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Autore: Judee    15/12/2013    3 recensioni
Vedo la curva del suo mento, i denti bianchi perfettamente allineati, le labbra sottili, pura ambrosia, esplosione di dolcezza, zucchero senza colpa, che ammaliano, e quando le guardi riesci solo a pensare a come deve essere baciarle, assaggiarle, sentirle su di te. Vedo la fessura tra di esse, il naso dritto, le guance morbide, le fossette. Due piccole incavature, che circondano il suo sorriso, aggiungendo nettare al miele. Sta sorridendo.
“Annie”
*******
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONdo 
- la Neve inizia a cadere - 


Dopo una serata passata seduti sulle seggioline in plastica arancione della Biblioteca Distrettuale numero 4, ho salutato Finnick e sono andata a casa. Ho trovato mia madre e mia sorella intente a preparare la cena, mentre mio padre non era ancora rincasato dal lavoro. Sono salita in camera, e mi sono stesa sul letto, scarabocchiando a caso su un foglio pescato da sotto al letto, in mezzo a polvere e capelli. Ho disegnato una balena, una casa, una bambina che balla. Ok, no. Ho disegnato una salsiccia, un quadrato e un omino stilizzato con una bellissima gonna di tulle rosa. Ma l’importante è averci provato.
Ora sono seduta sul balcone che dà sul piccolo fazzoletto di terra che non ho nemmeno il coraggio di chiamare giardino, intenta a fissare le stelle immaginando di essere  una chissà quale studiosa, mentre con il dito traccio il profilo di una costellazione appena inventata. Immagino come sarebbe volare, stare distesa sulle correnti d’aria, lasciandosi trascinare da quelle magia misteriosa che è il vento. Mi piacerebbe essere lassù, vedere Panem, gli altri distretti, e poi, perché no, andare oltre, al di là del mare che bagna le spiagge del Distretto Numero 4, fino alla fine del mondo. Perché il mondo finirà prima o poi, no? Non può andare avanti all’infinito, come una sfera che ruota su sé stessa. Chissà se c’è davvero qualcuno, o se Panem è l’unica forma di vita sul Pianeta, come ci hanno insegnato a scuola. Chissà se nelle Nuova Terra gli animali sono come i nostri, se i delfini nuotano allo stesso modo, se i passeri cantano allo stesso modo. Chissà…
Una voce interrompe i miei pensieri: mio padre è appena rincasato, ed è l’ora di guardare il quotidiano programma mandato in onda da Capitol City, in preparazione ai Settantesimi Hunger Games. Mio padre aspetta con ansia l’edizione di quest’anno, dal momento che io non sono mai stata sorteggiata – e sospetto che questo sia il suo sogno segreto – sorte che invece è toccata a Finnick cinque anni fa. Il ronzio della televisione sembra davvero quello di un’ape, e non posso fare a meno di rabbrividire: quegli schifosi essere sono una specie di fobia nascosta, nel senso che non appena ne vedo una scappo urlando con le mani nei capelli. Ma questo mio padre non lo sa e non lo verrà mai a sapere, a meno che io non voglia ritrovarmi improvvisamente sola senza una famiglia. L’immagine congelata del Presidente Snow, incredibilmente rassomigliante ad una maschera di plastica, compare improvvisamente sullo schermo, mentre in sottofondo partono, subito imitati dai componenti della mia famiglia, cori di ovazione per L’Uomo Senza Alcuna Espressione Facciale, alias il Presidente. Devo ammetterlo, fino a pochi anni fa anche io ero così: ma a mia discolpa posso dire che ero solo una povera bambina innocente, succube degli avvenimenti del suo distretto, che vedeva i ragazzi più grandi offrirsi sempre volontari e tornare a casa felici e pimpanti nella maggior parte dei casi, ovviamente senza aver mai visto una sola edizione dei Giochi. Dire che dopo l’edizione di Finnick tutto è cambiato potrà sembrare ridicolo, ma è così. Anche perché, se ben ricordo, quando fu sorteggiato nessuno si offrì al suo posto, perché il Gymnasium (la scuola dove ragazzi e ragazze imparano, essenzialmente, ad uccidere) aveva dovuto chiudere a causa di un’inondazione avvenuta a Settembre, ed era quindi rimasta bloccata senza permettere a poveri fanciulli e pulzelle di esprimere tutto il loro potenziale omicida. Ergo, Finnick è pescato, nessuno si offre per salvargli la (bellissima) pelle, mentre tutte le ragazze si disperavano, fatta eccezione per la Tributa femmina, ben felice di passare una settimana a stretto contatto con Il Dio (simpatico nomignolo affibbiato al MIO – leggere bene, prego – ragazzo all’età di dodici anni. Ovviamente nessuno deve azzardassi a dirlo davanti a me, a meno che non voglia ritrovarsi senza capelli, braccia o qualsiasi tipo di arto). Inutile dire che la ragazza, Deverley Inane, è morta nell’Arena, uccisa dalla fame e dal freddo – come del resto tutti i Tributi tranne Finnick. Lui è stato l’unico che nella sua edizione ha ricevuto aiuti dagli Sponsor, e questo forse ha reso l’Arena meno difficile da sopportare, per lui. Forse, se non avesse dovuto uccidere, oggi sarebbe un normale ragazzo delle sua età. Forse, se i Giochi non lo avessero mai attratto nella loro trappola, ora Finnick non sarebbe con me, e questo mi renderebbe più felice, perché saprei che è tranquillo, sta bene. Ma la storia, come ho imparato a mie spese, non si costruisce con i “se” e con i “ma”, e Finnick è stato sorteggiato, ha preso il treno, se n’è andato, ha conquistato, ha ucciso, è tornato, è crollato. Sembrava così perfetto, quando è partito. Così forte. Poi il vento di Capitol City ha soffiato, e la bacchetta di vetro che è il suo animo è venuta alla luce, ed essa ha riflettuto tutte le mille sfaccettature del suo cuore, rendendolo vulnerabile, rendendolo indifeso. Forse è questo che ci ha avvicinati, credo. Anche io penso di essere, a mio modo, indifesa: come possono due mani sugli occhi nascondermi tutto l’orrore che c’è nel mondo? Come potrebbero delle mani sulle orecchie mettere a tacere le urla dei bambini mandati a morire? Sono cresciuta, stando con Finnick. Sono cambiata, ho preso coscienza del mondo che mi circonda, di cui, lo ammetto, fino ad allora non sapevo nulla. Scoprire cosa gli Hunger Games fossero davvero, scoprire come vivessero gli abitanti di Capitol, credo mi abbia reso una persona migliore. E lo dico senza vergogna, non per vantarmi o altro. È una cosa che ho acquisito, che mi ha fatto capire quanto fossi ignorante e illusa, e non vedo come la gente possa pensare che questo sia un vanto. Ora, seduta davanti al televisore, l’allegria del pomeriggio con Finnick ha lasciato il posto ad una profonda malinconia, che si accentua ad ogni sorriso di mia madre, ad ogni applauso di mia sorella, ad ogni complimento di mio padre. Li guardo e davanti a me non vedo dei mostri, ma persone normali, come me, come Finnick, che non hanno avuto la possibilità di scoprire come vanno davvero le cose. Preferisco vederla così, piuttosto che ammettere che la mia famiglia sia estremamente, fondamentalmente cattiva. È la mia famiglia, e non voglio.
“Buonasera abitanti di Panem. Anche oggi siamo qui, insieme, uniti come un solo corpo, nell’attesa dell’evento più importante dell’anno: i nostri Hunger Games!”
La voce di Snow sembra quasi un gracchio per colpa delle casse audio, ma il disprezzo nella sua voce, la cattiveria nei suoi gesti si percepiscono lo stesso, dai movimenti della bocca, dalla piega dei capelli. Trasuda marcio, quell’uomo.
“Come sempre, gli Hunger Games hanno la funzione di rappresentare la nostra unione come stato, come Panem. Qui non ci sono differenze. Qui non ci sono diversità. Qui è dove ognuno è libero di essere quello che è, senza limiti! E tutto ciò è possibile, abitanti di Panem, perché noi viviamo i pace. Una pace difficile, cercata, conquistata. Siamo rinati dalle nostre macerie dopo i Giorni Bui, ed ora siamo un popolo felice!”
Il vomito. Sento i conato lungo l’esofago, e devo trattenermi. Unna puzza di uovo marcio entra nella mia bocca e sale fino alle narici, mentre fingendo un attacco di tosse rimando giù la bile.
“Ed ora, abitanti di Panem, dobbiamo salutarci. Ma non disperate! I nostri strateghi hanno preparato una deliziosa sorpresa per voi. Felici Hunger Games! E possa la fortuna essere sempre a vostro favore”
La scena si sposta su una folla di cittadini festanti, che inneggiano al loro presidente. La scena è più o meno quella che si sta sviluppando a casa mia in questo momento, e a fatica trattengo il vomito. Il discorso di Snow è probabilmente quello che gli strateghi monteranno come sottofondo del video del giorno della Mietitura.
Rabbrividisco.
La Mietitura.
Mancano quattro soli giorni.
 

***



Ho il sangue sui capelli, sulle mani.
Ho il vomito sulle gambe, sui piedi.
Ho le lacrime sul viso, sulla pelle. 









**** ANGOLINO DOVE SONO RIPARATA DAI POMODORI CHE MI LANCERETE ***

Heilà! C'è nessuno?
Ok no. 
Bene. 
Come potete vedere, questo è il secondo capitolo. L'ho scritto in due giorni diversi, e credo si noti il passaggio da uno stilo più comico ad uno più in linea con il primo capitolo. 
QUINDI. 
Spero vi piaccia , e vi invito a lasciare una piccola recensione. 


Grazie a 
Yvaine_ per la sua recensione :) (molto, molto, mooolto gradita, continua così ragazza)

Per ora (ma solo per ora)
SAYONARA!

Judee

 
  
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