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Autore: eli_rogers    29/12/2013    0 recensioni
Alice non era stanca quella sera. Voleva convincere l’amica a tornare a casa prima ma non c’era riuscita, era preoccupata dalla piega che quella serata poteva prendere e in un attimo di panico scrisse al terzo coinquilino del loft, Giacomo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Eli! Stanno suonando al citofono da mezz’ora! Ti muovi a rispondere???”
“Ma perché non rispondi tu che sei già in cucina?” disse la ragazza uscendo dalla sua stanza sbadigliando rivolta a Giacomo che stava preparando la colazione.
“Io sono impegnato a cucinare e se non rispondi brucio i tuoi pancakes!” rispose in tono perentorio il ragazzo.
“Ok ok, sto rispondendo, vedi? Chi è?”
“Sono Marc, scendi?” Non ottenne nessuna risposta “Pronto? C’è nessuno?”
“Allora chi era?”
“Nessuno”
“Come nessuno?”
“Era il postino”
“Il postino? Di domenica?”
“Devo andare”
“Elisa? Elisa!”
“Non ci sono per nessuno oggi!!” urlò la ragazza chiudendosi in camera dopo aver rubato un piatto di biscotti dalla cucina
“Perché urlate così di prima mattina?” chiese Alice uscendo dal bagno in accappatoio
“Chiedilo alla tua amica. Ha risposto al citofono ed è entrata in uno stato catatonico. Quella non la capisco proprio. E ha rubato anche tutti i biscotti che avevo preparato!” urlò il ragazzo una volta tornato in cucina.
Alice bussò alla porta della stanza dell’amica “Eli? Posso entrare?”
Ricevette un mugolio in risposta ed entrò. Elisa era seduta sul letto a sgranocchiare i biscotti che aveva preso.
“Sono buoni. Jack dovrebbe farli più spesso”
“Chi era al citofono?”
“Davvero, dovresti provarli. Assaggiane uno”
“Elisa”
“Non voglio parlarne” e si sdraiò su un fianco
“Era Marc?”
“Si!” con uno scatto si alzo dal letto e inizio a camminare per la stanza parlando in modo concitato “Io non lo voglio vedere perché so già che infrangerà tutti i miei viaggi mentali, tutti i miei sogni di una nostra futura e impossibile storia insieme. Io vivo così bene nel mio mondo dei sogni, perché la realtà deve infrangermeli tutti?”
Alice le rivolse un sorriso paziente e le disse “E se invece di farti tutte queste pare mentali, inutili, andassi semplicemente a parlare con lui? Se va male ci metterai una pietra sopra e io ti darò una mano”
“Grazie” disse la ragazza abbracciando l’amica
“E ora preparati che c’è Marc che ti aspetta”
“Agli ordini!”
Dopo mezz’ora uscì perfettamente vestita e truccata, pronta all’incontro con il ragazzo, ma non fece in tempo a digitare il suo numero sul cellulare per chiamarlo che Giacomo la interruppe.
“Elisaaaaaaaaaaa, guarda chi è venuto a salutarci” e indicò il bel moretto seduto al tavolo della cucina. Le si fermò il cuore.
“Marc…T-tu? Co-come?...”
“Nessuno sembrava rispondere al citofono, ma poi Jack mi ha aperto” e battè una pacca sulla spalla del ragazzo “Ti dovevo parlare…”
“Si? Allora è meglio che andiamo fuori” disse la ragazza trascinando lo spagnolo per evitare le frecciatine del coinquilino.

Si diressero ad Hyde Park e per tutto il tragitto rimasero in silenzio, si scambiavano solamente timidi sguardi. La giornata era stranamente soleggiata, nel cielo azzurro gli uccelli cantavano segno che la primavera era ormai alle porte. Il parco era pieno di uomini e donne di tutte le età che facevano jogging, passeggiavano o leggevano un libro all’aria aperta.  Stavano costeggiando il lago all’interno al parco e solo a quel punto Marc si decise a parlare.
“Ho pensato molto a quello che mi hai detto il mese scorso. Ci ho pensato veramente tanto e mi volevo scusare per non averti risposto sul momento ma mi avevi preso in contropiede. Ammetto che prima che io ti baciassi e tu ti dichiarassi a volte mi accarezzava il pensiero di come sarebbe stato passar del tempo con te, non come amici ma qualcosa di più e lo scacciavo sempre perché ti ho sempre visto solo come un’amica, fin da quando ci siamo conosciuti. Poi ti ho baciata e lì qualcosa è scattato. Non l’ho capito subito, sono uno che ci mette gli anni a capire queste cose. Tu non mi parlavi più e sentivo la tua mancanza, sentivo la mancanza dei nostri giri per Londra o per le visite a musei per andare a vedere quadri a me sconosciuti, ma che tu cercavi con tanta passione di spiegarmi e di trasmettermi la stessa passione che tu hai”
“Ma non puoi dire che “I Coniugi Arnolfini” sono un quadro a te sconosciuto!” si intromise la ragazza
Lui le lanciò un’occhiata torva e lei fece segno di sigillarsi le labbra fino alla fine del suo monologo.
“Grazie. Comunque, stavo dicendo che sentivo la tua mancanza, ma non mi ero messo a riflette su che tipo di mancanza fosse anche perché stavo con Lucia. E arriviamo così alla sera in cui ti sei dichiarata. Lì ho capito quello che dovevo capire quando ti ho baciata” Marc si fermò per guardarla negli occhi “Ho capito qual’era il motivo dei continui litigi con Lucia, ho capito perché mi sono sentito sollevato quando ti ho vista l’altra sera alla festa. Tu mi piaci e tanto anche, credo che potrei farmi trascinare anche nel museo più noioso del mondo solo per passare del tempo con te.”
“Anche se non sono bella e alta e magra e stupenda come Lucia?” chiese a bassa voce lei
Marc rise “Anche se non sei bella come lei. Sei più bella” e la baciò. Fu un bacio lungo e intenso, le mani di lei erano intrecciate dietro la nuca del ragazzo che le cingeva i fianchi.
Quando finirono di baciarsi si incamminarono mano nella mano.
“Questo vuol dire che…” iniziò la ragazza
“Vuol dire che puoi portarmi a tutte le mostre d’arte che vuoi” concluse il ragazzo sorridendole.
 
  
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