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Autore: Pepsi    19/05/2008    1 recensioni
Lily, 16 anni, rientra a scuola dopo un anno di assenza, tutta la sua vita è cambiata. Ma le basta conoscere Logan per ambientarsi nella sua vecchia scuola così cambiata nell'ultimo anno. Tra una serie di avvenimenti scoprirà due sentimenti diversi: l'amore e la passione... (Ps:il seguito è meglio, anche perchè sono alle prime armi...)
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte seconda A

CAP.15 – UNA DECISIONE IMPORTANTE

Per evitare di incontrare Lucas prima dell’inizio delle lezioni, vado al mio armadietto. Lo apro. Una busta attira la mia intenzione. La prendo. Guardo il destinatario. Mi basta la scrittura per farmi venire il batticuore. Oddio. È la stessa scrittura elegante del biglietto di Lucas. La rigiro tra le mani. Mi sento osservata all’improvviso. Mi volto di scatto, Lucas che guarda da distante la busta tra le mie mani. Poi si volta e se ne va. La guardo di nuovo. È di carta ruvida. Chiudo lo sportello con la lettera in mano.

La volto, non c’è scritto il destinatario, ovviamente, ma so già che è Lucas. Mi infilo nei bagni delle ragazze. Mi chiudo dentro ad uno di questi. Mi siedo sulla tazza chiusa. Strappo la lingua della busta con velocità. Il cuore mi batte forte nel petto. Cosa mai vorrà scrivermi?, mi chiedo. La mia curiosità viene soddisfatta subito.

 

Cara Lily,

devo chiederti scusa. Devi capire che io non ho pensato alle conseguenze. Io provo qualcosa per te. Appena ti ho vista, ho capito che eri speciale e che qualcosa di te mi attraeva. Ma non so cosa. È per questo anche che ti devo chiedere scusa. E per il fatto che non sapevo tu stessi con Logan. E Logan è un mio amico, ci conosciamo dall’inizio dell’anno scorso quando ci siamo trasferiti in molti qui per frequentare il college il prossimo anno, non farei nulla che gli desse dispiacere. Ma sei arrivata tu. È la cosa che mi ha scombussolato la vita. Donna mi ha detto dell’anno in cui eravate allo stesso corso. Mi ha raccontato di te. Non tutto, purtroppo, e mi piacerebbe saperlo. Ma è chiederti troppo di parlarmi ancora dopo quello che ho fatto. Baciarti è stato il passo falso che volevo evitare di fare. Però è stato bello. Molto bello. Scusami.

Lucas ,,

 

Una lettera di scusa. Beh, non mi dispiace affatto che me l’abbia scritta. Mi sembra giusto. E visto quello che ha scritto, molte cose vanno a definirsi. Mi ha fatto piacere la parte di scuse, quella del bacio, però... Sospiro, in parte sapendo che non è esattamente così, che non è vero che mi dispiace del tutto quella parte lì, in parte sentendomi in colpa. Un senso generale di colpa, in realtà. Non una cosa precisa, ma un insieme indefinito di colpa. Mi guardo allo specchio. Una semplice ragazza: capelli scuri lunghi e mossi, occhi verdi. Cosa ci vedranno Logan e Lucas in me?, mi chiedo. Faccio una smorfia allo specchio. Se potesse darmi la verità quello specchio! Beh, è giusto, però: non posso chiedere ad uno specchio la verità su di me, quando nemmeno io dico le verità su di me a Logan. Almeno a lui dovrò dirle. Perchè se le merita. E non c’entra quella cosa su Lucas. Quella è solo una cosa di contorno. C’entra ben altro.

Lascio i bagni e entro in classe. Quando entro c’è già una classe intera che starnazza, per cui non do nell’occhio e mi siedo nel primo banco libero. Ma prima commetto l’errore di guardarlo. Ha gli occhi neri, buio sul viso illuminato dal sole che entra dalle finestre. E mi guardano seri. Rimango impassibile. Poi non resisto e gli faccio un piccolissimo sorriso. Forse inconsciamente sto male al pensiero che qualcuno stia male per causa mia. E lui abbozza un sorriso triste di rimando. Mi rigiro: è entrata la Green.

Dopo l’ora della Green ne ho una con Logan, matematica, così appena suona mi incammino. Mi si affianca Lucas. “Ciao”, mi dice. “Ciao”, rispondo. “Sei ancora arrabbiata con me?”, mi chiede preoccupato. Rallento. Lo guardo bene. “Non tanto”, soppeso le parole, “però ho dovuto mentire a Logan per ieri. E questo è... “, nella mia testa riviene la solita fastidiosa vocetta: abituale?!, chiede. “Capisco.”, la sua voce mi riscuote dai pensieri. “Se vuoi che faccia qualcosa, qualsiasi cosa io la faccio, okay?”, si offre. Scuoto la testa e penso: non hai già fatto abbastanza?, ma senza cattiveria.

“Beh, non penso di dire a Logan quello che è successo. è meglio lasciare le cose come stanno e non pensarci più.”, dico e intanto sono arrivata davanti alla porta dell’aula di matematica. “Okay. Ci vediamo.”, dice e lo sguardo è strano, il tono sussurrato. “Ciao.”, rispondo.

Appena entro in classe mi siedo vicino a Logan. “Ehi, come stai?”, sorride. È il sole all’alba con tanti uccellini che lo salutano, ecco cosa mi sembra Logan in certe situazioni. E mi fa sorridere. “Ciao. Bene. E adesso ancora meglio.”, rispondo. Ridacchia. Poi entra il prof e ascoltiamo la lezione. O almeno lui sì. Io invece sono qui. E penso. Devo dirgli tutta la verità. Deve sapere. Ma quella cosa è veramente importante, posso fidarmi di Logan?, mi chiedo. E lo guardo che attento ascolta il prof. Si volta verso di me e mi sorride. È bello. È simpatico. È intelligente. E io gli rivelerò il mio segreto. Lui saprà capirlo.

 

CAP.16-PERCHÈ IO DEVO DIRTI LA VERITÀ

Dopo scuola andiamo a casa. Appena entriamo io me ne vado diretta in cucina. Ho una fame! Due sandwich, e poi risaliamo in moto. Oggi ho promesso che sarei andata a trovare i miei fratelli e che poi li avrei portati a casa di Logan per il pomeriggio, così i Crofford si sarebbero potuti rilassare per un po’.

Ed allora eccomi lì con Logan a suonare il citofono dai Crofford. Mi apre Nancy, che mi saluta calorosa. Nancy e Bud sono vecchi amici di mia madre. Mi chiede come sta andando, ma vengo interrotta dai miei fratellini che mi si lanciano incontro. “Ciao, mamma Lily!”, mi dice Jim, attaccandosi ai jeans. Gli do un buffetto sui boccoli biondi. Anche Rick si aggrappa a me. Ma sfugge quando cerco di dargli un bacetto. “Zio Bud ha detto che un ometto come me non deve farsi baciare così da una donna!”, mi spiega. Allora rido. Anche Logan.

Nancy ci offre una tazza di caffè. Siamo in cucina. Dove sul seggiolone è seduto Tommy. Lo guardo che sorride beato balbettando tutto concentrato. “Allora: si sono comportati bene?”, chiedo a Nancy. Lei mi sorride per rassicurarmi. Dopo un quarto d’ora ci incamminiamo verso casa di Logan. Facciamo una bella passeggiata, al nostro arrivo sono quasi le quattro e mezzo. Entriamo in casa e Jim propone a Rick di fare a nascondino. Logan raccomanda loro di stare attenti ai vasi di sua madre.

Noi due e Tommy in braccio a me, ci sistemiamo in soggiorno. Logan mi guarda. Sorride. “Ti piacciono i bambini?”, gli chiedo, sorridendo. È più un’affermazione in realtà. Lui ridacchia. “Non si è notato, vero?”, poi fa silenzio per un attimo. “Ho sempre voluto un fratello o una sorella, ma non è mai arrivato.”, dice con un sorriso triste.

“Te ne presto qualcuno se vuoi!”, dico per alleggerire l’atmosfera, sorridiamo. Poi decido che è il momento. “Logan?”, lo chiamo. Lui mi guarda. “Dimmi.”, risponde. “Devo dirti una cosa importante.”, annuncio. Lui rimane interdetto, poi un’espressione allarmata si accenna sul suo viso. “Devo raccontarti la mia vita. Il motivo della mia assenza da scuola l’anno scorso. Perchè io devo dirti la verità su di me”, gli comunico.

Breve pausa di silenzio. Si allunga verso di me, in attesa che gli racconti la mia vita. Così deglutisco. È giusto che gliela racconti, mi dico. Prendo fiato e comincio a raccontare.

 

“Due anni fa ero una ragazza abbastanza popolare, con Donna e Alice come amiche. Circa a metà anno è arrivato un ragazzo a scuola. Si chiamava Liam. È molto simile al tuo amico Lucas, per quello quel ragazzo non mi è andato subito a genio. Persino la sua voce è simile.

Liam frequentava con me molte lezioni. Era molto carino e facilmente divenne il ragazzo che volevano tutte. Diventammo amici attraverso Donna, che come sai non si fa problemi per raggiungere i suoi scopi. Lui non era interessato a lei. Ma a me. Ci mettemmo insieme dopo tre mesi che ci frequentavamo. Lui era dolce, mi diceva che ero bellissima, unica. E a me piaceva credergli. Dopo altri mesi facemmo l’amore per la nostra prima volta. Successe durante una festa.”, racconto e vedo Logan attento. Appena dette le ultime due frasi sussulta lievemente. Io continuo imperterrita il racconto: “Dopo tre mesi mi disse che era arrivata una lettera al padre e che dovevano partire subito per la California. Piansi tantissimo, mi lasciò e partì. Pianse anche lui. Mi amava, diceva, ma doveva partire. Dopo pochi giorni dalla sua partenza, mi accorsi di una cosa che mi fece disperare ancora di più. Ero incinta.

Mi fermo perchè lui mi guarda con gli occhi improvvisamente spalancati. “Cosa?!”, è decisamente sbalordito.

“Logan, dimmi quello che stai pensando.”, lo supplico. Lui mi guarda. “Tu eri... incinta. Ma, il bambino?”, mi chiede, facendo una pausa tra una parola e l’altra, sconvolto.

Sospiro e chiudo gli occhi. “Tommy è mio figlio.”

CAP. 17 – CAMBIA TUTTO ORA?

A Logan gli si ferma il respiro per un secondo. Mi guarda per lunghi minuti, senza riuscire a spiccicare parola.

La bocca socchiusa, gli occhi fissi nei miei.

Rumore di passi che si avvicinano veloci, mi fanno voltare verso la porta ad ante del salotto. Entrano di corsa Jim e Rick ridendo. Ma si bloccano, avvertono l’atmosfera statica e tesa. “Cos’è successo, Lily?”, chiede Rick. Ritrovo le parole solo dopo che Logan dice “Non è successo niente, Rick!”, con una dolcezza inimmaginabile. Gli occhi luminosi si voltano verso il mio viso e sorridono. “Ehi, bimbi, che ne dite se chiedo a Nancy e Bud di venirvi a prendere?”, propongo loro. Annuiscono tutti sorridenti. Allora mi alzo dal divano in contemporanea a Logan che tende le braccia per prendere Tommy dalle mie. “Grazie”, gli sussurro. Lui fa un sorriso grande.

Mi si allarga il cuore. E soprattutto mi si libera di un peso enorme. Al telefono mi risponde Bud che mi assicura che arriverà non più tardi di dieci minuti.

Arriva e prende i bimbi. Lo ringrazio e ci salutiamo.

Rimaniamo soli in atrio. Il silenzio è denso.

Si schiarisce la voce. “Non l’avrei mai immaginato”, esordisce. Ha il sorriso nella voce.

Mi volto a guardarlo. “In che senso?”, chiedo. La voce mi tremula. Ho il terrore pazzesco che lui non mi accetti adesso che sa. “Nel senso che sei già mamma.”, dice con naturalezza invidiabile. Lo so che potrebbe sembrare stupido, ma non avevo mai pensato di essere propriamente –mamma-, semplicemente, avevo un figlio. E allora rimango a bocca aperta. “E... tu come la pensi?”, chiedo. “Sono felice, a parte prima che ero stupito, ma puoi ben immaginare...”, dice. Allora svelta domando: “Cambia tutto ora?”, ma lui fuga subito questo dubbio. “Assolutamente no”, risponde abbracciandomi stretto. E allora scoppio a piangere per il sollievo.

  
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