Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: Fanni    23/12/2013    1 recensioni
"Smettila di fingere"
"Non fingo"
"Si invece, continui a fingere, perché lo fai?"
"Perché ho paura."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Siamo solo stupide pedine che attendono d'essere mosse.



























Mi piaceva l’inverno, adoravo restare sotto le coperte senza fare nulla, anche solo guardare il soffitto, immaginare un mondo diverso dal tuo, un mondo dove sei tu il padrone di te stesso.
Mi piaceva guardare fuori dalla finestra e vedere ogni singola cosa ricoperta di neve, mi piacevano i brividi che mi provocava il freddo, mi piaceva sentirmi rilassata e libera.
-“Ciao mamma.”- le sorrisi stampandole un bacio sulla guancia.
Avevo un bel  rapporto con mia madre, i litigi non mancavano mai, questo è sicuro, ma sapevo che su di lei, potevo sempre contare.
Allungai le braccia verso l’alto provocando dei piccoli schiocchi nelle ossa.
-“Buongiorno tesoro, dormito bene?”- sorrise porgendomi una tazza di latte, annui prendendo la tazza e facendola girare tra le mie mani.-“Molto bene, e tu?”-fece un gesto della mano per liquidare la mia domanda-“Non dormo da giorni.”-scosse la testa bevendo del caffè.-“Secondo me è quella roba che non ti fa dormire, ne bevi troppo.”- scrollai le spalle ed inizia a bere il contenuto della tazza.-“Forse, ma se non ne bevo almeno un po’ non riesco a sentirmi sicura.”- annuì freneticamente.
Risi leggermente-“Strano modo per acquisire sicurezza, non trovi?”-alzò gli occhi al cielo.-“Non  hai scuola signorina?”-scrollai  le spalle-“Si, ma entriamo un’ora più tardi, quindi..”- non mi lasciò finire-“Quindi adesso ti vai a preparare, non puoi fare tardi, i tuoi amici ti staranno aspettando, no?”- posò la tazza nel lavello e mi guardò, accennai una risata-“Amici? Quali amici madre?”-picchiettò le dita sul mento-“Devi socializzare Ronnie, sono anni che non esci con delle persone.”- mi guardò male e si avvicinò a me, sbuffai-“Mamma, sai come la penso, non mi sento a mio agio tra quelle persone, perché devo frequentarle?”- la guardai-“Perché hai bisogno di amici.”- si sedette accanto a me-“C’è poppy.”-annuii convinta-“Poppy è un cane, non una persona.”- mi accarezzò i capelli.-“Ci proverò mamma, lo prometto, adesso vado a fare una doccia.”- mi alzai e tornai in camera mia.
Erano anni che provava a farmi fare amicizia, ma non era mai riuscita nel suo intento.
Io non provavo a fare amicizia, restavo per conto mio, isolata dal mondo, senza pensare a ciò che diceva la gente,  senza capire ciò che diceva la gente.
Il mio mondo mi piaceva, non c’erano unicorni, arcobaleni e pony, c’ero io, la vera me e c’erano i ricordi.
Era un mondo a cui nessuno era permesso l’ accesso, per quanti ci provassero, la porta era sempre chiusa.
Senza neanche accorgermene ero già nella doccia, sentivo l’acqua calda sfiorarmi la pelle, accarezzavo ogni parte del corpo delicatamente, quasi come se fossi fatta di carta e forse lo ero.
Forse ero solo una pagina di un libro che non era ancora stata scritta, e nella mente dell’autore c’erano così tante idee che non riusciva a scrivere, non riusciva a trovare le parole giuste, non riusciva a trovare la musica giusta per scrivere, oppure non ne aveva voglia.
Mi piaceva definirmi tale, mi piaceva il fatto che nessuno riuscisse a capire ciò che mi passava per la testa, mi piaceva tutto ciò che era misterioso, mi piaceva tutto ciò che era definito ‘diverso’.
La mia mente mi teletrasportava in una dimensione completamente diversa, non potevo fare nulla per impedirlo e sinceramente nemmeno lo volevo.
Asciugai i capelli e mi vestii, non ero il tipo di ragazza che si preoccupava di ciò che è  in o out, non ero il tipo di ragazza che si preoccupava di avere sempre il trucco apposto, non ero il tipo di ragazza, punto.
Presi la borsa e scesi giù, notai un bigliettino sul bancone ‘sono già uscita, il pranzo è nel microonde, ci vediamo stasera xoxo’
era in fissa col saluto alla gossip girl, lo adorava, la rendeva giovane o almeno, così credeva.
Conosceva le puntate di quel programma a memoria, e si lamentava continuamente del fatto che fosse già finito.
Sorridevo nel pensarlo, mi piaceva vederla così spensierata.
Uscii di casa, l’aria fredda mi colpì in pieno viso, rabbrividii al contatto, mi strinsi di più nel cappottino ed iniziai a camminare.
Osservavo tutto ciò che mi circondava, dalle altalene che si muovevano a causa del vento agli alberi rinsecchiti che avevano perso tutte le foglie.
A pochi metri da me c’era un gruppetto di ragazzi che continuava a fissarmi, non m’importava più di tanto.
Sentii qualcosa colpirmi il braccio, spostai lo sguardo su quei ragazzi che ridevano, avevo il cappotto sporco di neve, alzai gli occhi al cielo e scossi la testa riprendendo a camminare.
Non m’importava davvero nulla, non capivo per cosa lo facessero e in tutta sincerità, nemmeno volevo capirlo.
La cosa che m’incuriosiva era la presenza di quel ragazzo, stava ridendo anche lui, eppure era così distaccato dal mondo.
Sentivo l’impulso di andare lì e chiederglielo, ma mi tirai indietro, preferii fantasticare a modo mio, immaginare perché fosse così.
Arrivai a scuola, avevo l’impressione che tutti mi stessero guardando, ma quando mi voltai capii che quegli sguardi non erano indirizzati a me, ma al ragazzo dietro di me.
Corrugai la fronte e cercai di capire cosa dicessero le ragazze su di lui, ma non dicevano nulla d’interessante, facevano solo commenti sul suo aspetto fisico.
Entrai nell’istituto senza farmi troppi problemi e raggiunsi il mio armadietto.
-“Hei invisible, sei sola soletta?”- lo sentii ridere, mi voltai verso di lui inarcando un sopracciglio.
-“Domanda retorica?Non pensavo conoscessi queste espressioni.”-sorrisi e presi i libri che mi sarebbero serviti nelle prossime ore.
Serrò la mascella-“Non fare la gallina con me o..”- mi allontanai senza sentire il resto della frase, non m’importava, non volevo sentire ciò che aveva da dire.
Raggiunsi l’aula di storia e mi sedetti all’ultimo banco e non perché così sarebbe stato più facile distrarsi senza farsi scoprire dal professore, ma solo perché mi piaceva osservare ciò che gli altri facevano durante la lezione, associavo ad ognuno di loro una parola, oppure un animale, che potesse descriverli in quell’ora.
In base ai loro movimenti immaginavo come potesse essere la loro vita e sembrerà una cosa da pazzi, ma penso che nella vita bisogni distinguersi, bisogni lasciare un segno, anche se diverso.
La classe iniziò a riempirsi, il professore iniziò la lezione.
-“Mi dispiace.”- un ragazzo mi si sedette accanto, alzai un sopracciglio-“Per stamattina.”-aggiunse.
Lo guardai meglio, era il biondo che viveva  in un altro pianeta-“Certo.”- feci spallucce e continuai a scarabocchiare su un foglio, lo prese e l’accartocciò.-“Potresti anche apprezzare il fatto che ti stia chiedendo scusa.”- sbuffò, alzai gli occhi al cielo.-“Non m’importa di quello che fate tu ed i tuoi amici, mi è indifferente.”-scrollai le spalle e ripresi il foglio.-“E’ impossibile che non t’interessi.”- mi guardò stranito.
Mi venne quasi da ridere-“Tutto è possibile, basta crederci.”-sorrisi.-“Non iniziare a dire cavolate, per favore, già ti trovo strana, il che non mi è d’aiuto, poi dici pure queste cose.”- disse tutto velocemente, senza neanche riprendere fiato-“Non ti capisco, scusa.”- guardai il professore che continuava senza problemi la sua lezione-“Per caso sei stupida?”- corrugò la fronte.-“Se credere in qualcosa di diverso, e fare cose diverse significa essere stupidi, allora si, sono stupida.”- sorrisi ancora.
Si sistemò nervosamente il ciuffo-“Davvero non capisci?Oddio.”- fece una smorfia, feci spallucce-“Tieni conto una cosa..”- mi bloccai un secondo-“Justin.”- annuì dicendomi il suo nome, ripresi a parlare-“Justin, tieni conto una cosa, io capisco ciò che voglio capire, non ciò che non m’interessa.”-sorrisi e la campanella suonò.
Mi alzai velocemente ed uscii dalla classe.
Forse neanche lui riusciva a capirmi, forse non era poi così diverso, o forse faceva solo finta di non capire.
Ma chi lo sa, infondo, siamo tutti delle stupide pedine che attendono d’essere mosse. 








 
SPAZIO AUTRICE:
saaalve bellissime.
ho deciso di pubblicare subito il capitolo, sperando di aver 
fatto un lavoro migliore del precedente.
Lasciatemi un vostro parere.
Baci, Fanny. 




 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: Fanni