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Autore: Mariam Kasinaga    19/12/2013    1 recensioni
la storia è ambientata in un villaggio indiano al limitare una foresta, dove vivono delle creature sovrannaturali, i Wendigo. Protagonista è Naj, un ragazzo che viene esiliato proprio nella foresta, dato che è ritenuto colpevole di omicidio.
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome su EFP e sul forum dell’autore: Mariam Kasinaga/Mariam:Kasinaga Titolo della storia: Windigo
Lunghezza della storia: 3 capitoli
Genere: sovrannaturale, drammatico

Rating: giallo
Avvertimenti: nessuno

Note: questa storia è ambientata in una riserva indiana all’inizio del ‘900, quando molte comunità indiane avevano cominciato ad assumere usi (ad esempio le case in legno) dei coloni europei. Il Windigo è una creatura mitologica di questo popolo, di cui non consiglio di cercare informazioni prima di leggere la storia
Introduzione(breve): la storia è ambientata in un villaggio indiano al limitare una foresta, dove vivono delle creature sovrannaturali, i Wendigo. Protagonista è Naj, un ragazzo che viene esiliato proprio nella foresta, dato che è ritenuto colpevole di omicidio.

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Windigo

Capitolo 1-Paura

Non era la prima volta che percorreva da solo il sentiero che si snodava vicino alla foresta che lambiva la riserva indiana, ma l’oscurità che stava avanzando velocemente lo inquietava. Si sistemò gli spallacci della sacca, tentando di non pensare alle antiche leggende che suo nonno amava raccontargli a cena, mentre fuori i fiocchi di neve scendevano lentamente: “Non si può mai stare al sicuro, con loro. Si muovono furtivamente nei boschi, senza far rumore, aspettando accovacciati tra le radici degli alberi la loro prossima vittima. Potrebbero seguirti per ore, senza che tu te ne accorga, per poi balzare contro di te e smembrarti la gola!” bisbigliava, prima che la mamma cominciasse a sgridarlo, dicendo che “non erano argomenti adatti ad un ragazzo di tredici anni”.

Sentì un brivido corrergli lungo la schiena quando calpestò inavvertitamente un ramoscello secco, il cui suonò rimbombò nel silenzio innaturale della foresta. Naj si voltò meccanicamente a guardare oltre le sue spalle, assumendo un’espressione quasi delusa nel non vedere nulla dietro di sé, tranne i tronchi contorti delle betulle che lo circondavano. “E’ solo la tua immaginazione, non c’è assolutamente nulla qui” continuò a ripetersi, fino a quando non riuscì a distinguere le luci delle prime case della riserva.

Accelerò il passo, con la sacca che gli rimbalzava sulla schiena. Per un attimo smise di guardare davanti a sé ed il suo sguardo cadde sul terreno fangoso ricoperto di foglie secche: suo padre gli aveva insegnato ad osservare ed interpretare gran parte

dei segnali della natura, come facevano i loro antenati. Era grazie a quella sapienza orale che nessun indiano, al contrario di quei bianchi che li avevano costretti a vivere in condizioni miserevoli, si sarebbe potuto trovare in difficoltà in quel labirinto arboreo. Persino chi era stato bandito dal villaggio, molto tempo prima, sarebbe riuscito a sopravvivere in quel luogo, a meno che non fosse diventato come loro. Il ragazzo si fermò, trattenendo il respiro senza accorgersene, e si inginocchiò ad esaminare una pista che aveva attirato la sua attenzione. Le impronte appartenevano sicuramente ad un animale, ma qualcosa nella loro fisionomia lo lasciava perplesso: assomigliavano molto a quelle di un alce, nonostante vi fossero palesi tracce di artigli e qualcosa in loro gli ricordasse vagamente un’impronta umana.

Si alzò velocemente, cominciando a guardarsi attorno nervosamente, prima di cominciare a correre verso la riserva. Sentiva il vento fischiargli nelle orecchie, sovrastato dal rumore del suo respiro affannoso. I suoi piedi pestavano il terreno con foga, mentre ascoltava il proprio cuore battergli nel petto come i grandi tamburi che suo nonno suonava durante la festa del solstizio. Suo nonno, le leggende raccontate durante la cena, i loro artigli che lacerano la gola alle vittime incaute che attraversano il loro territorio, tutte queste immagini gli turbinavano nella mente come in un caleidoscopio, mentre continuava a fissare le luci delle finestre sempre più vicine. 

   
 
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