Deliri
e chiarimenti:
Yep! Scusate il ritardo… sono una personcina orribile, lo
so, ma sono
presissima da una storia che sto scrivendo per un contest, e che
pubblicherò
appena possibile! Stay
tuned *-*
Ora
torniamo a noi! Kika96 nell'ultima recensione mi ha fatto notare che,
nella scorsa One shot, mancava qualcuno di moolto importante: Kankuro!
Sì,
avete sentito bene, sto parlando di quel figone truccato e muy sexy (si
scriverà così?) del fratello di mezzo! Quindi
questa One shot è tutta per lui!
Questa
è ambientata subito dopo la precedente, ed è
veerde
come il mio abete.
Torneranno
Naruto e Sasuke (tenerelli loro) e
comparirà un altro personaggio: la mia adorata Hinata chan
(lascia perdere il
biondino! Adotta un Kiba puccettoso e coccoloso!).
Non
è presente l’avvertimento incest, che
comparirà
solo in seguito, segnalato nello spazio autore (lettore avvisato!).
Detto
ciò vi lascio al mio scarso spirito natalizio,
se riuscirò posterò qualcosa per Natale (feste in
casa Sabaku yeahhh!), sennò
vi auguro già da adesso un felicissimo Natale e un Buon anno
nuovo!
Peace, Love and Sabaku no Brothers! ♥
ANOTHER
BRICK
IN THE WALL
Good
morning, Kankuro!
Il
campanello suona ininterrottamente da almeno un
minuto, sembra una marcia funebre fatta sotto la pioggia.
Kankuro
sbatte la spalla contro la porta, il mignolo
contro lo spigolo di qualcosa di indefinito, nella sua vista offuscata
della
mattina.
Ha
la bocca impastata, la lingua che sa ancora di
Montenegro e fragole, le dita appiccicose, il trucco evidente sulle
guance e i
capelli indecenti: lo scenario perfetto per spaventare chiunque sia
riuscito a
portarlo giù dal letto.
Continua
ad avanzare lungo il corridoio a luce
spenta, cercando di fare il più presto possibile, ma non si
rende neppure conto
di procedere sempre più lentamente.
Se
Temari si sveglia è morto, lo sa e ringrazia il
suo sonno pesante, la fortuna sfacciata e quel testimone di Jashin o
come si
chiama -che il giorno prima era venuto a dargli la buona novella- di
non
avergli lanciato il malocchio, come aveva promesso.
I
muri bianchi lo fanno tentennare, le foto appese
sono ancora dei vecchi proprietari, così brutte che neppure
se le sono portate
via. Cerca di schivare, con molta difficoltà, tutti gli
scatoloni, che devono
ancora disfare, lasciati lì, a terra, tanto prima o poi
qualcuno li metterà a
posto, no?
–
Un attimo, un attimo. – dice, o almeno crede di
essere riuscito a spiccicare due parole, e dall’altra parte
della porta
sembrano capire, perché il ronzio fastidioso smette, e
può permettersi di
prenderla con calma.
Appoggia
la testa contro il portone, respira,
respira, probabilmente si addormenterebbe lì, in piedi, se
una vocina non
passasse attraverso il legno, chiedendo se c’è
qualcuno.
Abbassa
la maniglia e se la tira dietro, sul
pianerottolo una figura alta e dal viso paffuto, lo saluta con un
sorriso a
trentadue denti e un pacchetto in mano.
Come
fa una persona a sorridere a certe ore non lo
sa, ma se non fosse una ragazza gli avrebbe già spaccato il
naso, tagliato le
orecchie e gettate in pasto a Baki, il loro pesciolino rosso.
–
Non vogliamo nulla – dice con un ringhio –
soprattutto a quest’ora del mattino, il tipo porta sfiga
è già venuto ieri e
non ha funzionato. – ed è tentato di richiudersi
dietro la porta e tornare a
dormire fino al ritorno di Gaara con la colazione, ma la ragazza lo
blocca,
portandosi avanti con il busto.
–
M-mi dispiace di averti disturbato. Sono le
un-undici, pensavo foste svegli.
È
visibilmente imbarazzata, le guancie sono rosse e
la testa scura si abbassa impercettibilmente, finché gli
occhi della ragazza
non cadono sui suoi boxer azzurri con le nuvolette bianche, ed
è costretta a
rialzarli ancora più disturbata dalla situazione di disagio.
Scuote
i capelli nerissimi, la frangia le copre gli
occhi chiari e scostanti, sarebbe pure carina se non fosse
così timida. Probabilmente
si nasconderebbe volentieri dietro la pianta sul pianerottolo,
piuttosto che
rimanere in quella situazione, eppure si fa forza e rimane, sfoderando
di nuovo
un sorriso.
Kankuro
non si è ancora chiesto chi sia questa
sconosciuta, che lo ha svegliato, dopo una serata poco tranquilla,
è troppo
assonnato per porsi domande, ma rimane a ciondolare sulla porta, come
un
completo idiota, grattandosi la pancia nuda.
–
È domenica, non compriamo enciclopedie neppure gli
altri giorni della settimana.
Si
stiracchia irrequieto, il petto si allunga, e la
moretta sembra in procinto di svenire dalla vergogna.
–
Ma i-io sono la vicina. Vi ho portato una t-torta perché
vi siete trasferiti da poco. Io sono Hinata Hyuga, io, mio cugino Neji
e il
nostro tutore abitiamo nell’ altro ap-appartamento sul
pianerottolo. Non ci
siamo mai incontrati, ma ho conosciuto i-ieri tuo fratello. –
Se
ha conosciuto Gaara probabilmente avrà aggiunto
cianuro all’impasto. O le noci, lui le odia. Quindi la bella
ragazza timida
serve solo come depistaggio, il vestitino porpora solo per incantarlo.
Le
supposizioni mezzo nudo, e con un palese mal di testa da post sbornia,
sono le
sue preferite, le macchinazioni, i complotti il suo pane quotidiano.
Kankuro
adora i polizieschi, ed è convinto di saperne fin troppo di
tentati omicidi, da
quando Gaara ha spaccato tutto il servizio di piatti in testa a suo
padre.
Da
quando loro tre si sono trasferiti gli manca
l’atmosfera inquietante della vecchia casa, il dover stare
attento persino al
ventaglio di Temari, e tutto lo spirito natalizio del nuovo
appartamento lo
infastidisce, cosa c’è di meglio di un bel giallo,
in cui la vicina carina
tanta di uccidere il fratello psicopatico? Già che
c’è potrebbe prendere lui il
controllo della situazione!
–
È per voi! – Hinata si allunga per porgergli il
pacchetto ben confezionato, il nylon stride, il fiocchetto rosso
terribilmente
invitante.
Conosce
le loro debolezze a quanto pare: Kankuro
riesce a sentire l’odore di cioccolato persino da
lì.
D’un
tratto dei passi scalpicciano contro il
pavimento delle scale. Delle risate. Risate! Ma è possibile
che tutti abbiano
voglia di ridere la mattina presto?
Forse
è un sogno, un terribile incubo. Probabilmente
chiudendo gli occhi si ritroverà sotto il piumone, e
arriverà Gaara con i
croissant secchi e bruciacchiati, della scarsissima pasticceria
all’angolo,
come gli aveva promesso la sera prima.
Si
sveglierà con l’odore del caffè e delle
uova per
la prima merenda delle tre del pomeriggio.
Eppure
alza le palpebre tremando seriamente, e si
ritrova davanti una ragazza svenuta e due boyscout con i pantaloncini
cortissimi
in pieno inverno.
–
Stiamo raccogliendo fondi per i meno fortunati,
per regalare un Natale felice a tutti! – un biondino
dall’aria scema gli fa un
sorrisone, di fianco a lui un ragazzetto imbronciato, bellissimo, ma
visibilmente irritato.
–
Guarda Sasuke! Questo qui ha i boxer come i tuoi!
– continua a parlare il primo, indicando le gambe di Kankuro.
–
Piantala Naruto! Siamo venuti perché Gaara ci ha
detto che avrebbe comprato le barrette, così avremo finito
prima e ci saremo
andati a scaldare al bar! – lo sgrida irritato, per poi
rivolgersi al cliente
leggermente frastornato, che solleva senza difficoltà Hinata
da terra, appena
svenuta – quindi è in casa o no,
quell’idiota? Non abbiamo tempo da perdere,
noi. – e sottolinea quel noi con molta enfasi.
–
Oh ci sei anche tu Hinata chan! Non i avevo vista!
– Naruto si sporge per salutarla e lei ricade a peso morto
tra le braccia di
Kankuro, il pacchetto tenuto stretto al petto.
No
questa non è di certo la sua giornata fortunata.
Il
ragazzo bellissimo sbuffa, si tira su i
calzettoni rossi, sui polpacci bianchi e depilati, scrolla le spalle e
inizia a
battere ritmicamente il piede a terra, come se si stesse innervosendo.
–
Allora, è in casa oppure no? – dice, e fissa
Kankuro da sotto le sue ciglia lunghissime.
–
No è andato a prendermi la colazione. – si sente
quasi colpevole nel rispondergli così, ma non capisce
perché.
–
Senti, possiamo aspettarlo dentro da te? Non
resisteremo altri dieci minuti al freddo! Rimaniamo solo
finché non torna e poi
ti lasciamo in pace. – Naruto sfodera un adorabile faccia da
cucciolo, a cui
nessuno saprebbe resistere. Neppure quello svitato di Gaara, a quanto
si
ricorda, visto che è stato lui a convincerlo a diventare una
persona migliore.
Kankuro
sospira, li fa accomodare in cucina e
appoggia Hinata su un divanetto beige, degli ex inquilini,
all’angolo.
Inizia
a preparare il caffè nella moca di Temari,
quella gigantesca che usa prima degli esami, riempie il misurino fino
all’orlo
e lo mette a bollire. La presenza dei due ragazzi lo infastidisce, lo
tiene in
agitazione, lo fa vibrare come una corda di violino: se fanno troppo
rumore sua
sorella li ucciderà. Tutti e tre.
Il
padrone di casa non si è neppure presentato, ma
Naruto inizia a fargli mille domande: sulla sua famiglia, sul nuovo
appartamento, sul suo lavoro oltre a quello da Drag Queen. Non si sente
neppure
in grado di brontolare sul fatto che pure Gaara si mette
l’eyesliner, ma
nessuno gli dice nulla.
Ad
un certo punto, quando la conversazione stava
diventando troppo idiota, persino per uno con la faccia così
scema, sente
rigirare la chiave nella toppa e un leggero – Sono tornato!
–.
La
testa rossa di Gaara fa capolino nella cucina, ha
tra le mani un abete altissimo e folto e un sacchetto stropicciato.
– Ti ho portato la tua brioche, ma vedo che non ce ne è stato bisogno – lo saluta, notando il dolce già tagliato e con delle fette mancanti – vado a svegliare Temari.
Quando
la sorella entra dalla porta, Kankuro le ha
già messo in mano un’abbondante tazza di
caffè bollente, mentre suo fratello e
Naruto stanno pensando a come addobbare l’albero per Natale.
Intanto
anche Hinata si è svegliata, dopo il secondo
mancamento e, dopo un po’ di insistenza, si è
messa a fare colazione con loro. Tutti
assieme.
Forse, trasferirsi da Suna, non è stata proprio una cattiva idea per Kankuro e neppure essere svegliato prima delle tre.