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Autore: Hermione Weasley    23/05/2008    2 recensioni
Sette Peccati. Sette Fanfics. { Adam 'Kensei' Monroe }
Genere: Malinconico, Song-fic, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Angela Petrelli
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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- Seconda fic, sul prompt Ira stavolta.

- Mi è venuta fuori vagamente ironica - Adam non riesco a vederlo come un personaggio molto serioso, perciò mi è tornato più semplice (direi naturale) metterci qualche riferimento assurdo ogni tanto.

- La Theresa in questione è la nona moglie di Adam, sposata precisamente nel 1958. La vicenda qui ripresa è raccontata nella graphic novel che lo riguarda. Potete saperne di più cliccando QUI. Ho scombussolato un po' le coordinate spazio-temporali che danno (il fatto che li abbia uccisi la mattina, etc.), ma vabbè - spero sia comunque secondario.

- Grazie a chi ha commentato :)



Finché Morte Non Ci Separi.



Non aveva ancora sperimentato la morte per annegamento.
Anzi, tecnicamente, Adam, non era nemmeno mai morto.
Semplicemente perché non poteva.

Per quanto gli risultasse antipatico ritrovarsi riempito di pallottole, impiccato, soffocato o quant'altro, ogni tanto la prospettiva quasi lo divertiva - una sorta di improbabile svago nella vita di tutti i giorni.

Gli ci volle soltanto una frazione di secondo per capire quello che stava succedendo.

Era crollato a terra dopo ben due spari dritti al petto - ancora! Possibile che il genere umano peccasse così mostruosamente di fantasia? Quante volte avevano tentato di farlo fuori utilizzando semplici e dozzinali armi da fuoco? Troppe.

Il piombo non era di certo la sua passione. C'era diventato così abituato da trovarlo addirittura noioso ed insignificante... anche se, le cose di cui Adam si era stufato erano ormai diventate innumerevoli, e le armi da fuoco erano soltanto un'altra aggiunta ad una lista senza fine - una come tante altre.

Ma non era il dolore al petto che lo irritava, o l'acqua fredda che gli penetrava nelle narici a dargli fastidio - no, no di certo. Erano cose che poteva tranquillamente sopportare.

Era il viso di quel bell'imbusto dagli zigomi sporgenti e le labbra carnose che aveva visto accanto alla sua Theresa, piuttosto, a dargli il voltastomaco. Aveva sempre sospettato che fosse una poco di buono, ma tant'è - dopo otto mogli disseminate per altrettante epoche storiche, aveva smesso di fare lo schizzinoso. Approfittare del momento, cogliere l'occasione, era diventata la sua prerogativa. Theresa gli era sembrata carina, simpatica, spigliata, forse troppo.

Sapeva che non doveva averci messo poi molto per stufarsi di lui.
E così, mentre il povero Adam andava a guadagnare da vivere per entrambi, Theresa occupava il suo tempo con uno dei tanti impiastri perditempo che frequentavano il centro commerciale che tanto adorava.

Avrebbe dovuto sospettare che quella smania di acquisti non fosse dovuta ad una semplice fissazione per lo shopping, cosa decisamente normale per una donna - inizialmente, però, la sua frivolezza gli era quasi piaciuta. Le dava quell'aria di freschezza e spensieratezza che riusciva a tranquillizzarlo anche in faccia ad una morte definitiva (dire di non averla mai agognata sarebbe stata una menzogna bella e buona).

In questi pensieri s'annegava la sua mente, mentre con qualche bracciata raggiungeva la spiaggia che sorgeva poco distante dalla scogliera dalla quale la sua adorata si era premurata di gettarlo con l'aiuto di quell'insulso individuo che - non poteva non rendersene conto - era il suo amante.

L'aveva tradito.

Nella sua infinita esperienza non gli era mai capitato niente del genere.
Una fitta gelida al petto gli fece ricordare che invece sì - sì che era stato tradito.
Era stato in Giappone, un paio di secoli prima, quando la Carpa aveva deciso di ritrattare tutte le sue belle parole, per portargli via Yaeko.

Confessare di non essere mai riuscito a dimenticarla gli causava qualche difficoltà.
A ripensarci gli sembrava una donna totalmente insulsa. Aveva cercato di ritrovarla qualche tempo dopo la loro definitiva separazione, ne aveva sposato la nipote, ma se n'era stancato altrettanto rapidamente.

Si era inutilmente illuso che fosse tutta acqua passata - ma no, non era vero.

L'idea che quella fosse l'unica, cocente delusione che mai avrebbe potuto spazzare via, era ormai ben radicata nella sua mente.

Arrancò malamente sulla spiaggia, affondando nella sabbia bagnata del bagnasciuga, mentre cercava di riprendere a respirare normalmente.
La camicia gli si era strappata sul davanti, dove adesso campeggiavano due enormi fori rossi dai quali già non usciva più sangue.

Non solo l'aveva bellamente tradito, andando a scoparsi il primo deficiente che le aveva fatto gli occhi dolci - perché uno con quell'espressione a pesce lesso non poteva che rimorchiarle in quel modo le donne - ma era arrivata persino ad ucciderlo.

Lei, che sembrava così casta, pura, allegra e amante della vita...
Possibile che dopo così tanto tempo cose di questo genere arrivassero ancora a sorprenderlo?

Senza contare che quella era pure la sua camicia preferita.

Aveva decisamente oltrepassato ogni limite.

Il tessuto bagnato gli stava appiccicato addosso in modo tutt'altro che piacevole. Aspettò che le ferite si fossero rimarginate del tutto prima di dirigersi verso la stradicciola che conduceva alla loro casa poco distante dalla scogliera.

Aumentò il passo, mentre i pensieri s'accumulavano nella sua testa, facendogli ribollire il sangue nelle vene.

Finché morte non ci separi. Era la nona volta che l'aveva sentito ripetere, in formule e riti più o meno simili. Per otto volte aveva permesso che le cose seguissero il loro corso - ma stavolta... stavolta avrebbe accelerato i tempi.

Lo stomaco gli si contorceva ad ogni passo, e le tempie sembravano aver preso a pulsare quasi dolorosamente, mentre irrigidiva i tratti del volto in un'espressione contrita e a dir poco furiosa.

Riuscì a raggiungere il cottage in una decina di minuti, indispettito dal continuo ciack ciack delle scarpe piene d'acqua.

Il sole era già tramontato da un pezzo quando con incredibile sicurezza lanciò la prima pietra abbastanza grande che trovò in quello che era stato il loro giardino. Il vetro della finestra crollò rapidamente, permettendogli di entrare nell'abitazione, dato che - ahimé - le chiavi erano andate a finire chissà dove nelle profondità marine al largo di Los Angeles.

(Ora che ci pensava, era stato fortunato a non aver incontrato nessun pescecane durante la sua nuotatina di piacere. Quella sì che sarebbe stata una novità da aggiungere alla lista dei modi più simpatici di morire).

- Thereeeeesa...

La voce gli uscì cantilenante, vagamente inquietante, mentre individuava l'arma, con cui avevano creduto di averlo ucciso, abbandonata sulla credenza della sala principale.

Voci concitate e spaventate arrivarono dalla camera da letto.

Cristo! Se la scopava sul suo letto? Ma dove diavolo era andato a finire il buonsenso?

Raggiunse velocemente la stanza, mentre il continuo sciaguattare delle scarpe gli dava un'aria quasi ridicola mentre compariva sulla soglia della camera, sorprendendoli nel bel mezzo di qualcosa che non aveva proprio intenzione di definire nei dettagli.

L'espressione di puro disgusto sul suo viso rispecchiava quella di terrore nelle due paia d'occhi che lo fissavano, increduli.

Scosse il capo, apparentemente molto calmo.

- Avrei dovuto capire che hai dei gusti pessimi quando mi hai regalato quell'orrenda cravatta a pallini per Natale.

Disse con tono strano, quasi ironico.

- Di certo non mi aspettavo che saresti arrivata a questi livelli e - ah! Ovviamente non è vero che mi è finita per sbaglio nel tritarifiuti. Ce l'ho fatta cadere di proposito.

La sentì mormorare qualche scusa farfugliata e totalmente priva di logica.
Non risultava molto credibile col lenzuolo malamente tenuto sul petto, e gli occhi sbarrati dal panico.

- Finché morte non ci separi, giusto?

Chiese conferma in una di quelle fastidiose domande retoriche che non amava affatto.

- Finché morte non ci separi.

Ribadì in tutt'altro tono, mentre un'ombra scendeva sul suo viso.
Puntò la pistola prima contro di lui, facendo fuoco, forandogli la fronte, mentre uno schizzo di sangue e altri materiali non meglio identificati imbrattarono il muro alle loro spalle.

- Ritieniti fortunata di non essere finita nel tritarifiuti, Theresa.

Fece fuoco. Di nuovo.
Non volle vedere, e si voltò rapidamente.

Aspettò solo un paio di secondi, rilasciando lentamente il fiato, costringendosi a calmarsi.

Una doccia veloce, giusto per togliersi quell'irritante retrogusto salato dalla faccia, una camicia e dei pantaloni puliti, e poi sarebbe sparito.

Di nuovo.

  
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