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Autore: allaboutme    22/12/2013    0 recensioni
A certe situazioni bisogna dare tempo, o bisogna lasciarle lì come sono, senza altri inizi, tutto comincia lì e finisce lì.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vado in biblioteca, dopo aver allungato strada per riordinare i pensieri, e trovo Brian seduto su una sedia davanti a un tavolino, con in mano il suo cellulare. 
- Cominciamo bene, stai già a cazzeggiare. - Dico quasi in un sussurro. 
- Scusa professoressa! - S'illumina abbandonando il telefono.
- Non chiamarmi così...- Rispondo disgustata. Sembra una scena patetica da fan fiction. 
Annuisce, e io mi siedo di fronte a lui cominciando a tirar fuori libri a casaccio abbastanza nervosa.
- Che ne dici di... letteratura? - Tento di sorridere invana. 
- Come vuoi tu...- Continua a sorridere. E' un ipocrita. Prima mi prende in giro, e poi sorride come una matriosca. 
 
Passiamo dieci minuti a tentare di studiare e discutere su libri, stili di scrivere e autori, ma a quanto pare non funziona.
Brian cerca di distrarmi in tutti modi, modi alquanto banali e cretini, che mi portano solo a una conclusione, il perché non mi è mai piaciuto. 
- Senti Brian, ho capito che non intendi studiare. -
- Sei proprio una secchiona in tutto... ti va di pagarti con un appuntamento? Anzi chiamala semplicemente uscita di conoscenza. - Si sporge verso di me appoggiando i gomiti sulle sue ginocchia. 
Se devo ammettere non è brutto, per questo è abbastanza gradito a scuola dalle ragazze. 
Ha capelli neri un pò scombinati, e la pelle abbastanza chiara, ma non m'incuriosisce particolarmente.
- Va bene... - Ingoio una risposta negativa, e penso al ruolo che devo interpretare.
- Ti va di venire a vedere la mia partita questo sabato? Dopo andiamo a festeggiare in un ristorante vicino. - 
- Festeggiare? Comunque va bene... - Non mi eccita per niente, trovo quasi noioso dover uscire con lui. Anzi dover uscire ultimamente. 
- Alla fine hai ceduto. Ci sono riuscito. - si compiace da solo.
- Non ho ceduto, mi facevi anche pena. E poi se non la pianti di comportarti così, ti darò buca. - Detto questo mi alzo.
- Per oggi basta, anche perchè ho gli allenamenti di football. Sai che gioco a football? - Mi chiede con un'aria da finto tonto. 
- Si.. se devo venire a vedere la tua partita. E allora? - Comincio a raccattare le mie cose.
- Potevo anche giocare a hockey. Comunque niente, così per sapere. - Sorride. 
- Ok, a sabato allora. - Non sorrido nemmeno e me ne vado. 
Mi sento strana, come se non sapessi più dove andare, che strada fare. Non sono una ragazza che esce spesso con i ragazzi, e sopratutto quando penso di piacere a qualcuno, vado nel panico, scappo e rifiuto tutti. Concentro i miei pensieri sul fatto che devo farlo per una buona causa.  
 
 
Sono andata a trovare Beck e ad allenarmi qualche giorno questa settimana, per mia fortuna non ho incontrato Ray, anche se ho dovuto vederlo a scuola, e meno male che non mi ha più scritto messaggi minacciosi.
Ora invece, è già sabato, e devo andare a quella stupida partita. 
Sono ansiosa.
Solitamente le evito le partite.
Le evito perché ci andavo sempre con 'le mie amiche' una volta.
Le evito perché ci sono tutte persone con cui non condivido niente.
Le evito perché io non faccio parte di quella massa di persone che ci va.
E ora, ci devo andare. Immagino le occhiatacce, persone che mi squadrano, ma forse sono anche fin troppo egocentrica se penso che gli altri mi notino.
Mi sembra di fare cose senza senso. 
Mia mamma ha creduto ci andassi con delle amiche. Almeno mia sorella se ne sta a casa. 
Cammino velocemente e le frange della mia borsa svolazzano ovunque. 
Tra poco arrivo, poi mi siedo in un angolo e aspetto che finisca. 
Per entrare nel campo devo prima superare il corridoio della scuola, esco e mi trovo gli spalti di fronte. Sembrano secoli che non vedo quel posto. 
E' pieno di gente, sono già le nove, tra qualche minuto comincia la partita, sono arrivata in ritardo apposta così da non dover vedere tutti passare, passare e salutarsi. 
I posti sono già occupati, considerando che è la prima partita dopo natale, sono tutti eccitati, quindi mi metto a lato degli spalti in piedi. 
- Evich! Finalmente sei arrivata. Cavolo, ti fai desiderare. - Con la sua divisa da football ingombrate, Brian sorride, e fa l'occhiolino. Purtroppo è molto carino in divisa. 
- Già..- E io che speravo non mi riconoscesse. - Buona partita allora! Ci vediamo dopo. - Annuisco con le labbra serrate. 
- Vedrai, dopo ti lascerai andare...- Si avvicina per accarezzarmi ma io mi scosto. La sua espressione muta notevolmente, sembra veramente ferito. 
- Dai, vai ti stanno aspettando! - Tento di sorridere. Con un'espressione vacua ritorna dai suoi compagni. 
Sbuffo. 
Che cavolo ho io che non va? 
Mi allontano dagli spalti e trovo un angolino dove l'erba sembra più asciutta e mi siedo, appoggio la testa a uno dei muri della scuola.
Sento le grida delle persone. 
Metto le cuffiette nelle orecchie, ma non ascolto la musica, le uso come scudo.
Vorrei dormire. 
Invece sto lì ad osservare. 
- Cos'è, hanno dimenticato la spazzatura? - 
Alzo lo sguardo e vedo tre ragazze qualche metro più in là sparlare. Mi accorgo di chi sono.
Sono le 'mie amiche', quelle che non mi ha voluta credere e mi hanno dato della traditrice. 
Sono sbalordita da quel commento, non pensavo fossero arrivate a tanto. Sgrano gli occhi, non credevo fossero così, non le ho mai sentite parlare di nessuno in quel modo. 
- Dai lasciala in pace, è anche lì da sola. - 
- Io non riesco. Non la sopporto. - O parlano così normalmente o vogliono farsi sentire apposta.
- Non esagerate, insomma, credo abbia capito, dovremmo smetterla. -
- No, ha ragione .... io la odio. Da quel giorno non so perchè, ma...non ce la faccio. Non è stata solo quella cosa, mi sono accorta di tante cose. - 
Non ce la faccio. Smettetela. 
Non è giornata.
Si, non me ne frega che non è mai la giornata.
Mi alzo e me ne vado, senza fare tante moine. 
Altre lacrime amare alle porte, che non riesco ad ingoiare così facilmente. 
Vorrei vedere il mondo ad una saturazione eccessiva e non sempre scuro come il catrame. 
Scappo. 
 
***
 
'che cazzo hai fatto ieri sera?' 
 
Ray. 
- Vaffanculo idiota! - Urlo contro il messaggio sul telefono e poi scaravento l'oggetto sul letto che rimbalza e ci manca poco che cada. 
E' domenica mattina. 
Dovevo dire di no a tutto, a questa cosa delle spie.
Poi perchè a me? Ray che cavolo si lamenta che non deve fare niente? 
Ingiustizie ovunque, anche se non dovrei lamentarmi, c'è di peggio. 
Sono stanca, adesso dovrei dare pure una giustificazione di quello che faccio a lui?
Lasciatemi in pace. Lasciatemi vivere la mia vita.
Lasciate queste catene che non si rompono, ma rompono solo me.
Non rispondo. 
Butto via quell'aggeggio elettronico, che tanto non mi cerca nessuno, e mi sdraio ancora sul letto.
Nessuno mi sopporta anche quando non faccio nulla, e se faccio qualcosa è sempre sbagliato.
I miei si lamentano in continuazione che sto sempre sdraiata, che non faccio niente, che sembro una malata, e che per loro dovrei sorridere sempre, ma loro non capiscono che di ridere io non nè ho più voglia, e neanche per finta.
Dovrei cercare Miles.
Non voglio perdere l'unica amica che mi rimane, certo mi mancano anche gli altri, ma non credo tornerò da loro, sono loro che mi hanno rifiutata, ritornare sarebbe da stupidi, come se avessi bisogno di loro
Scrivo un messaggio a Miles, vedo che mi risponde. 
'Ciao, come stai?'
 
'Bene, finalmente ti è passato quel 
momento da vittima arrabbiata con il mondo?' 
 
Sento il nervosismo crescermi dentro, forse nemmeno lei mi è così vicina.
 
'La smetti di prendermi in giro come tutti e provare a capirmi? 
Ho bisogno di una vera amica ora.'
 
Forse ha trovato la scusa buona per non dovermi più cercare. 
 
'Come faccio se tu sei sempre arrabbiata? 
Ne parliamo domani.'
 
 
***
 
Quando cammino ascoltando la musica, musica significativa, quelle musiche senza parole, immagino che tutto il mondo si muova più lentamente.
Sento il rumore delle palpebre che si muovono morbidamente e quando il sole tocca i miei occhi io li immagino con le perle al posto delle iridi, e vorrei che qualcuno li notasse quegli occhi, ma non li nota nessuno perché hanno quella superficie banale che nessuno ha voglia di attraversare o di rompere.
Qualcuno vuole rompermi però, perché mi prende per le spalle e mi sbatte al muro. 

 

Ormai nessuno leggerà questa storia, forse una? Comunque sia ho promesso che l'avrei finita, e un giorno stampata. 
Voglio mantenere la promessa :)
Grazie comunque stesso, Buon Natale, e se siete ispirate, scrivete, scrivete e scrivete così vi svuoterete un pò la testa. ♥
  
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