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Autore: Beautiful Disaster    21/05/2008    1 recensioni
Elo, una ragazza piena di problemi. Un angelo che arriva nella sua vita e lei crede che sia possibile 'ricominciare'. Protagonisti una delle mie band preferite, i MCR.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAP.20 - Famous Last Words [part.1]

“Vengo sempre qui quando ho voglia di stare un po’ da solo” dice appoggiandosi alla staccionata legno ai piedi del piccolo corso d’acqua. Si accende una sigaretta che brilla nel buio che ci circonda. L’aria non è fredda, ma a quest’ora inizia a pizzicarti sulla pelle. “Vieni qui, avvicinati, hai paura?” sorride, mi prende in giro… “Non resisti 5 minuti, devi per forza stuzzicarmi…” la mia risposta stizzita. Mi lancia il suo pacchetto di Marlboro rigorosamente rosse “Per l’accendino devi avvicinarti!” dice soddisfatto. Prendo una sigaretta dal pacco e mi avvicino a lui. Lo so che sta cercando di distrarmi qualche modo…il fatto è che non riesco mai a capirlo appieno, a capire le sue intenzioni e al suo contrario è dannatamente difficile leggere la sua mente e ancora non riesco a capacitarmi del fatto di aver conquistato la mia fiducia… ok è molto labile, però mi sento al sicuro quando ce l’ho nei paraggi. “Questo posto è bellissimo…” proprio in stile Gerard aggiungerei. “Dovresti vederlo di giorno, con l’ombra degli alberi…” “Come sei poetico…” “Adesso sei tu che mi prendi in giro o mi sbaglio??” mi tira un’occhiataccia scherzosa, si volta e continua ad aspirare dalla sua sigaretta. Ed è il silenzio, solo lo scrosciare dell’acqua vicino ai nostri piedi e lo scalpiccìo di qualche foglia secca. Lo osservo fumare e la sua espressione muta d’un tratto…capisco che deve dirmi qualcosa. “Te l’ha chiesto, vero?” dice soffiando del fumo nervosamente. E non ho bisogno di chiedergli a cosa si riferisce. Vorrei potergli rispondere con tranquillità, essere chiara e sincera, non lasciarmi prendere da questa frustrazione che mi fa tremare e le mie viscere si attanagliano senza chiedermi il permesso. “Tu lo sapevi, ecco perché vi guardavate in quel modo…” rido nervosamente “…ti guardava perché cercava invano la tua approvazione…” scuoto il capo, non riesco a soffocare la mia risata isterica. I suoi occhi mi colpiscono, e fanno male, lo fanno sempre. “Come posso dare l’approvazione a qualcuno che vuole portarti via da me…” non è èuna domanda, è quasi un’affermazione fatta tra sé e sé. Getto via la cicca dopo un ultimo profondo tiro. Mi manca l’aria. “Ne ho sentite già abbastanza per questa sera” mi avvio alla macchina a passo svelto e mi sento quasi in colpa, mi sento uno schifo…e pensare che forse sono l’unica a non aver fatto niente. Ma lui non ha mai parlato così e il fatto di aver spalancato così improvvisamente il suo cuore mi ha spiazzata, mi ha azzoppato il cuore se posso usare un blando eufemismo. Mi appoggio allo sportello della macchina, mi sento talmente inopportuna che prenderei a correre attraversando il vicolo buio fino ad arrivare alla strada. Lo guardo gettare la cicca e venire verso di me con lo sguardo basso, passo veloce. Mi circonda con le sue braccia e batte i pugni sul tettuccio dell’auto. “Perché mi fai questo?” i suoi occhi sono gonfi, nervosi. “Voglio solo un po’ di pace Gerard…” la mia voce è spezzata, non lo reggo. “Anche io!” “Non la troverai con me la tua pace, cazzo!” lo spingo via, ma torna indietro come niente, afferra la mia testa, la stringe tra le mani, ha gli occhi da cane bastonato, mi chiede aiuto ed io mi sento una merda. Sono consapevole che sta per succedere quello che ho temuto ed evitato per mesi e so per certo che stavolta non farò nulla per evitarlo. Spinge le sue labbra contro le mie così forte che non riesco a respirare, così forte che non mi da modo di muovere la lingua, così forte che mi blocca le mascella, non riesco nemmeno a ricambiare…benchè non dovrei volerlo. E cazzo lo sto odiando con tutta me stessa, ma è proprio come lo avevo immaginato, si, perché non nego di averci pensato a questo momento, forse inconsciamente, senza volerlo e ci ho sempre riso su…ma Dio, l’ho sempre immaginato (e voluto?) così, violento e disperato. Ho anche immaginato il ciuffo che mi sta solleticando il viso. E lo schiaffo, c’è anche quello e non tarda ad arrivare quando riesco a spingerlo via da me. Non protesta e se lo conosco bene come credo se lo aspettava. Ma mi fa incazzare il fatto che sappia prendersi certe libertà, potrebbe avere tutto ciò che vuole se solo non mi rispettasse così tanto. E mi fa incazzare il fatto che abbia decisamente sbagliato momento, cazzo non adesso, non stasera non dopo…quello che è successo. “Sei..il solito…idiota” riesco a sussurrare. Salgo in macchina, trattengo le lacrime che premono, vogliono uscire e non c’è un motivo ben preciso, credo solo di non riuscire a reggere tutto ciò e tutto in un paio d’ore. Sale in macchina anche lui, non mi degna di uno sguardo, mette in moto poi rigira la chiave e la spegne nuovamente. Si passa le mani tra i capelli. “Dimmi qualcosa Cristo…” il suo respiro è irregolare, ciò indica che il suo livello d’ansia è alle stelle. Passo sopra me stessa, calpesto i miei sentimenti e le mie esigenze di pace e gli sorrido…voglio solo che si tranquillizzi…il perché non lo so visto che dovrei essere io la vittima di questi uomini fino a prova contraria. “E’ solo che…non doveva andare così…” e glielo dico quasi sottovoce, cerco di nascondere il mio ambiguo sentimento rivolto a quel bacio che era come sognavo ma nel momento sbagliato…e non so spiegare altro, non so dire null’altro, nemmeno a me stessa. Probabilmente lui, Frank, è ancora troppo ‘vicino’…dannato uomo. Cosa credevi? “Andrò comunque via, mi sposterò forse in California, o tornerò in Italia, ancora non lo so…” trovo il coraggio per confessargli quello che per me era solo un vago pensiero ma che adesso, appena uscito dalle mie labbra, prende una forma definita, concreta. “Andiamo a casa” mette in moto l’auto, e non dice altro per tutto il viaggio di ritorno. Gli prendo la mano, gliela tengo stretta…è il mio modo di scusarmi, non so poi per cosa, forse è solo un appiglio per non pensare…a domani
   
 
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