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Autore: tempebrennan    11/12/2013    2 recensioni
Mentre Quinn deve fare i conti i suoi sentimenti per Rachel, Santana è stata messa in punizione da Schue per aver fatto ubriacare Sue: deve fare da tutore alla nuova arrivata Sugar, che le farà scoprire qualcosa di se e di Brittany che le cambierà la vita.
"E non si può giocare né col futuro né col destino".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Sugar Motta | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota della psuedoautrice. In questo capitolo il punto di vista cambia, dalla seconda persona alla terza persona singolare, per dare una visione più completa..ma dal prossimo capitolo tornerò dal punto di vista di Santana. Buona lettura!

 

 

Lo sguardo di Quinn conferiva un nuovo significato alla parola scettico.
“Che c'è, è meravigliosamente intelligente!” esclamò Rachel.
“E tu sei meravigliosamente impazzita” rispose Quinn alzando gli occhi al cielo.
D'accordo che era un appostamento. D'accordo che dovevano mandare a monte un appuntamento. D'accordo che Santana era stata rinchiusa nel ripostiglio. Ma il passamontagna di Rachel era eccessivo.
Ignorandola, la bionda alllungò la mano e colpì con uno schiaffo abbastanza forte il braccio di Sugar.
“Ehi Bella Addormentata sei pronta?”.

No, Sugar non lo era. Doveva andare tutto come aveva previsto o lei sarebbe.. no, non ci voleva nemmeno pensare, ma in cuor suo sapeva che la remota possibilità esisteva. Era come camminare in equilibrio su un filo sospeso in aria, un passo falso e ti ritrovi a volare per centinaia di metri sperando che ci sia una rete a salvarti.
Quella rete si chiamava Brittany Pierce ed era sua madre.
Si ripetè per l'ennesima volta le parole di Santana: non permettere alla paura di impadronirsi di te o farai qualcosa di veramente stupido.

“Si, sono pronta” disse cercando di non far trasparire l'ansia.
Rachel intanto stava borbottando qualcosa fra sé e sé e gesticolava impazzita; Quinn le si avvicinò quel tanto per capire cosa stesse facendo.
“Non ci credo” disse incredula “Stai cantando il piano!”.
“Altrimenti non me lo ricorderò mai” si giustificò lei arrossendo.
Stavano per uscire di casa quando la loro attenzione fu attirata da violenti pugni su una porta e una voce ovattata che strillava in spagnolo.
“Oh giusto” sospirò Quinn “Santana”.
Per tutto il viaggio la latina si lamentò per il trattamento ricevuto e bersagliò Rachel di frecciatine, finchè Sugar non le bisbigliò in un orecchio:” Brittany”.
Quinn le sorrise, grata di aver finalmente zittito Santana.


Santana lanciava continue occhiate nervose all'orologio. Erano le 19 e 45, ancora quattro ore e quindici minuti e Sugar sarebbe scomparsa dalla sua vita, trascinando con sé l'immensità di sentimenti che provava per Brittany.
Torturandosi una pellicina dell'unghia, osservò distratta Quinn ripetere il piano a Rachel, che saltellava sovraeccitata, e Sugar, i cui occhi colmi di preoccupazione le strinsero in un nodo stretto lo stomaco.
“Tu resti qui” ordinò Quinn rivolta a Santana che, per tutta risposta, tirò fuori dalla borsa un numero di Vogue.
“Aspetta Sugar”.
La latina arpionò il braccio di sua figlia e la costrinse a rimanere seduta nel sedile posteriore. Le carezzò la guancia sussultando al contatto della sua pelle bollente contro quella fredda di Sugar; le sembrava così indifesa eppure così forte da provare a cambiare le carte in tavola.
“Non avere paura d'accordo? Io sono qui, qualunque cosa accada”.
“Mi dispiace San, non volevo offenderti ieri” mormorò Sugar mentre una lacrima si faceva strada silenziosa sulla sua guancia scontrandosi con le dita di Santana.
Santana spalancò le braccia e Sugar vi si tuffò senza indugio, nascondendo il viso contro il suo collo.
“Eccoli!”.
L'annuncio squillante di Rachel le separò.
Era arrivato il momento di dare un calcio nel culo alle avversità e di inseguire il destino.


Il collo di Quinn ruotò in maniera impressionante mentre lei chiudava gli occhi rilassata. Si sentiva un po' come un un film, quando i buoni erano in missione per spaccare qualche osso ai cattivi.
Videro Artie comparire in fondo alla strada, elengantissimo. Sugar ringhiò qualcosa di molto poco gentile fra i denti, gesto che a Quinn ricordò molto Santana e il suo lato iperprotettivo nei confronti di Brittany.
“Sugar, a te l'onore di aprire le danze” sorrise Rachel.
Sugar scivolò fuori dalla macchina e andò incontro ad Artie.
“Artie!” lo salutò con eccessivo impeto “Come stai? Come mai qua?”.
“Ceno com Brittany. Tu invece?”.
Sugar impallidì, aveva un vuoto di memoria. Le emozioni l'avevano improvvisamente sopraffatta, investita come un treno in corsa; le mani le tremarono, animate dal desiderio di schiaffeggiare Artie per aver separato le sue mamme ed aver incasinato il destino.
“Ehm..aspetto”.
Lui aggrottò le sopracciglia e decise di lasciar correre. Stava per andarsene quando Sugar riprese a parlare velocemente, non lasciandogli altra scelta se non ascoltarla.
Le lezioni di recitazione di Rachel servivano a qualcosa allora, pensò Sugar stringendo i pugni nelle tasche.
Parlò finchè Artie non le fece notare di essere in ritardo e la superò, entrando nel locale.
Il suo sguardò vagò prima al cielo e dopo alla macchina, dove Santana era apparentemente immersa nella lettura ma sapeva che in realtà era solo un modo per tenere occupata la mente con qualcosa che non fossero lei stessa o Brittany.
Si sedette sul marciapiede sperando.


Rachel uscì dal bagno del Belgrissino e a Quinn per poco non cadde il piatto di mano: indossava una parrucca bionda e delle lenti a contatto azzurre, un cortissimo vestitino che lasciava molto poco all'immaginazione e tacchi vertiginosi. 
“Dio, ma non rinuncia mai a quelle dannate calze?” la voce acida di Santana rimbalzò nell'orecchio di Quinn facendole quasi cadere il telefono nel bicchiere.
“Sta zitta e fammi godere la scena” tagliò corto Quinn chiudendo la telefonata.
Intanto Rachel si era avvicinata al tavolo di Artie e Brittany, la quale aveva un'aria davvero irritata. Certo, il ritardo di mezz'ora doveva aver sortito l'effetto desiderato.
Quinn si perse guardandola: i capeli biondi svolazzanti, l'adorabile t-shirt a righe nere con un cuore disegnato e gli shorts, quei magnifici stivali che le facevano un sedere spaventoso.
Ci credo che Santana ha perso la testa, pensò.
Il braccio di Brittany la riportò indietro di dodici anni, al giorno in cui probabilmente Santana si era innamorata.

 

Le estati dei meravigliosi anni novanta erano sempre uguali e non mancavano mai i bambini che vendevano le loro creazioni: disegni, braccialettini di perline, bambole, ogni parco aveva il suo mercatino privato dove ci si litigava e si contrattava fino all'ultimo per uno sconto. Che fossero figurine o caramelle non aveva importanza: si sentivano grandi e padroni delle loro finanze.
Ogni giorno Santana si faceva quasi un'ora di autobus per andare a trovare Quinn e la sua vicina di casa Brittany; le erano simpatiche quelle due biondine che l'avevano scelta come amica. A sei anni fa male essere lasciata in disparte.
Oh guarda, un mercatino!” aveva esclamato allegra Brittany trascinando Santana per mano verso i bambini.
La latina aveva alzato un po' la voce per farsi strada ed ora gli occhi blu di Brittany scrutavano attenti ogni mercanzia. La piccola ballerina si sentiva importante, come se Santana le desse quel che le mancava per sentirsi sull'Olimpo. Adorava Santana, la sua lingua tagliente ed i sorrisi che le riservava.
Brittany si mordicchiò il labbro indecisa, Santana, leggermente dietro, continuava a stringerle la mano paziente.
Quanto costa?”. Aveva sentito la mamma chiedere così ed a Brittany era parsa una domanda da grandi, perciò l'aveva ripetuta.
Era un piccolo braccialetto di cuoio intrecciato verde e marrone. Il bambino la guardò e rispose con tono professionale:” Quattro caramelle e due liquerizie”.
Brittany frugò in tasca e tese timidamente una caramella di menta.
Ho solo questa..”.
Mi dispiace, niente da fare” la schernì il bambino.
Ma a me piace!” protestò Brittany con le lacrime agli occhi.
Intanto Santana si era fatta avanti in silenzio. Brittany era veramente triste e lei non sopportava di vederla piangere, Britts aveva la risata più divertente del mondo ed i suoi occhi si coloravano di un azzurro ancor più splendente quando rideva.
Hai solo una caramella! Non posso darti il braccialetto. Vedi Mike? Lui ha le caramelle e le liquerizie!”. E detto ciò prese dalla mano del bimbo con gli occhi a mandorla i dolciumi.
Ma non aveva fatto i conti con Santana.
Lesta la latina rubò il contenuto della mano di Mike e pagò soddisfatta il braccialetto.
Ma erano miei!” protestò Mike.
Sei troppo lento! Come una tartaruga” ghignò Santana e, come tocco personale, gli fece la linguaccia. Mike la guardò per un secondo prima di scoppiare a piangere disperato.
Andiamo Britts” concluse Santana ed insieme raggiunsero Quinn. Dopo che Santana le ebbe legato il braccialetto al polso, Brittany l'abbracciò forte dandole un bacio dietro l'orecchio. Quinn non si sarebbe mai scordata i brividi sul braccio di Santana mentre si incamminavano verso il parco, sempre mano nella mano.

“Salve! Questa sera lo staff del Belgrissino ha voluto esaudire il desiderio di un nostro affezionato cliente, Artie Abrams! Che ne dite di un po' di Bryan Adams per scaldare l'atmosfera?”.
Con voce esageratamente squillante, Rachel si era calata immediatamente nella parte: Santana aveva avuto ragione ad insistere nel darle un compito canoro, non avrebbe sicuramente mandato a monte la serata.
“Artie?” sussurrò imbarazzata Brittany. Avrebbe voluto scomparire, si vedeva lontano un miglio.
Era un bel rischio perchè a Brittany piacevano queste romanticherie melense ma era valsa la pena.
Le luci si abbassarono e Rachel attaccò a cantare 'Everything I do I do it for you”.
Era bravissima, la sua voce spaccava ogni vibrazione, ti pervadeva di tranquillità: certo, a patto che non fosse Run Joey Run. Santana rideva ancora.
Il sorriso di Quinn si allargò vedendo l'adorabile viso di Brittany trasformarsi in una maschera di imbarazzo ed irritazione quando Rachel attaccò Without you. Artie sembrava eccitato ed appagato, come se il teatrino fosse veramente una sua idea.
Quinn sbiancò notando Santana che sbirciava dalla finestra e le fece ampi gesti per allontanarla.
Quella cretina, pensò fra sé e sé, manderà tutto a farsi benedire. Si avvicinò a grandi passi alla latina.
“Vattene”.
Santana la ignorò. “Come sta andando?”.
“Bene. Adesso torna in macchina!” abbaiò Quinn.
“No, ho bisogno di vederla”.
La bionda prese un respiro, pregando che nessuno le vedesse e che Rachel continuasse a cantare. Adesso era passata a Jeff Buckley. Fin troppo romantico.
“No, tu hai bisogno di stare tranquilla. San, non so cosa stia succedendo ma devi fidarti di noi. Brittany è lì e vorrebbe solo sparire da questo locale, il che significa che sta andando tutto bene”.
Santana si lasciò convincere.


Tornata al suo posto Quinn fece cenno a Rachel che poteva smettere e la convinse con smorfie minacciose.
“Grazie! Grazie!”. Rachel si crogiolò negli applausi prima di sparire nel bagno a cambiarsi, poi avrebbe raggiunto Quinn e cenato con lei: se le avessero viste, avrebbe detto di essere entrata durante l'esibizione della ragazza con la parrucca.
Non fecero nemmeno caso alle portate, il loro interesse era catturato dal tavolo alla loro destra, dove Artie stava intrattenendo con pessime imitazioni Brittany, in quel modo quasi tenero che a Quinn ricordava Sam.
Sugar era ancora immobile sul marciapiede, troppo impaurita per alzarsi. Il tempo era incredibilmente volato e non mancava che un'ora alla mezzanotte.
Sospirò rassegnata.
Era stato bellissimo vivere davvero per qualche giorno, entrare in contatto col passato del suo presente per far vivere il futuro. Conoscendosi avrebbe preso la dolcezza e la sensibilità di Brittany ma anche l'acidità di Santana ed il suo sorriso capace di illuminare anche la notte più buia.
Allora significava questo vivere, godersi ogni momento perchè non sai mai quando esso potrà finire. Ed ora che stava per svanire rimpiangeva tutto: sentiva di non aver fatto abbastanza per salvarsi. Certo, Santana ci aveva messo del suo per rovinare le cose con Brittany ma lei, Sugar Lopez – Pierce, era artefice del suo destino.
Portò le braccia al petto e posò la testa sulle ginocchia, scoppiando finalmente a piangere.
Santana fu attirata dai singhiozzi ed accorse spaventata:” Che succede? Tesoro parlami, che hai?”.
Sugar si limitò a scuotere il capo ed a seppellire il viso nell'incavo del collo di sua madre; Santana chiuse gli occhi. Non era giusto.
Il piano stava andando a meraviglia, Rachel aveva perfino bucato le gomme dell'auto del signor Abrams, ma sua figlia stava morendo.
Vide ad un tratto il suo futuro scorrerle davanti: il diploma, la sua laurea e quella di Brittany, lei incinta, il primo passo di Sugar, la sua prima parola.
E decise di non voler rinunciare a niente.
“Stai qui, non ti muovere” le ordinò dolcemente staccandosi.
“Dove vai?” piangnucolò Sugar stringendosi ancor di più a lei.
“Da tua madre”.
La baciò sui capelli ed entrò nel locale.


Brittany aveva passato l'intera serata a fingere di essere interessata ad Artie ma la verità era un impellente desiderio quasi fisico di precipitarsi da Santana e guardare un cartone assieme a lei. O fare sesso. O fare il cambio di stagione. O qualsiasi altra cosa, bastava Santana.
Si era rimessa con Artie solo per farla ingelosire, lo doveva ammettere.
La storia di Sugar l'aveva scossa un bel po' e sì, ce l'aveva con Santana per averle omesso la verità.
Ma anche lei non aveva mai confessato una cosa a Santana: il suo amore.
Sì, Brittany era innamorata di Santana.
Un fulmine a ciel sereno, un'onda improvvisa, una ventata appena più forte: Santana era entrata nella sua vita con irruenza e vi era rimasta.
Era stata con molti ragazzi ma fare l'amore con Santana era stato..beh, diverso.
E cavolo se le era piaciuto.
Non era stato solo sentire l'eccitazione di Santana sulle sue dita, erano stati i gemiti e gli ansiti, i baci di Santana sulla sua spalla, le sue dita fra i capelli.
Una dolcezza propria solo di Santana.
“Scusate. Si salve, buonasera. Vorrei dedicare questa canzone ad una persona in questa sala. Mi manchi amore”.
Sussultò soprattutto Brittany udendo la voce di Santana nel microfono che si trovava sul palco in fondo al Belgrissino.


You've been on my mind
I grow fonder every day
Lose myself in time
Just thinking of your face

 

Quinn e Rachel si guardarono stupite: quell'idiota di Santana stava mandando a farsi benedire il loro perfetto piano!
Mentre Quinn snocciolava una serie di insulti verso Santana, Rachel osservava rapita Brittany: il volto della ballerina si era aperto in un meraviglioso ed innamorato sorriso.
“Credo che Santana abbia avuto il piano migliore” sorrise e Quinn non potè che scuotere la testa, nonostante i continui insulti alla latina.



So I dare you to let me be your, your one and only,
I promise I’m worth it,
To hold in your arms,
So come on and give me a chance,
To prove I am the one who can walk that mile,
Until the end starts.

 

 

La voce di Santana sfumò dolcemente. Accennò un sorriso fra le lacrime.
“Ti amo Britts” mormorò a testa bassa, poi uscì in silenzio ignorando i complimenti dei commensali.
Brittany si alzò di scatto mormorando un paio di scuse ad Artie e la seguì all'esterno, con Quinn e Rachel dietro di lei.
Santana era voltata; la mano di Brittany le si posò sulla spalla e lei si sentì girare su sé stessa per poi essere rinchiusa nell'abbraccio della bionda.
Santana rispose al bacio con passione, muovendo le labbra in sincrono con Brittany. Le strinse dolcemente la t-shirt e fece scivolare le dita sulla sua pelle lattea.
“Ti amo anch'io” sussurrò Brittany staccandosi per un secondo per poi riappropiarsi delle labbra carnose di Santana.
Ma un urlo le costrinse a separarsi. Sugar era rannicchiata su sé stessa, la testa abbandonata sul marciapiede ed il respiro molto corto e superficiale. Svenne ancor prima di spiegare la sensazione di compressione che sentiva sul petto.

  
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