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Autore: NightmareInsomnia    31/12/2013    1 recensioni
Quello sotto il vischio è in assoluto uno dei momenti più romantici di sempre.
Cinque storie ispirate a questo tema conduttore che ci terranno compagnia in questo periodo Natalizio.
Gli amori più belli non sono mai quelli più semplici e Harry, Niall, Liam, Zayn e Louis lo sanno bene.
Ogni storia avrà una trama diversa, dei personaggi diversi e significati diversi.
Spero vi piacciano.
Buon Natale.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Uhm… dove sono?
                          
Louis non ricordava quasi più niente della serata precedente. Solo tanta confusione, rumori forti e persone che correvano e ora si ritrovava disteso su un pavimento freddo e sporco.
Cercò di alzarsi appoggiandosi ai gomiti ma una fitta alla spalla lo riportò giù insieme a un gemito di dolore. Guardò la sua pelle nuda e vide una benda insanguinata.
Che cazzo era successo la notte scorsa?
Si alzò aiutandosi con la mano sinistra per poi portarla sulla stoffa bianca una volta in piedi.
Cosa ci faceva in quella stanza sudicia e puzzolente? Dov’era la sua casa piena di lussi e confort?
Sentì una chiave girare nella toppa e una porta dietro di lui aprirsi.
 
-Vedo che ti sei svegliato.
 
Una voce femminile gli arrivò alle spalle facendolo voltare di scatto.
 
Emily non aveva dormito tutta la notte. Dopo che si era data da fare con il ragazzo che aveva raccolto dalla strada, si accorse che erano passate ben tre ore. Che senso aveva appisolarsi? Così uscì per “fare la spesa” e comprare delle bende per il malcapitato che aveva ospitato nella sua “casa”.
Appena entrata rivolse uno sguardo al castano, per poi osservare il viso e soffermarsi sui suoi occhi.
Azzurri, azzurri come il mare più puro, azzurri come il cristallo più lucido, azzurri come il cielo infinito in un pomeriggio d'estate, azzurri come la meraviglia fatta carne. 
Due distese attraenti e seducenti di incantesimi complessi, di pianure sterminate, di pace e di gioia. 
Quelle iridi piene di riflessi solari erano quasi impossibili da guardare, perché ti sentivi opprimere, affogare dall'oceano limpido che vi traboccava dentro. 
E quei piccoli, minuscoli punti neri che erano le pupille si confondevano in tutto quell'azzurro così mistico e fantasioso, che nemmeno la mente del più grande artista avrebbe potuto realizzare lucidamente. 
 
Louis vide la ragazza con la pelle ambrata osservarlo e si sentì in soggezione per tanta bellezza.
Solo dopo alcuni istanti ritornò in se ponendo un ulteriore quesito alla lista: chi era?
La giovane donna sembrò leggergli nel pensiero e dopo ancora qualche secondo di esitazione si avvicinò tendendogli la mano.
 
-Piacere, sono Emily.
 
-Louis.- rispose alla domanda non fatta stringendo la piccola mano di lei e incantandosi nei suoi occhi marroni, scuri, quasi neri, bellissimi.
 
Si fissarono dritti negli occhi per quello che parve un’infinità e fu proprio Emily a distogliere lo sguardo per prima tirando via la mano imbarazzata.
Louis si passò una mano sul collo nervoso.
Ancora non capiva come ci era arrivato in quel lurido e viscido posto.
 
-Ti ho portato io.
 
Sì, quella ragazza doveva veramente essere in grado di leggere nel pensiero.
 
-E perché?
 
Perché? Perché aveva portato un ragazzo sconosciuto a casa sua?
 
-Non mi andava di lasciarti in mezzo alla strada.- si limitò lei alzando le spalle.
 
Perché era in mezzo alla strada?
 
-Che è successo ieri notte?
 
Non riusciva proprio a spiegarselo. Ora si ricordava qualche immagine in più ma era tutto così tremendamente sfocato.
 
-Questo dovresti dirmelo tu. Io ho solo visto dei ragazzi correre via e il tuo corpo ferito in mezzo alla strada.
 
Ma certo! Josh! I soldi! Un momento… che aveva detto?
 
-Come ferito?- chiese sorpreso.
 
Emily non parlò, ma con un movimento della testa gli indicò la spalla.
Giusto. La benda.
Ma che cos’aveva?
Ancora una volta la ragazza sembrò leggerli nella mente.
 
-Ti hanno sparato, non ti ricordi?
 
E nella sua testa all’improvviso i rumori si fecero più chiari.
Le macchine, le urla della sua banda e quella di Josh e poi uno sparo.
 
-Non preoccuparti. Ci ho pensato io.- disse ancora voltandosi e posando su un tavolo di legno bucherellato e scritto la borsa che teneva in mano.
 
Louis non comprendeva. L’aveva portato all’ospedale? E allora perché si ritrovava in quel viscido luogo?
 
-In che senso ci hai pensato tu?- diede voce ai suoi pensieri.
 
-Oh, hanno sparato anche me e ai miei “amici”, sono pratica di queste cose.- disse mentre si voltava verso di lui con una benda in mano.
 
-Vuoi dire che ho ancora il proiettile dentro?- chiese lui allarmato stringendo più forte la ferita, ma ottenendo solamente un gemito di dolore ancora più forte del precedente.
 
Emily si avvicinò a lui prendendogli la mano fredda e riportandolo sul pavimento facendolo sedere.
 
-Non essere sciocco, mi sono occupata proprio di rimuoverlo.
 
Solo allora il giovane guardò attentamente gli oggetti che gli stavano attorno. Un accendino, una bottiglia di whisky svuotata per metà, uno strofinaccio pieno di sangue che aveva macchiato anche il grezzo pavimento, o forse no, forse era stato il suo corpo a macchiarlo, un coltello insanguinato e infine un piccolo secchiello dl latta rovesciato da cui si era riversata un po’ d’acqua. Osservandolo bene notò i bordi leggermente ghiacciati. Forse prima era pieno di neve che ora si era sciolta.
 
-Uhm… Stai qui, torno subito.- gli disse la ragazza a bassa voce e seria.
 
Louis la osservò scivolare con in mano il secchiello fuori dalla porta.
Era veramente bellissima. Capelli, occhi e pelle scuri. Così diversa da lui, lui che aveva gli occhi azzurri, la pelle quasi diafana e i capelli castani.
Quando entrò, le osservò i jeans leggermente sporcati di terra sulle ginocchia, la maglietta bianca leggermente chiazzata di sangue, il giubbino verdognolo usurato e le scarpe da tennis usate chissà quante volte.
Si avvicinò a lui portando la latta che ora era riempita di neve.
Gli tolse delicatamente la benda per poi prendere in mano la bottiglia di super alcolico che emanava un odore che a Louis fece rivoltare lo stomaco.
 
-Ehi principessa, la vodka non è di tuo gradimento?- lo derise la ragazza dall’aspetto tanto innocente che però a Louis sembrò nascondere qualcosa. Qualcosa che di puro non aveva proprio niente.
 
Louis non fece in tempo a rispondere alla battutina che sentì fuoco sulla pelle. Lanciò un urletto di dolore a cui prontamente Emily rise sotto i baffi.
 
-Che cazzo stai facendo?- le chiese con la voce acuta appena si accorse dello straccetto imbevuto di alcol che la ragazza stava strofinando sulla spalla.
 
-Disinfetto. Stai tranquillo, so che fa male.- continuò la mora.
 
Appena sentì rimuovere il cotone si guardò la ferita. Un conato di vomito gli venne spontaneo appena vide il buco martoriato di pelle. Come faceva quella ragazza dall’apparenza di un angelo a essere così tanto disinvolta e soprattutto come diavolo aveva fatto a estrarre un proiettile dal suo corpo?
 
-Ora non ho il ghiaccio, quindi accontentati di questa.- gli disse mettendo della neve sulla ferita, per poi ribendarla –Non durerà tanto, ma diavolo, siamo sommersi dalla neve qui fuori!
 
Louis le sorrise ringraziandola con lo sguardo a cui lei rispose. Non era solo bellissima, era anche unica.
 
-Allora, me lo dici chi cazzo ti ha sparato, anche se credo di saperlo…?- gli chiese la ragazza trascinandosi verso il muro appoggiandoci la schiena.
 
Louis la imitò e le si mise a fianco.
 
-Uhm… dei miei amici.- rimase vago Louis.
 
-Begli amici… ma non sapevo conoscessi Josh.- disse la ragazza prendendo la bottiglia contenente il liquido con cui aveva pulito la ferita al castano e appoggiando le sue morbide labbra all’imboccatura per poi bere a canna.
 
Louis rimase incantato a guardare la scena ma dopo aver capito le parole della mora, fece uno scatto portando la testa indietro.
 
-Come diavolo conosci Josh?- le chiese allarmato.
 
-Uhm, diciamo che abbiamo una specie di relazione.- si limitò Emily alzando le spalle.
 
A Louis venne naturale allontanarsi di scatto dalla ragazza spaventato, lei però non si scompose più di tanto ma si limitò a sorridere tristemente.
 
-Ehy, non vuol dire che sono dalla sua parte.- sbuffò lei.
 
Louis non capì che intendeva dire e perché se era la ragazza di Josh l’aveva portato in quel sudicio posto per operarlo e medicarlo?
 
-Noi non siamo fidanzati.
 
No, Louis non capì subito, ma gli bastò guardare la sua espressione triste e ferita per ricollegare il tutto.
 
-Mi dispiace, cioè, io non lo sapevo…- abbassò lo sguardo. Quel verme era capace di usare una ragazza così bella e pura. Però qualcosa gli diceva che aveva sbagliato a mettere pura nella frase.
 
-Nah, non preoccuparti, infondo anch’io ci guadagno qualcosa.
 
-Che sarebbe?- disse subito lui senza badare alle possibili conseguenze.
 
Emily rise. Sì, rise. Ma era una risata leggera, delicata, delicata come le sue piccole e morbide mani sul suo corpo.
 
-Beh, io lo accontento, mi prendo cura della sua banda quando sono feriti e lui sta zitto su ciò che faccio e mi passa un po’ di roba.- gli disse lei estraendo dalla tasca una bustina trasparente con all’interno della polverina marrone.- Hashish.- diede voce ai pensieri lei, per poi prendere anche una cartina e rovesciare la sostanza in essa e arrotolarla.- Vuoi?- chiese accendendo la sua “sigaretta” con l’accendino che si trovava per terra con cui aveva probabilmente cauterizzato la ferita del castano.
 
Louis storse il naso. Non aveva mai provato a drogarsi e neanche ci teneva.
 
-Ehy, ti fa schifo la droga? Allora perché sei entrato in conflitto con la banda di Josh? Gli dovevi soldi?- gli chiese lei.
 
-Io non centro nulla. E’ stato un mio amico a indebitarsi con lui, solo che io non ne sapevo niente, altrimenti lo avrei pagato io.
 
La ragazza aspirò per poi far dipingere sul suo viso il ghigno di chi la sapeva lunga.
 
-Ah… allora tu sei il famoso Tomlinson? Quello schifosamente ricco? Il capo della banda dei vandali sfigati?
 
-Mi conosci?- chiese lui sorpreso.
 
-Ovvio, tutti i ragazzi che sono entrati nella mia casa ti vorrebbero su una barella dell’obitorio.
 
Louis rabbrividì per poi pensare alle sue parole.
 
-Abiti qui?- chiese lui sorpreso. Non era l’unico schifosamente ricco. Anche Josh lo era… l’unica differenza era che lui lo era grazie ai suoi genitori, mentre il biondo grazie al suo traffico di droga.
 
-Certo, carina vero?- chiese lei ironica.
 
-Ma Josh…- cercò di dire lui.
 
-Josh mi passa la droga e cerca di non farmi finire in galera. Quando finisco i soldi non ci metto tanto a recuperarli.
 
“Oh, perfetto. Prostituta, drogata e pure ladra… Qualcos’altro?” si chiese Louis.
 
-In che senso finire in galera?- diede per così dire voce ai suoi pensieri. Nonostante tutto continuava a sembrarle pura.
 
-Oh, mi sono sporcata le mani un po’ di volte e sono stata beccata.
 
-Ah. In che senso sporcata le mani?
Ma Louis aveva già capito. Cosa c’era di peggio di quello che era?
 
-Credo che tu lo sappia.- rise fra se la ragazza.
 
-Perché? Sembri, sembri così…
 
-Così pura? Oh, me lo dicono in tanti.- sorrise. Un sorriso triste però.
 
-E anche bella…- diede voce ai suoi pensieri il castano.
 
-Che…?- ma non la fece parlare, perché dopo aver gettato al suolo la canna che teneva fra le labbra e le dita prese possesso delle sue morbide labbra.
 
Emily rimase ferma qualche secondo, per poi rispondere alle gesta del ragazzo.
Lo attirò più vicino a se, per poi stendersi sul sudicio pavimento facendolo sdraiare su di lei in modo che i loro petti aderissero perfettamente.
Louis le prese il viso, spingendo le sue labbra ancora più a contatto con quelle della mora per poi leccarle. Sapevano di Vodka e lui odiava l’alcol, ma su di lei la cosa lo faceva dannatamente eccitare.
E si ritrovarono così, in una lurida stanza di chissà quale catapecchia, a fare l’amore sullo scomodo pavimento, legati solo dall’euforia del momento, dalla voglia di non pensare alle conseguenze, senza chiedersi il perché e il per come, non sapendo niente l’uno dell’altra.
 
Emily si guardò intorno.
Pareti colorate di arancione, quadri suggestivi, un gigantesco armadio, una poltrona color panna, una scrivania, ma soprattutto il bellissimo ragazzo che dormiva disteso al suo fianco su quel morbido letto che profumava di pulito.
Tutto nella norma, era ciò che da un anno vedeva al suo risveglio.
 
-Ehi…- sussurrò al castano che la teneva stretta a se con un braccio.
 
-Mhh.- mugugnò lui stringendola ancora di più sentendola muovere.
 
-Ci sono i pancake…- riprovò la mora.
 
Il ragazzo fece uno scatto e si mise seduto facendo ridere lievemente la ragazza che però smise appena vide i suoi occhi.
Perché probabilmente un anno prima se non avesse visto quegli occhi dopo che si fosse svegliato lo avrebbe lasciato andare, non gli avrebbe raccontato niente, non lo avrebbe baciato, non avrebbe fatto l’amore con lui, non sarebbe rimasta al suo fianco fin che non si fosse svegliato.
Ed Emily quando ci pensò più avanti si sentì quasi male perché si rese conto che il giorno in cui incontrò Louis si era già innamorata ma dei suoi occhi non di lui. Poi si accorse però di quanto quegli occhi fossero limpidi, sinceri, belli. Erano lo specchio della sua anima.
 
-Sai che giorno è oggi?- gli chiese la mora.
 
-Uhm, la vigilia di Natale?- scherzò il castano.
 
-Ma ne vado.- rispose finta offesa lei.
 
-Ehi, lo so che giorno è oggi!- esclamò lui spaventato dal fatto che lei si arrabbiasse veramente.
 
Emily ridacchiò.
 
-Oggi è un anniversario molto importante.
 
-Cioè?
 
-Esattamente un anno fa mi sono innamorato di te.
 
Lui si era innamorato subito di lei. Emily sapeva che non si era innamorato dei suoi occhi come aveva fatto lei. Non è possibile innamorarsi degli occhi sporchi, finti e scuri di un’assassina.
Louis si abbassò afferrando qualcosa dal pavimento mentre lei lo guardava curiosa.
 
Appena vide cosa teneva in alto con la mano destra in mezzo alle loro teste sorrise per poi appropriarsi delle sue labbra ritrovandosi a baciare la sua salvezza sotto il vischio.
 
La sua salvezza dalla droga, da Josh, dalle rapine, dal degrado che stava vivendo, dai suoi crimini imperdonabili.
 
Perché Louis era l’unico. Louis l’avrebbe amata nonostante il suo passato, nonostante il suo carattere, nonostante la sua follia.
Perché sì, non era più innamorata dei suoi occhi. Lei era innamorata di lui.









Under the Mistletoe.
Iniziamo col dire che non doveva essere così.
In teoria il criminale era Louis e alla fine non c'era niente di concreto, le loro strade si dividevano. Stop.
Però mi è uscito questo... bah.
Allooora ovviamente sono in ritardo in tutti i sensi.
Odio Daisy. Sì, ho appena finito di vedere "Il Grande Gatsby". E' una grande... okay, a voi non interessa.
Seriamente... Vi prego... recensite! Mi leggere i vostri pareri...
Sto facendo gli occhi dolci.
Avete presente quelli dei cuccioli? Ecco, così. Quindi *occhidacucciolo* potete recensire?
Scusate per il banner, lo so, non è bello, ma ci dovrò provare, no?
E con questo ho detto tutto e posso andare :)
Ah, no, un momento. Avete delle storie carine da leggere? Sto cercando storie belle che posso recensire.
Ora ho detto tutto.
Bacioni.

Sally_

P.S. BUON ANNO.
   
 
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