo della storia?”
   “Nell’attesa del ritorno del nemico le istituzioni hanno passato il tempo a preoccuparsi d’altro, vedi Orgrimmar o Undercity per esempio. E alcune terrorizzate dal fenomeno del Flagello hanno pensato addirittura che cambiare alcune leggi e nascondere alcuni punti della storia alle giovani leve bastasse per evitare proprio che tale storia si ripetesse”.
   “Vedi Silvermoon” capì Kriystal, come se un mondo le si fosse spalancato d’innanzi.
   “Vedi Silvermoon” confermò Bithah:“la nostra città a seguito dell’avvenuta del Flagello non ha perso soltanto l’energia scaturita un tempo dal Pozzo solare. Ha perso anche molte vite e con esse troppi valori”
   “Credi anche tu che si sia insinuato qualche cosa di marcio nella nostra capitale?”
   Il silenzio di Bithah fu eloquente.
   “E questo e il drago di Acramand possono in qualche modo essere collegati ad un piano proveniente dal Continente del Nord?”
   “Al momento sono solo ipotesi, noi non …”
   “Ma è effettivamente possibile?” insistette l’elfa.
   Bithah tornò a guardare il proprio copricapo nell’intento di formulare una risposta:“ Certo è che in quel villaggio nei pressi di Silverspine in cui siete incappati tu, Vonch e Soran, i mercenari che avete incontrato con il loro seguito di flagellati erano giunti con l’intenzione di raccogliere una runa di cristallo. Lo stesso tipo di runa che possedevano come riserva di denaro una famiglia di contadini della piccola colonia di Acramand. Per questo è ipotizzabile che anche l’attacco del drago fosse indirizzato a tale scopo”.
   “Creare un nuovo legame fra le armi e chi le padroneggia, come ha spiegato Cairne?”
   “Secondo Cairne le rune di cristallo potrebbero essere utilizzate proprio allo scopo di creare una nuova tipologia di guerriero. E vista la classe di combattimento di Arthas Merethil io non escluderei che il suo nuovo esercito speciale possa essere costituito per lo più da paladini”.
   “Paladini oscuri” rifletté Kriystal rabbrividendo:“come si corrompe l’anima di un paladino?”
   “L’arcidruido Hamuul Runetotem ha individuato due modi possibili e probabilmente entrambi utilizzati: il primo consiste nell’infettare il paladino con la Piaga dei Non morti poco prima di togliergli la vita, in tal maniera egli risorgerà sottoforma di Lich.
   Il secondo è anche quello più inquietante. Come apprenderai dal nostro addestramento noi paladini abbiamo la capacità di ‘guarire’ ferite per lo più superficiali. Non con la stessa efficacia di un prete, si intende, ma è una qualità in più che ci distingue dalle altre classi. Ne hai avuta una prova la prima volta in cui ci siamo incontrati, ricordi? si dice che alcuni paladini più forti del sottoscritto siano in grado di riportare indietro i propri compagni dalla morte”.
   Kriystal ne fu sconvolta:“Non credevo fosse possibile!”
   “Il più delle volte sarebbe meglio se non lo fosse. Quando il corpo muore residui del nostro mana vanno spegnendosi più lentamente. Queste tipologie di paladini sono in grado recuperando quelle briciole di mana ancora in vita, di attuare il cosiddetto rito della resurrezione
   “Ma ci hanno sempre insegnato che ogni azione contro natura porta con sé un prezzo!”
   “E infatti è così” rispose prontamente Bithah:“di regola la pratica della resurrezione spinge il paladino all’estremo delle proprie forze. Perdono una quantità enorme di mana e alcuni non sopravvivono nemmeno.
   Inoltre, sempre secondo gli studi di Hamuul Runetotem, Arthas si sarebbe servito dell’aiuto di forze oscure per trovare la maniera di instaurare un vero e proprio catalizzatore, una sorta di filtro, un qualcosa che inciti il paladino a tornare in vita, che lo illuda di trovare la forza di tornare indietro…”
   “Perché ad Arthas interesserebbe tanto interferire con la morte di un paladino?”
   Bithah si fece più cupo:“Perché se il paladino ascoltasse Arthas e tornasse in vita, il prezzo da pagare per il risorto sarebbe la metà della sua anima. Tanto mana quanto basta al Re dei Lich per…”
   “… riempire altri cadaveri di paladini da poter trasformare nei suoi burattini” concluse Kriystal non credendo alle proprie parole:“come fa ad esserne capace? È solo un uomo!”
    “Non più ormai” la corresse freddamente Bithah:“non più da molto tempo. Il suo cuore ha smesso di essere umano quando ha sporcato il trono di Lordaeron con il sangue del suo stesso padre”.
   Kriystal aveva il cuore in gola. Quanto domande irrisolte aveva ancora da fare e quanti dubbi. Cosa stava strisciando per i borghi di Silvermoon? Cosa stavano nascondendo i Sette signori?  E ancora, tutti i Sette signori di Silvermoon stavano nascondendo qualche cosa? Anche suo padre?
   Visioni di diversa natura presero piede nella testa dell’elfa finché una voce amica non la riportò alla realtà:“In conclusione se non vuoi morir di fame e diventare un gingillo del Re dei Lich ti consiglio di scender dal letto, nutrirti, indossare l’armatura e seguirmi” Bithah fu chiaro e Kriystal seguì le sue direttive alla lettera.
   Quella mattina non vide nessun’altro Sind’Orei al di fuori del suo nuovo maestro. Fecero colazione insieme ad alcuni cuccioli Tauren ritardatari in una capanna nell’altura principale, comprarono qualche alimento per il resto della giornata e cominciarono ad imbarcarsi sulle piattaforme per scendere a valle.
   “Allora, cosa faremo oggi?” domandò Kriystal prima di dare un morso alla mela che teneva in mano.
   “Partiremo imparando a gestire il tuo mana, a distribuirlo omogeneamente in modo da poterlo ricalibrare per potere utilizzare gli incantesimi” sull’ultima parola Kriystal vacillò e Bithah se ne accorse subito:“problemi con gli incantesimi?”
   Lei arrossì:“è molto grave il fatto che io sappia evocare soltanto la mia cavalcatura?”
   “A tutto può esserci rimedio!” sorrise divertito il paladino.
   Kriystal fu felice all’idea di rimettere piede sull’erba morbida del Mulgore e il solo pensiero le risollevò il morale dalla notte passata. La carrucola prese a rallentare e atterrare sulla terra pianeggiante ricondusse l’elfa ad una sorta di equilibrio con le proprie vertigini. Niente più ponti cigolanti, niente più vuoto sotto ai piedi. Quella mattina doveva essere tutta dedicata ad un sano addestramento a metri zero d’altezza.
   “Seguimi” ordinò Bithah e Kriystal obbedì. Il paladino abbandonò il sentiero principale dal quale erano venuti il giorno precedente e tagliò per campi dall’erba alta fino alla vita.
   “Devo aspettarmi una scampagnata?” domandò ironica l’elfa.
   “Il mio maestro d’accademia ci faceva percorrere sempre diversi chilometri di cammino prima di allenare le nostra facoltà. Quando partecipai alla mia prima battaglia purtroppo non ne avemmo il tempo” nel suo tono c’era ironia, ma Kriystal colse la tragicità della questione.
   “Devo prepararmi dunque a consumare i miei stivali prima della mia spada?”
   “No, non temere io non sono il mio maestro. Preferisco un approccio diretto, o quasi. È inutile farti credere che avrai sempre il tempo di meditare prima di agire” Kriystal afferrò il consiglio dell’amico e decise di farne tesoro. Il sole sopra le loro teste illuminava tutto il verde circostante e in un laghetto poco distante uno scorcio di cielo azzurro e batuffoli bianchi sorrideva riflesso sulla superficie. Kriystal teneva il passo degnandosi di non fare i capricci sul perché non evocassero le cavalcature per raggiungere il luogo designato. Che si trattasse della prima fase dell’addestramento?
   “Ti starai domandando dove siamo diretti” Kriystal fu lieta che il paladino non avesse costretto lei a fare quella domanda e il suo silenzio valse come risposta.
“Ebbene, per il nostro primo esercizio ci serve uno spazio tranquillo e ben esteso, caratteristiche entrambe appartenenti al Mulgore, il ché è bene. Secondariamente dobbiamo stare lontani dai sentieri principali, lontani quindi da distrazioni come passanti, soldati, o mercanti di cibo. Il cibo è fonte maligna per il nostro addestramento, cancella quindi dalla tua mente ogni immagine commestibile. L’appetito in battaglia è male.”
   “Ma in battaglia potrò sempre portarmi dei viveri!”
   “Ci sono battaglie che non ti danno il tempo di raccoglierne”
   “E per l’acqua?”
   “L’acqua è reperibile più facilmente rispetto al cibo. Se stai per accennarmi la frutta sugli alberi pensa di trovarti in un luogo totalmente estraneo alle tue conoscenze, esistono alimenti selvatici che possono essere dieci volte più letali del veleno di un assassino” Kriystal non obiettò. Passò un’altra ora e ormai anche le alture di Thunderbluff erano scomparse alle loro spalle. Ben visibili invece e sempre più vicine erano diventate le montagne che facevano da confine di protezione al Mulgore.
   “Ai piedi delle montagne” rifletté Kriystal:“affronteremo stormi di arpie?”
   “Le arpie non sono previste nel programma della giornata” rispose Bithah.
   “Nani dunque? Non so se sarei già in grado di vedermela faccia a faccia contro un Ally!”
   “Un Ally?”
   “Devo avere assimilato parte del vocabolario di Vonch. Intendevo dire che forse è un po’ presto per scontrarmi con l’Alleanza, senza contare che probabilmente non è il momento più adatto”
   “Non solo non è il momento” aggiunse il paladino:“ma non è nemmeno quello che avevo in mente per te”
   “E dove stiamo andando allora?” cominciò  spazientirsi l’elfa. Bithah si fermò improvvisamente, si guardò intorno e poi si rivolse a Kriystal con uno dei suoi gentili sorrisi:“Qui andrà benissimo!”
   “Qui?” Kriystal studiò il luogo in cui si trovavano: un immenso campo punteggiato da migliaia di fiori di diversa specie. Poco distante un enorme distesa di lavanda emanava un fresco profumo che la trasportò furtivamente per i campi in cui correva ai tempi della sua infanzia. Natura, il primo elemento vitale di un Elfo del sangue. In pochi istanti Kriystal si sentì rigenerata. Soffioni, papaveri, margherite e i famosi Occhi di Lupo delle Valli arrivavano fino al busto dell’armatura.
   “Immersione tra i fiori?” scherzò lei. Erano poco distanti dalle montagne di confine e circondati da limpidi laghetti. Un posto un po’ troppo piacevole per addestrare le proprie capacità di combattimento.
   “Questo dipende da te!” Bithah rise, ma Kriystal non colse l’ironia:“Coraggio, deponi il tuo pugnale e la spada su quel masso in riva allo stagno” l’elfa comprese ancor meno.
   “Non combatteremo ad armi pari?”
   “Certamente!” e prese Egli per primo a slacciarsi il fodero della spada e a lasciarlo a pochi metri da sé:“le lame ci sarebbero d’intralcio” Kriystal seguì l’esempio del paladino scegliendo di non tormentarsi più domandandosene i motivi. Ora erano faccia a faccia a poco più di quattro piedi l’uno dall’altra in un paradiso terrestre dal profumo primaverile.
   “In un combattimento ravvicinato, se armata della prima cosa che ti capita in mano, te la sai cavare più che discretamente. Ho visto come hai utilizzato il masso per improvvisare uno scudo contro quel centauro, ma un paladino non è solo pura improvvisazione. Da brava studiosa lo sai meglio di me”
Kriystal seguiva perfettamente il filo del discorso che a sua volta seguiva alla lettera le lezioni dell’accademia:“Un paladino si distingue da guerrieri e preti poiché capace di apprendere l’equilibrio di entrambe le arti”
   “Hai studiato il manuale a memoria?”
   “Ho avuto molto tempo a disposizione”
   “Dunque è arrivato il momento di metterlo in pratica!” esclamò entusiasta.
   passarono alcuni istanti di imbarazzante silenzio. Bithah attendeva una qualche reazione alla sua esclamazione, ma Kriystal non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto fare.
   “Ebbene?” sarebbe voluta sprofondare, ma il suo sguardo basito bastò perché il paladino capisse di dover ricominciare dalle basi:“utilizza un qualsiasi incantesimo, evoca la tua cavalcatura se è l’unica cosa che sai fare!” Kriystal decise così di accantonare il ritegno e di mostrare al meglio della forma l’evocazione del suo Silbar, si concentrò e portando le mani al petto cominciò a incanalare mana.
   “Sempre che io te ne lasci il tempo!” prima ancora che l’elfa reagisse alla provocazione Bithah era scattato nella sua direzione intenzionato a caricare un destro molto veloce. Così veloce da costringere Kriystal a schivarlo per un pelo scansandosi furtivamente sulla sinistra e afferrando il polso fermo del paladino, il quale tuttavia non si sbilanciò. Egli ritrasse con forza il braccio dalla fragile presa dell’avversaria e con una rapida contorsione degli avambracci mirò allo stomaco dell’elfa con i palmi di entrambe le mani. Non fu un vero e proprio colpo. Prima ancora che i due entrassero in contatto Kriystal si sentì travolgere da una forza espulsiva che la fece sbalzare all’indietro di qualche metro fiondandola nelle fresche acque del lago. Quando emerse non si era ancora resa conto di cosa fosse successo.
    “Esorcismo!” sorrise Bithah da una distanza di circa sette metri dove Kriystal lo aveva lasciato:“oggi il nome di questo incantesimo è un po’ anacronistico, ma purtroppo nemmeno così tanto. Venne fatto acquisire ai paladini con l’avvenuta del Flagello. Migliaia di non morti sono stati abbattuti da quest’attacco”.
    Prima di esprimersi Kriystal si tastò in cerca di qualche ferita:“Un incantesimo contro i Reietti” rifletté:“è per questo motivo che io ne sono uscita indenne?”
    “L’esorcismo è efficace tanto su un Non morto quanto su qualsiasi essere vivente. L’etimologia del termine è vincolata al periodo storico della guerra contro il Flagello, tuttavia ciò non toglie che ad oggi è uno delle più potenti abilità di un paladino!”
   “E immagino che come ogni altro episodio riguardante quel determinato periodo storico Silvermoon abbia deciso di non insegnarlo e tenerlo nascosto alle nuove generazioni” quella di Kriystal non era una domanda e in quanto tale non aveva alcun bisogno di una risposta. Il silenzio di Bithah poteva bastare.
   “Sei rimasta indenne perché io ho scelto di incanalare quel tanto di mana che una volta rilasciato non ti conferisse alcun danno”
   “Se utilizzavi più mana potevi ferirmi?”
   “Con una quantità consistente ti avrei uccisa”
   “Volevi uccidermi?”
   “Volevo la tua completa attenzione. L’ho ottenuta?”
   Kriystal raccolse per un istante tutto ciò che stava accadendo e i motivi che l’avevano condotta in quel luogo, in quel momento:“Come lo imparo?” domandò decisa.
   Bithah parve sorpreso:“Non vuoi prima asciugarti? Tutto l’equipaggiamento sarà più pesante ora che…” ma Kriystal era già fuori dall’acqua e con i capelli fradici ancora appiccicati al viso si mise a correre combattiva verso il paladino. “Come non detto!” sorrise Bithah, prima di assumere posizione e di parare un colpo che se fosse andato a segno gli avrebbe quasi sicuramente fratturato il setto nasale passando per l’unica apertura dell’elmo. “Un colpo al viso è troppo prevedibile!” l’ammonì mentre effettuava la manovra che gli permise afferrando il braccio dell’elfa di ritorcere la presa, impedendo all’avversaria l’immediato movimento:“immobilizzare il nemico invece è un buon inizio a proprio vantaggio!” Kriystal si agitò nella speranza di liberarsi dalla sottomissione del maestro che la costringeva a dargli le spalle:“Sei un ingenuo se pensi di avermi in pugno!”
   “A me non pare altrimenti!” la prese in giro Bithah. Ma questa volta fu quest’ultimo a peccare di tracotanza, quando l’elfa scattò con la testa all’indietro picchiando il duro copricapo del paladino, il quale senza aver subito alcun danno dovette comunque prendersi quel brevissimo lasso di tempo per ristabilirsi, che permise a Kriystal di liberare il proprio braccio, voltarsi di scatto e incanalare tutto il mana nei palmi delle mani mentre esse colpivano in pieno petto l’avversario. L’azione si svolse in pochi istanti. Tuttavia non accadde nulla. L’esorcismo di Kriystal aveva avuto tutt’altro che effetto e lei era rimasta in una sciocca posizione, immobile, convinta, con le mani poggiate sull’armatura di Bithah, il quale non si era mosso di un centimetro.
   “Per un momento credevo che ci fossi riuscita sul serio” sorrise Bithah.
   Kriystal si tirò indietro e osservò i punti esatti dove il mana si sarebbe dovuto sprigionare:“Ero certa di riuscirci!”
   “Si chiama addestramento per un motivo” la esortò Bithah:“probabilmente servono solo più dimostrazioni!” In due soli movimenti sprigionò mana e lei volò nuovamente nel lago.
   Risorgendo dalla superficie dell’acqua Kriystal ebbe modo di porsi tutti i dubbi dovuti. Forse diventare una paladina non era il suo destino.
   “Siamo a due esorcismi per me!” la schernì Bithah a distanza:“Per oggi possiamo fermarci qui se vuoi!”
   “NO!” urlò Kriystal. Il suo tono suonò più come un grido di battaglia:“niente e nessuno mi impedirà di farcela!”
   Bithah ebbe il rispetto di non domandare il significato delle sue parole. Piuttosto mostrò un altro dei suoi sorrisi amichevoli:“Raccogli le tue armi dunque!”.
   Kriystal era ancora al centro dello specchio d’acqua immersa fino alla vita:“Un duello?” domandò incredula.
   “Sei tu l’esperta di teoria. Le nuove leve lo chiamano ancora così?” chiese ironico lui mentre raccoglieva la propria arma:“recupera spada e pugnale e vieni ad affrontarmi!”
   Kriystal questa volta non ci pensò due volte. Uscì velocemente dall’acqua e ignorando il peso considerevole della maglia sotto l’armatura si riappropriò delle armi. Nell’esatto momento in cui rientrò in contatto con esse sentì come la sensazione che le fosse ricresciuto un arto prima perduto.
   “Riconosco quell’espressione” disse serio Bithah, togliendosi improvvisamente il copricapo e lasciandolo nell’erba alta. Kriystal lo aveva già visto senza elmo, ma ogni volta si stupiva. I suoi capelli bruni erano insolitamente corti per un Sind’Orei, come quelli di un mercenario delle Isole esterne, e i lineamenti del volto lo distinguevano radicalmente dai canoni degli elfi del sangue di Silvermoon.
   “Quegli occhi” continuò Bithah indicando l’elfa di fronte a lui:“sono certamente gli occhi di un paladino!” Kriystal arrossì e presa tremendamente alla sprovvista abbassò lo sguardo sui fiori colorati sotto di lei.
   “Cuore e spada!” recitò ad alta voce Bithah:“queste precise parole ti dicono qualcosa?”
   Ovviamente Kriystal conosceva la risposta:“I primi paladini avevano un motto che veniva utilizzato prima di ogni battaglia, primo di ogni missione o viaggio di ricognizione. Tale motto accompagnava  il gruppo per tutto l’andamento dell’avventura. La leggenda vuole che l’equilibrio della compagnia fosse guidato dalla figura di un paladino, colui che conteneva tale armonia fra il suo cuore e l’arma che portava”.
   “Per questo motivo molte campagne sono guidate da un paladino” continuò Bithah:“una guida, questa è la parola chiave. Prima di conoscere la tua arma devi conoscere il tuo cuore, prima di guidare un gruppo devi sapere guidare entrambe le cose”.
   “Il cuore e la spada” ripeté fra sé Kriystal.
   “Ora” continuò il paladino:“ad oggi i primi paladini sono tutti degli anziani tremanti e sull’orlo dell’estinzione, ma il loro insegnamento è la base per intraprendere una classe come la nostra. Il cuore, l’onore, un codice, è tutto ciò che ci distingue dai guerrieri. La spada, è tutto ciò che ci distingue dai preti”
   “Che ne è dell’allenamento senz’armi allora?”
   “Se sei destinata a diventare una paladina vorrà dire che non avrai mai occasione di trovarti senza di esse”
   Kriystal provò a dare significato alle parole di Bithah e al suo improvviso cambio di modalità d’addestramento. Il cuore e la spada, come aveva potuto dimenticarsene? Esisteva qualcosa più affilato della lama di un’arma: la virtù del paladino.
   Più che un duello, ciò che seguì sembrò una danza. Ogni impatto fra le due lame riportava in vita il nome di ogni paladino che aveva costruito con sangue e fatiche ciò che erano oggi le civiltà di Azeroth. Nessuno dei due fece realmente sul serio, nemmeno Bithah sembrò colpire per ferire. Era una vera e propria lezione su come raggiungere l’armonia con la propria arma. Non era proprio l’idea con cui era partito l’addestramento di quella mattina, ma il tempo per imparare qualche incantesimo fondamentale, le promise Bithah, ci sarebbe stato. Così fu nei giorni seguenti, quando nei momenti in cui Kriystal non era impegnata ad aiutare gli abitanti di Thunderbluff e del Villaggio Bloodhoof nelle faccende quotidiane, come caccia e coltivazione, la si trovava in quel campo fiorito ad allenare le proprie capacità con la spada e non. Il tempo scorreva lento e piacevole e quasi sembrava esser stato temporaneamente rimosso ciò che dal Nord incombeva minacciosamente.
   Anche Thehorde sembrava meno teso durante il soggiorno nel Mulgore. La mattina si svegliava per primo ( nonostante Kriystal avesse imparato ad alzarsi sul nascere dell’alba ) e si incamminava assieme ad una piccola compagnia di Tauren guidati dal principe Baine in lunghe ricognizioni dalle quali facevano ritorno solo al crepuscolo. Durante le cene e le feste serali sembrò addirittura aver lasciato da parte l’ostentata tentazione di ostacolare la vita e la pazienza dell’elfa del sangue. Kriystal fu felice di poter evitare dialoghi aperti e screzi con l’elfo del sangue più sbruffone e arrogante che avesse mai conosciuto. Chidril era più sopportabile, pensò lasciandosi scappare un sorrisetto che non sembrò comunque attirare l’attenzione del warlock rosso, il quale continuava imperterrito a mangiare moderatamente e ad evitare i contatti con il resto del mondo.
   “Hai provato la birra?” la distrasse dai suoi pensieri Soran:“la produce un contadino Tauren nelle sue proprietà agricole nei pressi di Silithus. È difficile pensare a viveri di qualità prodotti in terre così ostiche, ma forse sono proprio tali proprietà climatiche a definire il sapore così forte di questa bevanda deliziosa”
Kriystal lo trovò divertente:“Sei un esperto di birre ora?”
   “Come?”
   “Prima che accadesse tutto questo eri semplicemente Soran, il Sind’orei che era cresciuto al mio fianco scorazzando per Eversong woods a dar la caccia a cuccioli di leone e a raccogliere frammenti elementali per Mastro Perilon. Durante lo svolgimento dei recenti eventi ti sei dimostrato cambiato, ma forse è un mio abbaglio e sei semplicemente cresciuto. Un Warlock dal carattere timido, riservato e molto abile in battaglia…”
   “Smettila con i complimenti, arriva al punto…” Soran non sembrava infastidito, ma piuttosto curioso.
   “Ora fai l’esperto di birre. Insomma, forse la mia sensazione di non conoscerti più è data solo dai miei sensi di colpa per aver trascurato la nostra amicizia negli ultimi anni”
   “Eri impegnata ad entrare a fa parte dell’esercito. E lo ero anch’io”
   “E ci sei riuscito” ricordò Kriystal felice per lui:“ma forse avremmo potuto esercitarci assieme, condividere le nostre insicurezze…”
   “Che fine ha fatto la Kriystallina che doveva esser castigata perché chiedesse scusa  o ammettesse i propri errori?” Soran le donò un sorriso che lei non vedeva da molto tempo:“tuttavia non c’è motivo perché tu mi chieda scusa e non c’è alcun errore che tu abbia commesso nei miei confronti. Ci siamo persi un po’ di vista, tutto qui. Da parte mia non c’è alcun rancore!”
   Fu un dialogo dal contenuto quasi infantile, ma a Kriystal parve d’essersi tolta un grosso peso:“Nemmeno da parte mia” sorrise rasserenata.
   Tale tranquillità d’animo le fece cominciare l’addestramento del giorno dopo al pieno delle proprie forze. Un ottimo contributo veniva anche dai bellissimi panorami, dal sole e dalla fresca aria della regione che l’ospitava. Era difficile immaginare d’essere a non tanti chilometri di distanza da una terra così arida come il Durotar.
   Da bravo soldato qual’era, Bithah si trovava già sul posto. Aveva portato con sé un grosso tronco di legno alto almeno quanto Kriystal:“Oggi possiamo riprendere l’incipit con cui volevo cominciare il nostro addestramento. Hai avuto molto tempo a disposizione per affinare la tua tecnica con la spada e hai già dimostrato una grande capacità di apprendimento, oltre alle basi che già possedevi. Vedo che hai seguito le indicazioni del mio messaggio. Hai con te solo il tuo pugnale?” Kriystal annuì. Nel foglio di pergamena che Bithah le aveva lasciato al risveglio era chiaro l’ordine di presentarsi disarmata.
   “Per il momento abbandona anch’esso sopra il masso accanto a te” l’elfa obbedì senza fiatare.
   “Ottimo!” esclamò Bithah:“Ti presento il tuo nemico per questa lezione!” quando il paladino poggiò orgogliosamente la mano destra sul tronco piantato nell’erba Kriystal non poté che rimanere basita:“Un pezzo di legno?”
   “Che cosa ti aspettavi? Che ti portassi subito un totem incantato? Con questo tipo di legname sono state costruite quasi tutte le abitazioni, le infrastrutture e gli acquedotti delle città Tauren. Ci vorranno parecchi tentativi perché tu riesca a scalfirlo senz’armi!” Kriystal pensò immediatamente ai ponti cigolanti costruiti dai Tauren e trovò automaticamente dubbie le parole del maestro.
   “Nel nostro primo incontro ti ho mostrato l’incantesimo dell’esorcismo, ne rammenti?”
   “Avrei portato abiti di ricambio se mi avessi avvisata che sarei volata nuovamente in acqua!”
   “Non ho alcuna intenzione di colpirti!” sorrise Bithah:“da oggi ci concentreremo sul tuo approccio all’esorcismo. Hai incanalato il mana tutte le sere come ti ho suggerito?”
   “Ogni sera prima di dormire!” confermò pronta Kriystal.
   “Molto bene, ho sentito dire che i preti prima di dormire pregano. Noi invece immagazziniamo mana e impariamo a proporzionarlo. Oggi tu non dovrai fare altro che questo: colpisci il bersaglio con l’Esorcismo provando a distruggerlo!”
   “Vuoi già che lo distrugga? Non dovrei prima imparare a emanare l’incantesimo ad un livello non-letale?”
   Bithah rise delle parole dell’allieva:“Parli come se distruggere quel tronco fosse una cosa semplicissima. Ti dirò una cosa interessante, per quanto questo legno sia resistente, quando avrai imparato a scalfirne la sua corazza avrai raggiunto un livello tale che ti permetterà a malapena di ferire un essere vivente”
   Kriystal era confusa:“Ma ne hai parlato finora come se fosse impenetrabile!”
   “E infatti lo è! Ma la difficoltà di scheggiarlo non è minimamente paragonabile alla quantità di mana che serva per fermare un cuore senza trafiggerlo, figuriamoci se si parla di purificare l’anima di un non-morto!”
   “Allora quali risultati dovrei ottenere per capire di aver raggiunto il livello richiesto per abbattere un nemico?”
   Bithah sembrò divertito, come se attendesse quella domanda da tempo:“Dovrai riuscire a colpire ciò a cui non hai mirato”. Kriystal non domandò il significato delle parole del paladino, perché sapeva che Egli non le avrebbe risposto. Si limitò a seguire le sue istruzioni e cominciò l’esercizio. Ci provò cinque, dieci, venti volte per tre, sei, nove ore, finché il corpo non la implorò di fermarsi. Esaurita si accasciò per riprendere fiato ai piedi del tronco indenne. Bithah l’aveva lasciata all’addestramento dopo solo pochi minuti dall’inizio. Ora si trovava da sola, in una pianura fiorita alle ultime luci del giorno. Decise che per il momento poteva bastare.
   Seguirono giorni di numerosi svolgimenti per il popolo di Cairne e pochissimi progressi per l’allenamento di Kriystal. Per tutta Thunderbluff si mormorava di un possibile scontro imminente con il clan dei Grimtotem e l’aspirante paladina non sapeva nemmeno ferire un pezzo d’albero. Cairne Bloodhoof fu costretto ad inviare un ultimatum ai fratelli in rivolta perché abbandonassero l’idea di fargli guerra. In quei giorni di tensione sul volto dell’anziano capo tribù sembrarono gravare maggiormente i segni del tempo. Passava la maggior parte delle giornate nella sua tenda a meditare e a bruciare erbe in cerca di qualche segno da parte degli Spiriti degli antichi.
   “Mio padre ha sempre portato avanti ostinatamente un suo concetto di pace in tutta Azeroth” le Spiegò Baine una sera davanti al fuoco:“Ha sempre ripudiato l’idea di scontrarsi con le altre razze, figuriamoci con i propri fratelli”
   “Un fratello non dovrebbe avere sulle mani il proprio sangue” commentò durante una tranquilla battuta di pesca la cara Banqui Piumaria:“Tutto dipende ora dalla risposta che rientrerà assieme al messaggero di Cairne. Dovrebbe trattarsi di pochi giorni ormai” tentò di sembrare ottimista, ma Kriystal non se la bevve. La risposta di Magatha Grimtotem non sarebbe stata nulla di buono.
   Scambiandosi osservazioni e opinioni, Banqui Piumaria aiutò Kriystal anche nell’addestramento. Le preparò spezie naturali da sciogliere nell’acqua calda la sera e le donò una lignea e sottile collana, che secondo le sue indicazioni l’avrebbe portata ad ottenere maggior omogeneità con il proprio mana. Quando Kriystal timidamente la indossò Banqui indicò il ciondolo in legno simile alla forma di un tacchino:“Amico-zampalesta” le sorrise mostrando gli enormi denti centrali e le larghe narici. Onorata l’elfa ricambiò il sorriso. Si tenne a mente quel concetto, come se parole confortanti da parte di una figura amica rischiassero di sparire da un momento all’altro.
   Dopo tre giorni il messaggero non era ancora di ritorno. I più radicali come lo stesso Baine premevano per un intervento tempestivo, ma Cairne Bloodhoof chiese a fratelli e figli un ultimo ed estremo sforzo. Quella che ad un primo sguardo poteva apparire speranza, con il tramontare delle giornate si rivelò contenuta disperazione. Kriystal provò un’immensa pena per il conflitto che il vecchio capo tribù aveva già avviato da tempo, la battaglia più dura, che non vedeva né vinti né vincitori: quella interiore.
   L’elfa comprese questo e molti altri valori nel lungo soggiorno a Thunderbluff. Lezioni morali che in certi momenti, nel cuore della notte, la facevano sentire lontana da casa.
   Il sesto giorno dopo il dono di Banqui Piumaria finalmente si manifestò un primo risultato durante l’allenamento. Nei primi due tentativi di Esorcismo della mattinata il cambiamento fu quasi impercettibile. Ma la terza volta, quando Kriystal picchiò i palmi delle mani contro la ruvida superficie del tronco, qualcosa si mosse. Il bersaglio non sembrava aver accusato alcun danno, ma l’elfa poté giurare di aver intravisto i fiori dietro di esso piegarsi leggermente per poi tornare alla loro posizione originaria. Come se fossero soggetti ad una folata improvvisa di vento nonostante quella mattina il cielo fosse immacolato e nessun filo d’erba accennava a muoversi. Ci riprovò immediatamente con foga tenendo d’occhio ogni piccolo moto insolito. L’effetto soffiato si ripeté. Era come se l’attacco di Kriystal non affondasse nel tronco, ma fuoriuscisse e si sfogasse oltre. Provò ancora una, due volte, finché le parole di Bithah non le riecheggiarono in testa come se Egli fosse lì presente al suo fianco. Colpire ciò a cui non hai mirato.
   Come se il suo cervello si fosse fermato per settimane, tutto le fu improvvisamente chiaro. L’obiettivo non era distruggere superficialmente l’oggetto fisico. Se Kriystal fosse riuscita a danneggiare il tronco ciò le avrebbe permesso solo il primo passo per completare la pratica dell’Esorcismo. Ma ora era riuscita a fare ben altro. Come presa dall’irrefrenabile necessità di dar forma al processo che la sua mente stava compiendo si allontanò momentaneamente dal bersaglio e allargò le braccia verso il basso sfiorando delicatamente con le dita i petali colorati. Cercò di concentrarsi a fondo incanalando tutto il mana necessario nelle mani. Né troppo, né troppo poco. Sentì la pressione scorrere lungo le arterie e culminare nei polpastrelli irrigiditi dallo sforzo. Gradualmente lasciò disperdere il mana intorno a sé senza liberarlo totalmente. Non sapeva se il ciondolo di Banqui servisse sul serio, ma sentiva finalmente il mana confluire attraverso il proprio corpo esattamente come lei voleva che confluisse. Sinora aveva sempre schiantato il mana accumulato contro il bersaglio senza controllarlo sul serio. Lentamente i fiori e i fili d’erba intorno a lei presero a inclinarsi come se oppressi da un corpo fisico. Stava facendo pressione su loro senza toccarli realmente.
   Fermare un cuore senza trafiggerlo. Le parole le tornarono alla mente come se avessero assunto autentico significato da un momento all’altro. Presa dallo scorrere del mana in tutto il corpo Kriystal iniziò a volteggiare per il campo piegando i fiori e i fili d’erba sotto al non tocco del suo potere.
   Quando il sole cominciò a tramontare finalmente seppe cosa doveva fare. Si fermò al centro del podere policromo in un punto frontale rispetto al ceppo nemico. Credeva di avere sprecato tutto il mana durante il giorno, eppure lo sentiva ancora fremere come se non vedesse l’ora di traboccare definitivamente in un’esplosione di energia. Senza pensarci troppo sapeva che era il momento giusto: con una decisa spinta in avanti cominciò a correre verso il bersaglio trattenendo il mana che si agitava all’altezza delle mani. Due passi, tre passi. In un tuono secco i palmi di Kriystal picchiarono contro il duro legno, che vibrò per la prima volta sotto il suo colpo. Senza rendersene nemmeno conto durante l’attacco aveva chiuso entrambi gli occhi e riaprendoli si accorse con stupore del risultato raggiunto. Una lunga scia di fiori spezzati e accasciati al suolo si estendeva per metri e metri dietro l’oggetto colpito. Sembrava fossero stati investiti in pieno da un violento ciclone. Tuttavia si rimproverò, ritenendo che non fosse abbastanza. L’adrenalina cessò di colpo e Kriystal cadde in ginocchio ai piedi del fusto legnoso. Guardò dal basso quest’ultimo e quasi le sembrò che esso si prendesse gioco di lei. Era così convinta che avesse funzionato, perché non si era distrutto?
   Proprio quando era convinta di avere fallito per l’ennesima volta, notò un piccolo dettaglio che prima non aveva scorto. Era piccolo, quasi invisibile, ma era lì ad osservarla. Un sottile, breve, ma profondo solco aveva preso forma fra le increspature della corteccia. Vuoi vedere che … , scommise incredula fra sé e sé. Quasi presa da un raptus improvviso si dimenticò della stanchezza dovuta al mana consumato che fino a pochi istanti prima l’aveva stremata. Recuperò il pugnale abbandonato di consuetudine vicino al masso a pochi metri da lei, lo sfilò dal fodero in pelle e lo conficcò con forza nell’insenatura provocata dal suo incantesimo. Affondò a più riprese la lama di Silvermoon nella dura corteccia nel tentativo di allargare il più possibile la ferita. Si ritrovò a stupirsi della propria veemenza nel voler scoprire se la sua teoria era sensata o meno. Doveva avere funzionato, doveva. Colpì ancora un paio di volte il ceppo d’albero finché non riuscì a squarciarne la superficie potendone finalmente vedere il cuore. Ciò che l’elfa aveva sotto gli occhi per poco non le fece perdere l’equilibrio. In quel campo fiorito infuocato dal tramonto del Mulgore, in ginocchio in un mare di schegge di legno, Kriystal era riuscita nel suo intento. Tutto l’interno del tronco era annerito, marcio, morto. Così putrefatto da sbriciolarsi fra le mani. Kriystal aveva colpito ciò a cui non aveva mirato. I fiori erano serviti ad equilibrare il mana e imparare a contenerlo a piacere, mentre tutto quello aveva che appreso in quelle settimane e in quel pomeriggio l’aveva portata a comprendere come l’obiettivo non fosse quello di distruggere esternamente il nemico, ma internamente, utilizzando solo il mana necessario. L’Esorcismo era compiuto.
   In un’esplosione simile a fuochi artificiali l’elfa schizzò in piedi urlando di gioia e lanciando i pugni al cielo.    
  
   Poco distante dal luogo dell’addestramento Thehorde era di ritorno dalla ricognizione quotidiana assieme a Baine Bloodhoof. Dal rialzò di terreno su cui si trovava gli parve di vedere in un campo a pochi metri da lui una figura saltellante e schiamazzante. Non gli servirono più di una manciata di secondi per capire di chi si trattasse. “Mi devi trenta argenti!” gli ricordò orgoglioso il principe Tauren alle sue spalle:“te lo avevo detto che presto o tardi ce l’avrebbe fatta!”
   “Trenta ori e una birra” rilanciò distrattamente Thehorde , mantenendo gli occhi su una Kriystal ora accasciata fra i fili d’erba, stremata dallo sforzo:“complimenti principessa” sorrise fra sé, consapevole che lei non poteva sentirlo.  
 
   Quella stessa sera Bithah si congratulò con Kriystal per l’obiettivo raggiunto, Vonch e Soran improvvisarono una pungente e scherzosa canzone sulla Paladina che lottò giorni e giorni fino al calar del sole per imparare ad abbattere un albero. Con gran dispiacere dell’elfa i Tauren ne trovarono l’aria molto divertente e passarono tutto l’arco di tempo della cena ad ingurgitare birra e carne fischiettando e intonandone a gran voce il testo. Ma sarebbe servito molto più quella sera per ferire l’orgoglio di Kriystal. Solo poco tempo prima, all’inizio del soggiorno presso il popolo di Cairne, il suo destino di diventare paladina era stato messo in dubbio dalla sua poca esperienza nell’arte degli incantesimi. Il risultato ottenuto quel giorno, se pur basilare, poteva rappresentare il primo di molti traguardi.
   Per fortuna il suo maestro era l’unico a pensarla esattamente come lei:“Il primo passo per diventare un paladino!” esclamò picchiando il suo boccale contro quello dell’allieva.
   “Credevo che avrei dormito in quel campo, ora invece mi sento rinata!”
   “Tuttavia non interrompere i tuoi momenti di incanalamento di mana. Già domani pensavo di insegnarti un altro incantesimo”
   Kriystal si sentì mancare al solo pensiero:“Così presto?” il suono della sua domanda si trasformò in uno squittio.
   “Tempi duri rossiccia!” la punzecchio Vonch. E tragicamente le sue furono le parole più profetiche di tutta la serata. Tempi duri in cui Azeroth non avrebbe passato più periodi così tranquilli.
   L’alba del giorno seguente Bithah trovò con stupore Kriystal giunta in anticipo nel punto d’incontro. Il paladino portava con sé quello che l’elfa riconobbe con orrore come un ceppo di legno pressoché identico a quello ostinatamente abbattuto. “Dimmi che non è vero!” lo implorò.
   “La parte di lezione sull’Esorcismo possiamo darla per conclusa. Oggi volevo insegnarti un’abilità di minor impatto, ma essenziale in casi estremi dove la tua spada non fosse a disposizione e il nemico si trovasse a troppa distanza per abbatterlo con un incantesimo ravvicinato”
   “Non credevo che il paladino fosse capace di tali magie” ammise Kriystal ora entusiasta di scoprire il proseguimento.
   “Per questo la classe paladina è una delle più poliedriche” sorrise Bithah:“e per questo oggi ti addestrerò nell’utilizzo del Martello dell’ira!” Inizialmente Kriystal non fece altro con lo sguardo se non buttarsi nella ricerca di un martello posto nei dintorni. Ma quando a mani vuote tornò al suo maestro Egli le spiegò il tutto:“Anche qui come per l’Esorcismo il nome non ha più il significato originale. Tutto lascia intendere che il primo paladino che utilizzo quest’incantesimo fosse dotato di un martello, e per questo il nome è rimasto tale”
   “Stai cercando di dirmi che oggi siamo in grado di armeggiare quest’abilità con qualsiasi arma?”
  “Non con qualsiasi!” l’ammonì Bithah:“ma con l’arma più in simbiosi con il paladino”.
Il pensiero di Kriystal balenò immediatamente al pugnale. Senza nemmeno rendersene conto la sua mano si era poggiata alla fodera che lo conteneva. “Proprio così” rispose il paladino ad una domanda che questa volta l’elfa non aveva fatto. Le ore che seguirono Kriystal le passò lanciando l’arma dal manico in legno di quercia tentando di conficcarlo a debita distanza nella corteccia del tronco. Tale esercizio apparentemente non aveva alcuno scopo, ma l’elfa fu lieta di scoprire che le riusciva più che bene. Dopo solo una decina di tentativi Bithah le chiese di smettere e quando Kriystal gli domandò se qualcosa non andava nel suo modo di praticare la prova Egli le rispose semplicemente che era giunto il momento di avvicinarsi ulteriormente all’apprendimento del sortilegio.
  “Ne dovrei dedurre che posso risparmiarmi giorni e giorni a provare ad uccidere poveri alberi?” concluse allegra l’elfa consumando il pasto che si erano portati dal villaggio.
   “Non ne avremmo comunque il tempo” sorrise il paladino prendendo a morsi un fresco tocco di pane:“Se si riterrà conclusa la faida fra i Bloodhoof e i Grimtotem potremo nel giro di due soli ripartire per il nostro viaggio. Alcuni adepti di Cairne hanno portato indicazioni su dove recuperare la runa di cristallo individuata da te, Soran e Vonch. Se tutto andrà secondo i piani riusciremo ad impedire a quei mercenari di consegnare il pacchetto. Speriamo d’esser fortunati, la riuscita della nostra missione comporterebbe non solo rallentare i piani del Re dei Lich, ma anche ottenere informazioni utili circa il disegno di Arthas da quel Flaghart di cui ci avete parlato” Kriystal era abbastanza cosciente da capire che da una loro semplice missione di basso grado potevano dipendere le sorti di un’imminente guerra la cui minaccia incombeva su tutta Azeroth. Tuttavia l’idea di rivedere quel viscido e crudele umano bastò a farle passare l’appetito.
   In poco tempo furono nuovamente nel cuore della lezione:“Ora voglio che focalizzi questo pugnale!” le ordinò Bithah facendo pendere fra le sue dita la piccola arma dell’elfa:“voglio che tu prova la sensazione sottile, quasi invisibile, di un’intimità nascosta che ti colleghi ad esso”. Kriystal non sapeva come riuscire in tutto ciò, ma si impegnò a fondo affinché sentisse un qualsiasi brivido o tremito lungo il corpo. Niente.
  “Niente?” indovinò Bithah:“nulla che ti impedisca di restare senza questa lama?”
  “Mi sta molto a cuore, certo, ma non capisco come questo ne possa fare l’arma che permetterà di attuare quest’incantesimo!”
  “Non è un’emozione a permetterti di usare questo pugnale come Martello dell’ira. L’emozione c’è già, quest’arma è la prescelta, io lo so..”
   “Come lo sai?” lo interruppe senza riguardo Kriystal.
   “Con un semplice sguardo più profondo alla sua natura vi si può leggere il vero e unico testimone del motivo che ti ha spinta ad intraprendere questo viaggio. Ti è stato donato da tuo padre. Ti chiedi come posso saperlo? ogni primo figlio di sangue nobile raggiunta la maggiore età riceve un dono all’apparenza insignificante. Qualcosa costruito con materiale originario della terra natia. Ed è chiaro che il manico di questo pugnale è fatto di un particolare tipo di quercia. Essa nasce nelle foreste del regno di Silvermoon. Dimentichi che anch’io ho passeggiato lungo i sentieri di quei boschi incantati. Riconoscerei questa corteccia anche fra milioni!”
   “Questo non vuol dire che sia l’arma giusta per…”
   “Tuo padre è uno dei motivi che ti ha fatta fuggire da Silvermoon e che ti ha portata a provocare involontariamente una rivolta popolare nella pacifica e spettrale colonia di Tranquillien. Vuoi diventare un paladina ma la legge della tua città natale, legge rappresentata da tuo padre e dagli altri Signori di Silvermoon, te l’ha impedito ogni volta che hai cercato di presentarti agli esami di ammissione. Sei combattuta con te stessa per la scelta che hai preso. Ogni volta che chiudi gli occhi interpreti un dialogo immaginario con tuo padre e se una notte gli chiedi scusa per averlo abbandonato, la notte dopo difendi a spada tratta i motivi per cui lo hai fatto!”
   “Chiaro” ammise Kriystal, azzerata. Aveva sempre sperato di non essere così trasparente agli occhi dei suoi compagni di viaggio. Tuttavia fu contenta che fosse Bithah ad averla scoperta:“ma non voglio tornare a casa proprio ora”
   “No che non lo vuoi” concordò il paladino:“ed è proprio per questo che tu sei qui. Proprio perché non ti vuoi arrendere ora hai bisogno di tenere stretto questo oggetto e lui ha bisogno di rimanere stretto a te. Cominci a capire?”
   Kriystal non guardava più il suo maestro, i suoi occhi erano penetrati a fondo nel pugnale che ancora pendeva nel vuoto:“Credo di si”.
   Ma quando finalmente l’elfa sembrava essersi convinta Bithah abbassò l’arma:“Molto bene. Passerai il resto della giornata a cercare di perforare a distanza il tuo bersaglio” girò improvvisamente i tacchi e fece per andarsene. Kriystal si trovò a non capire ancora una volta cosa stesse accadendo:“Te ne stai andando? E il mio pugnale?”
   Bithah si limitò a regalare un altro dei suoi cordiali sorrisi:“Se questa è davvero l’arma giusta focalizzala nella tua mente, incanala il mana e il Martello dell’Ira avrà successo!” e in pochi istanti l’aveva nuovamente abbandonata. Come poteva lanciare il pugnale che il paladino si era appena portato via con sé?
   Avendo imparato nei giorni passati a Thunderbluff che non valeva la pena porsi un numero esagerato di domande, Kriystal arrivò alla conclusione che doveva trattarsi sicuramente di un esercizio basato sulla postura adatta per lanciare un’arma a distanza. Sembrò quasi avere un senso, se non fosse che quella fase doveva essere appartenuta a tutta la prima parte della giornata.
   Persa fra mille aghi verdi Kriystal ancora una volta non sapeva cosa doveva fare, se non eseguire l’unica indicazione di Bithah che sembrasse sensata: incanalare il mana. Dove incanalarlo, ancora una volta l’Elfa lo scoprì per tentativi. Per tre volte simulò il lancio dell’arma, ma non accadde nulla. Si sentì improvvisamente una stupida e arrossì al solo pensiero che individui altezzosi come Thehorde potessero scovarla in una situazione ridicola come quella. Thehorde era il primo Elfo del sangue incontrato sulla sua strada il giorno in cui era fuggita da Silvermoon. Ricordò controvoglia come in quell’occasione Egli le aveva salvato eroicamente la vita. Le seccava più di ogni altra cosa l’idea d’essere in debito con una figura odiosa come quella del Warlock rosso. Eppure il pensiero di sentirsi indifesa al centro della Cicatrice morta la esortò improvvisamente a trovare l’energia adatta. Immaginò al posto del ceppo legnoso uno di quegli abomini abitanti il lungo crepaccio privo di vegetazione. Non fece troppa fatica a ricordare l’orribile sensazione del fiato pesante e affannato sul collo. Come dal nulla, il pugnale sembrò apparirle in mano.
   Kriystal era ben consapevole che si trattasse di una semplice impressione, scrutandosi la mano sinistra non vide nulla, ma sapeva che il suo mana stava riproducendo in tutto e per tutto le fattezze dell’arma. Decisa a scoprire se tutto ciò avesse un senso prese posizione senza pensarci troppo e con forza e precisione simulò un lancio in direzione del suo bersaglio. Se il silenzio non fosse stato interrotto da un secco suono, Kriystal avrebbe creduto che non fosse accaduto nulla.
   Si avvicinò timorosa al tronco. La ferita del suo pugnale era proprio lì, sulla corteccia. La riconobbe fra le altre perché ancora consumava quel vapore cristallino e leggero tipico degli incantesimi, pressoché identico a quello presente quando evocava Silbar o quando Vonch chiamava in campo il suo Spirito.
   Era riuscita utilizzando il mana a creare un’identica copia istantanea del suo pugnale. La funzione di un incantesimo come il Martello dell’Ira era esplicita: colpire nemici a distanza senza il disturbo di dover recuperare ogni volta l’arma. Si trovò ancora una volta stupita di sé stessa. Era convinta che ciò che le avrebbe permesso la riuscita dell’incantesimo fosse focalizzare qualcosa, o qualcuno, legato all’arma, a casa, a sé. Credeva che sarebbe servito rievocare l’immagine di suo padre, come motivo del suo viaggio, come costante che la spronava a continuare il suo cammino. Invece, Thehorde.
   Il più despota, insopportabile e sgradevole Sind’orei che avesse mai incontrato dopo il vecchio Chidril. La chiave di volta che l’aveva appena spinta ad utilizzare un incantesimo di medio livello fu il ricordo del giorno in cui si incontrarono per la prima volta. La Cicatrice Morta. Forse perché inconsciamente aveva sin da subito desiderato ardentemente colpirlo con il Martello dell’Ira? Sorrise fra sé e si sedette tra i fiori colorati, persa in mille pensieri  ma soddisfatta per il risultato del proprio repentino addestramento. Anche questa è fatta, pensò, e raccolte le proprie cose si avviò verso le alture ansiosa di raccontare tutto a Bithah.
   Per pura coincidenza una volta giunta ai piedi di Thunderbluff la carrucola levatoia stava fermandosi al suolo e rivelò contenere un gruppo formato dal paladino, Vonch, Robil e il Warlock rosso, assieme a Baine e Cairne Bloodhoof.
   “Eccoti! non crederai mai a quel che sto per raccontarti!” esclamò entusiasta l’elfa correndo verso il maestro. Ma dovette fermarsi di colpo quando sia accorse che l’attenzione dei presenti era fortemente rivolta verso un punto oltre le sue spalle, qualcosa giù a valle che ancora lei non riusciva a vedere.
   “Dalle alture hanno avvistato un Kodo imbizzarrito diretto verso di noi” l’avvisò Bithah ignorando del tutto le parole dell’elfa e mantenendo uno sguardo teso all’orizzonte.
   “Un Kodo con sella e stendardi di Thunderbluff” aggiunse Cairne. Il tono grave della sua voce lo faceva assomigliare terribilmente ad un animale ferito:“eppure senza cavaliere”.
   Ora che avrebbe preferito ignorare il tutto Kriystal capì e non ebbe più bisogno di ulteriori spiegazioni. Se la cavalcatura del messaggero di Cairne era di ritorno sano e salvo, dov’era il messaggero di Cairne?
   “Figliolo, non c’è tempo di chiamare altri soldati. Riesci a fermarlo da solo?” domandò il capo villaggio ad un Baine che annuì in silenzio.
   “Potete contare su di noi” offrì il suo appoggio Thehorde.
   “Troppe persone sarebbero solo un intralcio, ma ti ringrazio fratello”
   “Un Kodo è grosso da fermare con la sola forza delle mani” fece notare Bithah, senza mancare di rispetto al corpo muscoloso del Tauren.
   “E chi ha detto che lo fermo con le mani?”
   “Ma Baine!” lo rimproverò l’anziano Cairne con meno energia di quanto avrebbe voluto.
   “Padre, se fosse solo un Kodo impaurito ne potrei fermare tre in una volta sola. Ma quel poveretto è soggetto ad un qualche sortilegio dei Grimtotem!”
   “Come fai ad esserne certo?” domandò Robil.
   “Un Kodo non è un lupo, od un qualsiasi animale che sappia ritrovare casa affidandosi al proprio olfatto. In preda al panico fuggirebbe alla rinfusa senza un ordine preciso. Questo invece sta correndo lungo il sentiero principale” spiegò Cairne, sconfortato, perché costretto per forza di cose ad appoggiare il figlio:“fai ciò che devi figliolo”
   “Si, padre” Obbedì Baine e slacciò il suo enorme martello dal fodero della cinghia. Gli occhi e la postura erano quelli di un guerriero, ma l’espressione non era colma di rabbia. Anche un’ingenua come Kriystal riconobbe la pena e il dolore sotto al pelo del principe Tauren. Baine prese posizione dando le spalle al gruppo di Sind’orei e al padre. Le gambe larghe, la schiena leggermente incurvata. Dalla prospettiva in cui si trovava Kriystal lo vide ancora più grosso del solito. Nell’arco di un paio di minuti anche lei poté scorgere la grottesca e robusta figura del povero animale che, terrorizzato da chissà che cosa, alzava sotto ai suoi pesanti passi un polverone di sabbia e terra. Il tonfo dei passi era sempre più forte.
   La bestia spaventata ora era a pochissimi metri da loro e quando vide davanti a sé l’imponente figura di Baine Bloodhoof non si intimorì. Al contrario, incalzò abbassando la testa. Quando la collisione era ormai inevitabile il movimento del martello di Baine fu così deciso che il rumore provocato all’impatto con il cranio dell’animale fu terrificante. Sembrava che avesse colpito in pieno un masso. Il Kodò sbandò violentemente a sinistra e se non fosse soggiogato a qualche incantesimo sicuramente se la sarebbe filata. Invece una volta riassestato si dedicò nuovamente ad aggredire il principe Tauren, il quale sembrava solo voler concludere lo scontro nel più breve tempo possibile. Un altro colpo di martello arrivò dal basso e fracassò la mascella della creatura, la quale sembrò non accorgersene nemmeno.
   “Ti prego, deciditi a morire!” lo implorò Baine, scansandosi per evitare l’ennesimo tentativo di carica del Kodo che lo portò a scivolare nel terriccio, alzando un banco enorme di polvere. Approfittando del nemico temporaneamente accasciato al suolo e goffo nel tentativo di rialzarsi, Baine non demorse. Afferrò nuovamente il martello con due mani e con tutta la sua evidente forza schiacciò sotto al suo peso la testa dell’animale. Il rumore che risuonò nell’area circostante lasciò intendere senza ombra di dubbio che il nemico era morto. “Scusami” sussurrò Baine cadendo inginocchio fra la polvere e il sangue.
   “Nessun messaggio? Niente da parte dei Grimtotem?” tagliò corto Cairne. Alle parole del padre Baine tornò alla realtà. Cominciò a studiare l’equipaggiamento da cavalcata del Kodo abbattuto, alla ricerca di qualche indizio circa la sorte del messaggero. D’un tratto scorse un sacco legato all’intelaiatura della sella che prima non aveva notato:“Qui c’è qualcosa!” il gruppo rimase immobile in attesa della verità.
   Baine abbandonò a terra il martello e cominciò a sfilare il laccio per scoprire l’involucro. Senza che il resto dei presenti accedesse anch’egli al contenuto del sacco l’improvvisa reazione di Baine fu esplicativa. Il grosso Tauren cominciò a farfugliare qualcosa in lingua Tha’re.
   “Cos’è che non è possibile? Parla!” lo esortò Cairne.
   Il lamento di Baine cominciò ad assomigliare ad un ululato soffocato. Thehorde sorpassò il vecchio capo villaggio e si avvicinò al principe Tauren ancora inginocchiato. Dall’alto delle spalle di Baine l’occhio del Warlock rosso cadde sul fagotto che il grosso guerriero stringeva piangente fra le mani. Lo sguardo che Thehorde rivolse immediatamente a Cairne Bloodhoof tradusse tutto il dolore che il figlio stava provando:“Il vostro messaggero è tornato” disse:“Maghata Grimototem ha risposto negativamente alla vostra offerta”
Cairne Bloodhoof non disse una parola. Come perso in un mondo tutto suo borbottò qualcosa fra sé e girando le spalle a tutti ritornò in tutta fretta alla carrucola levatoia. Kriystal stava ancora guardando il Warlock rosso cercare di convincere il guerriero a lasciare andare il sacco che solo ora rivelava ciuffi di manto scuro.
   “Penso sia inutile rivelarti quel che c’è là dentro” Bithah si rivolse a Kriystal come sua pari:“Inutile dirti che stiamo per essere coinvolti in una battaglia che non è nostra”
   Le parole di Bithah non toccarono minimamente l’elfa. Sapeva che Baine Bloodhoof stava stringendo e piangendo la testa mozzata del messaggero inviato ad Altovento per contrattare con Maghata Grimtotem. Sapeva cosa ne sarebbe conseguito. Le lacrime furono difficili da trattenere, esattamente come era difficile trattenere i pensieri che le stavano inondando la testa come un fiume in piena:“Ho intenzione di combattere” il suono della sua voce era un sussurro quasi inudibile:“combatteremo e li uccideremo. Li uccideremo tutti”.



Nd. Che dire, siamo arrivati infine al dicciassettesimo capitolo di questo racconto basato sul fantastico mondo di World of Warcraft. 
   Pur non essendo fra i più cliccati lasciatemi dire personalmente che è un onore controllare periodicamente il mio account e notare l'accrescimento del numero dei miei lettori ( ad oggi il primo capitolo
 ha raggiunto i 600 lettori! ) e ogni volta gustarmi opinioni e critiche del mio unico recensore ( come farei senza? ). Non sapendo precisamente quale seguito di fedeli stia avendo la mia storia mi baso sulle cifre e per questo vi ringrazio di cuore, da chi è giunto sin qui e anche a chi ci ha provato ma proprio non riesce a farsene una ragione: GRAZIE! e proprio attaccandomi a quest'ultimo fattore ( la lunghezza dei capitoli ) un grazie di cuore a chi sta leggendo questa Nota d'autore, perchè significa che è arrivato infondo ad un ostico capitolo come questo e spero non sarà l'ultimo che leggerà! mi rendo conto di quanto sembri che in esso non sia accaduto alcunchè, ma ai più osservatori risulterà chiaro che si tratta di un importante passo di maturazione per la nostra ingenua eroina. Kriystal sta crescendo sotto ai nostri occhi, lentamente certo ( il 24 Ottobre abbiamo festeggiato i 3 anni di vita del racconto! ), ma il soggiorno a Thunderbluff, le insidie e le faide fra i Clan di Tauren, le amicizie e le antipatie fra i Sind'orei suoi compagni e le figure che incontra lungo il suo cammino ( per non parlare dalla minaccia del Nord che vede l'entrata in scena [anche se Extradiegetica] di un personaggio come Arthas Merethil, conosciuto da tutti i veri appassionati del videogioco come il protagonista dell'espansione WRATH OF THE LICH KING, periodo storico in cui gli eventi della mia storia sono ambientati ) sembrano avvicinare sempre più l'aspirante paladina a dare un senso al suo viaggio. 
Raggiunta questa tappa apparentemente di puro transito, Kriystal e i suoi compagni sono in dirittura d'arrivo verso la conclusione dell'avventura alla quale non manca poi così tanto. Spero di vederci infondo! continuate a seguirmi e a darmi le vostre opinioni! ;)

 
  
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