Sirius spinse delicatamente la porta comparsa dal nulla, sempre tenendo in mano la bacchetta,pronto a constrastare ogni evenienza.
La stanza era ampiamente illuminata da numerosissime candele, un fuoco allegro scoppiettava nel camino e tre poltrone soffici lo attorniavano.
Le pareti erano ricoperte da librerie, in cui erano stipati centinaia di libri, alcuni dall'aspetto vecchissimo e alcuni invece sembravano intonsi, come se non fossero mai stati aperti.
Si avvicinò ad una libreria, godendosi il tepore emanato dal fuoco.
Il silenzio era interrotto solo dallo sfrigolio dei ceppi che ardevano, creando un atmosfera estremamente rilassante e confortevole.
Prese un libro dal primo ripiano della libreria e lo guardò con interesse.
“Come prendersi cura dei piccoli maghi”, era il titolo.
Sirius avrebbe riso se la situazione non fosse stata tragica.
Sapeva che il fatto che Molly fosse incinta era un bel guaio, perdipiù un guaio che non sapeva come risolvere.
Ripose il volume e ne estrasse un altro.
“Cambiare un pannolino con due semplici colpi di bacchetta”.
Ok, c'era qualcosa che non quadrava.
Da dove veniva quella stanza?
E come mai non si era mai accorto, in sette anni, della sua presenza?
Sbuffò e si avviò verso l'uscita.
Sentiva il disperato bisogno di confidarsi con James, ma temeva quello che avrebbe potuto dirgli.
Uscito dalla stanza misteriosa, la porta si chiuse dietro di lui, scomparendo con la stessa velocità con la quale era comparsa.
Un miagolìo acuto lo ridestò dallo stupore: Mrs Purr, la gatta del custode, gli si strusciava fra i piedi, chiamando il suo padrone.
Temendo per le domande che egli avrebbe potuto fargli (soprattutto sul fatto che, la mattina di Natale, un ragazzo popolare come lui stesse girovagando solo soletto per la scuola con aria sospetta), rapido, si trasformò.
In pochi istanti, dove prima c'era un affascinante e brillante studente del settimo anno, ora c'era un grosso cane nero.
La gatta si ritrasse spaventata, emettendo miagolii terrorizzati e allontanandosi più velocemente possibile sul corridoio del settimo piano.
Il cane nero si diresse dalla parte opposta per sfuggire a Gazza, la cui voce si avvicinava verso il punto dove un attimo prima era comparsa e scomparsa la porta.
Percorse ancora qualche corridoio in forma canina, per poi nascondersi dietro allo stipite di una porta e trasformarsi di nuovo in ragazzo.
Si rassettò la divisa e si gettò nella mischia di ragazzi che, finita la colazione e con lo stomaco completamente appagato, si recavano schiamazzando nelle rispettive sale di ritrovo.