Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Diamante Narcissa Uchiha    16/12/2013    1 recensioni
*0*Storia arrivata terza al contest "[Multifandom & Originali] Il masochismo è un pacchetto colmo di prompts" indetto da visbs88.*0*
Una raccolta che si svolge in un'atmosfera d'incertezza.
Protagonisti saranno Grell in prima persona, Sebastian, molto presente, e William che vi sorprenderà.
Sorprese che però sono destinate a destabilizzarvi.
Immergetevi, quindi, in queste tetre vicende tra il buio e il sangue.
Genere: Horror, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'God save the Grelliam'
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03. The red room
Se ne stava rannicchiato per terra, la braccia a stringere le gambe lunghe e magre al petto, il marmo freddo del pavimento ad infastidirgli il fondoschiena e i piedi nudi.
Vestiva un telo rosso come i suoi capelli, come le pareti di quella stanza senza porte, come il suo stesso sangue che, ora impaurito, correva nelle sue vene.
Era umano, lo sentiva sulla pelle e nel cuore: la sicurezza data dalla sua natura di shinigami era totalmente scomparsa, lasciando spazio a un battito accelerato, a sudore freddo, ad occhi sgranati e membra tremanti.
Non avrebbe avuto paura se fosse stato un semi-dio, gli umani non potevano molto contro di loro, ma in quelle condizioni...
Era tutto buio intorno a lui tranne che per delle piccole lame di luce che filtravano da fessure grandi come occhi nelle assi di legno che serravano l'unica finestra.
Quella prigione lo rendeva instabile: da una parte lo rilassava, il suo colore era per lui fonte di sicurezza, dall’altra lo spaventava, era vuota, spoglia, priva di via di fuga.
Improvvisamente percepì nell'aria una vibrazione leggera. Alzò lo sguardo dalle proprie ginocchia ritrovandosi a fissare un’ombra luminescente, alla sua presenza anche la poca luce della finestra si era spenta; come fonte d’illuminazione quindi rimaneva solo quell’essere.
Aveva un viso ma i suoi lineamenti era indefiniti, ciò che, però, ben si distingueva era un paio d’iridi rosso inferno.
L'essere gli si avvicinò muto e allungò la sua mano incorporea.
Lui allungò la propria e, sorprendentemente, riuscì ad afferrare l'altra. Si tirò, allora, in piedi ma a fatica.
Sorrise: quell'ombra sembrava venuta ad aiutarlo.
Vide la bocca semitrasparente ricambiare il suo sorriso con un ghigno storto.
Fu sbalzato così contro la parete davanti a sé con forza inaudita.
Sbatté il torace contro il muro e sentì alcune costole incrinarsi e rompersi.
Una gli perforò la pelle, confondendo il colore del vestito con quello del sangue. Si accosciò a terra.
Urlò dolorante portandosi una mano sulla ferita, la sua voce lo spaventò tanto era pregna di sofferenza.
Si guardò intorno, cercando l'ombra. Subito non la vide ma poi la trovò poco distante da sé.
Si alzò più velocemente possibile e andò verso essa con passo svelto ma incerto con l’intenzione di attaccarla.
Gli sferrò alcuni pugni ma questi trapassarono l'aria, destabilizzandolo: com'era possibile? Prima l'aveva toccato e ora perché si ritrovava a malmenare il nulla? Non capiva.
Cercò nuovamente di colpire l'essere, questa volta al viso.
Ancora una volta il suo fendente andò a vuoto e le sue costole iniziarono maggiormente ad urlare.
Si piegò su se stesso, sopraffatto dalle sue condizioni fisiche.
L'ombra dunque ne approfittò, gli prese i capelli, strattonandolo, iniziando a sbatterlo violentemente a terra.
Il suo viso si riempì di sangue, le sue ossa si spezzarono una ad una.
Non capiva che cosa stesse succedendo, chi fosse quell'ombra, perché sembrasse così adirata con lui, il motivo per cui si trovava lì...
L'essere si fermò, lasciando il rosso disteso, vigile ma inerme, a pancia in su.
L’ombra si levò sopra di lui e gli si avvicinò: il suo viso incorporeo a pochi centimetri da quello dell'umano.
-Mi dovevi una battuta di caccia.- sussurrò l’essere, un solo sussurro che fece spalancare gli occhi al prigioniero.
Fu sollevato per sotto le braccia e scaraventato contro la finestra.
Un urlo atroce si sprigionò dalla sua gola.
Ruppe le assi con la schiena, le quali inutilmente aveva provato a spezzare già prima, appena era rinsavito in tal luogo, ritrovandosi sbalzato al di fuori della stanza.
Rotolò sulla ghiaia per qualche metro, le sue gambe e le sue braccia si riempirono di graffi e sangue.
Era ormai ridotto al pari di una bambola di pezza grondante liquido cremisi.
Alzò di poco gli occhi, guardando all'interno di quella che era stata la sua prigione. L'ombra era sparita nel nulla come se la luce esterna l’avesse inghiottita.
Ritornò con il capo a terra, anch'esso pieno di ematomi ed escoriazioni, vide due iridi verdi, sorrise per quanto possibile e chiuse le palpebre.
   
 
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